sabato 31 luglio 2010

UFFICIO POSTALE BLOCCATO DA UNO SCALDABAGNO

LO SPORTELLO DI VIA TERRACCIANO ALLAGATO A CAUSA DI UNO SCOPPIO DELL' ELETTRODOMESTICO
NUMEROSI DISAGI PER CENTINAIA DI CLIENTI

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati sul "Roma" e "Corriere Flegreo" sabato 31 luglio 2010

POZZUOLI. Scatta l’antifurto, si attivano le procedure di sicurezza, l’allarme giunge alle forze dell’ordine che giungono sul posto. All’interno dell’ufficio postale nessuna intrusione, nessun ladro in azione, tutti gli accessi risultano chiusi, nessuna forzatura. Solo un’anomalia, un mare di acqua sui pavimenti dovuto allo scoppio di uno scaldabagno. Caos ieri mattina presso l’ufficio postale di via Terracciano, a Pozzuoli. Un guasto ad un boiler collocato all’interno di un bagno ha causato una grossa fuoriuscita di acqua, provocando l’allagamento dei locali della sede centrale cittadina delle Poste Italiane. Che per l’intera mattinata è rimasta chiusa al pubblico, costretto a dirottare verso gli altri 4 uffici postali della città (Monterusciello, Via Napoli, Arco Felice, Licola). L’allarme scattato improvvisamente alle prime ore del mattino, immediatamente si attivava il protocollo di sicurezza previsto nei casi di intrusione o anomalie all’interno dell’ufficio postale. L’sos giungeva alle sale operative delle forze dell’ordine, che entravano in azione. Sul posto, in “tempo reale” giungevano volanti e pattuglie di polizia e carabinieri. Ma in via Terracciano dei ladri nessuna traccia, né tantomeno alcun segno di scasso o intrusione veniva riscontrato. Solo una marea d’acqua, che aveva allagato i locali, facendo scattare l’antifurto. E provocando numerosi disagi. A pagarne le conseguenze, le centinaia di clienti che arrivati all’ingresso dello sportello postale, trovavano l’accesso off-limits, a causa dell’inaspettato imprevisto e costretti quindi a dirottare verso le altre sedi cittadine, le quali improvvisamente si ritrovavano “sovraffollate”. Con conseguenti ed ulteriori disagi, come nel caso dell’ufficio postale di Corso Umberto I, a via Napoli, dove a causa di un guasto ai terminali, si registrava un improvviso blocco delle operazioni. Computer in tilt quasi all’orario di chiusura, intorno alle 13 circa, con decine di clienti in fila in attesa da ore per pagare bollette ed effettuare versamenti o prelievi. I quali, al cospetto dell’ennesimo disservizio, venivano costretti nuovamente a “traslocare” verso gli altri uffici postali. Ma a quell’ora l’unico sportello aperto era quello di via Terracciano che nel frattempo erano ritornato a funzionare nuovamente, dopo l’intera mattinata di black out. Dove, erano costretti a tornare alcuni clienti che in mattinata, causa allagamento erano stati costretti a dirigersi a Via Napoli e lì, dopo inutili ore di attesa, costretti nuovamente a traslocare rimettendosi di nuovo in fila.

venerdì 30 luglio 2010

RIPETITORI SUL TETTO, LA PAURA DEI CITTADINI

TEMONO PER LA LORO SALUTE RESIDENTI E COMMERCIANTI DEL CENTRO STORICO
ANNUNCIATE MOBILITAZIONI E RACCOLTE FIRME

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati sul "Roma" e "Corriere Flegreo"

POZZUOLI. “Temiamo per la nostra salute, specie per quella dei nostri bambini. Ci dicano almeno se quelle antenne siano nocive alla salute, se davvero provocano malattie, leucemia, tumori”. Preoccupati ed agguerriti residenti e commercianti del centro storico di Pozzuoli. Due ripetitori, due antenne spuntate improvvisamente su una palazzina, di fronte a numerose abitazioni. Temono per i conseguenti rischi per la salute, l’esposizione alle onde elettromagnetiche, potentissime. “Le hanno mimetizzate, gli hanno messo tutt’intorno una rete in ferro, una tenda verde e delle piante per mimetizzarle. Ma col tempo, forse il calore delle onde che ha bruciato le foglie ha fatto si che uscissero fuori i due ripetitori” racconta Vincenzo Scutieri, negoziante del centro storico e residente in un appartamento di fronte al tetto dove sono installati i due impianti. “Vivo con mia moglie e i miei due figli piccoli, temo fortemente per la loro salute. Spesso i miei figli hanno mal di testa, non vorrei che la causa derivi da quei ripetitori. Da quando li hanno montati spesso nemmeno la televisione si vede più. Voglio che quelle due antenne vengano rimosse, se no saremmo costretti a farci giustizia da soli”. Con ogni probabilità si tratterebbe di due ripetitori telefonici, messi lì da un gestore di telefonia mobile che avrebbe fittato lo spazio all’ultimo piano della palazzina al civico 47 di Piazza della Repubblica. Due grossi pannelli rettangolari col superficie simile a quella delle antenne paraboliche per la ricezione dei canali satellitari montati su dei paletti in ferro, uno dei quali che guarda verso l’abitazione di fronte.
Ci si chiede se queste antenne facciano male, seppur non provato scientificamente numerosi sono i casi di malattie specie tumorali “nate” in persone con esposizione nel raggio di trasmissione degli impianti. Il caso di Pozzuoli è analogo a quello di Monterusciello, dove sul tetto della cooperativa “Rinascita Flegrea” sorge un’enorme ripetitore di telefonia mobile e di via Napoli, dove qualche mese fa è spuntato un’altra antenna. “Vogliamo porre un interrogativo, chiediamo se quei ripetitori messi su quel palazzo fanno male. Lo chiedo a nome mio, della mia famiglia, dei commercianti che come me si trovano qua e dei residenti del centro storico, dei tanti che abitano nelle vicinanze” sulla stessa linea Gennaro Falcetti, 48 anni, puteolani anch’egli negoziante. “Uno dei due ripetitori starebbe lì da 7 anni, mentre l’altro da meno tempo. Inizialmente è stato difficile accorgersi della loro presenza perché coperti, ma col passare del tempo sono usciti fuori e sono diventati totalmente visibili. Siamo pronti ad una raccolta firme, a qualsiasi iniziativa utile. Vogliamo subito delle spiegazioni”. I due impianti non passano inosservati per chi, appena alzato lo sguardo verso la piazza, si ritrova di fronte la palazzina bianca e grigia, sotto alla quale sorgono diverse attività commerciali. Una presenza a quanto pare camuffata finora da piante e teloni verdi, una sorta di “occultamento” che lascia perplessi e che induce maggiormente ad ipotizzare la pericolosità di tali impianti specie in pieno centro cittadino che forse finora, in cambio del fitto in denaro da parte del gestore di telefonia, ha sottovalutato.

giovedì 29 luglio 2010

GUERRA ALLE COZZE - KILLER

MAXI SEQUESTRO DI MITILI NELLE ACQUE FLEGREE
DISTRUTTO UN IMPIANTO ABUSIVO PER L'ALLEVAMENTO DEI FRUTTI DI MARE NELLO SPECCHIO D'ACQUA ANTISTANTE IL RIONE TERRA

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati sul "Roma" e "Corriere Flegreo"
POZZUOLI. Una struttura lunga 200 metri sorretta da 30 galleggianti. In acqua, ad un metro di profondità su un fondale di 12 metri, 20 quintali di cozze. L'impianto per la coltivazione di mitili, posto a 300 metri dalla costa puteolana, nelle acque antistanti il Rione Terra sequestrato nella mattinata di ieri. Individuato attraverso una serie di sopralluoghi marittimi ed aerei dagli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale , sezione sommozzatori e squadra nautica coadiuvati dagli uomini del 6° reparto volo della Questura di Napoli. Un bacino d’acqua difficile da raggiungere, dove il fondale raggiunge i 12 metri di profondità, probabilmente scelto appositamente dal “proprietario o i proprietari” della struttura illegale. In superficie i 30 bidoni di galleggiamento, lungo i quali si allungavano i 200 metri di corda sulla quale erano legato, ad un metro di profondità dalla superficie, i filiari vicino ai quali erano legate le “ceppe” di cozze. Le quali, una volta raccolte venivano destinate verso il mercato nero, quello che fornirebbe le tante bancarelle presenti agli angoli della città. Dopo l’individuazione avvenuta nei giorni scorsi della miticoltura abusiva, nello specchio d’acqua antistante il Rione Terra ad entrare in azione gli agenti di Polizia di Stato a bordo di una motovedetta, i quali hanno rimosso l’intero impianto, distruggendo i mitili tramite affondamento e rimuovendo i 200 metri di cordame ed i 30 galleggianti. Questi sono stati trasportati presso la banchina del Porto di Pozzuoli e poi consegnati alla ditta che si occupa della rimozione di rifiuti per il comune flegreo. Le operazioni, iniziate in mattinata, sono terminate intorno le 13,30 di ieri. Dopo che per diversi minuti, all’arrivo della motovedetta della Polizia di Stato era visibile, lungo la banchina di imbarco ai traghetti, un grosso braccio mobile a bordo di un camion che raccoglieva numerosi involucri, alcuni dei quali ricoperti da buste nere e da reti il quale collocava, nello spazio sottostante, cordame e galleggianti appena rimossi in mare. Numerosi turisti e passanti fermi nei pressi del porto ad assistere alle operazioni. In molti si chiedevano cosa stesse succedendo, era in corso la fase due del sequestro di una coltivazione illegale cozze a largo della costa flegrea. A terra, nei pressi della banchina, i resti caduti dal braccio mobile, tra i quali alcune cozze. Di elevata grandezza. “Sapete perché sono così grandi? Perché nelle coltivazioni buttano i cani morti, ecco perché poi diventano così enormi”. L’inquietante racconto di un uomo, che con una cozza tra le mani spiega il perché quelle cozze fossero così grandi e belle, a detta di qualcun altro. Una tesi ampiamente smentita dal direttore del mercato ittico di Pozzuoli Giuseppe Palma “I mitili non sono carnivori, è una ipotesi del tutto fantasiosi e assurda. Inoltre siamo ad agosto, è lo sviluppo naturale e il ciclo stagionale che porta le cozze ad essere così grandi”. Non si ferma la guerra alla vendita abusiva di frutti di mare, numerosi gli appelli a non acquistare mitili da bancarelle e punti vendita non autorizzati. “Invitiamo i cittadini e i consumatori ad acquistare cozze e frutti di mare solo nelle strutture autorizzate” a lanciare l’appello è lo stesso il direttore del mercato di via Fasano “Questi prodotti vanno acquistati in maniera corretta, devono essere forniti in sacchetti con clippatura e con su impressa la dicitura “mercato ittico di Pozzuoli” o del punto dal quale sono state acquistate. In questo modo c’è tracciabilità e il consumatore, nel caso dovesse avvertire anche problemi di salute derivanti dall’ingestione di frutti di mare, può tranquillamente risalire al venditore. I prodotti “legali” vengono sottoposti a test, analisi da parte dell’Asl che verificano anche lo stato delle acque nelle quali nascono le coltivazioni. La nostra è una battaglia che va avanti da tempo, un fenomeno quello della vendita illegale di cozze che monitoriamo e che continueremo a combattere”.
Nel frattempo, l’operazione portata a termine nella mattinata di ieri non sembra essersi ancora conclusa. E’ caccia ora ai fautori, i materiali costruttori e “proprietari” illegali della coltivazione rimossa a largo del Rione Terra. Gli inquirenti, fanno sapere dalla Questura di Napoli, stanno svolgendo accertamenti per l’identificazione dei responsabili per i quali scatterà una denuncia per i reati di omissione di segnali, abusiva occupazione di spazio demaniale e inosservanza di limiti alla proprietà privata e inosservanza di norme sulla sicurezza della navigazione inerenti il Codice della Navigazione.

mercoledì 28 luglio 2010

DECINE DI FEDELI SUL MONTE PER LA MADONNINA

ALL'OPERA IN QUESTI GIORNI NUMEROSI VOLONTARI E RESIDENTI DI "SOTTO AL MONTE" PER RIPULIRE LA STRADINA E FACILITARE L'ACCESSO AI FEDELI

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" mercoledì 28 luglio 2010


POZZUOLI. Le teste all’insù, con lo sguardo rivolto verso la montagna, attratti dalle due lucine impresse sulla parete rocciosa. Non passano inosservate, illuminano la statua della “Madonna Immacolata di Lourdes”. La notizia ha fatto il giro di Pozzuoli, è sconfinata, fedeli di altre città chiedono di poter raggiungere il luogo di preghiera. Dalla tangenziale di Napoli, da numerosi punti della città, perfino dal mare è visibile quella grotta scavata nella roccia. E come avviene quotidianamente da qualche settimana, continua il pellegrinaggio lungo una delle facciate del “Monte Gauro” meglio conosciuto come “Monte Barbaro”, alle pendici del quale c’è la città di Pozzuoli, alle spalle Quarto. Anche ieri diversi fedeli e volontari al lavoro per rendere agevole il percorso. Su tutti un gruppetto di giovani, residenti del quartiere e amici del 39enne che in sogno ricevette “l’indicazione” di collocare la Madonna e divulgare la parola “pace” hanno raggiunto la soglia della montagna armati di decespugliatore, per ripulire il sentiero e la grotta dalle sterpaglie, innaffiare le piante di ulivo collocate lungo il percorso. Finora centinaia i residenti che si sono recati nella grotta, inginocchiandosi in preghiera di fronte all’altarino al cospetto della statua della Madonna.
“Siamo a disposizione di qualsiasi fedele che voglia venire a visitare la madonnina” annuncia Rosario Schiano, presidente dell’associazione “Sotto il Monte”che dal 2005 si occupa delle problematiche del quartiere. “Tra noi residenti c’è molta solidarietà, fraternità, per noi quella è una presenza importante, che ci accomuna al di là di tutto. Abbiamo anche fatto una colletta, una raccolta di soldi tra la gente per comprare una decespugliatore, per ripulire il sentiero e la zona. Chiunque può venire a vederla, la Madonna non è di nessuno, è di tutti e noi siamo felici di essere a disposizione per poter accontentare il desiderio di tutti”. Racconta una strana sensazione vissuta a centinaia di metri di altezza, accanto all’immagine sacra “Dopo la salita e 4 ore di lavoro mi sentivo benissimo, è una sensazione particolare che molte persone che sono salite l’hanno vissuta. Una volta un fedele con problemi alle gambe riuscì a salire e dopo non sentiva nessun dolore”. Anche in Internet, attraverso le pagine del social network “Facebook” è iniziato il tam tam tra i fedeli. “La Madonna della Grotta” è il nome della pagina, dove con il passare delle ore aumentano sempre più il numero di fedeli che, anche attraverso una tastiera, vogliono dare il proprio saluto religioso. L’obiettivo dei fautori è uno solo: consentire a tutti di poter portare un saluto alla Madonna e pregare. Un luogo di culto, nell’immaginario una nuova Medjugorje, qualcuno azzarda dei parallelismi, prontamente respinti dai fautori “Temiamo che si crei caos e confusione, è l’ultima cosa che vorremmo. Vogliamo stare tranquilli, poter andare lì sopra a pregare e niente più” dicono in coro.

martedì 27 luglio 2010

MADONNINA "MIRACOLOSA" SUL MONTE

A POZZUOLI SI GRIDA AL "MIRACOLO"
CONTINUI PELLEGRINAGGI PER LA STATUA DELL'IMMACOLATA DI LOURDES COLLOCATA A CENTINAIA DI METRI DI ALTEZZA DA UN FEDELE

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati sul quotidiano "Roma" e sul "Corriere Flegreo" martedì 27 luglio 2010


POZZUOLI. “Una grotta con una Madonna”, l’immagine si fa viva nel sogno, una voce, il compito di divulgare la parola “Pace”. Improvvisamente quella grotta si materializza, sembra scolpita dalla natura, è un’insenatura dentro la montagna, proprio di fronte casa. Lì abita un 39enne, una grave malattia che sembra incurabile, la scienza da tempo pare abbia “alzato le mani”. Lui è ancora lì dopo 17 anni, la forza che nasce da un “miracolo”, quella montagna di fronte casa oggi la scala tutti i giorni. Una statua della “Madonna di Lourdes”, mani chiuse in segno di preghiera, collocata da quell’uomo a centinaia di metri d’altezza, lungo la parete del “Monte Barbaro”. Lo sguardo è rivolto su Pozzuoli, sul mare, giunge fino alle isole. Lassù vanno a pregare tutti i giorni, uomini, donne, bambini, anziani, percorrono l’impervio sentiero, a centinaia di metri d’altezza. Lassù raccontano i fedeli dopo l’enorme fatica si vivono particolari sensazioni, la stanchezza sembra scomparire, si narrano strani episodi, al confine tra la suggestione e miracolo. “Sotto al Monte” è uno dei quartieri più antichi di Pozzuoli, un agglomerato di case popolari costruite nel 1965, alle pendici del “Monte Gauro” meglio conosciuto come “Monte Barbaro”. Duemila anime, tra di essi un 39enne, 17 anni fa ha scoperto di avere una malattia. Sembrava cnhe non ci fosse niente da fare, poi i viaggi a Lourdes, quel sogno, quella voce che gli avrebbe detto di “divulgare la pace”.

Oggi sembra rinato, l’incubo passato. Tutti i giorni sale lì sopra, percorre le ripide stradine, anche quando il termometro segna 35 gradi e l’afa opprime le vie respiratorie. Insieme a lui gli amici di sempre, conoscenti, residenti del posto, per pregare e rendere accessibile a tutti quella grotta. Ai piedi della statua della “Madonna di Lourdes” una madonnina più piccola, sulla pancia della grotta un grande crocifisso, intorno diverse effige sacre. Ai piedi un altarino bianco, in ginocchio si raccolgono i fedeli in preghiera. Nel sogno c’era la Madonna, una grotta, gli ulivi. Detto fatto. Lungo il percorso, ripulito dalle sterpaglie, le piante di ulivo, due panchine in legno prima dell’ultima salita, la più ripida. Montato anche un sistema di illuminazione che attraverso un pannello fotovoltaico consente l’illuminazione della grotta anche di notte, quando lo sguardo della statua è accompagnato da due lucine bianche visibili anche a diversi chilometri di distanza, dalla tangenziale, perfino dal mare. E’ il punto più alto della città. La settimana scorsa è stata celebrata una funzione religiosa, con il nulla osta del parroco della chiesa del quartiere. Ad officiarla un frate francescano, seguito nella scalata da decine di fedeli. Nonostante le difficoltà della scalata ( che dura in media 15-20 minuti ) anche un’anziana donna, ultraottantenne, sorretta da altri fedeli.
Quotidiano il pellegrinaggio, nel quartiere in tanti raccontano di esserci stati almeno una volta lassù. La presenza di quella statua sembra aver cambiato le abitudini della gente. Alle pendici della montagna si vivono strane sensazioni, si prega da fuori ai balconi, dietro le finestre, con lo sguardo rivolto verso la sacra immagine. Il rione sembra raccogliersi in una continua preghiera, quella statua sembra proteggere dall’alto i suoi fedeli. “C’è un signore di oltre 80 anni che tutte le sere esce fuori al balcone, prega di fronte la Madonna e rimane lì fino alle 5 del mattino” racconta Rosario, tra i volontari che quotidianamente salgono sulla montagna per mettere a servizio dei fedeli il “Santuario”. Guai ad azzardare paragoni con altri luoghi di culto. Qui nessuno vuole visibilità, L’obiettivo è uno solo: portare un saluto alla Madonna, pregare e rendere sempre più vivibile ed accessibile il sentiero e la grotta, permettere ai fedeli di pregare. “Non vogliamo alcun tipo di attività lucro, né pubblicità né altro, facciamo tutto ciò solo per i fedeli che vogliono pregare, niente più. Lo facciamo solo per i fedeli, guai se un giorno dovessimo vedere qualcuno approfittarsene per trarne anche il più minimo beneficio economico, lo prenderemmo a calci”.
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domenica 25 luglio 2010

RETATA DEI VIGILI URBANI, LA PROTESTA DEI PARCHEGGIATORI ABUSIVI

TASK FORCE DEL COMUNE CONTRO IL FENOMENO
IL BLITZ RITENUTO "VIOLENTO" DAI FERMATI

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati su "Roma" e "Corriere Flegreo"

POZZUOLI. “Ci hanno trattati come terroristi, afferrati con modi bruschi, messi nelle macchine e portati al comando, dove ci hanno tenuti chiusi in uno stanzone. C’è stato chi è uscito dopo qualche ora, altri addirittura nel pomeriggio. Hanno preso anche un ragazzo passato a salutare un amico, uno che non c’entra niente”. E’ il racconto di uno dei posteggiatori fermati nella mattinata di venerdì a Lucrino, nei pressi degli stabilimenti balneari. Qualche ora prima il blitz da parte degli agenti di Polizia Municipale di Pozzuoli, che ha portato a fermo e denuncia per 13 parcheggiatori abusivi. Tra questi anche uno tramutatosi in arresto. Si tratta di un nordafricano, sulle cui tracce c’erano le forze dell’ordine. “Non c’è nulla di vero di quanto detto, i miei uomini non hanno commesso nessuna violenza, anzi sono stati stesso i fermati a litigare tra loro” smentisce e sottolinea il comandante dei vigili urbani di Pozzuoli Luigi De Stefano “E si figuri che li abbiamo anche dovuti calmare perché litigavano tra di loro. Se poi qualcuno di loro dice che c’è stata violenza allora che facesse una denuncia”. L’operazione scattata nella giornata di venerdì, un forcing teso a contrastare il fenomeno dilagante in città. Impegnate decine di agenti, agli ordini del comandante del corpo Luigi De Stefano e coordinati sul campo dal capitano Silvia Mignone. Numerosi gli agenti impegnati sul campo, Arco Felice e Lucrino le zone interessate al blitz, che ha colto di sorpresa i numerosi posteggiatori impegnati lungo le strade e i marciapiedi nei pressi degli stabilimenti balneari. Per l’occasione, per alcuni minuti chiuse le strade di accesso alla zona, le auto dei vigili urbani messe di traverso lungo la strada per chiudere ogni via di fuga. Decine i caschi bianchi in divisa e in borghese impegnati nell’operazione, che hanno dapprima bloccato gli abusivi e fatti salire nelle auto per poi condurli presso il comando di via Luciano (nella foto i parcheggiatori frmati e chiusi in una stanza)
Sequestrati svariate decine di euro, proventi dell’attività nelle tasche dei posteggiatori “Che facciamo di male, siamo disoccupati, senza lavoro, non facciamo estorsione, anzi manteniamo l’ordine pubblico, se non fosse per noi qui ci sarebbe tutti i giorni il caos, il traffico sarebbe in tilt, probabilmente anche dei furti verso automobili e motorini, qualcuno potrebbe provare a rubare qualcosa. Mi dica, se non ci saremmo noi secondo lei quel signore ora lascerebbe il proprio motorino lì fermo? Non credo proprio ” racconta un 39enne posteggiatore. Insieme a lui venerdì altri “compagni di lavoro” finiti nel blitz dei caschi bianchi “Non facciamo del male a nessuno, non pretendiamo soldi, se non ce li danno non fa niente, non li chiediamo. Siamo qui perché non abbiamo un lavoro, abbiamo famiglie, case in affitto, cosa dobbiamo fare? La gente qui non ci dice niente, anzi ci conoscono e sono felici della nostra presenza, contribuiamo solo a mantenere l’ordine, la pulizia, lo potete vedere con i vostri occhi”. E mostra la propria notifica di reato, un’ammenda di 709 euro, poi caccia il foglio del sequestro penale, 20 euro sequestrati, trovati dagli agenti di polizia municipale al momento del blitz nelle loro tasche. Poi condotti presso il commissariato di Polizia Municipale. Identificati, multati, sottoposti al sequestro del denaro presente nelle loro tasche, derivanti o non dall’illecita attività. La gran parte di essi italiani, tra di loro anche qualche extracomunitario. “Sono da 20 anni in Italia, ho sempre lavorato, sono in regola con tutto. Noi qui mettiamo ordine, la gente ci vuole bene. Crediamo di essere utili ai cittadini, guardiamo, teniamo tutto pulito e in ordine. Se il Comune ci desse una casacca e un blocchetto, ci metteremmo noi a prendere i soldi per il Comune, la sera poi andrei a consegnarli. Qui siamo gli unici che mettiamo un po’ di ordine” racconta un giovane immigrato, anch’egli fermato venerdì mattina dagli agenti di polizia municipale. Un’operazione tesa a combattere il fenomeno dei posteggiatori abusivi che, seppur non praticato come attività di estorsione, è da considerarsi a tutti gli effetti un’attività illecita.

sabato 24 luglio 2010

CON L'ORDINANZA IL CARTELLO NON C'E', SENZA L'ORDINANZA IL CARTELLO C'E'

INCREDIBILE QUANTO ACCADUTO SUL LUNGOMARE "SANDRO PERTINI" DI VIA NAPOLI
IL CARTELLO AFFISSO DOPO IL RITIRO DELL'ORDINANZA CONTRO I CANI
SULLA TABELLA ANCHE FALSI DIVIETI

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. L’ordinanza sindacale risaliva all’8 Aprile scorso, regolamentava l’accesso a padroni con cani nei luoghi pubblici, né vietava l’accesso in alcune aree. Il tutto a firma dell’ex sindaco Pasquale Giacobbe e del suo vice, Carmine Morelli. Ai comunicati stampi ed ai manifesti quali mezzi di diffusione dell’ordinanza, doveva seguire l’affissione di avviso alla cittadinanza a mezzo cartellonistica. In pratica, nei luoghi off limits ai cani, e cioè Lungomare “Sandro Pertini”, Villa Avellino e Pista ciclabile di Monterusciello dovevano comparire dei cartelli, in stile segnali stradali, con sopra riportate ordinanza, divieto, sanzione e quant’altro in maniera tale da portare a conoscenza i cittadini. Ebbene, trascorse diverse settimane, della segnaletica nessuna presenza, solo alcuni pali senza targhe. Nel frattempo l’amministrazione che volle l’ordinanza fu sciolta, i fautori decaduti dai loro incarichi, della cartellonistica ancora nessuna presenza. Il 7 maggio arriva il Prefetto al comune di Pozzuoli, ci si chiede se l’ordinanza, contestata da più parti, possa essere revocata. Il 23 maggio gli animalisti scendono in piazza, va in scena la “Prima giornata flegrea – E il cane incontra l’uomo” per chiedere che i divieti ai quattro zampe vengano ritirati. Nel frattempo, nessun cartello, sul Lungomare di Via Napoli, zona altamente frequentata da cani e padroni, nessuna presenza di cartelloni né tantomeno vigili urbani e addetti per il rispetto dell’ordinanza sindacale emessa quasi 2 mesi prima. Finalmente il 9 giugno arriva la tanto sospirata contro – ordinanza da parte del Commissario al comune di Pozzuoli Roberto Aragno, che regolamenta la conduzione dei cani lungo le strade e i luoghi pubblici cittadini, revocando però la disposizione di inibire il Lungomare “Sandro Pertini”, la “Villa Avellino” e la Pista ciclabile di Monterusciello ai cani. Nel documento a firma di Argano, nel penultimo capoverso si legge testualmente “La presente ordinanza entra in vigore dalla data di pubblicazione all'Albo Pretorio e sostituisce e modifica ogni altra precedente emanata in materia nelle parti diversamente disciplinate”.
Dunque, viene abolita e sostituita l’ordinanza voluta da Giacobbe e Morelli. Come per le precedenti ordinanze, a conclusione del testo di legge: “Dispone altresì l'invio della stessa Ordinanza per l'affissione e con carico della successiva restituzione”. In poche parole, si necessità di una nuova cartellonistica per la nuova ordinanza. Nel frattempo, siamo al 9 giugno, della vecchia ordinanza sui cartelloni non c’è ancora alcuna presenza. Si presume che l’ufficio affissioni, dopo aver affidato a qualche azienda specializzata la realizzazione della cartellonistica indicante la nuova ordinanza. Improvvisamente però, il colpo di scena. Sul lungomare “Sandro Pertini”( e siamo ai primi di Luglio) compare un cartello (nella foto) che riporta per intero il testo dell’ordinanza emessa dalla vecchia amministrazione comunale non più in vigore da almeno un mese. Paradossalmente quindi, quando l’ordinanza era in vigore non c’era nessun cartello, quando l’ordinanza è stata abrogata è spuntato il cartello. Probabilmente l’incaricato a piantare la tabella avrà mischiato le tabelle, pendendone una per un’altra. Oppure chi è stato incaricato della realizzazione materiale dell’avviso, avrà stampato un’ordinanza per un’altra. Tante le ipotesi, due le certezze: confusione e spreco di danaro pubblico, considerato che la tabella che in queste ora campeggia a via Napoli non ha ragione di esistere e va sostituita da un’altra. Ma i colpi di scena non finiscono qui. Come ricordato in apertura, la famosa ordinanza poi abolita vietava l’accesso ai cani sul Lungomare “Sandro Pertini”, la “Villa Avellino” e la Pista ciclabile di Monterusciello. Ebbene, nella cartellonistica che sottolineiamo “non ha alcuna ragione di esistere” c’è niente popò di meno che scritto: “Divieto di condurre i cani (oltre che nelle 3 citate zone) in Villa Serapide e Villa Comunale via Carlo Rosini”. Dove saranno mai spuntate queste due nuove zone e da chi sono state rese off-limits se non erano per nulla menzionate nella vecchia ordinanza? Ai posteri l’ardua sentenza. Nel frattempo resta un marasma confusionario, uno sperpero di denaro pubblico, la lentezza da parte degli organi comunali di tenere informati i citatdini. Paradossalmente oggi qualche cittadino in compagnia del proprio cane, alla vista del cartello (che non ha alcuna ragione di esistere) potrebbe tornarsene indietro per evitare la sanzione prevista in un qualcosa che non esiste più. Mentre all’epoca, quando “quel qualcosa” esisteva, tanti hanno avuto accesso al lungomare all’oscuro e disinformati delle sanzioni alle quali potevano andare incontro.

venerdì 23 luglio 2010

FURTO IN CASA NELLA NOTTE, FAMIGLIA NARCOTIZZATA

RIPULITA L'ABITAZIONE, I LADRI PORTANO VIA ANCHE 2 AUTOMOBILI

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" venerdì 23 luglio 2010

QUARTO. Nel cuore della notte sono riusciti a fare irruzione in un appartamento, hanno fatto razzia di tutto, poi sono scesi nel garage ed hanno portato via anche due automobili. Nessuno si è accorto di nulla, nemmeno la coppia di coniugi che insieme ai due figli dormiva nell’abitazione. Shoccante il loro risveglio, soldi, oggetti in oro, personal computer, una Fiat Palio e una Fiat Seicento portati via dai ladri, un bottino da decine di migliaia di euro. Sarebbero entrati dalle finestre, scalando i tre piani di un’abitazione in via Viticaglia, a Quarto, nei pressi di un agriturismo. Nei propri letti, una coppia di genitori, entrambi lavoratori dipendenti e i due figli, di 19 e 21 anni. Una famiglia modesta, la casa in affitto, una posizione in altezza all’interno della palazzina che mai avrebbe potuto far ipotizzare una irruzione da parte di malviventi. Organizzatisi nella circostanza. Questi, secondo una prima ricostruzione dei fatti, prima di entrare nelle stanze delle vittime, avrebbe spruzzato nell’aria uno spray anestetizzante, in maniera tale che, anche in caso di rumori, nessuno tra gli occupanti dell’appartamento avrebbe avuto la forza di risvegliarsi. Così facendo i ladri hanno avuto tutto il tempo di girare all’interno dell’abitazione, rovistando all’interno di armadi, mobili e cassetti rimanendo, a quanto pare, per un lungo lasso di tempo. Dopo essersi impossessati di svariati oggetti di valore, tra i quali oro, soldi in contanti, i malviventi hanno preso da un tavolo le chiavi delle due automobili parcheggiate nei pressi della palazzina. A questo punto, è scattata la seconda fase dell’operazione: abbandonato l’appartamento, i ladri si sono recati nello spazio dove erano parcheggiate le due automobili di proprietà della famiglia, portando via una Fiat modello Palio ed una Fiat Seicento, da poco acquistata. Il tutto, senza che nessuno dei vicini si sia accorto di nulla. Al risveglio, accortisi di quanto accaduto qualche ora prima all’interno delle proprie stanze, le vittime hanno presentato denuncia alla vicina stazione dei carabinieri. Un episodio che, oltre a suscitare incredulità per le modalità con le quali è avvenuto, ha gettato nel terrore le decine di residenti che abitano nella zona denominata “la macchia” di Quarto.

IL SINDACO DI BACOLI CONTRO LA MOVIDA

TARGHE ALTERNE, ZONA A TRAFFICO LIMITATO, DISSUASORI DI VELOCITA'
PARTONO LE MISURE PER COMBATTERE L'INVASIONE VERSO LE SPIAGGE

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" venerdì 23 luglio 2010

BACOLI. Manca lo slogan, ma non il concetto. “Estate sicura 2010”, l’input che nasce dalle tragedie dello scorso anno, 4 giovanissimi morti in 7 giorni lungo le strade del divertimento. “Evitare quanto accaduto 12 mesi fa, combattere il caos dei bagnanti e della movida notturna” il diktat della nuova amministrazione comunale. Bacoli come le grandi città. Targhe alterne dal 31 luglio prossimo, ridotta la circolazione per automobili, ciclomotori, mezzi pesanti. Nessun allarme smog, solo un deterrente contro il caos e l’invivibilità delle recenti settimane. La costa bacolese presa d’assedio da migliaia di bagnanti, provenienti da ogni angolo della provincia. Molti gli incivili, da queste parti ribattezzati “selvaggi e indiani”. Gli stabilimenti balneari di Miseno e Miliscola meta del divertimento, aperti 24 ore no - limits, tra tintarella e musica sotto le stelle. Enormi gli effetti collaterali. Caos, traffico, ingorghi, alta velocità, schiamazzi, ad accentuare il tutto i disagi dei lavori in via Montegrillo. E la necessità di dare “ordine”. Ecco il provvedimento, l’ordinanza con scadenza 29 agosto. ”Poi da settembre inizieremo ad organizzarci già per l’estate del 2011” sottolinea Ermanno Schiano, dopo 100 giorni dalla sua elezione a primo cittadino. “Il nuovo dispositivo è di emergenza per far fronte al problema, ci siamo insediati da poco tempo, per quest’anno andrà così.
L’anno prossimo le cose andranno diversamente, da settembre inizieremo già a programmare la stagione 2011. In cantiere anche la creazione di un impianto di video sorveglianza con i parcheggi della città”. Maggiore presenza sul territorio da parte degli agenti di polizia municipale, in servizio nei weekend fino alle 3 del mattino, posti di blocco nei punti di accesso alla città, installazione di dissuasori di velocità lungo via Lido Miliscola, ribattezzata “la strada killer” dopo le morti dello scorso anno. Gli interventi in fase di attuazione presentati durante la conferenza stampa tenutasi nella mattinata di ieri presso la casa comunale di via LungoLago 4, presenti anche il capitano del corpo di Polizia Municipale Maria Alba Leone e l’assessore alla viabilità Michele Costigliola. “Escludiamo che possa ripetersi ciò che è successo l’anno scorso, solo un attentato “terroristico” potrebbe rigettarci nella crisi della scorsa estate”.
Allontana i fantasmi Ermanno Schiano, chiamato a fare i conti anche con la disastrata situazione economica dell’ente, da lui stesso definita “nera”. Il provvedimento che prevede targhe alterne andrà in vigore nei giorni 31 luglio e 1-7-8-14-15-21-22-28-29 di agosto, il sabato dalle 10 alle 16, la domenica dalle 8 alle 16. Posti di blocco di polizia municipale e carabinieri eseguiranno controlli a campione nell'area oggetto dell'ordinanza: da Baia, via Bagni di Tritoli e lungo le strade d'accesso, fino a Miliscola e a Miseno. Qui scatta invece da stasera la zona a traffico limitato, in vigore nei fine settimana di luglio e agosto: via Dragonara è off-limits al transito veicolare dalle 23 alle 2 ed è vietato il trasporto sugli arenili di legna, alcolici e superalcolici in modo da contrastare i rave party.

lunedì 19 luglio 2010

UNA LUNGA SCIA DI SANGUE

12 MORTI IN UN ANNO, CENTINAIA DI FERITI, NUMEROSI PERDONI INVESTITI LUNGO LE STRADE DEI CAMPI FLEGREI
A POZZUOLI IL RECORD NEGATIVO

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. L’ asfalto macchiato di sangue, le sirene delle ambulanze, la corsa contro il tempo dei medici, gli airbag esplosi, automobili e motorini ridotti in carcasse, le lacrime, la disperazione dei propri cari. Sequenze shock, un continuo remake di un film che mai nessuno vorrebbe vedere. E quei fiori sul ciglio della strada, tanti, in ricordo alle vite prematuramente andate via. Alessio D’Angelo, 19 anni, Giorgina Ankuta, 11 anni, Tiano Arpino, 20 anni, Gennaro Illiano, 20 anni, Vincenzo Ranieri, 25 anni, Riccardo Illiano, 16 anni, Antonio Alboretti, 25 anni, Antonio De Vivo, 55 anni, Maria Teresa Gallinaro, 32 anni, Antonio Imperato, 19 anni, Luigi Di Roberto, 51 anni, Procolo Migliaccio, 35 anni. Una lista insopportabile, che mette i brividi solo a leggerla, susicta rabbia e impotenza. Giovanissimi, meno giovani, dodici vite spezzatesi improvvisamente, lungo una strada, in un giorno iniziato come tanti altri, poi diventato l’ultimo. Diretti verso casa, lavoro, verso la meta di un divertimento. Mai raggiunta. Una lunga scia di sangue che ha invaso le strade flegree, Pozzuoli in primis. Un triste primato, 6 morti nell’ultimo anno, via Campana, via Campi Flegrei, Vai Scarpetta, via Solfatara, il tunnel del Monte Corvara, l’uscita della SS7Qater di Arco Felice, i teatri luttuosi. La maggior parte lunghi stradoni, rettilinei che inducono a spingere il piede sull’acceleratore, ad azzardare un sorpasso. Ma anche manti stradali non al top, sconnessi, con buche, poco illuminati. Tante le componenti che entrano in gioco in un incidente automobilistico, che lo rendono in alcuni casi mortale. A prescindere dal grado di colpevolezza o meno della vittima, della presenza o meno del casco di protezione, del suo “fatale errore” nella guida di un’automobile o una motocicletta, fa comunque riflettere l’elevato numero dei morti sulle strade flegree. Senza considerare i tanti incidenti, da epiloghi meno tragici, che quasi quotidianamente si registrano lungo le strade. Quattro pedoni investiti negli ultimi mesi, un innumerevole sequenza di incidenti automobilistici, scontri auto-moto. Decine i feriti, più o meno gravi, centinaia in totale i giorni di prognosi refertati dai sanitari. Numeri che fanno pensare, aldilà del grado di colpevolezza dei coinvolti nel sinistro, sulla sicurezza delle strade. Alessio D’Angelo, morì il 16 aprile del 2009 finendo con la sua auto contro un autobus di linea, in via Campi Flegrei, dove negli ultimi tempi numerosi sono stati gli incidenti. Scontri tra auto e moto, tamponamenti, 2 pedoni investiti nei pressi dell’ex stabilimento “Olivetti”. Epiloghi meno drammatici, ma che rappresentano un dato allarmante. L’ex amministrazione comunale di Pozzuoli parlò di autovelox qualche mese fa, l’idea ribadita, la gara per l’acquisto dei dispositivi annunciata da vice sindaco, la necessarietà confermata dal comandante della Polizia Municipale a sottolineare l’oggettiva pericolosità dell’arteria. Ad oggi, sembrerebbe ancora tutto fermo. Antonio Alboretti perse la vita una domenica dello scorso ottobre mentre era in sella alla sua motocicletta, lungo via Scarpetta, strada che ospita il mercatino di Monterusciello. Anche in quell’occasione, al centro delle polemiche le condizioni della strada, il manto stradale consumato. Antonio De Vivo il 29 marzo scorso stava recandosi a lavoro, a bordo del suo scooter si scontrò contro un’automobile, in via Campana, teatro di tanti incidenti negli ultimi anni. Buche, precarie condizioni del manto stradale, scarsa segnaletica, diverse le concause. Maria Teresa Gallinaro morì cadendo insieme al proprio ciclomotore all’uscita dello SS7Qater, nei pressi dello svincolo di Arco Felice. La settimana scorsa a morire al confine con il comune di Napoli, lungo via Solfatara è stato Procolo Migliaccio, finito contro un muro laterale e caduto rovinosamente lungo il selciato. Anche lì le condizioni della strada non sono ottimali, l’illuminazione non delle migliori. Nello stesso giorno, quasi alla stessa ora, appena un mese fa persero la vita quasi in concomitanza Antonio Imperato e Luigi Di Roberto. Il primo all’interno del tunnel del Monte Corvara, un sorpasso azzardato ala base dello schianto contro un autobus di linea. Il secondo cadendo insieme al proprio scooterone lungo la strada, all’uscita della variante della SSQater, a Quarto. Dove l’11 maggio di un anno fa perse la vita in via Crocillo la piccola Giorgina Ankuta, di soli 11 anni. Cadde in un fossato lungo la strada, privo di alcuna protezione laterale. La velocità, al presenza di buche sull’asfalto, scarsa illuminazione, la mancanza di guard raill costate care alla piccola, mentre si trovava a bordo dell’auto guidata dalla madre. Tanta la rabbia dei residenti, che da sempre avevano denunciato le precarie condizioni delle strade. Ancora le tragiche morti dell’Agosto scorso. Tiano Arpino, Gennaro Illiano, Vincenzo Ranieri, Riccardo Illiano persero la vita lungo la stessa strada, via Lido Miliscola, cuore della movida, del divertimento estivo, degli stabilimenti balneari che sotto le stelle e i decibel fanno danzare per tutta la notte. Lì a bordo di tre motorini, a distanza di una settimana, prima 3 e poi una vita si sono spezzate, lungo il selciato. Velocità, presenza o meno di casco, sorpassi, tra le probabili cause. Ma anche e soprattutto le condizioni del manto stradali. In via Lido Miliscola la strada era consumata dal tempo, erosa dal sale marino, c’era la presenza di cumuli di sabbia, fattori che rendono le due corsie estremamente instabili, poco sicure. Si parlò di interventi atti a scongiurare anche il fenomeno dell’alta velocità, lo scorrazzamento dei motorini, non se ne fece nulla. Video sorveglianza e dossi mai installati, ora sembra che il nuovo sindaco di Bacoli voglia mettere fine allo scempio. Una lunga, triste, insopportabile carrellata di morti lungo le strade dei Campi Flegrei che solo un’utopia potrebbe mettere fine. Ma che potrebbe almeno essere alleviata con un buon senso di responsabilità da parte di tutti, anche di chi può decidere gli interventi e le sorti anche di un semplice tratto di strada.

giovedì 15 luglio 2010

ANCORA UNA RAPINA AL "MONTE DEI PASCHI DI SIENA" DI LUCRINO

RAPINATORE ARMATO DI TAGLIERINO MINACCIA CASSIERE E PORTA VIA 15MILA EURO
IL 22 GIUGNO SCORSO CON LA STESSA TECNICA UN RAPINATORE SI FECE CONSEGNARE 25MILA EURO

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul quotidiano "Roma" giovedì 15 luglio 2010


POZZUOLI. Stessa banca, stessa ora e stesse modalità. E due rapinatori che ripetono il colpo ai danni dell’istituto di credito “Monte dei Paschi di Siena” di Lucrino, a Pozzuoli, dopo appena 22 giorni. Un remake anche se questa volta gli attori sarebbero diversi. Molte le analogie, una sola differenza, il bottino: 15mila euro questa volta, anziché 25mila. Le telecamere di videosorveglianza a circuito chiuso collocate all’interno e all’esterno della banca hanno ripreso quanto accaduto prima, durante e dopo il colpo, i volti dei due rapinatori non corrisponderebbero a quelli entrati in azione lo scorso 22 giugno. Tarda mattinata di ieri, ore 11.15 circa, uno scooter giunge in via Miliscola al civico 145. In sella due uomini, uno scende e si dirige verso la porta scorrevole della filiale del Monte dei paschi di Siena di Lucrino, passa il controllo al metal detector. Una volta entrato nell’ufficio si accoda agli altri clienti in coda alle casse. All’esterno, il complice attende a bordo del ciclomotore, tutt’intorno il caos di tutte le mattine, a pochi passi l’ufficio postale, diverse attività commerciali, gli stabilimenti balneari, le auto dei bagnanti parcheggiate su ambo i lati della strada. L’uomo all’interno attende il proprio turno, sembra uno dei tanti clienti in attesa di svolgere la propria operazione. Dopo qualche minuto arriva il suo turno, l’utente che lo precede gli lascia il posto, lui fa un passo avanti, si avvicina all’operatore dietro la cassa. Improvvisamente caccia un taglierino e glielo rivolge contro, minaccia di colpirlo se non gli verranno consegnati i soldi contenuti in cassa. L’operatore non oppone resistenza, sotto la minaccia dell’arma bianca non può fare altro che prendere i soldi e consegnarglieli. Quindicimila euro in tutto. Il rapinatore prende il denaro contante e si dirige all’esterno della banca, fuori c’è il complice ad attenderlo, insieme si danno alla fuga, fanno perdere le loro tracce. Viene dato l’allarme, sul posto giungono i carabinieri della vicina compagnia di Arco Felice, ascoltano le testimonianze dei presenti, acquisiscono le immagini riprese degli occhi elettronici installati dentro e fuori la banca. I volti dei rapinatori confrontati con quelli contenuti nei database degli inquirenti, si cerca di dare un nome ai due malviventi che hanno agito con le stesse modalità con le quali agirono gli altri due lo scorso 22 giugno. Quel giorno, sempre in tarda mattinata, giunsero a bordo di uno scooter di colore scuro. Uno rimase fuori a fare da “palo” l’altro, vestito con giacca e cravatta, entrò all’interno dell’istituto di credito. Anche in quell’occasione dopo aver atteso il proprio turno, estrasse un taglierino ed intimò al cassiere di consegnare il denaro. In tutto 25mila, per poi darsi alla fuga.

martedì 13 luglio 2010

BARRIERE ARCHITETTONICHE, POZZUOLI CITTA' INVIVIBILE PER I DISABILI

NUMEROSI I DISAGI, INACCESSIBILI LOCALI E MEZZI PUBBLICI
LA DENUNCIA DI UN GIOVANE DISABILE PUTEOLANO

di Gennaro Del Giudice
servizio pubblicati sul quotidiano "Roma" e sul "Corriere Flegreo"

POZZUOLI. Vita dura per i portatori di handicap, Pozzuoli diventa off-limits. La città non sembra rispondere alle esigenze dei disabili, numerose ancora le barriere architettoniche presenti in locali pubblici, sui mezzi di trasporto e lungo le strade. Marciapiedi alti e stretti, assenza di pedane in prossimità delle rampe di scale, insufficienza di posti auto dedicati, buche per strada, pavimentazione irregolare, difficoltà ad accedere a treni ed autobus, tra i maggiori ostacoli. A rompere il muro di silenzio e denunciare la quotidiana invivibilità dei disabili è Francesco, 39 anni, affetto da “tetraparesi spastica”. “E’ dura la vita per noi disabili, molte sono le difficoltà che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare. Tanti piccoli dettagli che per gli altri possono essere poco rilevanti a noi rendono la vita estremamente difficile” racconta Francesco Merone, puteolano, che vive insieme alla propria famiglia nel Rione Toiano. Un lavoro saltuario, un’automobile con la quale si sposta in giro per la città, Francesco nonostante l’handicap è un ragazzo autonomo, grande forza d’animo e volontà. “Io riesco ad avere una vita abbastanza regolare, ma c’è chi sta peggio di me, come le tante persone costrette a stare su una sedia a rotelle, che non possono salire marciapiedi, accedere a banche, uffici postali o semplicemente andare in un bar e prendere un caffè”. E’ solidale con chi sta peggio di lui, con chi soffre per gli ostacoli presenti in città. Francesco ci racconta un episodio verificatosi lo scorso anno, per lui emblematico che racchiude le difficoltà di tutti i giorni, sue e di tanti disabili come lui, che lo ha colpito profondamente. “Durante il passaggio della tappa del Giro d’Italia, contemporaneamente presso l’Istituto “Pareto” di Arco Felice si tenevano i campionati italiani di scherma per disabili. Cinque ragazzi finita la giornata di gara decisero di uscire da soli per andare in un bar. Ma per tutti fu impossibile accedere sia ai marciapiedi in quanto erano estremamente alti e sia ai locali, perché mancavano le pedane di accesso”. Bar, uffici pubblici, marciapiedi ai quali si aggiungono anche le Chiese che, di antica costruzione, non sono munite di passerella per i disabili e dove gli spazi di movimento per le carrozzine sono molto ristretti. “In alcune Chiese è impossibile entrare, così come muoversi per i banchi. Purtroppo siamo limitati e molte cose a noi sono precluse. Paradossalmente i locali privati sono più organizzati di quelli pubblici” dice con un pizzico di amarezza. Oltre ad edifici e strade, barriere architettoniche insormontabili si presentano anche sui mezzi pubblici, totalmente off-limits per i disabili. Per accedervi con una carrozzina bisognerebbe prendere in braccio il disabile, chiudere la carrozzina e caricarli a bordo. Infatti la quasi totalità dei mezzi di trasporto pubblici e privati che operano nella città di Pozzuoli e nel resto dei campi Flegrei, presentano alte scale di accesso. “Sono impossibilitato a prendere il pullman ed anche il treno, sia quelli locali che quelli nazionali. Ma anche dove posso accedervi e dove ci sono passaggi adibiti ai portatori di handicap i problemi non mancano. Spesso per entrare bisogna chiedere che vengano aperte le porte a noi dedicate. Mi chiedo perché succede questo. Voi per entrare in un locale mica chiedete a qualcuno di aprirvi una porta? Noi lo dobbiamo fare, noi non possiamo passare liberamente come invece tutti i cittadini fanno e questa è una discriminante nei nostri confronti”. Francesco nel suo racconto-denuncia pone l’accento anche sulle difficoltà che quotidianamente vive come automobilista. Pochi i parcheggi riservati, molto spesso occupati indebitamente dai non aventi diritto o addirittura da persone che esibiscono falsi tagliandi. “La gente pensa che noi non abbiamo alcun diritto e che siccome siamo disabili non possiamo ottenere ciò che spetta ad ogni cittadino. Una volta dovetti litigare con un giovane che nella piazzetta di Arco Felice aveva occupato il posto riservato per noi portatori di handicap. Purtroppo a Pozzuoli i posti riservati per noi sono pochi, quando non li troviamo perché occupati da chi non ne ha diritto siamo costretti a parcheggiare sulle strisce blu pagando la sosta, cosa che in molte altre città italiane non accade”. Francesco conclude il suo racconto con una speranza “Molto spesso chi è portatore di handicap si chiude in sé stesso, non esce e si preclude tante cose. Invece bisogna combattere per far si che la nostra città diventi il più possibile vivibile”

domenica 11 luglio 2010

PUTEOLANI IN TRAPPOLA

POCHE E PERICOLOSE LE STRADE DI ACCESSO IN DIVERSI QUARTIERI DELLA CITTA'
IL TIMORE DEI RESIDENTI PER L'ASSENZA DI VIE DI FUGA

di Gennaro Del Giudice
(foto di Angelo Greco)

POZZUOLI. In “trappola” si sentono migliaia di puteolani, che vivono in aree particolarmente difficili da raggiungere. Stradine strette e non asfaltate,vicoletti stretti tra palazzi, gli unici collegamenti con il resto della città. Via Celle, via Cigliano e via Cupa Cigliano, via Cofanara, via San Vito, via Vicinale Campana e traversa Pisani, strade note alla cittadinanza perché crocevia da e per grandi agglomerati urbani. Percorrendo via Artiaco, strada che taglia in due l’omonimo rione, non passa inosservata una ripida salita, che spezza in due il marciapiedi, tra negozi e abitazioni. Una lunga traversa, una curva lungo la salita che sembra interminabile , sulla destra anche una serie di scalini per permettere il passaggio pedonale(qui l’elevata pendenza non assicura una perfetta visuale agli automobilisti che quasi non riescono a vedere la strada aldilà del cofano) poi numerose abitazioni.
Quasi un quartiere che si nasconde su questa sorta di altura, che affaccia sulla principale via Campana. Dove sono oltre 150 le famiglie che risiedono. Siamo in Traversa Pisani, dove qui la gente si sente in gabbia, teme per cosa potrebbe succedere se un giorno tutti sarebbero costretti a scappare, se la terra a Pozzuoli ritornasse a tremare. Qui appunto si accede da un’ unica strada, stretta, estremamente pendente e a doppio senso di marcia. “I cittadini contribuenti domiciliati e residenti alla Via Trav. Pisano, persone che pagano,per l'appunto, spazzatura, fogne, depurazione e per finire Irpef comunale e regionale, hanno chiesto con continue petizioni quali servizi il Comune ha intenzione di fornire a questo quartiere composto da più di 150 famiglie che soffrono l'enorme disagio per la mancanza di illuminazione, di raccolta della spazzatura di ogni tipo, per non parlare del problema sicurezza, considerata la configurazione dell'accesso al quartiere consistente in una stradina,larga poco più di due metri, a doppio senso con tornanti in salita impraticabile” denuncia in una lettera inviata il signor Bruno Marino, residente nella zona che pone il problema comune a gran parte dei puteolani, sull’esistenza di un piano di fuga in caso di bradisismo “’ E’ un diritto dei cittadini di questo quartiere conoscere il piano di sicurezza riguardante i comuni flegrei ed in particolare cosa è stato predisposto per la Traversa Pisano”. Alle potenziali difficoltà della catastrofica evenienza si aggiungono quelle di tutti i giorni, derivanti dalla toponomastica della zona. Difficoltà di manovra per le automobili e per i mezzi di sicurezza, difficoltà di accesso per portatori di handicap a piedi e con carrozzine. Problemi che, come già denunciato per la zona di via Napoli sembrano caratterizzare altre zone della città. A breve distanza da Traversa Pisani c’è la zona di Cigliano, alla quale si accede attraverso due stradine strette, sentieri di campagna che danno accesso ad un’area con una elevata densità abitativa. Lunghe diverse centinaia di metri, via Cupa Cigliano, via Cigliano, via Celle ( un tratto attualmente chiuso a seguito di una frana) sembrano non rispondere ai minimi requisiti di sicurezza stradale, né tantomeno conformi al più antico Piano Regolatore. Attraverso queste stradine, tutte a doppio senso, riesce a passarci una sola automobile. Pertanto, impossibile il transito per ambulanze, ed autocisterne dei vigili del fuoco. Che qualora riuscissero ad accedervi, potrebbero incorrere nel rischio di ritrovarsi dinanzi un’autovettura costretta a dover poi indietreggiare per diverse centinaia di metri. Stradine non illuminate di notte, buie di giorno a causa della fitta vegetazione che in diversi punti oscura totalmente il tragitto. Impensabile per uno dei tanti residenti percorrerle a piedi. All’altro capo di queste tre strette stradine sorge una seconda città, ai piedi e lungo tutti i lati della collina della zona denominata “Cigliano”. Giungendo in prossimità dell’imbocco delle viuzze, è impensabile per chi non conosce la zona, immaginare che dopo aver percorso qualche centinaio di metri si possa ritrovare dinanzi a tante abitazioni. “Se succede qualcosa devono venire a prenderci con gli elicotteri” dice Gennaro, 56 anni, residente in zona “Immaginate se tutti dovremmo fuggire sapete che macello che potrebbe succedere”. Strette viuzze aldilà delle quali sorgono veri e proprio agglomerati urbani.
E’ anche il caso di via Cofanara, la località di San Vito, via vicinale Campana, aree parallele alla principale via Campana. Qui dietro ci si muove attraverso stretti sentieri di campagna, che nelle ore di punta vanno in tilt per il traffico, causato dallo svincolo della tangenziale di Napoli e appunto da via Campana. Due le uscite per le automobili da quest’area: via vicinale Pianura, al confine con Quarto e la stretta stradina proprio di fronte alla rotonda dello svincolo della tangenziale. Accessi attraverso i quali quotidianamente transitano centinaia di automobili e vie di uscita per migliaia di cittadini. Unici canali di collegamento col resto della città che, nel caso di un’emergenza, sarebbe davvero complicato raggiungere. Da qui l’allarme alle istituzioni da parte dei residenti, prima che possa essere troppo tardi.

venerdì 9 luglio 2010

UNA GIORNATA DI SILENZIO

CONTRO LO SCANDALO DELLA "LEGGE BAVAGLIO" E PER LA LIBERTA' DI STAMPA
IL COMUNICATO DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE STAMPA ITALIANA

I giornalisti italiani sono chiamati a una forma di protesta straordinaria che si esprimerà in un «rumoroso» silenzio dell’informazione nella giornata di venerdì 9 luglio, contro le norme del «ddl intercettazioni» che limitano pesantemente il diritto dei cittadini a sapere come procedono le inchieste giudiziarie, infliggendo gravi interruzioni al libero circuito delle notizie. Quanti lavorano nel settore della carta stampata si asterranno dalle prestazioni nella giornata di oggi, per impedire l’uscita dei giornali nella giornata di domani. Tutti gli altri, giornalisti dell’emittenza nazionale e locale, pubblica e privata, delle agenzie di stampa, del web, dei new media e degli uffici stampa non lavoreranno nella giornata di domani. Free lance, collaboratori e corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo le modalità previste per la testata presso la quale prestano la loro opera. I giornalisti dei periodici, infine, si asterranno dal lavoro domani, ma assicurando, già da ora, la pubblicazione sui numeri in lavorazione delle proprie testate di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio. Lo sciopero è una protesta straordinaria e insieme la testimonianza di una professione, quella giornalistica, che vuole essere libera per offrire ai cittadini informazione leale e la più completa possibile. Una protesta che si trasforma in un «silenzio» di un giorno per evidenziare i tanti silenzi quotidiani che il «ddl intercettazioni» imporrebbe se passasse con le norme all’esame della Camera, imposte sin qui dal governo e dalla maggioranza parlamentare. Molte notizie e informazioni di interesse pubblico sarebbero negate giorno dopo giorno fino a cambiare la percezione della realtà, poiché oscurata, «cancellata» per le norme di una legge sbagliata e illiberale che ne vieterebbe qualsiasi conoscenza. Giornalisti, ma anche gli editori e migliaia di cittadini, da mesi denunciano le mostruosità giuridiche del «ddl intercettazioni». Sono state anche avanzate proposte serie per rendere ancora più severa e responsabile l’informazione nel rispetto della verità dei fatti e dei diritti delle persone: udienza filtro per stralciare dagli atti conoscibili le parti relative a persone estranee e soprattutto alla dignità dei loro beni più cari protetti dalla privacy; giurì per la lealtà dell’informazione che si pronunci in tempi brevi su eventuali errori o abusi in materia di riservatezza delle persone; tempi limitati del segreto giudiziario; accessibilità alle fonti dell’informazione contro ogni dossieraggio pilotato. Nessuna risposta di merito. Lo sciopero, con la giornata del silenzio, è espressione di indignazione, di partecipazione, di richiamo responsabile a principi e valori che debbono valere in ogni stagione. Lo sciopero è un momento della protesta e dell’azione incessante che proseguirà, fino al ricorso della Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo, qualora la legge fosse approvata così com’è. Lo sciopero è anche segnalazione di un allarme per una ferita che si aggiungerebbe a un sistema informativo che patisce già situazioni di oggettiva difficoltà e precarietà non solo per la crisi economica, ma anche per una politica di soli tagli che rischiano di allargare bavagli oggi altrimenti invisibili. L’informazione è un bene pubblico, non è un privilegio dei giornalisti, né una proprietà dei padroni dei giornali e delle televisioni, né una disponibilità dei governi. E per i giornalisti non è uno sciopero tradizionale contro le aziende, ma un atto di partecipazione e di sacrificio della risorsa professionale per la difesa di un bene prezioso, dei cittadini, proclamato con un silenzio che vuol parlare a tutti.

giovedì 8 luglio 2010

AMBULANZA BLOCCATA DALLE AUTO IN UN VICOLO DI VIA NAPOLI

I SANITARI DEL 118 COSTRETTI A RAGGIUNGERE A PIEDI L'ABITAZIONE DI UN UOMO COLPITO DA UN' EMORRAGIA

di Gennaro Del Giudice

servizi pubblicati sul "Roma" e "Corriere Flegreo" giovedì 8 luglio 2010

POZZUOLI. L’ambulanza che arriva a sirene spiegate, la luce del lampeggiante blu che illumina i tavoli di un pub all’angolo del vicolo. I sanitari sono impegnati in una corsa contro il tempo, c’è un uomo che necessita immediatamente di cure, è stato colpito da un’emorragia interna che da un momento all’altro potrebbe stroncargli la vita. Ricevuto l’allarme, dalla centrale operativa del 118 viene comunicato al personale sanitario di partire a bordo di un’ambulanza, la persona bisognosa di cure è uno straniero, abita in via Barletta, uno dei tanti vicoli di Corso Umberto I, nella zona di via Napoli. Qui ci sono tante case popolari a ridosso del lungomare e dei numerosi pub, ristoranti e bar, qui è il cuore della movida, in migliaia giungono da ogni parte della provincia, tutte le sere. L’ambulanza giunge in prossimità del vicolo, ma rimane intrappolata all’ingresso. Ci sono delle auto parcheggiate lungo il marciapiedi a destra dell’ingresso, a stento nel vicolo ci passerebbe un’automobile, praticamente impossibile per il mezzo del 118 potervi entrare. Medici e barellieri non possono raggiungere l’abitazione dell’uomo colpito da un’emorragia e in pericolo di vita. Tutt’intorno il caos, pub e ristoranti affollati, auto parcheggiate ovunque. Sono le 20,45 circa di martedì sera. Il fragore rotto per un attimo dalla sirena dell’ambulanza che sopraggiunge. Ad un certo punto è costretta a fermarsi, l’autista capisce che è impossibile accedere alla stradina. Spegne la sirena, si apre il portellone, il medico scende dal mezzo, non può fare altro che dirigersi a piedi verso la palazzina dove l’uomo attende i soccorsi, i minuti sembrano ore. Si grida allo scandalo, alcuni residenti scendono in strada, dalle finestre volano parole verso coloro che in maniera tanto selvaggia hanno parcheggiato in quel modo. “E’ assurdo, siamo prigionieri di questa gente incivile che viene a riempirsi la pancia nei locali della zona noncuranti che qui c’è gente che ci abita che parcheggia a proprio piacimento” denuncia la signora Sonia, che vive in uno dei vicoli di via Napoli “Tanti sacrifici per una casa e ritrovarsi ad essere prigionieri di incivili che parcheggiano nella sui marciapiedi, dappertutto. Siamo costretti a vivere nel caos più totale, specie nel fine settimana, diventiamo prigionieri. E’ diventato un incubo”. Da anni oramai i residenti di via Napoli denunciano i problemi con il quali quotidianamente sono chiamati a fare i conti. Primo fra tutti il caos nella zona, la presenza dei numerosi locali aperti fino alle prime ore del mattino, presi d’assalto da migliaia di persone, per lo più giovani. Schiamazzi, traffico in tilt, mancanza di posti auto i problemi che attanagliano gli abitanti dei vicoletti di corso Umberto I, i quali, per la loro conformazione presentano potenziali pericoli nel caso in cui dovesse esserci una evacuazione della zona. Larghi poco meno di 2 metri, lungo i quali c’è anche la presenza di un ponticello sul quale passa la linea ferroviaria della Sepsa, tratta Cumana Montesanto – Torregaveta, alto all’incirca 2 metri, off-limits per ogni mezzo di soccorso sottopasso. Pertanto, qualora martedì sera il mezzo del 118 sarebbe riuscito ad accedere in via Barletta, si sarebbe ritrovato poi di fronte un ulteriore e insormontabile ostacolo. Mentre il medico raggiungeva a piedi l’abitazione, sul posto giungono gli agenti di polizia municipale del comune di Pozzuoli, in ausilio dei carri attrezzi per la rimozione delle auto. Momenti di tensione, si teme il peggio per l’uomo, mezza età, colpito da un’emorragia interna. Alcuni residenti urlano la loro rabbia, chiedono ai vigili maggiori controlli, l’installazione dei paletti lungo il marciapiedi per impedire che le auto vengano parcheggiate. Anche i barellieri ad un certo punto sono costretti a scendere dal mezzo e percorrere decine di metri a piedi fino a raggiungere l’abitazione dell’uomo. Un rallentamento dei soccorsi che fa temere il peggio, che potrebbe costare la vita all’uomo che finalmente, dopo circa tre quarti d’ora, viene portato a bordo dell’ambulanza e condotto presso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie”. Le stesse scene di martedì sera si sono vissute appena un anno fa, lo scorso 29 luglio. Stessa traversa, via Barletta e stesso motivo, auto parcheggiate sui marciapiedi. Anche il quel caso il mezzo del 118 non riuscì a raggiungere l’abitazione di un giovane colpito da un malore. I barellieri, supportati da altri colleghi giunti a dare manforte, furono costretti a trasportare la persona soccorsa dal quarto piano della propria abitazione posta alla fine della traversa fino all’uscita del vicolo, percorrendo a piedi circa cento metri.

mercoledì 7 luglio 2010

IN RIVOLTA PER L'ACQUA

DA 15 GIORNI RUBINETTI A SECCO NELLA ZONA DELLA SOLFATARA
CENTINAIA DI RESIDENTI IN STRADA, BLOCCHI, SIT-IN DI PROTESTA, MOMENTI DI TENSIONE CON GLI AUTOMOBILISTI BLOCCATI PER ORE NEL TRAFFICO
di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" mercoledì 7 luglio 2010

POZZUOLI. Centinaia in strada, donne, uomini, bambini, anziani, per protestare contro la mancata erogazione dell’acqua nelle proprie abitazioni. Da 15 giorni oltre 5mila residenti nella zona della Solfatara, tra via Vecchia delle Vigne, via Solfatara e Via Coste d’Agnano, devono fare i conti con il black out idrico. L’esasperazione ieri mattina li ha spinti in strada, una protesta forte, iniziata alle 8,30 con il blocco totale della circolazione viaria. Cassonetti della spazzatura rovesciati lungo la strada, una panchina e un contenitore per i rifiuti divelti ed usati come barriera, per ostruire ogni via d’accesso ad automobilisti e centauri. Nei pressi dell’ingresso del vulcano Solfatara chiuse tutte le strade di accesso, paralizzata via Vecchia San Gennaro, arteria di collegamento con Agnano, notevoli i disagi per automobilisti e residenti. Disagi anche per i mezzi diretti verso l’accademia aeronautica, intrappolati nel caos gruppi di turisti. Sul posto carabinieri e polizia. Slogan, urla, cori di protesta, qualche momento di tensione quando qualche automobilista ha tentato di forzare i blocchi da parte dei manifestanti. Rimossi solo dopo le 13.30, al ritorno della delegazione di 5 residenti che nel frattempo veniva ricevuta dal commissario prefettizio del comune di Pozzuoli, Roberto Aragno, che ha assicurava il ritorno alla normalità entro venerdì mattina. La protesta di ieri mattina è nata a seguito della chiusura, quotidiana, dell’erogazione di acqua in tutta la zona alta di Pozzuoli. Che negli ultimi 15 giorni viene erogata solo nelle ore notturne. Black out preceduto da altre settimane di “pressione bassa dell’acqua” conseguenza, secondo la denuncia di alcuni cittadini, di lavori di intervento su condotte idriche nella zona. La condotta che serve la zona della Solfatara fino a giungere nella parte bassa della città, copre anche le zone di Coroglio e Posillipo. Dopo aver servito la parte sono giurisdizione del comune di Napoli, la portata di acqua arriverebbe ridotta nel territorio flegreo. “Non siamo stati avvisati da nessuno, da 15 giorni dopo i lavori l’acqua viene aperta solo di notte, fino alle 6 del mattino” denuncia la signora Rosa Paschero, 57 anni, insegnante, residente alla I traversa Coste d’Agnano “Il getto normale arriva verso le 4 del mattino, prima solo un filo d’acqua che esce dai rubinetti, peraltro anche sporco e melmoso. Siamo costretti ad alzarci di notte per lavarci.” Dopo alcuni incontri e solleciti da parte dei residenti della zona, era prevista per ieri la fumata nera. “I tecnici comunali del servizio acquedotto avevano assicurato il ritorno alla normalità proprio per stamattina” racconta Luigi “Ci prendono in giro, ogni anno accade questo specie in questa zona dove vivono molte persone anziane e bambini”. Ore concitate di caos, sotto il sole battente. Poi alle 13.30 arrivava la schiarita. Di ritorno dall’incontro con il commissario prefettizio, i delegati comunicavano la notizia ai manifestanti che entro venerdì mattina la situazione sarebbe ritornata alla normalità. “Ci hanno detto che si tratta di un guasto alle pompe, il commissario ha detto che si siederà ad un tavolo di contrattazione con il comune di Napoli. Fino a venerdì abbiamo stabilito una turnazione tra le zone” spiega Teresa Di Fraia una delle delegate. Nel frattempo i manifestanti hanno annunciato una nuova protesta nel caso in cui venerdì la situazione non dovesse ritornare alla normalità.

martedì 6 luglio 2010

POZZUOLI, MOVIDA VIOLENTA

RAGAZZA DI 25 ANNI AGGREDITA SABATO SERA NEI PRESSI DEL PORTO DI POZZUOLI

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. Aggredita, tirata per i capelli e buttata a terra. Poi il tentativo di strapparle la borsetta da parte di un giovane a bordo di un ciclomotore. Ma la vittima reagisce, si difende riuscendo a mettere in fuga il malvivente. Movida violenta a Pozzuoli. Ed un tranquillo sabato sera che si trasforma in un incubo per Valentina, 25 anni, studentessa, puteolana. Sono le 2 di notte, poche ore separano dall’alba di domenica. C’è ancora il caos della movida del week and, ristoranti, pizzerie, pub, american bar di via Napoli, Lungomare “Sandro Pertini” , Pozzuoli centro storico, zona portuale, sono ancora affollate da migliaia di giovani, le auto parcheggiate in ogni spazio, code e traffico in tilt nel cuore della notte. Valentina, capelli biondi lunghi, borsetta a tracollo, sta passeggiando con un gruppetto di amici, una decina, nei pressi della banchina, in Largo Emporio, a poca distanza dall’imbarco da e per le isole. Cammina qualche passo dietro al resto del gruppo, chiacchiera con un’amica. Improvvisamente sente una voce, un motorino avvicinarsi a lei. “Ciao bella, ci vogliamo conoscere?” le urla un giovanotto sulla ventina, bermuda e t-shirt indosso che si affianca a lei, in sella ad una “Vespa Piaggio”, colore nero. Lei avanza il passo, non si gira “Pensavo si trattasse di qualche ragazzo che volesse scherzare” racconta la giovane, vittima negli ultimi anni di ben 3 rapine e 4 tentativi di scippo. “Quando l’ho sentito non mi sono nemmeno voltata, ma ad un certo punto sembrava che il motorino mi venisse addosso, poi un attimo dopo ho sentito tirarmi i capelli con forza, poi sono stata buttata a terra”. La ragazza cade sul selciato, l’aggressore a quel punto tenta di strapparle la borsetta. All’interno poche decine di euro, il cellulare, documenti e il tesserino universitario. Inaspettatamente per il malvivente la 25enne reagisce, cogliendolo di sorpresa. Stringe a se la borsetta, oppone resistenza. Si vivono attimi concitati, Valentina urla, l’amica che si trovava in sua compagnia chiede aiuto al resto degli amici. A quel punto l’aggressore è costretto a scappare, a bordo del suo ciclomotore corre in direzione centro storico. La ragazza nel frattempo è a terra, nella caduta ha riportato una distorsione alla caviglia, che dopo un po’ si gonfia, le fa male, non riesce a camminare. Gli amici la alzano a braccia, cercano di rincuorarla dopo la vile aggressione. Valentina però decide di non esporre denuncia, nonostante quella di sabato sera sia stato l’ottavo episodio violento ai suoi danni. Sottolinea il dato con ironia, sembra abituata, ma non rassegnata, non ha paura “Fortunatamente mi è andata bene. Purtroppo non è la prima volta che mi capita, prima di ieri sono stata rapinata 3 volte ed ho subito 3 tentativi di furto. Ma continuo a camminare a piedi, non ho paura della mia città. Se non dovessi più uscire di casa sarebbe una sconfitta per me e per tutti. Bisognerebbe che ci fossero più controlli in città, specie nel fine settimana”.

lunedì 5 luglio 2010

VIETATO FARE IL BAGNO A VIA NAPOLI, MA NESSUNO LO SA

MARE INQUINATO E BALNEAZIONE VIETATA
IL COMUNE AFFIGGE POCHI MANIFESTI MOLTI DEI QUALI SUBITO RIMOSSI E VANDALIZZATI

LA GENTE FA IL BAGNO IGNARA DEL PERICOLO DI INFEZIONI E MALATTIE

di Gennaro Del Giudice

(foto di Angelo Greco)

POZZUOLI. “Divieto di balneazione” è il cartello che dovrebbe campeggiare lungo la spiaggia libera del lungomare “Sandro Pertini”. Un condizionale d’obbligo, come lo fu per il divieto di accesso ai cani. Oggi, a differenza di allora, solo dei manifestini affissi lungo il muretto che delimita il passaggio pedonale dalla spiaggia, molti dei quali strappati e vandalizzati, a mò di avvertimento per i bagnanti. Nessun avviso all’inizio o alla fine del lungomare, ne tantomeno una cartellonistica che spieghi illustri quanto contenuto nella ordinanza numero 23855 del 30 giugno. Attraverso la quale il commissario prefettizio del comune di Pozzuoli Roberto Aragno e il suo entourage sulla base dei dati Arpac relativi ai prelievi effettuati nei mesi di aprile e maggio scorso. Sette i chilometri di mare inquinati, “streptococchi fecali” ed “escherichia coli” i batteri risultati essere presenti nelle acque del tratto di costa flegreo. Batteri che, nella peggiore delle ipotesi potrebbero provocare gravissime infezioni e malattie, in primis la meningite. Tra questi lo storico scorcio di spiaggia (anche se di arenile ne ha poco vista l’emblematica mancanza di sabbia) che parte dal Rione Terra ed arriva in località “La Pietra”.
Circa un chilometro di costa da decenni meta di bagnanti, per lo più residenti di Pozzuoli, denominata “Spiaggia di Via Napoli”. Da queste parti la stagione estiva è iniziata da tempo, già da maggio durante le prime giornate calde e soleggiate numerosi sono stati coloro che, asciugamano in spalla, si sono riversati in riva al mare. Nonostante che, storicamente, qui non sia mai esistito un lido o un tratto di spiaggia attrezzato per la balneazione e il relax. Da sempre definita “spiaggia libera”, di conseguenza aperta gratuitamente ai cittadini. Anche dopo i lavori di ristrutturazione del lungomare “Sandro Pertini”, una delle ultime “Grandi Opere” realizzate negli ultimi tempi. Consegnato al comune di Pozzuoli l’area del lungomare, a quest’ultimo resta ora l’onere dell’assegnazione degli spazi lungo il mare, la ceditura del servizio di gestione della spiaggia. Nel frattempo però, in mancanza di una ufficiale conduzione, il tratto di costa resta aperto alla cittadinanza, in maniera libera e gratuita. Sotto giurisdizione dell’ente comunale. Che dovrebbe pertanto assicurare sicurezza, controlli, servizi, assistenza ai bagnanti. Ma, come denunciato dal nostro giornale appena 2 settimane fa, tutto ciò non avviene. Bagni, docce, acqua potabile negati ai cittadini, precarie condizioni strutturali, assenza di manutenzione della spiaggia, bagnati chiamati ad autogestirsi. Tanti i diritti negati. Ai quali si aggiunge la totale assenza di “informazione” da parte delle autorità competenti, salvo la presenza di manifestini affissi lungo la balconata del lungomare. E’ pur vero che nella ordinanza che vieta la balneazione a Via Napoli è menzionata la notifica “all’ufficio affissioni per l’apposizione della cartellonistica sull’arenile del lungo mare S. Pertini e Licola spiaggia libera (altro tratto di costa flegrea off-limits) ma resta il fatto che ieri, ignari di tutto, decine di bagnanti liberamente facevano il bagno nelle acque vietate per la presenza di batteri fautori di infezioni acute. “Non sappiamo nulla di questo divieto, nessuno ci ha informati ne tantomeno abbiamo visto o letto avvisi riportanti il divieto di balneazione” raccontano Fabio, Roberta e Stefania, tutti residenti a Pozzuoli ed abituè di queste parti, mentre prendono il sole a ridosso del mare, su una sorta di solarium di pietra, caratteristica del tratto di costa rocciosa. “Vengo qua insieme alla mia fidanzata Roberta 2 o 3 volte alla settimana per comodità visto che arrivare sulle spiagge di Miseno e Miliscola comporta lunghe code, caos e traffico, nonostante l’acqua sia sporca ci accontentiamo di prendere il sole” spiega Fabio Lucignano, 29 anni, residente nel quartiere di Monterusciello. Dati Arpac alla mano, quella da sempre meglio conosciuta come la “Loppa” quest’anno sarà inaccessibile per i bagnanti, i quali dovranno limitarsi a prendere la semplice “tintarella” senza poter fare un tuffo in mare. Magari accontentandosi della classica “doccia fredda” direbbe qualcuno, se solo le docce funzionassero risponderebbe qualche bagnante. Infatti, lungo il chilometro di costa non esistono punti doccia funzionanti, tranne alcuni collocati da alcuni cittadini, abituè del posto. Idem per i servizi igienici, non aperti al pubblico “ufficialmente” dalle autorità comunali. Dei punti wc creati lungo l’arenile, uno solo sarebbe stato aperto o meglio forzato per necessità da alcuni frequentatori. “Per andare in bagno sono costretta ad attraversare la strada e recarmi in uno dei bagni all’interno di un bar o ristorante che si trova dall’altra parte” racconta Stefania Caccavale 25 anni, che vive a pochi passi da qui, in uno dei tanti vicoletti dei “Cappuccini” che afferma di non essere al corrente del divieto di balneazione andato in vigore da pochi giorni“Abito a pochi metri da qui ma del divieto non ne so nulla, vedo tanta gente che fa il bagno tranquillamente, nonostante l’acqua non sia poi tanto pulita”. Alle spalle della giovane, distesa insieme ai due amici sotto il caldo sole di un sabato d’inizio luglio, alte transenne circoscrivono uno dei punti pericolanti del tratto di spiaggia. Una grossa balconata rocciosa, della quale 15 giorni fa denunciammo la pericolosità, sulla quale erano comparse diverse voragini e lungo la quale appuntiti ed arrugginiti tubolari in ferro fuoriuscivano dal sottosuolo. Uno scempio ed un potenziale pericolo al quale, a seguito della nostra denuncia, immediatamente l’amministrazione comunale presieduta dal commissario prefettizio Roberto Aragno ha provveduto a porre un rimedio temporaneo interdicendo l’area. Pericoli e divieti che non scoraggiano di certo i bagnanti, che addirittura percorrono chilometri in automobile per giungere lungo le spiagge flegree, nonostante tutto. “Vengo insieme a mia moglie ed ai miei nipotini da oltre 5 anni” racconta Giuseppe Matriciardi, 55 anni, mentre legge il giornale sotto al proprio ombrellone “Veniamo da Pomigliano D’Arco, qui è comodo perché non siamo costretti a stare nel traffico, il posto non è particolarmente costoso, anche se non ci sono servizi e il mare non è balneabile ci troviamo bene. Per un “mordi e fuggi” non è male, mezz’ora e stiamo di nuovo a casa. Io vengo solo per prendere il sole, qualche volte facciamo fare il bagno ai nostri nipotini quando vediamo che l’acqua è pulita, ma è raro”.