giovedì 30 dicembre 2010

AUGURO A TUTTI I LETTORI UN FELICE ANNO NUOVO
BUON 2011

"STAVAMO MEGLIO AI TEMPI DEL BRADISISMO"

Lanciano l’allarme i negozianti del centro storico per il grande calo di vendite
Cantieri aperti in città, strade chiuse, ingorghi e mancanza di parcheggi tra le cause della crisi


di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI- Negozi e strade addobbate a festa, le luminarie nel centro storico della città, le tredicesime già intascate, ma nonostante ciò strade e negozi rimangono vuoti, le commesse con le mani conserte accanto alle vetrine e lo shopping natalizio che si trasferisce altrove. E’ questa la fotografia di Pozzuoli prima e dopo Natale, in un periodo che storicamente dovrebbe essere “prolifico” da un punto di vista commerciale “ A Pozzuoli non si vende più, la situazione che stiamo vivendo oggi è come quella che si viveva durante il periodo del bradisismo se non addirittura peggiore” è l’inquietante accostamento con uno dei periodi più bui della storia di Pozzuoli, secondo solo all’epidemia di colera che nel lontano 1887 mise in ginocchio l’intera città. Inquietante è in questi giorni passeggiare per le strade della città, specie nel centro storico letteralmente deserto in molte ore della giornata. Alla base della grave crisi che sta attanagliano il commercio a Pozzuoli, specie quello cosiddetto “di vicinato” i tanti cartelli di “lavori in corso” che campeggiano ovunque, strade chiuse o limitate ad un solo senso di marcia, ingorghi, code automobili, traffico in tilt a qualsiasi ora della giornata, mancanza di parcheggi. I lavori in via Fasano, la chiusura del tratto di strada di via pergolesi che da piazza Capomazza porta nel centro storico, i lavori allo svincolo di via Campana della Tangenziale di Napoli e la chiusura per frana di viale dell’Europa Unita fanno si che giungere nel centro storico in questi giorni sia particolarmente difficile “Stiamo vivendo una situazione di crisi allarmante, peggiore anche di quella dell’anno scorso perché quest’anno si è messo anche il maltempo a peggiorare le cose. Tutto ciò è il frutto, oltre della grave crisi economica che sta attanagliano un po’ tutti i settori anche della mancata programmazione da parte di chi negli anni addietro ha governato la nostra città facendo si che oggi divenisse deserta e mi riferisco alle due precedenti amministrazioni e a quanti hanno fatto si che venissero aperti centri commerciali in maniera indiscriminata“ spiega Vincenzo Addati, presidente dell’ Ascom di Pozzuoli che pone l’indice contro quelli che sono oramai i problemi secolari della città e che, nonostante le numerose denunce da parte di automobilisti, residenti e degli stessi commercianti continuano a rimanere irrisolti “A questo dobbiamo aggiungere anche la mancanza di parcheggi, le strade dissestate, i lavori in corso ovunque, il traffico e ultima anche la mancanza di illuminazione pubblica come accaduto domenica quando per l’intero pomeriggio il centro storico è rimasto quasi al buio. La situazione è talmente grave che non confidiamo nemmeno più nei saldi”. Così la regola del “pesce grande che mangia quello piccolo, pare essere rispettata da un punto di vista commerciale anche a Pozzuoli “le vendite quest’anno sono molto basse, almeno un 20% in meno rispetto a quelle del 2009” denuncia Giovanni Falcetti presidente di “Casa Artigiani” “ In primis la grave crisi finanziaria che però a Pozzuoli si associa ai soliti problemi con i quali la città è chiamata a fare i conti come la viabilità, la mancanza di parcheggi, l’arredo urbano per il quale quest’anno noi commercianti di via Cosenza ci siamo autotassati cacciando circa 400 euro a testa per rendere la strada più accogliente. Una volta il Natale era il periodo delle vendite e Pozzuoli la città dove tutti venivano a fare regali, oggi purtroppo non è più così. Ora attendiamo i saldi per cercare di dare una svolta” “Il problema è più profondo e va al di là della semplice mancanza di parcheggi o della viabilità” va controtendenza il direttore della Confesercenti Pozzuoli Daniele Lattero “Non c’è mai stata una programmazione, un piano per l’economia locale tale da rendere la città accogliente per lo shopping natalizio ma anche negli altri periodi dell’anno. Invece c’è stato un processo di involuzione che piano piano ha portato alla grave situazione che oggi è sotto gli occhi di tutti”. Nel frattempo dall’unico centro commerciale presente in territorio puteolano fanno sapere che “le cose vanno abbastanza bene, nonostante il fatto che la grave crisi finanziaria che sta colpendo un po’ tutti i settori faceva presagire ad una situazione peggiore”

SEQUESTRATA L'ABITAZIONE DELL'ASSASSINO

INTANTO STAMATTINA SI SONO CELEBRATI I FUNERALI DI ANTONIO CHIARO


di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" giovedì 30 dicembre 2010


LICOLA - Saranno celebrati stamattina alle 10 presso la chiesa “Sacra Famiglia” di Lago Patria i funerali di Antonio Chiaro, il 22enne ammazzato domenica sera a Licola mare da Giovanni Riccio. Un omicidio nato per futili motivi, con il 29enne assassino che infastiditosi della presenza del giovane nei pressi della propria abitazione, dopo aver avuto un alterco con la sua vittima, scendeva in strada e con un coltello da cucina la colpiva a morte. Nel frattempo, la frazione di Licola posta all’estrema periferia dei comuni di Giugliano e Pozzuoli è ancora sotto shock per l’ennesima tragedia verificatasi in uno scenario di abbandono e degrado. Ieri mattina l’ingresso della casa dell’assassino era sbarrata da un nastro bianco con su scritto “Regione Carabinieri Campania” con sopra affisso un cartello di sequestro dell’immobile posto dai carabinieri del Comando Stazione di Varcaturo diretti dal maresciallo Michele Membrino e che conducono le indagini del caso insieme ai militari della compagnia di Giugliano diretti dal capitano Alessandro Andrei. Poco distante dall’abitazione dell’assassino, nei pressi del cosiddetto “Palazzo Coppola” in via Licola mare sono ancora presenti i segni del rogo che lunedì sera ha completamente distrutto la Polo Wolkswagen di Giovanni Riccio. Segnale di vendetta e sintomo che l’escalation di violenza non sembra placarsi a Licola Mare a poche ore dalla tragedia. Che l’odio e la voglia di vendicare quell’infame omicidio fossero nell’aria si era già capito nei minuti successivi all’omicidio quando un folto gruppo di persone tentò di linciare l’assassino. Infatti dopo aver accoltellato la sua vittima, Giovanni Riccio facendo finta che nulla fosse successo rientrava nella sua abitazione mentre fuori agonizzante c’era il povero Antonio Chiaro soccorso dalla propria fidanzata. Poi qualche minuto, dopo decine di uomini radunatisi fuori alla sua abitazione tentavano di farsi vendetta, ma fortunatamente per l’assassino l’intervento dei carabinieri evitava la peggio.

mercoledì 29 dicembre 2010

LICOLA, BRUCIATA L'AUTO DELL'ASSASSINO

POTREBBE TRATTARSI DI UNA VENDETTA DOPO L'OMICIDIO DI ANTONIO CHIARO
OGGI L'AUTOPSIA. APPELLO DEL PARROCO ALLE ISTITUZIONI


di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" mercoledì 29 dicembre 2010


LICOLA. Segnali che conducono ad una vendetta nata a meno di ventiquattro ore dall’omicidio di Antonio Chiaro: l’auto dell’assassino data alle fiamme fuori la sua abitazione di Licola. Erano le 18.30 di lunedì sera quando in via Licola mare un incendio ha completamente distrutto una Polo Wolkswagen di colore verde risultata poi essere intestata a Giovanni Riccio, 29 anni. Dell’auto rimarranno visibili solamente le due targhe. Sul posto giungevano vigili del fuoco, i poliziotti del commissariato di Giugliano e gli uomini della scientifica: un unico filo conduttore sembra legare il rogo con l’omicidio del 22enne. Sulla natura del rogo sembrerebbero non esserci dubbi, chiara la matrice dolosa. Ed episodio che rende ancora più inquietante una tragedia nata tra il degrado e abbandono di una zona all’estrema periferia dei comuni di Giugliano e Pozzuoli. "Faccio un appello alle istituzioni affinché pongano maggiore attenzione verso una realtà difficile come quella di Licola, debbono avere molto a cuore le vicissitudini di queste persone" è il messaggio inviato dal parroco della vicina chiesa di san Luca Evangelista di Varcaturo Don Carlo Villano "Siamo vicini al dolore della famiglia della vittima ma anche a quella della persona che ha commesso il reato. Bisogna abbassare i toni, non si può risolvere le diatribe con la violenza. Ho varie versioni dei fatti ed entrambi sembrano essere stato il frutto di futili motivi". Sarebbero infatti due le ricostruzioni della tragedia: voci, smentite, testimonianze più o meno attendibili che si susseguono all’indomani di ogni tragedia. "Dicono che c’era un gruppetto di ragazzi nella piazzetta, stavano urlando, scherzavano tra loro" avrebbero raccontato dei testimoni. Schiamazzi sotto la propria abitazione che non sarebbero andati giù a Giovanni Riccio - "Poi improvvisamente è successo quello che nessuno si aspettava. Quell’uomo è sceso e si è avventato contro quel povero ragazzo che si trovava in mezzo al gruppo di giovani" avrebbero raccontato dei testimoni. Schiamazzi sotto la propria abitazione che non sarebbero andati giù a Giovanni Riccio. Nel frattempo proseguono le indagini da parte degli inquirenti. Si cerca di far luce su quei minuti che hanno preceduto la tragedia: l’unica testimone a raccontare quanto accaduto ai carabinieri della stazione di Varcaturo trovatasi in quel momento a passare in via Licola Mare ed attirati dall’agitazione di un gruppetto di persone ferme in strada è stata la fidanzata di Antonio Chiaro. Poi la difficoltosa ricostruzione dei fatti, qualche parolina pronunciata qua e la e gli indizi che hanno chiuso il cerchio intorno a Giovanni Riccio. L’ennesima da queste parti consumatasi nella serata di Santo Stefano quando, secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti intorno alle 23 di domenica scorsa Antonio Chiaro era in compagnia della fidanzata era seduto nella propria automobile nei pressi della sua abitazione. A pochi passi la casa di colui che da li a poco si rivelerà il suo assassino: quel Giovanni Riccio, con precedenti penali per rapine e spaccio di droga, che in quel momento s litigando con la moglie. Presenza non gradita al 29enne che intima a Chiaro di andarsene. Al rifiuto di quest’ultimo si scatena il raptus omicida: Giovanni Riccio prende un coltello scende in strada e accoltella il 22enne per poi rientrare in casa come se niente fosse successo. La tragedia sotto gli occhi della fidanzata del giovane, rimasto agonizzante a terra. Poi l’inutile tentativo da parte dei sanitari del 118, il viaggio della speranza al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e poi all’ospedale Monaldi di Napoli. Nelle prossime ore è attesa l’autopsia sul corpo di Antonio Chiaro, solo dopo la salma sarà consegnata ai familiari per la celebrazione dei funerali che potrebbero essere celebrati domani.

martedì 28 dicembre 2010

VOGLIA DI VENDETTA MA NESSUNO PARLA

SCONCERTO A LICOLA, UN'AREA SEGNATA DA DEGRADO E ABBANDONO

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" martedì 28 dicembre 2010



LICOLA. Dodici ore dopo la tragedia nella piazzetta di via Licola Mare c’è un gruppetto di giovani. Berretti in testa e sciarpe sul volto, i loro sguardi persi nel vuoto, in religioso silenzio, nelle loro menti ancora gli echi della tragedia della sera prima. Le urla, la disperazione, la rabbia e la voglia di fare giustizia, vendicare quell’infame assassinio. Saranno in tutto una decina, conoscenti e amici di entrambi, vittima e assassino, da queste parti tutti si conoscono. Nonostante il vento freddo e il bar della piazza ancora chiuso per ferie stazionano sul marciapiedi lungo la strada, nessuno ha voglia di parlare. “Non so niente, non so di cosa state parlando, non sono nemmeno del posto” risponde laconica la commessa di un negozio lungo la strada. "Dicono che c’era un gruppetto di ragazzi nella piazzetta, stavano urlando, scherzavano tra loro, poi improvvisamente è successo quello che nessuno si aspettava. Quell’uomo è sceso e si è avventato contro quel povero ragazzo" Voci, smentite, testimonianze più o meno attendibili e le varie “ricostruzioni” che solitamente si susseguono all’indomani di ogni tragedia e che, anche in questo caso, si sono rincorse per l’intera giornata di ieri. Di fronte la piazzetta sull’altro lato di via Licola mare, quello che affaccia sulla spiaggia c’è la casa di Antonio Chiaro, vittima della furia assassina di Giovanni Riccio, il 29enne omicida. Licola Mare è una lunga strada, si giunge da Pozzuoli imboccando una traversa da via Domitiana. Poi un incrocio, a sinistra i lidi lungo via Sibilla, la strada parallela alla “foresta di Cuma” dove lo scorso 16 dicembre fu ritrovato il cadavere ormai scheletrizzato e senza testa di un uomo, lì da almeno 3 mesi. A sinistra c’è il paesino, Licola, tante case popolari a ridosso l’una dell’altra, qui il degrado è un gran colpo d’occhio, case sventrate, abbandonate, container, lamiere che sostituiscono i muri di cinta. Stretti vicoletti conducono lungo la spiaggia, per diversi chilometri nel centro abitato è “spiaggia libera”, nessuno che la gestisce. Un chilometro circa, poi ancora stabilimenti balneari, uno accanto all’altro, fino ad arrivare a Varcaturo e Lago Patria. Licola Mare è per metà territorio di Pozzuoli, l’altra metà è sotto la giurisdizione del comune di Giugliano. Il confine segnato da un palazzo circondato ancora da lamiere. Licola Mare è anche il tratto di strada parallelo alla via Domitiana, nota anche come la strada delle prostitute. In questo scenario di degrado e abbandono è morto ammazzato il povero Antonio Chiaro, a poca di stanza dal mare e da quella spiaggia dove lo scorso 22 aprile del 2009 fu ritrovato il cadavere dell’ex assessore del Comune di Villaricca, Roberto Landi, il cui corpo fu trovato sepolto ad un metro di profondità sulla spiaggia di Licola. Ucciso altrove e poi seppellito in quella porzione di arenile. Proprio dove lo scorso 5 dicembre del 2009 fu ritrovato un altro cadavere, quello di un extracomunitario, rinvenuto sulla battigia dell’arenile privo di documenti di riconoscimento e con le dita e le piante dei piedi bruciate probabilmente da un acido. Ma Licola oltre ad essere “terra di nessuno” è anche “terra di latitanza”, spesso covo di super latitanti come Cesare Pagano, boss degli “scissionisti” di Scampia ed artefice insieme a Raffaele Amato e Paolo Di Lauro di una delle più grandi faide di camorra, rifugiatosi proprio da queste parti ed arrestato lo scorso mese di luglio. Si nascondeva in una depandance alla quale si accedeva dalla parallela via Domitiana.
Una lunga scia di sangue che ha invaso questa zona. Poco distante da casa sua , al civico, 102 di via Licola Mare c’è l’abitazione dove era nato e cresciuto Salvatore Ercole, il 14enne morto sei mesi fa al largo delle acque di Lucrino dove, dopo essere caduto in mare, rimase schiacciato dall’elica del gommone sul quale salì con alcuni amici. Poi la tragedia, l’ennesima, che ancora una volta ha interessato questa zona tanto martoriata.

UCCISO CON UNA COLTELLATA AL CUORE

ANTONIO CHIARO, 22 ANNI, AMMAZZATO DA GIOVANNI RICCIO, PREGIUDICATO, PERCHE' TESTIMONE DEL FURIOSO LITIGIO CON LA MOGLIE

di Giovanna Scarano
pubblicato sul Roma martedì 28 dicembre 2010

LICOLA. Era in macchina con la fidanzata a chiacchierare a pochi passi dalla sua abitazione ignaro che sarebbe stato accoltellato di lì a poco. Antonio Chiaro 22enne di Varcaturo residente in via Licola Mare, è stato colpito con un fendente al petto che gli ha perforato il cuore. Soccorso è deceduto nella notte all'ospedale Monaldi di Napoli. Il killer è Giovanni Riccio 29enne del posto, già noto alle forze dell'ordine avendo precedenti per droga, rapina e furto; residente anche lui in via Licola Mare, però distante dall'abitazione della vittima. Riccio stava litigando con la moglie, una lite furiosa, a tal punto che i coniugi urlavano e litigavano sia dentro casa che fuori in giardino. Ed è proprio quando Riccio è uscito fuori che si è reso conto che in strada parcheggiati in macchina c'era una coppia di fidanzatini; Antonio Chiaro con la fidanzata. I due stavano parlando tranquillamente prima di rincasare, quando tutto ad un tratto Riccio si avvicina all'abitacolo ed ordina a Chiario di andare via. A quel punto Antonio Chiario risponde dicendogli che è in strada e non nella sua abitazione, ragion per cui decide di restare. Riccio, a quel punto senza esitazione si scaglia contro il 22enne prima con grossi paroloni, dopodichè comincia a colpirlo. Ed è a questo punto che impugnando un coltello da cucina con lama di 22 centimetri, colpisce al petto Antonio Chiario perforandogli il cuore. Seppur sotto choc, la giovane fidanzata della vittima allerta il 118, mentre il killer forse essendosi reso conto della pazzia che aveva appena fatto ritorna in casa e si barrica. Le condizioni del 22enne fin da subito sono apparse gravi. Subito è stato trasportato all'ospedale La Schiana di Pozzuoli, dove ha subito un primo arresto cardiaco. Dopodichè, dopo essere stato "preso per i capelli" i medici hanno ritenuto opportuno trasferirlo al Monaldi per sottoporlo ad un disperato intervento. Nonostante la tempestività dei medici e tutti gli sforzi fatti per salvarlo, Antonio Chiario è deceduto verso e 2 di notte. Nel frattempo fuori l'abitazione di Riccio si erano riversati oltre ai vicini, anche i familiari e gli amici della vittima; con il solo intento di voler rendere giustizia al giovane 22enne. Nel frattempo una pattuglia della locale stazione dei carabinieri agli ordini del maresciallo Michele Membrino; impegnata in un servizio di controllo del territorio, è stata attratta dal capannello di persone che sostavano in via Licola Mare. I militari dell'Arma pensavano di imbattersi nell'ennesima lite, invece giunti lì sul posto hanno trovato tutt'altro. Dopo aver appreso quanto successo dalla gente inferocita all'esterno dell'abitazione di Riccio, hanno chiesto l'intervento dei colleghi della compagnia di Giugliano agli ordini del capitano Alessandro Andrei. Giunti sul posto i rinforzi, gli uomini della Benemerita hanno dovuto faticare non poso per poter entrare nell'abitazione, dove hanno trovato Riccio ed il coltello che già era stato accuratamente lavato. Con altrettanta fatica, i carabinieri sono usciti portando con loro anche Riccio, difendendolo dal linciaggio di amici e partenti della vittima. Giunto in caserma per l'interrogatorio, Riccio ha raccontato in maniera molto vaga quanto accaduto. Accusato per omicidio aggravato e porto abusivo di arma bianca, per Riccio si sono palancate le porte del carcere di Poggioreale.

mercoledì 22 dicembre 2010

MIASMI E LIQUAMI ALLAGANO LE STRADE

PIOGGIA, SALTANO I TOMBINI TRA LICOLA E VARCATURO
DI BONITO: "LE FOGNE NON SUPPORTANO GLI SVERSAMENTI, SISTEMA INADATTO"

Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" mercoledì 22 dicembre 2010

LICOLA/VARCATURO.Rabbia, rassegnazione e il solito remake anche all’indomani della più lieve pioggerellina che in quella zona ai margini del giuglianese provoca effetti devastanti . Ieri mattina in via “Madonna del Pantano” l’ennesima conta dei danni con i residenti a spalare la melma mista ai liquami che appena 12 ore prima avevano invaso gli oltre due chilometri di strada parallela all’antica via Domitiana che funge da collegamento tra le località di Licola e Varcaturo. Lunedì sera la pioggia ha provocato il “troppo pieno”, facendo saltare i tombini delle fogne, oltre un metro di acqua mista ai liquami ha invaso la strada, allagando le abitazioni. Con i residenti rimasti intrappolati nelle proprie case, è stato reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco, degli agenti di polizia municipale e dei tecnici del comune di Giugliano. Dopo 12 ore ieri erano ancora evidenti i segni dell’allagamento, l’aria infestata era resa irrespirabile dai liquami fognari che man mano andavano asciugandosi, miasmi e odori nauseabondi, grande il timore per un allarme sanitario. Lungo la strada anche una scuola media, la “Salvatore Vitale”, rimasta chiusa tempo fa proprio perché a seguito delle piogge la strada diventò off-limits, tanto che alto era il livello dei liquami che invasero il manto stradale. L’impianto fognario sarebbe inconsistente, non supporterebbe la portata di liquami provenienti da Napoli per poi essere convogliati nell’impianto di depurazione di Cuma-Licola, queste le cause alla base del dissesto. “ Ho paura per la salute dei miei figli a causa delle condizioni igienico-sanitarie della zona, da ieri sera ho quasi un metro di liquami che hanno invaso il piano interrato di casa mia. E per evitare che l’acqua invada le nostre case siamo stati costretti ad alzare il manto stradale “ spiega Procolo Buonanno, 46 anni, che vive insieme alla moglie e suoi tre bambini ( tra cui una di appena 4 mesi) in un’abitazione lungo la strada. A pochi passi un parco privato, qui lunedì sera la melma ha invaso i giardini arrivando fino all’uscio delle abitazioni al piano terra. “Ogni volta che fa un po’ di pioggia accade questo, a furia di finire nel terreno le piante si sono bruciate” spiegano Antonietta e Salvatore Lubrano che vivono in una delle traverse della strada principale, qui tempo fa la forza dei liquami scesi da sopra buttarono parte di un muro di recinsione a terra” Se non si risolve questo problema un giorno faremo la fine dei topi, sommersi dalla melma e la gente vuole andarsene da qua”. “La fogna non riesce ad assorbire la portata dei liquami e il sistema di smaltimento delle acque piovane non è adatto” spiega l’ingegnere Gennaro Di Bonito, presidente del Consorzio Turistico del Mediterraneo “ Sono in corso dei lavori per il raddoppio del collettore fognario che potrebbero risolvere l’eccesso di portata. Non possiamo dire che il comune di Giugliano sia assente, ma che ha pochi mezzi e quelli che aveva li ha già utilizzati ed anche male purtroppo. Ci fu un intervento tampone tempo fa cin maniera tale che l’acqua venisse convogliata nelle tubazioni private della vicina campagna, ma non sembra essere servita visto quanto accaduto per l’ennesima volta anche ieri. Nel frattempo abbiamo chiesto un risarcimento danni al comune di Giugliano, ma resta il fatto che la zona è diventata invivibile “





PERICOLO FRANA IN VIA VIRGILIO

CONTINUANO GLI SMOTTAMENTI LUNGO LA FACCIATA DEL MONTENUOVO
CRESCE LA PAURA TRA I RESIDENTI DEL POSTO
di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. “Manca solo che qualche albero venga giù” esclama Antonio mentre guarda la facciata del Montenuovo dalla quale, a seguito delle ultime piogge, alcuni massi si sono staccati finendo sul marciapiedi sottostante. “Dovrebbero appore un cartello con scritto “Pericolo di frana” perché qui il pericolo esiste davvero. Quando piove qualcosa cade sempre dalla montagna, ecco vedete che masso stanotte è caduto, se si trovava a passare qualcuno era la fine” racconta ancora il 56enne residente ad Arco Felice ed assiduo frequentatore della vicina Oasi Naturalistica Montenuovo. Qui, in via Virgili, nel corso degli anni la forza dell’acqua e del vento ha provocato l’erosione di una facciata della montagna e diversi smottamenti. Tra questi l’ultimo, in ordine di tempo, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato a seguito delle forte folate di vento e pioggia che hanno provocato la caduta di numerosi massi, rendendo impraticabile ai pedoni il marciapiedi che porta all’ingresso del parco naturalistico. Pertanto ieri mattina non è stato possibile camminare lungo via Virgilio, la strada che congiunge Arco Felice con questa altura, dove a pochi metri di distanza abitano numerose famiglie. Una situazione di pericolo che si protrae da tempo, da quando la forza levigatrice di acqua e vento ha iniziato a provocare l’erosione della facciata di montagna che da su via Virgilio, facendo si che numerosi alberi rimanessero senza radici nel terreno. Una condizione questa particolarmente pericolosa in quanto va a incidere sulla stabilità degli arbusti che, con le radici poco impiantate nel suolo, potrebbero addirittura cadere. I segni di tutto questo sono ben visibili a chiunque si trovi a camminare lungo la stradina, basta alzare gli occhi sulla facciata della montagna ed è evidente la presenza dei rami degli alberi che escono fuori dal terreno. Tra questi quello che desta particolari preoccupazioni è un grosso arbusto inclinatosi in corrispondenza di un traliccio dell’energia elettrica. Oltre alle grosse piante che potrebbero cedere, altra particolare attenzione è data alla facciata della montagna dalla quale, ad ogni pioggia, si staccano massi. Infatti non esiste alcuna protezione quindi il terreno, che sorge ad almeno 2 metri sopra il livello della strada, è solo in minima parte “protetto” da un muro di contenimento di pietre, mentre tutta la parte superiore, dove sono radicati gli arbusti (in stragrande maggioranza pini) non risulta essere protetta da nulla. E ieri mattina i potenziali pericoli, già denunciati tempo fa dal nostro giornale, erano evidenti lungo il marciapiedi, invaso da massi di ogni grandezza. Grossi pericoli ai quali sono esposti i residenti di via Virgilio che vivono proprio di fronte alla facciata della montagna e i tanti che quotidianamente si recano in visita all’Oasi naturalistica Montenuovo. Ma i pericoli nella zona non finiscono: oltre ad un possibile cedimento degli alberi e alla caduta massi, le insidie sembrano venire anche dalla strada, che in alcuni punti risulta rialzata dal normale livello stradale e dove i sanpietrini che formano il manto risultano essere praticamente “esplosi”. Che la zona fosse “pericolosa” lo dimostrano anche alcune transenne collocate in prossimità del marciapiedi, probabilmente messe lì per rendere off-limits quel tratto particolarmente soggetto alla caduta dei massi. Durante il nostro sopralluogo nella zona, alcuni residenti delle abitazioni che sorgono in uno dei palazzi nelle immediate vicinanze della montagna ha accolto con entusiasmo la nostra presenza “Fotografate, denunciate questo schifo. Qua si sono dimenticati di noi, ma che aspettano che avvenga una tragedia prima di intervenire?” ci dice Mimmo, mentre indica la parte di montagna che gli incute “timore”. Gli echi dei dissesti idrogeologici che hanno segnato terribilmente diverse località della Campania sono negli occhi di tutti, Quindici, Sarno, Ischia, ma anche i recenti provvedimenti presi nella zona della Grotta di Cocceo a Bacoli, il pericolo di frana della facciata del Monte di Procida denunciato da tempo, tengono alto il livello di attenzione da parte dei cittadini.

martedì 21 dicembre 2010

"STAVAMO MEGLIO AI TEMPI DEL BRADISISMO"

Lanciano l’allarme i negozianti del centro storico per il grande calo di vendite
Cantieri aperti in città, strade chiuse, ingorghi, mancanza di parcheggi, tra le cause della crisi

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI- Negozi e strade addobbate a festa, le luminarie nel centro storico della città, le tredicesime già intascate, ma nonostante ciò strade e negozi rimangono vuoti, le commesse con le mani conserte accanto alle vetrine e lo shopping natalizio che si trasferisce altrove. E’ questa la fotografia di Pozzuoli prima e dopo Natale, in un periodo che storicamente dovrebbe essere “prolifico” da un punto di vista commerciale “ A Pozzuoli non si vende più, la situazione che stiamo vivendo oggi è come quella che si viveva durante il periodo del bradisismo se non addirittura peggiore” è l’inquietante accostamento con uno dei periodi più bui della storia di Pozzuoli, secondo solo all’epidemia di colera che nel lontano 1887 mise in ginocchio l’intera città. Inquietante è in questi giorni passeggiare per le strade della città, specie nel centro storico letteralmente deserto in molte ore della giornata. Alla base della grave crisi che sta attanagliano il commercio a Pozzuoli, specie quello cosiddetto “di vicinato” i tanti cartelli di “lavori in corso” che campeggiano ovunque, strade chiuse o limitate ad un solo senso di marcia, ingorghi, code automobili, traffico in tilt a qualsiasi ora della giornata, mancanza di parcheggi. I lavori in via Fasano, la chiusura del tratto di strada di via pergolesi che da piazza Capomazza porta nel centro storico, i lavori allo svincolo di via Campana della Tangenziale di Napoli e la chiusura per frana di viale dell’Europa Unita fanno si che giungere nel centro storico in questi giorni sia particolarmente difficile “Stiamo vivendo una situazione di crisi allarmante, peggiore anche di quella dell’anno scorso perché quest’anno si è messo anche il maltempo a peggiorare le cose. Tutto ciò è il frutto, oltre della grave crisi economica che sta attanagliano un po’ tutti i settori anche della mancata programmazione da parte di chi negli anni addietro ha governato la nostra città facendo si che oggi divenisse deserta e mi riferisco alle due precedenti amministrazioni e a quanti hanno fatto si che venissero aperti centri commerciali in maniera indiscriminata“ spiega Vincenzo Addati, presidente dell’ Ascom di Pozzuoli che pone l’indice contro quelli che sono oramai i problemi secolari della città e che, nonostante le numerose denunce da parte di automobilisti, residenti e degli stessi commercianti continuano a rimanere irrisolti “A questo dobbiamo aggiungere anche la mancanza di parcheggi, le strade dissestate, i lavori in corso ovunque, il traffico e ultima anche la mancanza di illuminazione pubblica come accaduto domenica quando per l’intero pomeriggio il centro storico è rimasto quasi al buio. La situazione è talmente grave che non confidiamo nemmeno più nei saldi”. Così la regola del “pesce grande che mangia quello piccolo, pare essere rispettata da un punto di vista commerciale anche a Pozzuoli “le vendite quest’anno sono molto basse, almeno un 20% in meno rispetto a quelle del 2009” denuncia Giovanni Falcetti presidente di “Casa Artigiani” “ In primis la grave crisi finanziaria che però a Pozzuoli si associa ai soliti problemi con i quali la città è chiamata a fare i conti come la viabilità, la mancanza di parcheggi, l’arredo urbano per il quale quest’anno noi commercianti di via Cosenza ci siamo autotassati cacciando circa 400 euro a testa per rendere la strada più accogliente. Una volta il Natale era il periodo delle vendite e Pozzuoli la città dove tutti venivano a fare regali, oggi purtroppo non è più così. Ora attendiamo i saldi per cercare di dare una svolta” “Il problema è più profondo e va al di là della semplice mancanza di parcheggi o della viabilità” va controtendenza il direttore della Confesercenti Pozzuoli Daniele Lattero “Non c’è mai stata una programmazione, un piano per l’economia locale tale da rendere la città accogliente per lo shopping natalizio ma anche negli altri periodi dell’anno. Invece c’è stato un processo di involuzione che piano piano ha portato alla grave situazione che oggi è sotto gli occhi di tutti”. Nel frattempo dall’unico centro commerciale presente in territorio puteolano fanno sapere che “le cose vanno abbastanza bene, nonostante il fatto che la grave crisi finanziaria che sta colpendo un po’ tutti i settori faceva presagire ad una situazione peggiore”

STUDENTI OCCUPANO L'EX BIBLIOTECA

PROTESTA DEGLI ALLIEVI DEL LICEO PITAGORA CHE RECLAMANO UNA PALESTRA

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" martedì 21 dicembre 2010



POZZUOLI. Conclusa l’occupazione del proprio istituto scolastico per protesta contro la riforma della scuola voluta dal ministro Gelmini, gli studenti dell’istituto superiore scolastico “Pitagora” di pozzuoli passano ora all’occupazione di quella che una volta fu la biblioteca comunale. “Un gesto estremo dettato dall’esigenza di avere una palestra più grande e dei locali dove poter svolgere i consigli d’istituto e altre attività. Abbiamo deciso di occupare in maniera del tutto pacifica e simbolica la struttura” giustificano così la loro decisione di occupare la struttura di via Antonino Pio, nel Rione Toiano, a pochi passi dalla sede del comune. Alle 8,30 di ieri un gruppo di circa 200 studenti del liceo si è infatti recato in corteo presso la casa comunale, alla richiesta di incontro con il commissario prefettizio del comune di Pozzuoli Roberto Aragno è seguita la consegna di un documento allo stesso commissario con oggetto “occupazione ex biblioteca civica di Pozzuoli”. “Gli studenti dell’istituto Superiore Statale “Pitagora” del Rione Toiano hanno occupato i locali della ex biblioteca per i seguenti motivi: la struttura ci occorre per creare una nuova palestra a causa del sovraffollamento che si crea in quella già disponibile” si legge nella missiva “Abbiamo bisogno di nuovi e ampi spazi per le assemblee di istituto” con quella struttura ”Si potrebbero creare nuovi spazi per sostituire le aule dei seminterrati soggette all’umidità”. Dopo il corteo un gruppo di studenti ha così messo in azione il piano di occupazione approfittando di una finestra rimasta aperta hanno avuto accesso ai locali attigui a quelli che ospitano il loro istituto. Un’azione pacifica portata avanti senza arrecare alcun danno alla struttura nella quale, una volta entrati, il gruppetto di studenti si è prodigato a fare pulizie e rimettere a posto scaffali e mobili rimasti lì dopo il trasferimento e l’apertura lo scorso marzo, della biblioteca comunale presso palazzo “Toledo” in via Ragnisco, a pochi passi dal centro storico della città. L'ex sede della biblioteca 'Raffaele Artiglierè fa infatti parte dell'ampia struttura di proprietà della Provincia di Napoli che ospita il Polispecialistico “Pitagorà ex Ipia” e altri uffici del Comune di Pozzuoli. Per un breve periodo l'alaOvest della struttura fu adibita anche a sede dei Vigili del Fuoco, prima del trasferimento a Monterusciello. Il complesso realizzato a fine anni settanta doveva costituire una piccola cittadella scolastica ed ospitare un istituto superiore secondario attrezzato con palestre, laboratori e sala mensa. Invece a causa del terremoto dell'ottanta e del bradisismo del 1982 la sede fu parzialmente e temporaneamente assegnata al Comune per l'emergenza terremoto. Solo qualche anno dopo fu restituito alla scuola e nemmeno per intero, mantenendo il Comune alcuni uffici. L'istituzione scolastica ne ha rivendicato sempre l'utilizzo ed ora con il trasloco della Biblioteca ha già chiesto all'ente comunale i locali, ma pare che già siano stati destinati ad altri usi. Da allora, l’edificio del Rione Toiano è rimasto chiuso. E la rabbia per docenti e studenti dell’istituto “Pitagora” nel vedere inutilizzata una struttura che consegnata a loro, potrebbe divenire un autentico toccasana risolvendo i numerosi disagi che quotidianamente sono chiamati ad affrontare “ I ragazzi hanno delle esigenze, la palestra è piccola, così come l’auditorium che risulta essere inadeguato al numero di iscritti che negli ultimi anni è notevolmente cresciuto” spiega il preside del “Pitagora” Cesare Fournier da settembre nominato primo dirigente dell’istituto che conta in tutto 1020 iscritti “Condivido i motivi della protesta portata avanti dai ragazzi ma non la forma anche se posso assicurare che conoscendoli e dopo aver visto come si sono comportati durante l’occupazione della scuola, che tutto procederà in maniera civile. Il loro è un gesto fatto per sollecitare l’opinione pubblica sul problema”. Nel frattempo, una decina di studenti (tra loro i 4 rappresentanti di istituto) ha annunciato che rimarrà a presidio dell’ex biblioteca anche durante il periodo delle festività natalizie fino a quando non giungerà una risposta da parte del commissario prefettizio.

sabato 18 dicembre 2010

MORTO NELLA PINETA, VENDETTA NEL GIRO DELLO SPACCIO

OGGI L’AUTOPSIA SUL CADAVERE IN DECOMPOSIZIONE: S’INDAGA NELLA VITA DI VINCENZO CHIROLLO

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" sabato 18 dicembre 2010


CUMA/LICOLA. “Ignoto” c’è ancora scritto sulla targhetta apposta sulla cella della camera mortuaria del Secondo Policlinico di Napoli. Nelle prossime ore quel corpo in avanzato stato di decomposizione ritrovato mercoledì mattina nella “Foresta di Cuma” potrebbe avere “ufficialmente” un nome, solo dopo che il medico legale nominato dal Pubblico Ministero della Procura di Napoli avrà effettuato nella giornata di oggi gli esami autoptici e confrontato il Dna e le tracce biologiche del cadavere con quelle di Vincenzo Chirollo, 40 anni. Sarebbe lui infatti, presunto affiliato al clan Verde di Sant’Antimo, la cui scomparsa è stata denunciata due mesi fa, l’uomo ritrovato cadavere nella pineta di Licola. Ad avvalorare l’ipotesi un indizio su tutti: il logo della marca del pantalone griffato, uno dei “segni distintivi” denunciati al momento della scomparsa, lo stesso rinvenuto addosso al cadavere ritrovato mercoledì mattina da un passante tra la boscaglia di Licola. Nel frattempo, indagano i carabinieri della Compagnia di Pozzuoli diretti dal comandante Roberto Spinola e i militari della tenenza di Sant’Antimo, dove due mesi fa venne denunciata l’improvvisa scomparsa di Chirollo. Anche se il 40enne pare non fosse considerato un uomo di spicco del clan Verde né un affiliato. Il suo sarebbe stato un ruolo quasi marginale, spaccio ed estorsione sarebbero state le sue attività, pista verso la quale in questo si starebbero dirigendo le indagini. In queste ore gli inquirenti stanno scavando nella vita nell’uomo, una ricerca a ritroso negli ultimi giorni prima della scomparsa, vengono ascoltati parenti e conoscenti. Probabilmente un’esecuzione i piena regola: portato nel bosco e poi trucidato oppure ammazzato altrove e poi occultato il cadavere. Nel frattempo, emergono altri particolari raccapriccianti sul ritrovamento del cadavere nella pineta: il tronco del corpo sarebbe risultato mangiato dagli animali e la testa staccata, avvolta da un sacchetto di plastica. Orrore che si aggiunge ad altro orrore. La macabra scoperta mercoledì mattina fatta da un passante, fermatosi nei pressi di un cespuglio, l’orrore seppellito tra terreno e sterpaglie, una scena raccapricciante: a terra, il cadavere ormai scheletrizzato di un uomo, la sagoma impressa nel suolo, dove le ossa e i pochi brandelli di carne rimasti si erano quasi appiccicati, il tronco mangiato dagli animali, la testa staccata, avvolta da un sacchetto di plastica e un foro nel cranio.

venerdì 17 dicembre 2010

CADAVERE NELLA FORESTA DI CUMA

CORPO DI UOMO IN AVANZATO STATO DI DECOMPOSIZIONE
LA MORTE RISALIREBBE A 3 MESI FA
SAREBBE SCOMPARSO DA SANT'ANTIMO

LA MACABRA SCOPERTA NELLA MATTINATA DI IERI

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 17 dicembre 2010

CUMA/LICOLA. Una forte puzza, un tanfo insopportabile proveniente da alcune sterpaglie, preludio alla macabra scoperta: un cadavere in avanzato stato di decomposizione ormai scheletrizzato. E due segni inequivocabili: una busta intorno alla testa e un foro nel cranio. Orrore nella tarda mattinata di ieri a Licola, nella “Foresta di Cuma”, quando il cadavere di un uomo è spuntato dalla fitta vegetazione della pineta che sorge in via delle Colmate, area demaniale di competenza della Regione Campania e gestita dall’assessorato “Agricoltura e Foreste”. Intorno alle 11,30 il rinvenimento nei pressi della stradina parallela alla stazione ferroviaria della linea “Circumflegrea” della Sepsa. Tra la fitta vegetazione nel terreno il cadavere di un uomo intorno alla trentina d’anni, con maglia e pantaloni griffati, ormai scheletrizzato, la sagoma impressa nel suolo al quale le ossa e i pochi brandelli di carne rimasti si erano quasi appiccicati. Pioggia, vento, terreno, la salinità e l’umidità nella zona hanno accentuato il processo di decomposizione, dalle tremende condizioni nelle quali si trovava quel cadavere era lì da almeno tre mesi. Nelle tasche dei pantaloni nessun documento d’identità, fatto che ha complicato l’identificazione del corpo. Ma quel foro nel cranio e quella busta segnali che farebbero ipotizzare una vera e propria esecuzione e dirigere le ricerche tra gli ambienti malavitosi. Sul posto, allertati da una telefonata, immediatamente giungevano i carabinieri della vicina stazione di Licola e i militari della compagnia di Pozzuoli diretti dal comandante Roberto Spinola. Oltre quattro ore prime che il corpo venisse portato via dal carro funebre e condotto presso l’obitorio del Secondo Policlinico di Napoli dove nelle prossime ore sarà effettuata l’autopsia utile per risalire all’identità di quel corpo ed appurare le modalità del decesso anche se l’ipotesi più accreditata sarebbe quella di un omicidio, probabilmente nato in ambienti malavitosi. Resta da appurare, se di omicidio si tratta, se quel corpo sia stato portato lì già cadavere o se quella che sembrerebbe essere una vera e propria esecuzione sia avvenuta tra quei cespugli della “Foresta di Cuma”. Intanto durante l’intera giornata di ieri sono stati scandagliati i database delle forze dell’ordine per trovare analogie tra il corpo ritrovato e le denunce di persone scomparse. Alcuni indizi - a quanto pare proprio quel pantalone griffato - condurrebbero ad una persona scomparsa tempo fa nel comune di Sant’Antimo. Si potrebbe trattare di Vincenzo Chirollo, un presunto affiliato al clan Verde, la cui scomparsa è stata denunciata due mesi fa. Al momento però, non c'è stato nessun riconoscimento ufficiale e non è esclusa nessuna pista. La verita si attende dagli esiti dell'autopsia.

giovedì 16 dicembre 2010

ULTIMISSIMA

TROVATO UN CADAVERE NELLA PINETA DI CUMA, IN VIA DELLE COLMATE, A LICOLA
LA MACABRA SCOPERTA FATTA DA UN PASSANTE NELLA TARDA MATTINATA
IL CORPO, SCHELETRIZZATO, APPARTERREBBE AD UN UOMO SULLA TRENTINA D'ANNI

lunedì 13 dicembre 2010

POZZUOLI BLOCCATA DA UN ACCENDINO

GLI ADDETTI ALLA RACCOLTA RIFIUTI TROVANO UNA "BOMBA A MANO" TRA LA SPAZZATURA
L'OGGETTO PIU' TARDI, DOPO L'ARRIVO DEGLI ARTIFICIERI, SI RIVELERA' UN ACCENDINO

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicato sul "Roma" e "Corriere Flegreo"

POZZUOLI. Momenti di apprensione quando uno degli addetti alla raccolta dei rifiuti in strada ha rinvenuto una busta rossa tra la montagna si spazzatura. Dentro, un oggetto a forma di bomba a mano con tanto di linguetta, di quelle denominate “ananas”. In pochi minuti l’allarme bomba fa il giro della città, forte è il timore che quell’oggetto potesse deflagrare da un momento all’altro. Sul posto giungono immediatamente i carabinieri, per motivi di sicurezza l’intera area di Via Campana viene isolata e messa in sicurezza, il traffico bloccato dagli agenti di polizia municipale, fino all’arrivo degli artificieri che fanno l’incredibile scoperta: quell’oggetto a forma di bomba a mano in realtà è un accendino. Dalla paura al sospiro di sollievo il passo è stato lungo, oltre 2 ore prima della notizia che ha fatto sorridere un po’ tutti. Ma veniamo ai fatti di quella che si è rivelata una “tragicomica” mattinata di un sabato prenatalizio, con la città di Pozzuoli “bloccata” da un accendino. Dalle prime ore del mattino di sabato lungo via Campana erano al lavoro un gruppo di ex Lsu ora impegnati nella rimozione dei rifiuti per conto della ditta “De Vizia Transfer”. Circa 6/7 operatori, con loro un mezzo bobcat per la raccolta della spazzatura e un camion per il trasporto. E in una città dove la raccolta differenziata non supera il 15% che a dover “dividere” le tipologie di rifiuti in questi giorni siano paradossalmente proprio loro, gli addetti alla raccolta e non i cittadini che la producono.
Pertanto, anche ieri mattina, prima di raccogliere i rifiuti da strada, alcuni operatori stavano differenziando la spazzatura, prima di caricarla sul braccio mobile del mezzo cingolato che successivamente l’avrebbe poi collocato a bordo del camion. Erano da poco trascorse le 9,30 ieri mattina quando uno di loro faceva l’incredibile scoperta: vicino ad un grosso cumulo di rifiuti proprio di fronte all’autoparco della Ctp ( Compagni Trasporti Pubblici) e a pochi metri dello svincolo della Tangenziale di Napoli in una busta rossa veniva rinvenuto un oggetto simile per forma a quello della classica bomba a mano, del tipo ad “ananas”, di colore olivastro con tanto di linguetta laterale. Stupore misto a paura per l’incredibile e inattesa scoperta da parte dell’operatore ecologico che, istintivamente, spostava la “bomba” dalla sua posizione originale, un gesto istintivo per isolare la zona dove stavano operando gli altri colleghi. Sbigottiti per la scoperta e timorosi che da un momento all’altro quell’oggetto potesse scoppiare, gli addetti alla raccolta dei rifiuti chiamavano i carabinieri. Nel frattempo, in pochi minuti la notizia si spargeva per tutta la zona, qualcuno temendo il peggio lasciava la propria abitazione riversandosi in strada. Si vivevano minuti concitati, gli occhi di tutti erano rivolti verso quel cumulo di spazzatura, il timore che tra quelle buste potesse esserci qualche altro oggetto esplosivo.
Tante e tra le più svariate le ipotesi che si facevano su quella “presenza”: un ordigno lasciato in quel posto da qualche clan, un gesto di intimidazione a qualche attività commerciale che sorge nelle vicinanze, un segno di protesta contro la “crisi rifiuti”. Poco dopo sul posto giungevano i carabinieri del Nucleo Operativo radiomobile della Compagnia di Pozzuoli diretti dal capitano Maurizio Petrarca e gli agenti di polizia municipale di Pozzuoli. Nel verificare la presenza dello strano oggetto venivano attivate, come da prassi in questi casi, le misure di sicurezza previste. Pertanto il tratto di strada di via Campana interessato veniva chiuso al traffico in entrambi i sensi di marcia, fatti allontanare coloro che si trovavano nelle vicinanze del cumulo di spazzatura. Per circa due ore numerosi i disagi nella zona, con code di auto in fila in direzione Pozzuoli e Quarto. Fino all’arrivo degli artificieri, chiamati a verificare cosa fosse quell’oggetto che aveva tutte le sembianze di una bomba a mano.
Poco dopo mezzogiorno giungevano i carabinieri del Nucleo artificieri di Napoli che dopo una prima ispezione caricavano l’oggetto sul loro mezzo. Poi la smentita al timore che per l’intera mattinata avevano avuto un po’ tutti: quell’oggetto in realtà era un accendino rivestito da bomba a mano, cioè uno dei “classici” prodotti che spesso vediamo sulle bancherelle dei venditori cinesi. Ma, nonostante fosse un semplice accendino, avrebbe potuto costituire l’involucro per una bomba, se al suo interno, dove è montata la rotella che consente la scintilla, fosse stata messa della polvere da sparo e un detonatore. Fortunatamente niente di tutto questo è avvenuto, quanto accaduto ieri forse frutto di una goliardata da parte di qualcuno oppure, e non è da escludere questa ipotesi, quell’oggetto non è altro che un semplice rifiuto gettato da qualcuno. Ma che, vista la sua “particolare” forma, è stato particolarmente difficile “differenziare”.


IL RACCONTO DEGLI EX LSU
"ABBIAMO TEMUTO IL PEGGIO"

POZZUOLI. Dopo qualche minuto dalla scoperta e dato l’allarme sono ripartiti con la raccolta, ma sui loro volti c’è ancora l’agitazione e la paura per il pericolo appena scansato. “Era di un colore scuro, aveva una pinzetta e una linguetta, pesava almeno mezzo chilo. Stavamo differenziando i rifiuti, togliendo quelli ingombranti quando ho notato quell’oggetto, la prima cosa che ho fatto è stata quella di spostare la busta per evitare che il bobcat ci finisse sopra perché se quella bomba era piena potevamo saltare tutti in aria” racconta quei momenti di forte tensione Salvatore Antacido, l’operatore del servizio di raccolta rifiuti che ha materialmente trovato la busta contenente quella che poi si rivelerà una “falsa bomba”. Ma la paura in quel momento è stata forte come il timore che da un momento all’altro quell’oggetto simulacro di una bomba a mano potesse esplodere. “Ci riteniamo fortunati che non sia successo niente, chissà che la dentro non ce ne siano altre” incalza Vitale Restivo, uno del gruppo di ex Lsu oggi dopo anni di battaglie diventati lavoratori ì della “De Vizia Transfer”. Mentre stanno effettuando la raccolta lungo via Campana, nel tratto di strada che passa per il Rione Artiaco, sfogano la loro rabbia per una situazione paradossale che li vede costretti ad eccedere in quelle che sono le loro competenze. Non solo la rimozione e la raccolta ma anche la differenziazione perché in città sono poche le persone che differenziano l’immondizia, solo il 15%, un triste primato condiviso ex equo con i vicini comuni di Quarto e Bacoli. Al momento del ritrovamento dell’ordigno insieme a loro c’erano anche Francesco Casalini, Antonio Taschino e Liborio Lubrano che pongono l’attenzione sui pericoli che il loro lavoro presenta quotidianamente “Abbiamo paura che possa succedere qualcosa, chi ci garantisce che scavando tra la spazzatura non possa veramente uscire fuori un ordigno esplosivo o qualcosa di pericoloso? Purtroppo siamo costretti a lavorare perennemente esposti ad alto rischio per la nostra incolumità”

CIMITERO DI POZZUOLI AL COLLASSO

NON CI SONO PIU' FOSSE, IL COMMISSARIO COSTRETTO AD EMETTERE UN'ORDINANZA CHE PERMETTE L'ESUMAZIONE DOPO 3 ANNI

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati su "Roma" e "Corriere Flegreo"

POZZUOLI . Non c’è posto al cimitero di Pozzuoli, grande è la carenza di fosse che si protrae da tempo e che ultimamente pare essersi trasformata in autentica emergenza. Corpi che vengono esumati anzitempo per fare spazio ad altri, l’urgenza di liberare posti disponibili, il periodo di interramento che da 5 è sceso a 3 anni, sintomo di un problema palpabile al quale non si riesce più a far fronte. Non c’è più spazio per i morti a Pozzuoli e allora ecco, inevitabile, il ricorso alle disposizioni straordinarie, per attenuare l’emergenza e per evitare di trovarsi improvvisamente senza posto per i nuovi defunti. La misura straordinaria che arriva attraverso l’ordinanza numero 83 del 25 novembre 2010 emessa dal commissario prefettizio al comune di Pozzuoli Roberto Aragno, che ha per oggetto “Indisponibilità di fosse per inumazioni” e che consente di abbassare da 5 a 3 anni il periodo di attesa per l’esumazione dei cadaveri laddove ci siano le condizioni e previa richiesta da parte dei parenti del defunto, si tenta ora di acuire la crisi. Nell’ordinanza, si legge “è proposta l’adozione di provvedimenti contingibili ed urgenti finalizzati alla riduzione in via eccezionale e temporanea, del turno ordinario di inumazione da 5 a 3 anni in deroga a quanto previsto dall’articolo 23 del regolamento di Polizia Mortuaria approvato con delibera consiliare numero 33 del 20/01/2005” Pertanto è possibile tenere 36 mesi il proprio caro sotto terra per poi esumarlo e passarlo nella nicchia, qualora si ha la fortuna di possederne una. Disposizione straordinaria che potrebbe durare fino alla consegna delle nuove aree cimiteriali come si evince dal testo dell’ordinanza “ Si dispone per le motivazioni di cui in premessa ed in via del tutto eccezionale, l’esumazione straordinaria delle salme fatta eccezione per i casi di cui alla lettera B dell’articolo 84 del DPR 285/90 con le modalità di cui all’articolo 25 del Regolamento di Polizia Mortuaria e comunque fino alla consegna delle aree cimiteriali da parte della Curia Vescovile e non oltre il 31/01/2011”. E se non si possiede una nicchia? In quel caso, confermati i 5 anni di interramento, non c’è facoltà di scelta “La carenza di fosse c’è da sempre, ma stiamo riuscendo a far fronte all’emergenza con le esumazioni” - conferma la mancanza di interri all’interno del cimitero di Pozzuoli il direttore Francesco Mazzoni -“Sono in corso delle esumazioni straordinarie consentite dall’ordinanza che prevedono un periodo di 3 anni, una volta verificata la mineralizzazione del corpo e solo a seguito della richiesta da parte dei parenti del defunto. Solitamente queste esumazioni avvengono nella zona che sorge dietro la cappella del cimitero, dove il terreno consente una maggiore mineralizzazione del corpo” - spiega il direttore. Ma un toccasana alla carenza di posti al cimitero potrebbe arrivare dall’apertura della nuova area cimiteriale di proprietà della Curia vescovile di Pozzuoli, che porterebbe un’aggiunta di 284 nuove fosse - “la realizzazione dell’altra parte del cimitero dovrebbe essere quasi terminata, credo che sia una questione di giorni, tempo massimo un mese e mezzo e potrebbe essere aperto. L’apertura della nuova area dovrebbe avvenire” – conferma ancora Mazzoni. Nuova area cimiteriale che dovrebbe “liberare” dall’emergenza quella vecchia. Ulteriore toccasana alla carenza dopo l’ordinanza emessa dal commissario straordinario Aragno che sembra stia dando i primi frutti “Facciamo in media 4 esumazioni al giorno, alle persone che hanno una nicchia può anche convenire di esumare dopo 3 anni. Ma se oggi dovessero servire 20 posti posso dire che uscirebbero” spiega uno degli addetti al servizio cimiteriale, che rassicura sulla carenze di fosse. Ma intanto il comune, sulla base di dati oggettivi forniti dalla dirigenza cimiteriale, sarebbe stato costretto ad emettere la diposizione straordinaria, che viene applicata dopo richiesta da parte dei parenti del defunto e dopo aver riscontrato uno stato di mineralizzazione del corpo tale da permettere l’esumazione, in qualche maniera discriminerebbe chi non è proprietario di una nicchia. Infatti, se si ha un posto dove poter collocare le spoglie del proprio defunto, allora il problema non sussisterebbe. In caso contrario invece, si sarebbe costretti a tenere interrato il proprio caro per 5 anni.

venerdì 10 dicembre 2010

COCCEO, VERIFICHE PER LA STABILITA'

PRIMO SOPRALLUOGO ALLA GROTTA PER ACCERTARE LA TENUTA DELLO STRATO DI TERRENO

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" venerdì 10 dicembre 2010

BACOLI. Mattinata di sopraluoghi in via Scalandrone, a Bacoli, all’indomani dello sgombero delle otto famiglie residenti nelle quattro villette costruite sopra la Grotta di Cocceio, il cunicolo che unisce il lago d'Averno con l'Acropoli di Cuma. Al lavoro nella giornata di ieri i funzionari dell’ufficio tecnico del comune di Bacoli, impegnati a verificare la tenuta dello strato di terreno sul quale sorgono le abitazioni. Le prime evacuazioni erano iniziate la settimana scorsa, a seguito del provvedimento adottato dal pubblico ministero della Procura delle Repubblica di Napoli Federico Bisceglia dopo una segnalazione da parte della soprintendenza ai Beni archeologici che, anche a seguito delle recenti piogge, definì la situazione un «pericolo gravissimo». Da lì il provvedimento di sgombero che costrinse le prime due famiglie a lasciare le proprie case, disposizione conclusasi mercoledì sera, con lo sgombero di altri 8 nuclei familiari tutti residenti lungo una delle stradine che sorgono ai lati di via Scalandrone, al confine tra i comuni di Pozzuoli e Bacoli. Nel frattempo le 10 famiglie trasferitesi in alloggi e alberghi messi a disposizione dal comune di Bacoli, eccetto una coppia di americani, ultimi a lasciare la propria casa, ospitata presso il CarneyPark di Pozzuoli, attendono i risultati dei sopralluoghi per poter far ritorno nelle proprie abitazioni. L’ordinanza di sgombero delle villette costruite sopra la Grotta di Cocceio risale al 1997, quando ai proprietari degli edifici fu notificato il provvedimento mai divenuto esecutivo. Fino alla scorsa settimana, quando il comune ha ripreso l’ordinanza dopo le disposizioni della Procura della Repubblica. Le costruzioni nella zona sono nate agli anni Ottanta, a ridosso dell'antica galleria lunga circa un chilometro, divenuta off-limits per problemi di carattere statico della struttura. Poi il progetto di restauro della Grotta di Cocceio, nell'ambito del Por Campania 2000-2006, che ha subito una battuta d'arresto dopo l'ennesimo crollo che si è verificato due anni fa, un cedimento che ha bloccato la fruibilità turistica e i piani di recupero. Ma anche il ritrovamento di una colonia di pipistrelli a rischio estinzione da parte degli archeologi ha rallentato le opere, modificate successivamente a tutela della specie nidificante all'interno del cunicolo. "Quanto sta succedendo purtroppo non dipende da noi, è una situazione che ci siamo ritrovati e per la quale siamo vicini alle famiglie sgomberate" afferma il primo cittadino, Ermanno Schiano "Attendiamo l’esito dei sopralluoghi e delle verifiche di stabilità da parte dei tecnici e se sarà appurato che non sussiste alcun pericolo per gli edifici sovrastanti la Grotta di Cocceio, non ci sarà alcun problema per far si che le famiglie ritornino nelle proprie abitazioni".

LAGO D'AVERNO, CANALE OSTRUITO DAI RIFIUTI: E' POLEMICA

LA RABBIA DEI VOLONTARI CHE VORREBBERO LA MANUTENZIONE DELLA ZONA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" venerdì 10 dicembre 2010

POZZUOLI. Sembra non trovare pace il luogo d’ispirazione dantesca, l’inferno descritto nella Divina Commedia visto oltre le rive del famoso lago d’Averno, dove secondo la legenda Caronte traghettava le anime dei morti nell'Ade. Prima il sequestro in quanto ritenuto bene del clan dei casalesi, poi il pericolo di esondazione, ora il problema dei rifiuti che avrebbero ostruito il canale che avrebbe dovuto convogliare le acque dolci dal bacino lacustre al mare. I due capi del condotto nei pressi dell’ingresso alla pista pedonale che fa da circumlago da una parte, e all’interno della spiaggia di Lucrino dall’altra. In totale circa due chilometri di cabale che dovrebbe convogliare le acque da e per il mare consentendo così un ricambio e allo stesso tempo alleviare la portata di acqua del lago nelle condizioni di “piena”. Funzioni che da mesi vengono ostacolate dalla presenza di rifiuti e dalla folta vegetazione cresciuta all’interno del canale stesso. Fino allo scorso 9 luglio la manutenzione “arbitraria” da parte di un gruppo di volontari, poi il sequestro del lago da parte della Dia di Napoli a seguito dell’operazione “Sibilla” che portò ad arresti e confische di beni ritenuti appartenenti al clan dei casalesi, tra questi anche l’intero lago. “Da allora non sappiamo cosa fare e per evitare di trovarci nei guai” - raccontano i volontari dell’associazione “Lago d’Averno”- “non abbiamo più messo le mani in quel canale. Prima del sequestro noi, i residenti e coloro che tengono alle sorti del lago provvedevamo alla pulizia poi da quando ci siamo fermati nessuno più si è interessato ed ecco ora quali sono le conseguenze”. “Qui si pensa solo a proibire e vietare, ma nessuno muove un dito” - denuncia Salvatore Iaccarino, membro dell’associazione nata per la “salvaguardia e il futuro del lago d’Averno” – “Tanti sono i problemi in quest’area, manca l’energia elettrica, manca un impianto fognario, abitazioni e locali commerciali sono costretti a provvedere agli espurghi sostenendo grandi costi. Abbiamo scritto a Provincia, Comune, al Consorzio di Bonifica responsabile del canale per ottenere l’incarico a fare manutenzione nel condotto come abbiamo fatto in passato sempre a spese nostre, ma non è cambiato niente. Ci vorrebbero maggiori controlli e attenzione, intorno al lago ci sono cumuli di rifiuti che nemmeno vengono raccolti, non ci sono contenitori per la differenziata ”

giovedì 9 dicembre 2010

SCOPPIA CENTRALINA ELETTRICA, E' PANICO

IMPIANTO ELETTRICO IN FIAMME, PAURA IN CORSO ITALIA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 9 dicembre 2010

QUARTO. Paura l’altra sera per lo scoppio di una centralina elettrica dell’ Enel a Quarto, in via Corso Italia. Improvvisamente un forte botto subito seguito da un rumore di “sfiato” che ha preceduto le fiamme, sprigionatesi nei pressi di alcune abitazioni. Lo scoppio intorno le 20,30 circa quando i numerosi negozi che sorgono lungo l’importante arteria erano ancora aperti, la zona affollata dai clienti del centro di scommesse sportive che sorge in una delle traverse di Corso Italia. Ad andare in fiamme una centralina elettrica collocata proprio sotto al balcone di un’abitazione, probabilmente a causa di un corto circuito. In pochi attimi la zona viene invasa dal fumo e dalle fiamme, forte la paura di quanti, inermi, assistono al rogo. Si vivono attimi di terrore, il timore è che quelle fiamme possano investire l’intera zona circostante, si teme che quell’incendio improvviso scatenatosi in pochi secondi possa assumere proporzioni più ampie. Nel frattempo l’intera zona rimane senza energia elettrica, lo scoppio della centralina ha provocato un black out generale, abitazioni, negozi e strade rimangono senza luce. Grande la negli occhi dei residenti del palazzo dove si è scatenato il rogo, nel viale ci sono automobili parcheggiate, inzia un “fuggi fuggi” generale. Partono le richieste di soccorso al 115 dei vigili del fuoco, ma il timore è che nel frattempo giungano dalla vicina caserma di Monterusciello il rogo abbia assunto proporzioni maggiori. Provvidenziale ad un certo punto è l’intervento di un uomo che grazie ad un estintore riesce a spegnere le fiamme. Sulla parete del palazzo annerita rimangono i segni della centralina scoppiata e l’intera zona rimane senza luce per l’intera serata.

mercoledì 8 dicembre 2010

PASSEGGIATA, AL VIA IL CONTO ALLA ROVESCIA

ATTESA IN CITTA' PER IL PIANO DI RILANCIO TURISTICO

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di mercoledì 8 novembre 2010

MONTE DI PROCIDA. Un paesino di migranti e marinai, pizzaioli e ristoratori, appena 13mila anime ed un sogno chiamato “sviluppo turistico”- “Spero di non dover vedere più quelle 5 ragazze scendere dal treno proveniente da Milano dove sono state costrette a trasferirsi per lavoro” - Sogna un lavoro per i giovani e un paese a “misura d’uomo” Francesco Paolo Iannuzzi, dal 28 maggio di 4 anni fa per la terza volta sindaco del comune di Monte di Procida. Qui la raccolta differenziata è diventata “materia di studio”, il comune al quarto posto della graduatoria delle città più virtuose della Provincia di Napoli, la tassa sui rifiuti è scesa del 16% mentre nei paesi limitrofi sale del 25%. Pozzuoli, Quarto e Bacoli ricoperte dall’immondizia distano pochi chilometri, ma sembrano lontane anni luce, qui nemmeno l’ombra di una carta a terra. Se l’allora sindaco di Pozzuoli Pasquale Gacobbe sognava di trasformare la sua città in una piccola Barcellona, Iannuzzi è vicino a rendere Monte di Procida una piccola “Montecarlo”. Negli uffici di via Panoramica è iniziato il conto alla rovescia, un count down da 120 giorni. Si attende la risposta al PUAD (Piano di Utilizzo Aree Demaniali) il progetto presentato lo scorso fine settembre. E’ prevista la riqualificazione di 2mila metri di costa, che comprendono le località “Torrefumo” e “Torrione”, in tutto un’ intera area che gira intorno al Monte che sorge di fronte all’isola di Procida, dal quale il paese flegreo prende il nome. Oggi qui c’è una scogliera, una “passeggiata” sul mare con tanto di giardinetti nel corso degli anni vandalizzati, il tratto di Miliscola costretto ad essere transennato e chiuso al pubblico per motivi di sicurezza. Nel progetto è prevista al riqualificazione dell’intera zona, la realizzazione di chalet, pizzerie, ristoranti, discoteche in riva al mare, da Acquamorta fino al confine con Bacoli. “Sarebbe una cosa incantevole” sbarrano gli occhi al solo pensiero i residenti del più piccolo comune dei Campi Flegrei, ad un palmo di naso dall’isola di Procida. “L’approvazione del PUAD sarebbe una grossa opportunità di sviluppo per la città. Potremmo poi dare le concessioni ai giovani del paese in maniera tale da creare opportunità di lavoro. Abbiamo redatto e trasmesso il progetto agli organi sovracomunali, tempo centoventi giorni è avremo il responso” è speranzoso il primo cittadino montese, che sciorina gli interventi da realizzare nell’immediato futuro. Tra questi, nell’attesa del responso della Regione Campania, sarà rifatto il look ad “Acquamorta”, dove c’è da realizzare l’arredo del molo principale e il prolungamento della darsena dei pescatori, in tutto 190mila euro finanziati per la realizzazione di strutture in legno, a basso impatto ambientale.

martedì 7 dicembre 2010

TROPPO FREDDO, SLITTA IL "BLACK OUT" ENERGETICO NEI CAMPI CONTAINER

IL SUB COMMISSARIO CIRO SILVESTRO: "L’EMERGENZA È FINITA, ADESSO BISOGNA PERSONALIZZARE I CONTRATTI DI FORNITURA"

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" domenica 5 dicembre 2010
POZZUOLI. Lo scorso fine settembre l’invito alle famiglie dei campi container di provvedere alla stipula di contratti per la fornitura di energia elettrica. Un ultimatum di 30 giorni, poi sarebbe arrivato il blackout energetico, il comune di Pozzuoli avrebbe rescisso il contratto con l’ente erogatore e terminato di pagare la corrente per i 72 container dislocati su tutto il territorio cittadino. In un’ottica di revisione della spesa pubblica intrapresa dal team guidato dal commissario prefettizio del comune di Pozzuoli, Roberto Aragno era necessario tagliare quella spesa annua di 120mila euro ed eliminare fondi per un’emergenza iniziata 25 anni fa in epoca bradisismica. Ma alla decisione non ha fatto seguito, per motivi tecnici, l’applicazione della stessa “Non era possibile tagliare drasticamente la fornitura di energia elettrica, dobbiamo pilotare questa fase di passaggio, in maniera tale da poter avere conseguenze meno traumatiche” spiega il sub commissario al comune di Pozzuoli Ciro Silvestro, impegnatosi in prima persona per risolvere le “problematiche” relative ai campi container e che lo scorso 18 ottobre accolse la delegazione di manifestanti durante il sit-in di protesta. In pieno inverno con le temperature che si avvicinano allo zero non sarebbe stato possibile staccare in tronco la fornitura di energia elettrica, importante fonte anche per l’alimentazione dei dispositivi di riscaldamento all’interno dei prefabbricati. Infatti, vista la loro struttura fatta di lamiera, sarebbe del tutto impossibile la possa in opera di impianti di riscaldamento con alimentazione a metano o Gpl. “Per ora il problema è di natura tecnica. Sono in corso verifiche da parte dei tecnici dell’Enel che stanno vagliando diverse ipotesi, bisognerà vedere come collocare i contatori per personalizzare i contratti di fornitura. Siamo consapevoli che la situazione negli alloggi container non è facile, ma non è possibile attingere denaro dalle casse del comune per un’emergenza che ormai non esiste più. L’emergenza è finita e dopo 25 anni sarebbe giunto il momento di “normalizzare”. Vediamo di traghettare queste persone attraverso il bando di assegnazione dei nuovi alloggi. Ma quei soldi che saranno risparmiati verranno comunque spesi per finalità assistenziali” Da quel febbraio di 25 anni fa tra quelle lamiere di quei prefabbricati, è accaduto di tutto: le 16 famiglie che occuparono quelle strutture nate per ospitare locali commerciali sono poi diventate centinaia. Non è mancato “il gioco delle successioni e delle occupazioni”: assegnatari che cedevano i propri containers a figli o a terzi, edifici liberati ma nuovamente occupati, l’obiettivo dei “furbi” di turno di creare nuova emergenza per rientrare nello “status” di bisogno dice ancora il sub commissario Silvestro che da una chiave lettura di un problema che si protrae da oltre due decenni “Bisognerebbe fare una revisione generale di tutte le famiglie che vivono all’interno dei vari container, capire quelle che sono le emergenze, certificarle. Purtroppo finora forse anche per problemi di uffici che hanno dialogato male si è arrivati ad avere oggi una situazione poco chiara”

sabato 4 dicembre 2010

DISSESTO IDROGEOLOGICO A CUMA, EVACUATE TRE VILLETTE

LA PROCURA DISPONE LO SGOMBERO DELLE ABITAZIONI DOPO GLI ULTIMI TEMPORALI CHE SI SONO ABBATTUTI SULL’AREA FLEGREA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 4 dicembre 2010
(foto di Angelo Greco)

BACOLI. Dissesto idrogeologico nell’area flegrea, cresce l’allarme. Temporali, piogge battenti, allagamenti e perfino laghi che hanno rotto gli argini a seguito dell’ondata di maltempo degli ultimi giorni. Condizioni che hanno indotto la Procura della Repubblica di Napoli a disporre l’evacuazione di tre abitazioni nel comune di Bacoli. Lo sgombero per motivi di sicurezza delle strutture pericolanti che sorgono al di sopra della grotta di Cocceio, il cunicolo scavato in epoca romana per collegare il lago d'Averno con Cuma, nel comune di Bacoli. Il provvedimento del pubblico ministero Federico Bisceglia dopo una segnalazione da parte della soprintendenza ai Beni archeologici, a seguito dei sopralluoghi effettuati negli ultimi giorni da parte di guardia forestale, protezione civili e vigili del fuoco, che hanno monitorato l’intera area. Nel pomeriggio di ieri l’attuazione dell’ordinanza di evacuazione nei confronti di 2 famiglie alle quali farebbero capo le abitazioni interessate. Tre villette a schiera che sorgono in via Grotta del Cocceio, nei pressi della zona denominata dello “Scalandrone”, asse di collegamento tra la zona di Arco “Felice Vecchio” e Bacoli. Edifici che sorgono sopra l'antico cunicolo, costruito intorno al 37 a.C. da Lucio Cocceio Aucto, e in particolare nel punto in cui il diaframma di terreno vulcanico è più sottile, dove alto è il pericolo di frana. Abitazioni già evacuate negli anni scorsi, ma pericoli disattesi da parte delle famiglie residenti, poi ritornate. Nella giornata di ieri sul posto agenti di polizia e del corpo di guardia forestale, impegnati nell’attuazione del provvedimento di sgombero. Le abitazioni interessate sorgono in una zona dove appena due anni fa, sempre a seguito del maltempo, cedette parte del costone della zona Mofete, tra Lucrino e Baia, già precedentemente interessato a fenomeni di questo genere. Frana che provocò l’apertura di una voragine larga circa 30 metri. La situazione di pericolo fu segnalata per la prima volta al Comune di Bacoli nel 1999, ma, secondo gli investigatori, nessun provvedimento è stato da allora mai preso per mettere in sicurezza gli stabili e le ordinanze di sgombero emesse dal Comune non sono mai state eseguite. Situazione di pericolo accentuatasi negli ultimi giorni, quando la Soprintendenza ai beni culturali, constatato che, anche a seguito delle abbondanti piogge delle ultime settimane, la situazione si è aggravata, decidendo così di informare il pubblico ministero e segnalando il «pericolo gravissimo». Nel frattempo resta monitorata la situazione dei laghi dell’area flegrea, con la diminuzione delle piogge tornata alla normalità anche la situazione dei laghi Lucrino e Averno, quest’ultimo straripato la scorsa settimana nei pressi del Tempio di Apollo.

CARCERE DI NISIDA, DETENZIONE MA ANCHE RILANCIO VERSO IL FUTURO

DIPLOMA DI PASTICCIERE PER 18 DETENUTI

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati su "Roma" e "Corriere Flegreo"

POZZUOLI. Sorridente, gentile, emozionato, quel giovanotto appena diventato pasticciere laddove non sembra facile sognare. Ha un maglioncino blu con scollo a “V” sopra la camicia, un viso dolce. E’ uno dei 63 detenuti in quel carcere a picco sul mare. “Da noi cambiano anche il modo di vedersi, ragazzi che provengono dal “sistema” e dalla criminalità organizzata cambiano la percezione di se stessi. Anche il loro modo di porsi cambia, ieri durante l’esame parlavano perfettamente in italiano” racconta il direttore del penitenziario minorile di Nisida. Gianluca Guida. Non solo penitenziario ma luogo di educazione, rilancio verso il futuro. Anche ieri mattina erano in piena attività i tre laboratori, ceramica, arte presepiale, pasticceria. In quest’ultimo erano stati appena sfornati dolci e rustici come gentile cadeau per gli ospiti giunti per un evento importante: la consegna delle qualifiche per “addetto pasticciere”. Un cammino iniziato lo scorso 12 aprile, mercoledì gli esami e ieri la consegna degli attestati. Negli occhi dei 18 alunni l’emozione del “grande giorno”. Ne mancavano due, la fine della pena detentiva proprio nel giorno della “premiazione”. “Uno di loro è ritornato ieri, nonostante fosse uscito, appositamente per sostenere l’esame. L’altro invece dopo pochi giorni che è uscito da qui ha subito trovato lavoro come pasticciere”- dice con soddisfazione il direttore Guida mentre “incorona” i neo-pasticcieri “Voi dovete sempre mirare in alto, voglio vedervi tutti al lavoro in grandi pasticcerie” è l’augurio commosso di Luigi Arionte, preside dell’Ipsar “Petronio” L’istituto alberghiero di Monterusciello, fautore del progetto PAS di “Addetto pasticciere” finanziato dalla Regione Campania. In campo 10 docenti, 15 tutor per 8 ore di lezione giornaliere all’interno del carcere. “Forte è stata la partecipazione da parte dei ragazzi, pochissime le assenze alle lezioni, solo per gravi necessità” conclude Anna Lotito coordinatrice del progetto.

venerdì 3 dicembre 2010

STRADE RICOPERTE DAI RIFIUTI, AUMENTA DEL 25% LA TASSA SULLA SPAZZATURA

IL PROVVEDIMENTO PER 3 COMUNI DEI CAMPI FLEGREI, DOVE SONO MINIME LE PERCENTUALI DI RACCOLTA DIFFERENZIATA

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati su "Roma" e "Corriere Flegreo"

POZZUOLI. Crescono i rifiuti in strada, cresce la tassa sulla spazzatura. Aumenterà ancora la tassa sui rifiuti urbani per 3 dei 4 comuni dell’area flegrea. Un’ulteriore aggiunta del 25% è prevista per il 2011 a seguito delle nuove percentuali di Raccolta Differenziata su base 2009. Esente dall’aumento il solo comune di Monte di Procida, risultato essere tra i 4 comuni più virtuosi della Provincia di Napoli. Tassa salata invece per i comuni di Pozzuoli, Quarto e Bacoli, chiamati a pagare un’aggiunta sull’attuale tassa sui rifiuti solidi urbani pari al 25%. Una sorta di “penalità” per i comuni meno virtuosi in materia di differenziazione dei rifiuti, con un aggravio economico che finirà direttamente ad inficiare le tasche dei cittadini. Pertanto, strade sporche, rifiuti fin sotto casa, tasse che aumentano. E lo slogan “più rifiuti più tasse”, emblema di 2 valori inversamente proporzionali. Denaro per pagare la raccolta che non sarà prelevato dalle casse degli enti comunali interessati ma addizionati alla quota annua attualmente versata dai residenti dei 3 comuni meno virtuosi. Alla base dell’incremento le soglie minime non raggiunte, che comporteranno una “eventuale applicazione dell’articolo 11 comma 1 legge 123/2008 in materia di rifiuti che riporta testualmente: “Ai comuni della regione Campania che non raggiungano l'obiettivo minimo di raccolta differenziata pari al 25 per cento dei rifiuti urbani prodotti entro il 31 dicembre 2009, al 35 per cento entro il 31 dicembre 2010 e al 50 per cento entro il 31 dicembre 2011, fissati dal Piano regionale dei rifiuti adottato con ordinanza del Commissario delegato per l'emergenza dei rifiuti n. 500 del 30 dicembre 2007, è imposta una maggiorazione sulla tariffa di smaltimento dei rifiuti indifferenziati pari rispettivamente al 15 per cento, al 25 per cento e al 40 per cento dell'importo stabilito per ogni tonnellata di rifiuto conferita agli impianti di trattamento e smaltimento”. Pertanto secondo i dati del 2009, Quarto, Pozzuoli e Bacoli non superano la soglia minima. A Pozzuoli l’aumento sarà di 27 euro per ogni tonnellata di rifiuti, per una percentuale di raccolta differenziata pari al 15,68 a fronte di una produzione annuale di rifiuti di 52mila 285 tonnellate, solo 8mila 198 tonnellate i rifiuti differenziati. Analogo aumento interesserà anche il comune di Quarto, 27 euro per ogni tonnellata di rifiuti da smaltire, comporterà un costo pari a 136,69 euro per una percentuale di differenziata pari al 14,41% di ben 10,69 punti percentuale in meno rispetto alla soglia minima. Grave la situazione anche per il comune di Bacoli, dove la percentuale di raccolta rifiuti scende addirittura del 3% rispetto al 2008, assestandosi sul 7,27% a fronte di una produzione annuale di rifiuti pari a 16.241 tonnellate. Dati in “rosso” che contrastano quelli del comune di Monte di Procida, tra i 4 comuni più virtuosi di tutta la Provincia di Napoli. Nel piccolo comune flegreo la percentuale di raccolta differenziata raggiunge il 61,47% a fronte di 4mila 991 tonnellate di rifiuti prodotti. Piccolo primato per la cittadina flegrea che paradossalmente costringe l’ente al pagamento di una tassa pari a 200 euro per ogni tonnellata di “umido” che viene smaltita fuori regione. Paradossalmente quindi, un comune virtuoso che applica alla lettera la raccolta differenziata si ritrova costi dai quali sono esenti i comuni che non effettuano la raccolta.

I SINDACI:

Ermanno Schiano sindaco di Bacoli: "I cittadini purtroppo pagheranno di più ma la colpa non è certamente la nostra ma bensì della mala gestione riconducibile alla vecchia amministrazione, che negli anni scorsi è stata poco virtuosa. Stiamo mettendo in campo una buona raccolta differenziata in maniera tale da poter recuperare e rimediare agli errori commessi. E per il 2011 stiamo cercando di mettere in campo un buon sistema di raccolta rifiuti “porta a porta” in maniera tale da portare il comune di Bacoli tra quelli più virtuosi "

Francesco Iannuzzi sindaco di Monte di Procida: "Il dato emblematico è che la tassa per i rifiuti a noi è scesa del 16% mentre per gli altri comuni c’è stato un aumento del 25%. Di fronte a questo risultato non posso fare altro che ringraziare tutti i cittadini del Monte di Procida, tra i quattro comuni più virtuosi della Provincia. Dati i nostri che contrastano con il malgoverno comune e che provocano un paradosso: paghiamo di più perché differenziamo, in quanto differenziando siamo costretti a trasferire l’umido verso altri pagano 200 euro a tonnellata, cosa che ovviamente chi non fa la differenziata non è tenuto a pagare"

Sauro Secone sindaco di Quarto: "Sono aumenti che non dipendono dal comune, purtroppo noi come amministrazione insieme ai cittadini siamo costretti a subire in quanto imposti dalla Provincia. L’amministrazione di Quarto si sta battendo da 3 anni per potenziare il servizio di raccolta rifiuti e ridurre i costi della tassa a carico dei cittadini, che purtroppo pagano per una crisi che non dipende dal comune di Quarto"

Ciro Silvestro sub-commissario al comune di Pozzuoli (non è stato possibile contattare il prefetto Roberto Aragno perché in viaggio all’estero): " La situazione non è chiarissima, potrebbero trovarsi delle alternative. Quella dei rifiuti è una commistione generale che riguarda anche i comuni più virtuosi, dovremo attendere sviluppi anche dalla legge di conversione da parte della Provincia"