di Gennaro Del Giudice
articolo pubblicato sul quotidiano "Roma" domenica 27 dicembre 2009

L’auto che avrebbe investito Hudson non si sarebbe fermata a soccorrere il giovane, disteso sull’asfalto in una pozza di sangue. Ma particolare ancora più sconcertante, secondo quanto denunciato dal giovane ai carabinieri della Tenenza di Marano, mentre giaceva sull’asfalto privo di sensi, sarebbe stato derubato di tutti i suoi averi. Qualcuno si sarebbe impadronito della sua tracolla contenente un telefono cellulare, i documenti tra i quali il permesso di soggiorno, una fotocamera digitale, portafogli e perfino il casco. Soccorso dai sanitari del 118 e dai carabinieri della compagnia di Pozzuoli, Hudson veniva ricoverato presso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie” in località “La Schiana”. Per una settimana è stato in coma, a causa delle gravi ferite riportate nel tremendo impatto. Veniva dimesso dall’ospedale dopo 24 giorni dopo essere stato sottoposto a diversi interventi chirurgici per le fratture riportate ad una gamba, ad una spalla e ad una mano. 

Oggi, a distanza di oltre 5 mesi dal tragico incidente, Hudson è costretto a stare su una sedia a rotelle assistito dal suo compagno, dai suoi due cugini emigrati con lui in Italia con i quali condivide l’appartamento in via Carlo Poerio a Marano e da alcuni amici. “Ora non ho più niente”, racconta il giovane che prima dell’incidente lavorava come truccatore e parrucchiere in un negozio al Vomero “se non il mio compagno, che mi è stato vicino ogni attimo ed al quale devo tutto. Dipendo completamente da un’altra persona e vivo su una sedia a rotelle che è un oggetto che non credevo si potesse odiare tanto”. Oltre alla vita divenuta ormai difficile, un altro terribile pensiero assilla Hudson, più volte vittima di episodi di omofobia “Ogni giorno mi chiedo quanto il mio colore e la mia diversità siano stati determinanti nella dinamica del mio incidente”.
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