mercoledì 25 agosto 2010

STACCANO LUCI IN STRADA E RUBANO IN CASA

PROPRIETARI IN VACANZA, ABITAZIONE "VISITATA" DAI LADRI DURANTE LA NOTTE

di Gennaro Del Giudice
servizio pubblicato sul "Roma" mercoledì 25 agosto 2010

POZZUOLI. Sono entrati nell’abitazione quando la proprietaria era in vacanza. Prima di forzare la finestra al piano terra, hanno manomesso l’impianto di illuminazione della strada, in maniera tale da passare inosservati. E mentre l’anziana proprietaria era in campeggio con la propria famiglia a godersi la villeggiatura, uno o più malviventi, forti dell’oscurità della notte e della mancanza di illuminazione, hanno svaligiato l’abitazione. Per poi darsi alla fuga con un bottino di circa 1500 euro, oltre a svariati oggetti di valore. L’episodio sarebbe avvenuto durante lo scorso fine settimana, ma la scoperta da parte dell’anziana donna è avvenuta solo nella tarda mattinata di lunedì. L’ennesimo furto in un’abitazione avvenuto lungo la collina di via Trepiccioni, a Licola, in territorio puteolano. Qui i malviventi, probabilmente dopo essersi sincerati della perdurante assenza della proprietaria della casa posta a piano terra di una villetta a due piani, dopo aver provocato un black out all’illuminazione lungo la strada, sono entrati nell’edificio. Pare, secondo una prima ricostruzione fatta dai figli della donna, che l’accesso al giardino dell’abitazione sia avvenuto dopo aver oltrepassato le abitazioni confinanti. Poi una volta nell’atrio, hanno rotto la persiana di una finestra e da lì avrebbero avuto accesso all’appartamento. Una volta entrati, i ladri hanno avuto tutto il tempo di rovistare tra le camere, alla ricerca di oggetti di valore, oro e soldi contanti. Una ricerca che ha “fruttato” circa 1500 euro, custoditi in un cassetto dall’anziana signora, portati via insieme ad alcuni oggetti in oro. Al ritorno dalle vacanza, la tremenda scoperta. Rientrata insieme ai figli, la donna si è ritrovata la propria abitazione messa a soqquadro. Forte la disperazione e il senso di frustrazione. Sul posto anche una pattuglia dei carabinieri i quali hanno effettuato i rilievi sul posto e raccolto la denuncia della vittima.

BARCA SI ARENA A MILISCOLA, E' GIALLO

PAURA SULL'ARENILE FLEGREO. LO SCAFO ERA STATO ABBANDONATO DAL SUO OCCUPANTE DOPO UN'AVARIA. SI INDAGA SULL'UOMO

di Gennaro Del Giudice
servizio pubblicato sul "Roma"mercoledì 25 agosto 2010

BACOLI. Un amico gli presta la barca per un giro in mare. Lui, forse a causa di un problema durante la navigazione, improvvisamente decide di abbandonare il natante, tuffandosi in mare. All’alba l’imbarcazione si arena, verrà ritrovata qualche ora dopo sulla spiaggia di Miliscola, a Bacoli. Alla vista del natante, qualcuno pensa ad un naufragio, il timore che nella notte da quell’imbarcazione qualcuno, dopo un avaria, abbia perso la rotta. Qualche bagnante presente sull’arenile teme per gli eventuali occupanti, la paura è che siano finiti in mare. Alle 7 viene lanciato l’sos, la notizia viene trattata come “soccorso in mare”, intervengono le motovedette della Guardia Costiera di Procida. Poi il natante si arena, viene “spiaggiata” come si dice in gergo marinaro, intervengono a questo punto gli uomini della Capitaneria di Porto di Pozzuoli. Fortunatamente non ci sono vittime. Si tratta di un' imbarcazione da diporto, si è arenata sulla spiaggia Miliscola dopo essere andata alla deriva al largo di Procida durante la notte. Gli uomini diretti dal tenente di vascello Amedeo Nacarlo controllano l’imbarcazione, alla ricerca di indizi, si cerca di stabilire se qualche ora prima su quella barca lunga circa 10 metri ci fossero delle persone a bordo. Ipotesi fortunatamente scongiurata, sull’imbarcazione non viene trovata alcuna traccia di effetti personali. Si cerca di risalire al proprietario, che dopo qualche ora viene identificato. Si tratta di un uomo, residente nel napoletano, il quale ha raccontato di aver prestato la barca ad un amico, anch’egli di Napoli, il quale per motivi ancora in fase di accertamento, durante la navigazione al largo delle acque di Procida, avrebbe ad un certo punto abbandonato l’imbarcazione, lasciandola alla mercè delle onde. La posizione dei due uomini è ora al vaglio degli inquirenti, le indagini dovranno appurare eventuali colpe e chiarire come mai l’uomo a bordo del natante, nel caso in cui si fosse ritrovato in una condizione di pericolo, non avrebbe lanciato l’sos richiedendo i soccorsi, decidendo di abbandonare l’imbarcazione prestata dall’amico. Nel frattempo, durante la giornata di ieri,attraverso un’ordinanza emessa dalla Capitaneria di Porto di Pozzuoli è stata interdetta la parte di spiaggia e lo specchio di mare antistante la zona dove si è arenata l’imbarcazione. Il tutto a 6 giorni dal ritrovamento di 50 chilogrammi di materiale esplosivo in una grotta di Capo Miseno, a poche centinaia di metri di distanza dal punto nel quale si è arenata l’imbarcazione. Episodi che, insieme alla collisione di venerdì scorso al largo di Palinuro, secondo il comandante della Capitaneria di Porto di Pozzuoli, il tenente di vascello Amedeo Nacarlo, non costituirebbero un particolare campanello di allarme per la navigazione in mare “In questo periodo dell’anno siamo estremamente presenti in acqua e vigiliamo con molta attenzione. Finora tranne questi episodi isolati, la situazione non è da allarme. Anzi paradossalmente rispetto alla scorsa stagione quando si registrarono in mare una serie di eventi luttuosi, possiamo parlare di un’estate in mare relativamente tranquilla”

martedì 24 agosto 2010

SI TEME PER IL PROSSIMO TEMPORALE

DOPO IL CROLLO DI VIA PERGOLESI LA ZONA SOTTOSTANTE NON E' STATA MESSA IN SICUREZZA
TIMORI PER UNA FAMIGLIA CHE NON VUOLE LASCIARE LA PROPRIA ABITAZIONE

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. "Da quella notte e nulla più è come prima". Distrutta la coltivazione, seppelliti gli animali, oggi il verde delle piante e il rosso dei pomodori è ricoperto da uno spesso manto di terreno. La notte tra il 29 e 30 luglio un altro costone della facciata rocciosa sulla quale sorge via Pergolesi si è staccato, i detriti caduti a valle. Un grosso acquazzone nelle prime ore serali, il terreno che si mischia all’acqua piovana, un ruscello di fango scende giù, raggiunge i binari ferroviari del tratto della cumana Pozzuoli – Montesanto. La zona recintata per lavori in corso a seguito di una frana avvenuta 9 anni prima cede, la strada che costeggia il marciapiedi del carcere femminile cede, una voragine si apre sui resti di quella precedente. Tutto scende a valle, inonda il terreno sottostante, fango e detriti entrano nell’abitazione di una coppia di coniugi, per quasi due metri ricoprono un casolare dove erano tenuti conigli e caprette. Almeno 80 conigli muoiono nelle loro gabbie, ricoperti dal fango. Altri vengono trascinati dalla furia della melma, il giorno dopo verranno ritrovati a decine di metri di distanza anche lungo i binari della cumana. Francesco Differente, 73 anni, pensionato, una volta dipendente comunale con la mansione di bidello presso il I circolo didattico di Pozzuoli, da una vita abita in questa vallata. Ancora vivi nella sua mente le immagini di quella terribile notte “Uscii fuori di casa, c’era un mare di acqua e fango, mi arrivava alla gola, avevo il corpo immerso, riuscii a mettere in salvo due caprette portandole dentro”. La sua è una casa in muratura nella quale abita insieme alla moglie Luisa, da qui nemmeno il terremoto e il bradisismo li fece scappare. La sua famiglia è affittuaria del terreno e dello stabile dove vivono dal lontano 1812, una location tramandata nel corso degli anni di generazione in generazione. Come la proprietà della zona, appartenente al Principe Caracciolo, ora gestita dagli eredi. All’indomani del temporale con la casa semi-distrutta, sono rimasti là. Qui si giunge scendendo dalla piazzetta dell’Annunziata via Pergolesi, poi imboccando via Vallone Mandria si giunge a Largo della Vittoria, parallela ai binari della Cumana. Proseguendo, oltre un cancello in ferro c’è un grosso terreno, a valle di una conca sopra la quale sorge l zona alta di Pozzuoli. “Hanno detto che dobbiamo lasciare la casa, abbiamo avuto l’evacuazione, ma io da qua non mi muovo. Perché invece di farcene andare non si sbrigano a mettere in sicurezza la zona? Ma se in 9 anni dopo la prima voragine aperta in via Pergolesi tutto è rimasto fermo, figuriamoci adesso”. Francesco mentre parla guarda con un pizzico di malinconia il terreno davanti a sé. “Mi hanno tolto la mia passione, ciò che facevo da oltre 50 anni. La mattina mi alzavo, davo da mangiare gli animali, curavo il terreno, oggi non posso fare più niente, tutto è andato distrutto, sarà difficile ricominciare”. Qui oltre a crescere gli animali, aveva seminato melanzane, peperoni, pomodori, alberi di frutta, “ 12/13 quintali di roba andata distrutta in pochi minuti, ricoperta da quasi 2 metri di fango e terreno” precisa. “Qualche giorno dopo venne il prefetto, alcuni ingegneri, mi rassicurarono, per un’intera giornata una pala meccanica fu al lavoro per ripristinare il tutto, rimuovere i detriti, ma come vedete sotto i vostri piedi quei detriti ci sono ancora, altri sono accumulati in prossimità del punto di frana. Se dovesse fare un altro acquazzone me li ritroverei un’altra volta addosso”. Francesco chiede che la zona venga messa in sicurezza la più presto, per evitare che quello che accaduto appena 3 settimane fa possa ripetersi. Mentre parliamo, al triste scenario che si presenta dinanzi a noi, con una distesa di terreno dal quale sporgono spigoli di pietra seppelliti sotto al terreno, nell’aria forte e nauseabondo è l’odore che proviene dal vicino collettore di Cuma, a qualche metro di distanza dall’abitazione del 73enne. Ancora più in là, prima di lasciare l’appezzamento di terreno, si scorge al di là di alcuni cartelloni bianchi ( i classici separè da “Lavori in corso”) Un pezzo di tunnel di quella che doveva essere la nuova linea della cumana tra le sterpaglie. Mentre ci avviciniamo alla parte franata, in linea d’aria di fronte l’ingresso del penitenziario femminile, qualche briciola di terreno cade lungo la sorta di sentiero venutasi a creare dal punto di crollo su via Pergolesi fino alla sottostante vallata “Vede, quando passa qualche camion, pullman o mezzo pesante si staccano dei pezzi, scende come della polvere, pare che da un momento all’altro la zona possa franare”. Nonostante Francesco non ha paura e sottolinea di “non voler abbandonare per qualsiasi motivo al mondo la propria casa” in lui e sua moglie vive un piccolo timore reverenziale, che li ha spinti a far si che la propria abitazione diventi off-limits per i propri nipotini “Non li facciamo venire più a casa nostra, specie se è maltempo, qua al prossimo temporale siamo punto e daccapo”.

sabato 21 agosto 2010

IL COMUNE VUOLE ABBATTERE LA "MENSA DEI POVERI"

DISPOSTO L'ABBATTIMENTO PER UN ABUSO EDILIZIO
NEI LOCALI DI LICOLA SFAMATI AL GIORNO CENTINAIA TRA POVERI ED IMMIGRATI

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati sul "Roma" e "Corriere Flegreo"


POZZUOLI/LICOLA. Un cartello collocato sulla porta della mensa indica i giorni di chiusura “dal 1 al 31 agosto” si legge. Attraverso le grate si scorgono le sedie raccolte sui tavoli, vettovaglie e pentole sono in ordine, i fornelli spenti. L’opera caritatevole è ferma, i frequentatori sono a lavoro nei campi, è il periodo della raccolta dei pomodori. Il 4 agosto viene recapitata una missiva dal Comune di Pozzuoli, è destinata al parroco della chiesa alla quale appartiene la mensa. E’ una istanza di abbattimento, la sala che da oltre 8 anni tutti i giorni ospita centinaia di immigrati e persone bisognose deve essere abbattuta perché “realizzata abusivamente”. Si tratta di un’area ricoperta da una tettoia nata a seguito di un ampliamento realizzato intorno al vecchio nucleo centrale del manufatto, composto in muratura. La costruzione va rimossa. La data fissata per la demolizione della struttura è fissata per il 7 settembre. Padre Giuseppe Guida è il parroco della chiesa di “San Massimo e Santa Maria Goretti”, a Licola, territorio sotto giurisdizione del comune di Pozzuoli, sulla linea di confine con Giugliano. Licola è divisa per metà dai due comuni “Una terra di frontiera” la definisce il prelato, qui transita la manovalanza verso i campi di pomodoro in estate, utilizzata nell’edilizia nei restanti mesi dell’anno. Centinaia di extracomunitari, la stragrande maggioranza proveniente dal continente nero. Dalle prime ore del mattino affollano gli incroci, lo spiazzale dell’impianto di depurazione di Cuma-Licola. Chi è fortunato viene “ingaggiato” per qualche lavoretto, 30-35 euro la giornata di lavoro. Soldi destinati in gran parte alle famiglie, nei più remoti villaggi dell’Africa. “Vengono dalla guerra, dalla fame, qui si accontentano anche di un buco e di un piatto di pasta, quello che gli diamo per loro questo è tanto in confronto alla realtà che vivono nei loro paesi” spiega padre Giuseppe, per anni impegnato a San Gennaro, nell’altra mensa della Diocesi puteolana. Ora è a Licola, in questa “terra di nessuno” dove è nata una grande opera caritatevole, una mensa per i poveri, che quotidianamente ospita gratuitamente oltre 120 immigrati, garantendo loro un pasto caldo. Primo, secondo, contorno, frutta, bibite, tutto gratis. A questo si aggiungono anche servizi di assistenza sanitaria e legale. Un manufatto composto da mattoni, ricoperto da tettoie fatte di pannelli coibentati sotto i quali si estendono circa 300 metri quadri di locali adibiti a cucina e sala mensa, posto a fianco della chiesa di San Massimo. A gestirla è padre Giuseppe Guida insieme ad un nutrito gruppo di volontari della parrocchia, della Croce Rossa, gente comune che ha sposato la causa. “Qui vengono a cucinare anche cuochi di ristoranti, numerosi gli imprenditori, ristoratori che ci danno una mano. La solidarietà intorno a questa gente è forte da parte di tutti” racconta il parroco. La mensa sorge in un terreno adiacente la Chiesa di San Massimo, nell’omonima piazza. Terreno e stabile destinati “all’ex opera combattenti” sono di proprietà della Regione Campania, dalla quale la Diocesi nel 2002 prese il tutto in affitto con contratto firmato dall’allora vescovo Silvio Padoin. Viene pagato un canone di 500 euro al mese con contratto i scadenza nel 2011. Prima di prenderlo il terreno e lo stabile (adibito per un periodo dalla parrocchia ad uso deposito) erano gestiti da un colono che poi lasciò a seguito della stipula dell’accordo tra Diocesi e Regione. Quando fu acquisito, il manufatto in muratura era composto dal solo nucleo centrale, poi successivamente venne deciso un ampliamento per consentire la realizzazione della sala pranzo. Oggi la struttura presenta oltre al nucleo centrale, un’area adiacente ricoperta da una tettoia composta da lamiere e pannelli coibentati, recintata da un muretto con grate. L’ingresso per gli ospiti è sul lato strada, di fronte all’ufficio postale di Licola e ad alcune abitazioni che sorgono nello spiazzale. Già nel 2008 la struttura fu sottoposta sotto sequestro, per circa 15 giorni le attività della mensa vennero sospese fino al dissequestro e alla successiva ripresa delle attività. Poi la doccia fredda, con l’istanza di abbattimento arrivata lo scorso 4 Agosto, intestatario il parroco della chiesa di San Massimo in qualità di legale rappresentante, padre Giuseppe Guida. “L’ampliamento venne fatto per ospitare un maggior numero di persone, tutto a spese nostre. Ci costò circa 30mila euro ed io feci un mutuo per pagare i lavori. Forse diamo fastidio a qualcuno, vogliono mettere fine ad un’iniziativa di solidarietà fatta gratuitamente per aiutare chi non ha la possibilità di avere un piatto sulla tavola. Ma noi non ci fermeremo, andremo avanti come abbiamo sempre fatto, se Dio vorrà questa mensa rimarrà aperta”. Mentre parliamo col parroco seduti a tavolino al fresco di una pianta nello spiazzale della Chiesa entra un uomo, a stento riesce a pronunciare qualche parola, droga o alcol sembrano impedirgli quasi di parlare. Rivolto a padre Giuseppe chiede delle scarpe, gli hanno detto che qui le avrebbe trovate. Proviene da Villaricca, è venuto apposta a Licola, la voce della grande misericordia che quotidianamente accompagna il lavoro di parroco, fedeli e volontari oltrepassa i confini della città. L’uomo, prima di andarsene chiede anche dei soldi. “Vede, scene come questa sono routine, c’è un continuo via vai di diseredati, gente bisognosa ma anche di furbi che vogliono speculare. E’ capitato anche che mi hanno rubato un cellulare, dei soldi. Ma l’opera caritatevole continua, nonostante tutto. Le mele marce da noi vengono allontanate, non esistono prime donne, tutti uniti per fare del bene, aiutare chi è in difficoltà. Noi siamo qui per essere un punto di riferimento, di appoggio per questa povera gente” è il loro let- motiv. Contro l’istanza di abbattimento il parroco ha dato mandato ad uno studio legale per ottenere la sospensiva e scongiurare ogni demolizione, forte da parte sua del provvedimento di dissequestro del 2008. A fine mese verrà quindi presentato il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per chiedere la sospensiva, evitare l’abbattimento di parte del manufatto “Stiamo preparando il ricorso da presentare nei prossimi giorni, da un punto di vista penale il reato non esiste, è solo amministrativo” dice l’avvocato Arcangelo Puca che con il proprio staff di collaboratori sta preparando la richiesta al Tar di cui si riserva di rivelare le motivazioni “La zona contestata interessata all’abuso è circa un decimo dell’intero manufatto, equivalente a 30/40 metri quadri, ma escludiamo che verrà abbattuto, per noi il provvedimento da parte del comune è illegittimo. Qualora ciò dovesse avvenire, l’attività della mensa comunque continuerà regolarmente”.


OLTRE 120 PASTI AL GIORNO, GRANDE LA SOLIDARIETA'
UNA STRUTTURA ALL'AVANGUARDIA, BADGE ELETTRONICO PER I POVERI

Per accedere alla mensa è necessario un badge elettronico, rilasciato dopo la presentazione di apposita documentazione, per gli immigrati necessario il regolare permesso di soggiorno. Un sistema di riconoscimento elettronico di ogni persona che accede all’interno dei locali, in maniera tale che in tempoi reale è possibile sapere nome, cognome ed informazioni relative ai presenti. Oltre 500 le tessere magnetiche consegnate, una media di 120 gli utenti che beneficiano dei pasti gratuiti alla mensa della chiesa di “San Massimo e Santa Maria Goretti” a Licola. Un sistema messo in campo per avere uno“screening” di tutti i beneficiari dell’opera caritatevole ed allo stesso tempo che consente di tenere “sotto controllo” gli utenti che accedono ai locali della mensa, evitando che qualche furbo possa beneficiare di più pasti nella stessa giornata a scapito degli altri. La stragrande maggioranza di essi africani, ma tra loro anche persone di etnia rom, immigrati dell’est europeo, qualche italiano. Tutti i giorni si vedono in una lunga e composta fila, a partire dalla mattina stazionano nella piazzetta in attesa dell’ora di pranzo. Uomini, donne, bambini, individui di ogni età. Un mix di nazionalità, etnie e religioni che non inficia nella quotidiano vivere collettivo “Gente civile, composta, per bene, non danno quasi mai problemi, sono rispettosi con noi e tra di loro” li definisce il parroco, Giuseppe Guida, che tiene a sottolineare la grande compostezza dei tanti beneficiari della mensa. Un po’ meno gli italiani, anche persone della zona, che in più di un’occasione hanno tentato di speculare sulla grande opera caritatevole messa in atto in una zona tanto difficile come Licola “Ho sempre detto a tutti, se avete bisogno le porte sono aperte, venite anche voi a mangiare insieme a loro”. Al lavoro insieme al parroco e i fedeli, volontari di ogni età, cuochi provenienti da diversi ristoranti, Croce Rossa, tante le donazioni per tenere in piedi la mastodontica opera benefica. C’è chi regala il gas, chi gli alimenti, in tanti tengono all’esistenza della mensa, una solidarietà forte. Nel frattempo, nonostante la calma di un caldo Agosto, nonostante i tanti fuori per le vacanze, è iniziato il tam tam. Si annunciano le prime mobilitazioni, forte la contrarietà, la rabbia che nasce al solo pensiero che parte della struttura possa essere abbattuta. Il passaparola sta interessando anche il social network Facebook, numerosi i post degli utenti che annunciano proteste in segno di solidarietà. “Come si può pensare di abbattere una struttura che dà da mangiare gratis a tanta gente bisognosa” è il ritornello che risuona anche tra la gente, pronta a dare battaglia.

venerdì 20 agosto 2010

MADONNINA, CACCIA AGLI SCIACALLI

IGNOTI IN GIRO PER POZZUOLI RACCOLGONO OFFERTE "PORTA A PORTA" SFRUTTANDO L'IMMAGINE DELLA MADONNA COLLOCATA SUL MONTE BARBARO

di Gennaro Del Giudice
servizio pubblicato sul "Roma" venerdì 20 agosto 2010

POZZUOLI. Il timore che qualcuno potesse sfruttare la loro fede, lucrare sulla “loro” Madonnina. Il presagio diventa realtà, l’alone d’incanto si trasforma in rabbia. Raccontano di “sciacalli” in giro per il quartiere, persone che bussano alle porte, chiedono un’offerta per “La Madonna della Montagna”, in cambio danno agli ignari benefattori un santino, un’immagine raffigurante la statua della “Maria Immacolata di Lourdes”, posta qualche mese fa da un fedele in una grotta lungo il Monte Barbaro, a Pozzuoli. “Non vogliamo alcun tipo di attività lucro, né pubblicità né altro, facciamo tutto ciò solo per i fedeli che vogliono pregare, niente più. Lo facciamo solo per i fedeli, guai se un giorno dovessimo vedere qualcuno approfittarsene per trarne anche il più minimo beneficio economico, lo prenderemmo a calci”. Furono le parole dei fautori dell’iniziativa. A distanza di un mese quell’inaccettabile sospetto si sta concretizzando. Individui che sfruttano la presenza di quella statua della Madonna, messa sulla Montagna, per trarne benefici economici, denaro. “Ci hanno segnalato di persone che si aggirano con volantini raffiguranti “La Madonna della Montagna”, bussano alle porte chiedendo un’offerta. Non sono persone del nostro quartiere, sono solo dei farabutti” denuncia Rosario Schiano, presidente dell’associazione “Sotto il Monte” che lancia un invito ai residenti del quartiere e a coloro che dovessero ritrovarsi gli “sciacalli” fuori le proprie abitazioni “Invitiamo a tutte le persone che dovessero ritrovarsi queste persone fuori casa a denunciarli immediatamente ai carabinieri”. Sulle pendici del monte che affaccia su Pozzuoli e il golfo, sotto il quale passa un tratto della tangenziale di Napoli, un giorno si recò Antonio, un 39enne del posto, da 17 anni affetto da una malattia che sembrava incurabile. Di fronte al suo male la scienza aveva “alzato le mani”, lui no. I continui pellegrinaggi a Lourdes, poi un sogno “la Madonnina in una grotta”.

L’uomo si affaccia dal balcone di casa sua, vede un’insenatura lungo una delle pareti rocciose del monte Gauro, meglio conosciuto come “Monte Barbaro”, decide di collocarci quella statua che aveva sognato. Insieme agli amici di sempre crea un vero e proprio santuario, un luogo di preghiera. Giorno dopo giorno aumentano i fedeli che decidono di scalare quella montagna, a centinaia di metri di altezza. Un intero quartiere, duemila anime che popolano la zona di “Sotto il Monte” si stringono intorno ad Antonio e a quella statuina. All’interno della grotta vengono collocati un altarino, la statua della madonna di Lourdes, di San Padre Pio, un crocifisso. Antonio insieme ai suoi amici ripuliscono il sentiero, collocano panchine, realizzano un impianto di illuminazione alimentato da pannelli fotovoltaici, vogliono che la madonnina sia visibile anche di notte. Mel frattempo aumenta il numero di fedeli vogliosi di portare un saluto alla sacra effige, nonostante il tortuoso percorso in salita. Una volta giunti al cospetto della Madonna narrano di strani episodi, al confine tra la suggestione e miracolo. Qualche giorno fa anche l’apertura di un nuovo sentiero, i fedeli vengono accompagnati dai ragazzi di “Sotto il Monte” che si prendono cura di loro, 50-60 persone al giorno, giungono da ogni città della provincia. A disposizione loro anche un numero di telefono per prenotare la visita, una pagina sul social network Facebook, vengono date informazioni, contatti. Quasi 500 iscritti in poche settimane, i fedeli sulla bacheca postano preghiere, “richieste di aiuto” alla Madonnina. Nel frattempo, i giovani del quartiere salgono e scendono dalla montagna, assistono come “angeli custodi” i pellegrini, lo fanno solo per un motivo, la fede, niente più.

POZZUOLI, L'ENNESIMO FALLIMENTO ESTIVO

NESSUN EVENTO ORGANIZZATO, ANCORA UNA VOLTA LA CITTA' NON HA OFFERTO NULLA AI TANTI PUTEOLANI RIMASTI A CASA
ALLA BASE DEL FALLIMENTO, LA MANCATA PROGRAMMAZIONE DA PARTE DELLA POLITICA

Gennaro Del Giudice

POZZUOLI.
Monte di Procida – Pozzuoli, quattro a zero. Non è il risultato di un match calcistico, né tantomeno di una sfida agonistica. Parliamo delle iniziative messe in campo dai due comuni nei giorni a cavallo col Ferragosto. Pozzuoli, oltre 100mila anime, simbolo dei Campi Flegrei. Monte di Procida piccola cittadina, poco meno di 15mila abitanti. E proprio qui si sono vissuti quattro intensi giorni, tra musica e spettacoli, grazie a personaggi del calibro di Marco Mengoni, Valerio Scanu, Sal Da Vinci, Peppe Iodice, Alex Britti, che hanno dato lustro ancora una volta all’estate montese, oltre a spettacoli ed eventi enogastronomici. Di contro, la povertà di eventi che ha contraddistinto Pozzuoli. Cosa ha offerto quest’estate la città ai suoi abitanti? Zero eventi, zero spettacoli, zero iniziative per i tanti puteolani rimasti a casa. E, in aggiunta, il mare non balneabile. Eccetto le storiche manifestazioni religiose in onore della Santissima Maria Assunta, con il classico pennone e la consueta processione, con la città adornata di bancarelle, per il resto Pozzuoli ha presentato un menù disastroso. Qualcuno punterebbe il dito contro l’attuale situazione di impasse, “il commissario non ha fatto niente per la città” le classica esclamazione retorica, le “colpe” date a chi, tra i tanti responsabili, è l’unico a non averne, considerato anche il breve lasso di tempo che ha separato l’insediamento presso la casa comunale del commissario prefettizio Roberto Aragno e del suo entourage. Le colpe, semmai dovessero essere individuati uno o più responsabili, sarebbero da attribuire ancora una volta alla politica. E di conseguenza alle figure preposte, vari rappresentanti istituzionali, assessori, eccetera eccetera. Cosa hanno fatto, durante il loro interregno, l’ultimo, ed anche il penultimo assessore agli spettacoli in carica? Conti, o meglio fatti alla mano, potremmo dire nulla. Una stagione estiva andrebbe programmata quanto meno 6 mesi prima, il tempo utile per organizzare manifestazioni, spettacoli eventi. Qualcuno storcerà il naso, magari parlando di problemi economici, di mancanza di danaro nelle casse dell’ente. Ebbene, seppur non nelle disponibilità del comune di Pozzuoli “ingaggiare” grossi nomi, si sarebbe potuto ottemperare magari ricorrendo all’aiuto di associazioni le quali non si sono mai tirate indietro, specie se per eventi patrocinati dal comune. A Pozzuoli, oltre il palo di sapone, non esiste un evento di richiamo. Non esiste un avvenimento che potrebbe convogliare in piazza cittadini di ogni età, né tantomeno sagre, feste di piazza. Il nulla, eccetto la rassegna di Jazz dello scorso anno, evento costoso e riservato ad un target di cittadini ben definito. Nulla messo in campo per tutti, per le famiglie, per i giovani, anziani, bambini. Eppure il tempo per programmare, organizzare, c’è stato, ed anche tanto. Cosa hanno fatto i vari assessori preposti? Cosa hanno realizzato affinchè si gettassero le basi per iniziare e dare continuità ad eventi, manifestazioni, iniziative. Migliaia anche quest’anno i puteolani rimasti a casa, tanti che non possono permettersi una vacanza fuori città. Una passeggiata sul lungomare Sandro Pertini, in piazza, un salto tra bar, ristoranti e pizzerie. Nulla più.

domenica 8 agosto 2010

PAUSA ESTIVA

Gentili Lettori e Gentili Lettrici, Vi comunico che fino al 20 agosto le notizie ed i servizi quotidianamente postati su questo blog saranno sospesi per "pausa estiva"

Un arrivederci a tutti con l'augurio che possiate trascorrere con serenità questo scorcio d'estate che ci terrà idealmente lontani per 12 giorni.

Nel salutarVi non perdo l'occasione per ringraziarVi per l'attenzione datami quotidianamente.

Ogni giorno diventate sempre più numerosi, ad oggi sono 87 mila 457 i click effettuati sulle pagine di questo blog, con una media giornaliera di 300 visite.



Grazie, Grazie, Grazie!!!

con sincerità,

Gennaro Del Giudice

sabato 7 agosto 2010

TOPI IN MARE, PANICO IN SPIAGGIA

BAGNANTI IN FUGA A LUCRINO

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati sul "Roma" e "Corriere Flegreo" sabato 7 agosto 2010

POZZUOLI. Improvvisamente in acqua si materializzano due sagome, galleggiano, i bagnanti sgranano gli occhi, vedono animali neri, sono topi. Inizia il fuggi-fuggi generale, tutti fuori, si precipitano verso la riva. In pochi minuti lo specchio d’acqua antistante la spiaggia di Lucrino si svuota, nessuno vuole fare più il bagno. Alcune persone entrano in mare, con alcuni retini raccolgono i due ratti neri. Successivamente arriva anche un gommone della Guardia costiera, per almeno due ore nessuno si getta più in mare. La zona non rientra nelle aree sottoposte a divieto di balneazione disposto dal commissario prefettizio del comune di Pozzuoli, la presenza dei ratti in mare non dipenderebbe dalle condizioni dell’acqua, potrebbero essere caduti altrove e poi condotti dalla corrente verso la spiaggia. Un episodio circoscritto, nulla a che vedere con l’emergenza sanitaria dell’anno scorso, i liquami finiti in mare dai depuratori di Cuma-Licola. Una calda e soleggiata giornata estiva di inizio Agosto, l’arenile è affollato da centinaia di bagnanti, chi è disteso sulla sabbia, chi seduto in riva al mare, chi passeggia. Sono le 15 circa, c’è molta gente anche in mare, l’acqua è pulita.
Improvvisamente, da lontano si vedono galleggiare due grosse sagome nere, che lentamente si avvicinano verso la riva. Qualcuno pensa a qualche pezzo di sacchetto per i rifiuti, ma la consistenza degli “oggetti” con il passare dei secondi fuga l’ipotesi. Sono degli animali, la sagoma è quella di due grossi topi, la coda cancella ogni dubbio. “Intorno alle 15 sono comparsi 2 topi in mare, le persone sono scappate tutte a riva e per 2 ore nessuno ha più fatto il bagno. Poi li hanno tolti dall’acqua e dopo un po’ di tempo è arrivata anche la guardia costiera con un gommone” racconta Silvio, sulla spiaggia insieme alla fidanzata all’arrivo dei topi di mare. Vengono fatti allontanare i bambini dalla riva, mamme e papà afferrano con agitazione i propri piccoli, ad un certo punto lo specchio di mare antistante la spiaggia si svuota. Da queste parti la diffidenza è forte, specie dopo quanto accaduto l’anno scorso, quando in mare finirono quintali di liquami in mare. A ciò si aggiunge la paura ancestrale per i ratti, insoliti da vedersi in acqua, ed ecco che gli spiriti iniziano a materializzarsi.
Bagno off-limits per almeno due ore, fino all’intervento di alcune persone, probabilmente addetti al servizio lungo la spiaggia che, retini alla mano, sono entrati in acqua ed hanno prelevato i due ratti dal mare. Successivamente, a quanto pare chiamati da qualche bagnante, anche un gommone degli uomini della Capitaneria di Porto di Pozzuoli giunti sul posto. Solo dopo qualche ora, nel tardo pomeriggio, la situazione è ritornata alla normalità ed i bagnanti rimasti lungo l’arenile hanno potuto tuffarsi in acqua senza alcun problema.

MONTERUSCIELLO NORD, LO SVINCOLO FANTASMA


di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. Lo “svincolo fantasma”. Così è stato ribattezzato l’ingresso alla Strada Statale SS7 Qater di Monterusciello, nei pressi del meglio conosciuto lotto 1 bis. Ma il nome alla rampa di accesso non esiste, come invece campeggia lungo la cartellonistica per la rampa di uscita, denominata “Monterusciello Nord”. Provenendo pertanto da Licola, è possibile sapere dove si esce. Una indicazione “preziosa” per gli automobilisti alla quale fa da contrappeso lo scenario da quarto mondo appena imboccata la strada di deflusso. Alte sterpaglie lungo la corsia che a malapena rendono visibile la ridotta segnaletica ai margini dello svincolo. Fattore comune ad entrambi gli svincoli, sia in entrata (dove non esiste alcun cartello indicante il nome ) che in uscita (nonostante che esista una cartellonistica), dove la folta vegetazione ( non curata )copre in parte perfino i guarda raill. Discutibile anche le condizioni del manto stradale, la non perfetta illuminazione, potenziali cause di sinistri stradali. A lamentare le precarie condizioni dello svincolo stradale, i residenti delle vicine abitazioni popolari. “Forse hanno tolto il cartello perché non sapevano come chiamarla” dice ironicamente Nicola, 30enne residente nella zona “ Ma questo è un piccolo dettaglio rispetto alle reali condizioni della strada e di tutta l’area. Oltre alla mancanza di un’adeguata segnaletica stradale, manca la pulizia del manto stradale, della folta vegetazione che in estate ormai copre anche i pochi segnali stradali presenti, addirittura rendendo quasi invisibili i guard raill. A questo si aggiunge anche la presenza di carcasse e resti di poveri animali lasciati sul ciglio delle strade a marcire e a decomporsi, che generano cattivi odori”.

martedì 3 agosto 2010

RIONE GESCAL, I RESIDENTI SI AUTOGESTISCONO

L'ASSENZA DELLE ISTITUZIONI PORTA GLI ABITANTI AD ORGANIZZARSI PER LA CURA E LA TUTELA DEL QUARTIERE

di Gennaro Del Giudice
(foto di Angelo Greco)

POZZUOLI. “Sotto al Monte, fai da te”. Non è uno slogan, ma realtà. Nel Rione Gescal di Pozzuoli, i residenti mantengono giardinetti pubblici puliti, le strade, si occupano di sicurezza, tempo fa hanno dettato i sensi di marcia, richiesto spazi per i disabili. Duemila anime, palazzine popolari costruite più di 50 anni fa, tra i primi quartieri della città, crocevia tra la zona alta di Pozzuoli e il Rione Toaino. “Qui facciamo tutto noi, dalla pulizia al taglio dell’erba nei giardinetti, siamo una grande famiglia, tutti uniti per il bene comune”. E’ il leit motiv dei residenti della zona, dettato dalle parole di Rosario Schiano, uno dei tanti giovani da “buoni propositi” del posto, presidente dell’associazione “Sotto il Monte” , una no – profit, apolitica e senza scopo di lucro impegnata nel sociale, da oltre 5 anni impegnata nel quartiere. Lo scenario è quello di una grossa famiglia, anche la strada sembra un luogo comune, la casa di tutti. Alle 13,30 un gruppetto di giovanotti è ancora lì, seduti a chiacchiere sulle panchine a margine della strada, che da viale dell’Europa Unita conduce verso il Rione Toiano. A delimitare lo spazio tra le panchine e la strada, alcuni paletti fatti collocare dagli stessi residenti.
Una delle numerose iniziative nate da questa grande comunità, dove forte è il senso di appartenenza e solidarietà. “Qui ci aiutiamo tutti, ogni cosa che viene fatta viene portata avanti per il bene di tutti. Dalle nostre parti episodi di micro criminalità come furti, scippi, rapine non avvengono quasi mai perché ognuno di noi se vede qualcosa aiuta l’altro, se c’è una persona sospetta scatta il passaparola e nel sia un malintenzionato la cacciamo” dicono. Tanta gente per bene abita in questo angolo di città, alle pendici del Monte Barbaro. “Sotto il Monte” a simboleggiare la presenza, dall’alto, della costa rocciosa che sovrasta l’intera area. Una comunità che fa gruppo anche contro i disservizi e l’assenza delle istituzioni. Qui non attendono, chiedono, segnalano e se la risposta non arriva, provvedono a spese loro. Emblematico il caso dei sensi di marcia, fatti cambiare nella zona che gira intorno al campo di calcio una volta pubblico, oggi divenuto privato. All’occhi risaltano due giardinetti, negli spiazzali antistanti alcune abitazioni. Uno è curato, al centro una staccionata, i fiori sono tenuti beni, ogni sera tutto viene annaffiato. A qualche metro di distanza, in un altro spiazzo, delle aiuole ricoperte da erbacce, qui l’assenza di manutenzione è palese. Vicino al campetto di calcio i resti dei rifiuti, un rogo qui qualche tempo fa ha bruciato uno striscione affisso alla rete perimetrale. Pare che a scaricare col suo furgone un uomo che non era della zona, che appositamente si recava nel Rione Gescal per lasciare ingombranti lungo il marciapiedi. Seguirono anche in questo caso le rimostranze degli abitanti. Rispetto a Monterusciello e il vicino Rione Toaino, “Sotto al Monte” sembra un’oasi felice, vige calma, tranquillità, silenzio. Si cammina tra i palazzi, dai balconi la gente saluta, la sensazione di pericolo incombente per il “forestiero” qui non esiste. Nel quartiere anche un campo di bocce, da tempo è richiesta la riqualificazione che sembra non arrivare. Ma da queste parti non si perdono d’animo, agire è la prima azione. “Ci facciano sapere cosa ne vogliono fare, certamente è peccato che una costruzione debba essere in queste condizioni” dice Rosario Schiano. Ogni angolo del quartiere è quotidianamente sottoposto allo screening di tutti, lo dimostra un’automobilista, residente del quartiere, che visto il gruppetto di concittadini si ferma per segnalare un altro dei problemi in zona “L’ultimo nubifragio, venerdì sera ha fatto crollare la strada qui vicina, da tempo dicevamo che bisognava fare qualcosa, da diversi mesi sembrava già che se ne stesse scendendo. Lo avevamo denunciato così come da tempo denunciamo la pericolosità della strada che taglia nel quartiere, ci sono auto che corrono e sarebbe necessario collocare e dissuasori di velocità”. Anche i questo caso, c’è da esserne certi, il quartiere non rimarrà a guardare.

DIFFICOLTA' PER UN PRONTO SOCCORSO

STRADA STRETTA, 2 AUTO RIMANGONO BLOCCATE PER, TRA LORO ANCHE UNA CON A BORDO UN FERITO

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. Ore 12.30 in punto, sole battente, il termometro segna 30 gradi centigradi. Un camper e un’ automobile di grossa cilindrata, modello Suv, rimangono bloccati, quasi incastrati tra di loro, colpa le dimensioni ridotte della strada e un’errata manovra da parte dei conducenti. Improvvisamente, mentre si formano due code di auto su ambo i sensi di marcia, da Fusaro giunge ad alta velocità un’automobile, c’è un bambino ferito a bordo. In quel momento la strada di “Arco Felice vecchio” è bloccata da diversi minuti, proprio sotto l’antica costruzione una Bmw X5 e un camper, dopo aver tentato di passare contemporaneamente, sono rimasti intrappolati. Il paraurti laterale dell’uno contro quello dell’altro, ad ogni minimo movimento si sentono rumori metallici, le carrozzerie stridono tra loro. I due automobilisti sono impegnati a limitare il danno, lungo la strada che collega La Schiana con Cuma e Bacoli, qui a malapena riesce a passare un veicolo. Una fase di impasse che dura diversi minuti, ad un certo punto sembra quasi che i due grossi mezzi rischino di rimanere bloccati. Sale la tensione, qualche automobilista scende dalla propria vettura, impreca contro i due conducenti, il rumore dei clacson è assordante. Improvvisamente, da via Fusaro sopraggiunge a grossa velocità un’auto, corre in direzione dell’ospedale “Santa Maria delle Grazie”. Dentro c’è un bambino, è ferito ad una gamba, le sue condizioni non sono gravi, ma destano preoccupazione. Con lui il padre, che dinanzi all’improvviso blocco stradale si dimena, scende dall’auto, impreca contro le auto ferme dinanzi a lui. La madre del bambino, spaventata, è seduto dietro al sediolino, stringe il piccolo “Ha un buco nella gamba, dobbiamo correre all’ospedale il prima possibile” urla il padre. La tensione è alta, i due conducenti bloccati nella manovra vengono invitati a ripartire. Detto fatto. Dinanzi all’emergenza, i due veicoli a fatica riescono a ripartire, con le due porte lato conducenti che stridono tra di loro. Prosegue la corsa verso il nosocomio puteolano, la circolazione nella zona ritorna lentamente alla normalità. Un episodio che lascia sconcertati, nonostante l’epilogo non drammatico. Ci si chiede cosa sarebbe successo se in quel momento si trovava a transitare un’ambulanza con un ferito in fin di vita. Di chi le colpe se quei lunghi minuti sarebbero costati la vita alla persona soccorsa. Inoltre le condizioni della strada, nella zona denominata “Arco Felice Vecchio” sembrerebbero non rispondere ai più elementari parametri di sicurezza stradale, considerate le ridotte dimensioni dell’arteria nonostante, specie nella stagione estiva, vada a costituire uno dei maggiori punti di passaggio per le migliaia di bagnanti diretti verso gli stabilimenti balneari di Bacoli e Fusaro di giorno, e nei week end prezioso accesso per i locali notturni.

domenica 1 agosto 2010

CROLLA POZZUOLI

IL MALTEMPO METTE IN GINOCCHIO LA CITTA'













di Gennaro Del Giudice
(foto di Angelo Greco)
POZZUOLI. Giovedì sera, ore 21, temporale d’estate, lampi, tuoni e pioggia battente. Pozzuoli inizia a scricchiolare, poi sprofonda. Sommersa da fango e detriti, cedono le strade, si aprono voragini, si allagano case, negozi, scantinati. Alcuni residenti rimangono intrappolati nelle proprie abitazioni, manca l’energia elettrica. Si teme il peggio, le immagini delle tragedie di Sarno, Quindici, nella mente di qualcuno non sembrano tanto lontane, forti sono i timori.









Una voragine si apre in via Pergolesi, in un’area di lavori in corso a seguito di una precedente frana, fango e detriti cadono a valle, travolgono un’abitazione, un casolare all’interno del quale c’erano numerosi animali. Distruggono il seminato, finendo sui binari della Cumana, lungo la tratta Montesanto – Torregaveta. Per alcune ore si fermano anche i trasporti. Antimo Differente a quell’ora si trovava nella propria abitazione insieme alla moglie ed ai loro due figli, di 17 e 18 anni. .
“Stamattina ci hanno detto che dobbiamo lasciare l’abitazione per almeno qualche giorno. Qui è andato tutto distrutto, animali, piante, sarà difficile ripristinare tutto” racconta. Sente il rumore della pioggia battente, poi un rumore, si affaccia, vede il costone di via Pergolesi, proprio di fronte al carcere femminile, staccarsi e cadere verso la sua direzione. Una marea di fango, massi, inonda il suo terreno, entra fin dentro casa sua.
Tutto viene ricoperto, per oltre due metri. La furia devastatrice non lascia scampo ad alcuni animali di allevamento tenuti in un casolare, quasi del tutto ricoperto, come parte della sua casa. Piante, alberi, tutto rimane distrutto. La furia devastatrice non si ferma, il fango scende fino a valle, giungendo fino a piazzale della Vittoria, le auto vengono sommerse per oltre mezzo metro. Saltano i tombini, l’acque entra nelle grate poste a pian terreno delle palazzine lungo la strada, scantinati e cantinole vengono sommerse.
Dodici ore dopo gli operai di una ditta incaricata sono ancora al lavoro per ripulire via Vallone Mandria. C’è un via vai di carri attrezzi, camion per rimuovere le auto boccate, rimuovere fango e detriti. Stesse scene si registrano anche nel centro storico, numerosi i negozi invasi da acqua e detriti. In quelle ore, mentre Pozzuoli viene sommersa da acqua e fango, cedono anche le strade. Nella zona di “Sotto il Monte” la pioggia battente fa aprire una voragine lungo viale dell’Europa Unita. Una corsia della strada che collega il quartiere con via Campi Flegrei e l’asse viario Copin crolla totalmente. Almeno due metri di strada finiscono nello spazio sottostante, fortunatamente nessun autoveicolo in quel momento si trovava a transitare, sarebbe stata una tragedia. In mattinata la zona interessata al crollo viene circoscritta, recintata con alcune transenne.



ARCO FELICE. Oltre 20 centimetri d’acqua, bar e pasticceria inondati, ingenti i danni. Al lavoro per tutta la notte proprietari e dipendenti del locale, ai quali si sono aggiunti magnanimi clienti che, viste le difficoltà, hanno deciso di dare loro una mano. Mentre dal Monte Nuovo, durante la pioggia torrenziale, venivano giù fango e detriti. A convogliarli, verso via Miliscola, la discesa che si raccorda con la strada che costeggia il campo sportivo “Domenico Conte” di Arco Felice. Fango e detriti che una volta scesi a valle, confluivano verso il locale, a causa della pendenza della strada. Una fiumana di acque, fango e detriti che invadeva il bar pasticceria che sorge lungo il marciapiedi di via Miliscola. “E’ un problema che si ripete ogni volta che piove, è la quarta volta quest’anno che accade” denuncia la titolare dell’attività commerciale, Lucia Del Giudice “E’ assurdo che nel 2010 accadano ancora queste cose, chiedo che vengano realizzati dei lavori di fognatura e di messa in sicurezza della zona”. Ingenti i danni all’attività, con l’acqua che una volta entrata nel locale ha messo ko l’impianto di climatizzazione, banchi frigo, macchinari per la produzione pasticcera. “Ad un certo punto i clienti sono stati costretti ad andarsene, altri sono rimasti a darci una mano. Ci siamo trovati liquami, addirittura feci, topi morti, che hanno invaso il nostro locale. Siamo stati costretti a buttare gli indumenti che indossavamo”. Da poco passate le 21, inizia la pioggia torrenziale, l’acqua inizia ad inondare il locale lungo via Miliscola, contemporaneamente le stesse scene si vivono in altre zone della città. L’acqua entra nel bar, nei locali adibiti a laboratorio, si rischia anche un corto circuito. Difficile caccia l’acqua, il fango e i detriti, fino alle 5,30 tutti sono a lavoro, ma nel frattempo la produzione, la normale attività rimane bloccata. Ferme le forniture di pasticceria, a pagarne le spese sono anche i clienti, l’indotto che ruota intorno all’attività per l’intera notte e la giornata di ieri è out. “Con questo che è il quarto allagamento siamo almeno a 4-5mila euro di danni” aggiunge Nunzia Del Giudice, sorella della titolare del locale ”Siamo intenzionati a rivolgerci ad un avvocato tramite il quale presentare una denuncia alla Procura della Repubblica, perché chi ha colpe per questa situazione deve necessariamente pagare, non è giusto che a causa del malgoverno a pagarne le conseguenze dobbiamo essere noi. E’ un problema che abbiamo segnalato da anni ma nessuno ha fatto nulla”

TERRIBILE INCIDENTE LUNGO LA STATALE

MUORE UN UOMO DI 48 ANNI
LA SUA AUTO CONTRO UN CAMION FERMO PER LAVORI

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati su "Roma" e "Corriere Flegreo"

LICOLA. Un incidente terribile, straziante la scena a seguito dell’impatto. Un auto accartocciata, finita contro la parte posteriore di un camion fermo sul ciglio della strada, la testa dell’automobilista contro le lamiere metalliche. Alla guida di una Peugeot 307, colore blu elettrico, Antonio Morra, 48 anni, coltivatore diretto residente a Giugliano in Campania. Stava viaggiando lungo la strada statale SS7 Qater, in direzione Lago Patria proveniente da Pozzuoli, probabilmente stava facendo ritorno a casa. In quel momento lungo la statale erano in corso i lavori di pulizia del manto stradale, all’opera alcuni operai dell’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti e la rimozione delle sterpaglie. Sul ciglio sinistro della carreggiata, al km 46 della SS 7 Qater, tra gli svincoli di Licola e Varcaturo, lungo la corsia di sorpasso vicino al guarda raill che divide gli opposti sensi di marcia, il mezzo utilizzato per la raccolta delle sterpaglie, un Fiat Iveco di colore bianco. Sul retro del mezzo, il classico pannello elettronico con luci rosse e gialle raffiguranti una freccia, attraverso la quale viene indicato agli automobilisti ostacoli lungo la corsia, indicando lo spostamento sulla corsia vicina. Improvvisamente, per cause ancora in fase di accertamento, forse una distrazione o un malore, l’automobile di Antonio Morra andava a finire contro la parte posteriore del camion. Un impatto tremendo, la cui violenza non lascia scampo al povero 48enne che muore sul colpo. Sull’asfalto pare non siano state rinvenute tracce di frenata, probabilmente l’uomo alla guida dell’utilitaria non avrebbe avuto nemmeno il tempo tentare una manovra per scansare il mezzo pesante. La parte anteriore sinistra della sua Peugeot 307 finiva contro lo spigolo posteriore destro del Fiat Iveco, in frantumi il vetro del parabrezza, l’automobile si accartocciava su sé stessa. Erano da poco trascorse le 16,30, numerosi i bagnanti di rientro dal mare. Terrificante la scena agli occhi degli automobilisti che in quel momento si trovavano a percorrere la strada statale, nell’impatto il volto del coltivatore diretto sarebbe finito contro il metallo della parte posteriore del camion, la sua testa quasi tranciata dalle lamiere. Fermatisi a prestare i primi soccorsi, automobilisti e centauri hanno immediatamente chiesto aiuto ai sanitari del 118 i quali, giunti sul posto, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Lacrime e disperazione tra gli automobilisti, dinanzi all’orrore del terribile incidente. Sul posto anche i vigili del fuoco, numerose volanti della sezione Polizia Stradale di Napoli. Il lenzuolo bianco steso sul corpo di Antonio Morra, all’interno dell’abitacolo, riverso in una pozza di sangue. La salma del 48enne rimossa solo in tarda serata, dopo l’arrivo del pubblico ministero incaricato dalla Procura di Napoli per le indagini. Sul corpo è stata disposta l’autopsia, che sarà effettuata a partire dalle 24 ore successive all’incidente, presso il Secondo Policlinico di Napoli. Restano da chiarire ora le cause del terribile impatto. Gli inquirenti, sulla base dei rilievi effettuati sul luogo del sinistro, delle testimonianze e del referto degli esami autoptici, dovranno ricostruire gli attimi che hanno preceduto lo scontro.