POZZUOLI/LICOLA. Un cartello collocato sulla porta della mensa indica i giorni di chiusura “dal 1 al 31 agosto” si legge. Attraverso le grate si scorgono le sedie raccolte sui tavoli, vettovaglie e pentole sono in ordine, i fornelli spenti. L’opera caritatevole è ferma, i frequentatori sono a lavoro nei campi, è il periodo della raccolta dei pomodori. Il 4 agosto viene recapitata una missiva dal Comune di Pozzuoli, è destinata al parroco della chiesa alla quale appartiene la mensa. E’ una istanza di abbattimento, la sala che da oltre 8 anni tutti i giorni ospita centinaia di immigrati e persone bisognose deve essere abbattuta perché “realizzata abusivamente”. Si tratta di un’area ricoperta da una tettoia nata a seguito di un ampliamento realizzato intorno al vecchio nucleo centrale del manufatto, composto in muratura. La costruzione va rimossa. La data fissata per la demolizione della struttura è fissata per il 7 settembre. Padre Giuseppe Guida è il parroco della chiesa di “San Massimo e Santa Maria Goretti”, a Licola, territorio sotto giurisdizione del comune di Pozzuoli, sulla linea di confine con Giugliano. Licola è divisa per metà dai due comuni “Una terra di frontiera” la definisce il prelato, qui transita la manovalanza verso i campi di pomodoro in estate, utilizzata nell’edilizia nei restanti mesi dell’anno. Centinaia di extracomunitari, la stragrande maggioranza proveniente dal continente nero. Dalle prime ore del mattino affollano gli incroci, lo spiazzale dell’impianto di depurazione di Cuma-Licola. Chi è fortunato viene “ingaggiato” per qualche lavoretto, 30-35 euro la giornata di lavoro. Soldi destinati in gran parte alle famiglie, nei più remoti villaggi dell’Africa.
“Vengono dalla guerra, dalla fame, qui si accontentano anche di un buco e di un piatto di pasta, quello che gli diamo per loro questo è tanto in confronto alla realtà che vivono nei loro paesi” spiega padre Giuseppe, per anni impegnato a San Gennaro, nell’altra mensa della Diocesi puteolana. Ora è a Licola, in questa “terra di nessuno” dove è nata una grande opera caritatevole, una mensa per i poveri, che quotidianamente ospita gratuitamente oltre 120 immigrati, garantendo loro un pasto caldo. Primo, secondo, contorno, frutta, bibite, tutto gratis. A questo si aggiungono anche servizi di assistenza sanitaria e legale. Un manufatto composto da mattoni, ricoperto da tettoie fatte di pannelli coibentati sotto i quali si estendono circa 300 metri quadri di locali adibiti a cucina e sala mensa, posto a fianco della chiesa di San Massimo. A gestirla è padre Giuseppe Guida insieme ad un nutrito gruppo di volontari della parrocchia, della Croce Rossa, gente comune che ha sposato la causa. “Qui vengono a cucinare anche cuochi di ristoranti, numerosi gli imprenditori, ristoratori che ci danno una mano. La solidarietà intorno a questa gente è forte da parte di tutti” racconta il parroco. La mensa sorge in un terreno adiacente la Chiesa di San Massimo, nell’omonima piazza. Terreno e stabile destinati “all’ex opera combattenti” sono di proprietà della Regione Campania, dalla quale la Diocesi nel 2002 prese il tutto in affitto con contratto firmato dall’allora vescovo Silvio Padoin. Viene pagato un canone di 500 euro al mese con contratto i scadenza nel 2011. Prima di prenderlo il terreno e lo stabile (adibito per un periodo dalla parrocchia ad uso deposito) erano gestiti da un colono che poi lasciò a seguito della stipula dell’accordo tra Diocesi e Regione. Quando fu acquisito, il manufatto in muratura era composto dal solo nucleo centrale, poi successivamente venne deciso un ampliamento per consentire la realizzazione della sala pranzo. Oggi la struttura presenta oltre al nucleo centrale, un’area adiacente ricoperta da una tettoia composta da lamiere e pannelli coibentati, recintata da un muretto con grate. L’ingresso per gli ospiti è sul lato strada, di fronte all’ufficio postale di Licola e ad alcune abitazioni che sorgono nello spiazzale. Già nel 2008 la struttura fu sottoposta sotto sequestro, per circa 15 giorni le attività della mensa vennero sospese fino al dissequestro e alla successiva ripresa delle attività. Poi la doccia fredda, con l’istanza di abbattimento arrivata lo scorso 4
Agosto, intestatario il parroco della chiesa di San Massimo in qualità di legale rappresentante, padre Giuseppe Guida. “L’ampliamento venne fatto per ospitare un maggior numero di persone, tutto a spese nostre. Ci costò circa 30mila euro ed io feci un mutuo per pagare i lavori. Forse diamo fastidio a qualcuno, vogliono mettere fine ad un’iniziativa di solidarietà fatta gratuitamente per aiutare chi non ha la possibilità di avere un piatto sulla tavola. Ma noi non ci fermeremo, andremo avanti come abbiamo sempre fatto, se Dio vorrà questa mensa rimarrà aperta”. Mentre parliamo col parroco seduti a tavolino al fresco di una pianta nello spiazzale della Chiesa entra un uomo, a stento riesce a pronunciare qualche parola, droga o alcol sembrano impedirgli quasi di parlare. Rivolto a padre Giuseppe chiede delle scarpe, gli hanno detto che qui le avrebbe trovate. Proviene da Villaricca, è venuto apposta a Licola, la voce della grande misericordia che quotidianamente accompagna il lavoro di parroco, fedeli e volontari oltrepassa i confini della città. L’uomo, prima di andarsene chiede anche dei soldi. “Vede, scene come questa sono routine, c’è un continuo via vai di diseredati, gente bisognosa ma anche di furbi che vogliono speculare. E’ capitato anche che mi hanno rubato un cellulare, dei soldi. Ma l’opera caritatevole continua, nonostante tutto. Le mele marce da noi vengono allontanate, non esistono prime donne, tutti uniti per fare del bene, aiutare chi è in difficoltà. Noi siamo qui per essere un punto di riferimento, di appoggio per questa povera gente” è il loro let- motiv. Contro l’istanza di abbattimento il parroco ha dato mandato ad uno studio legale per ottenere la sospensiva e scongiurare ogni demolizione, forte da parte sua del provvedimento di dissequestro del 2008. A fine mese verrà quindi presentato il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per chiedere la sospensiva, evitare l’abbattimento di parte del manufatto “Stiamo preparando il ricorso da presentare nei prossimi giorni, da un punto di vista penale il reato non esiste, è solo amministrativo” dice l’avvocato Arcangelo Puca che con il proprio staff di collaboratori sta preparando la richiesta al Tar di cui si riserva di rivelare le motivazioni “La zona contestata interessata all’abuso è circa un decimo dell’intero manufatto, equivalente a 30/40 metri quadri, ma escludiamo che verrà abbattuto, per noi il provvedimento da parte del comune è illegittimo. Qualora ciò dovesse avvenire, l’attività della mensa comunque continuerà regolarmente”.
OLTRE 120 PASTI AL GIORNO, GRANDE LA SOLIDARIETA'
UNA STRUTTURA ALL'AVANGUARDIA, BADGE ELETTRONICO PER I POVERI
Per accedere alla mensa è necessario un badge elettronico, rilasciato dopo la presentazione di apposita documentazione, per gli immigrati necessario il regolare permesso di soggiorno. Un sistema di riconoscimento elettronico di ogni persona che accede all’interno dei locali, in maniera tale che in tempoi reale è possibile sapere nome, cognome ed informazioni relative ai presenti. Oltre 500 le tessere magnetiche consegnate, una media di 120 gli utenti che beneficiano dei pasti gratuiti alla mensa della chiesa di “San Massimo e Santa Maria Goretti” a Licola. Un sistema messo in campo per avere uno“screening” di tutti i beneficiari dell’opera caritatevole ed allo stesso tempo che consente di tenere “sotto controllo” gli utenti che accedono ai locali della mensa, evitando che qualche furbo possa beneficiare di più pasti nella stessa giornata a scapito degli altri. La stragrande maggioranza di essi africani, ma tra loro anche persone di etnia rom, immigrati dell’est europeo, qualche italiano. Tutti i giorni si vedono in una lunga e composta fila, a partire dalla mattina stazionano nella piazzetta in attesa dell’ora di pranzo. Uomini, donne, bambini, individui di ogni età. Un mix di nazionalità, etnie e religioni che non inficia nella quotidiano vivere collettivo “Gente civile, composta, per bene, non danno quasi mai problemi, sono rispettosi con noi e tra di loro” li definisce il parroco, Giuseppe Guida, che tiene a sottolineare la grande compostezza dei tanti beneficiari della mensa. Un po’ meno gli italiani, anche persone della zona, che in più di un’occasione hanno tentato di speculare sulla grande opera caritatevole messa in atto in una zona tanto difficile come Licola “Ho sempre detto a tutti, se avete bisogno le porte sono aperte, venite anche voi a mangiare insieme a loro”. Al lavoro insieme al parroco e i fedeli, volontari di ogni età, cuochi provenienti da diversi ristoranti, Croce Rossa, tante le donazioni per tenere in piedi la mastodontica opera benefica. C’è chi regala il gas, chi gli alimenti, in tanti tengono all’esistenza della mensa, una solidarietà forte. Nel frattempo, nonostante la calma di un caldo Agosto, nonostante i tanti fuori per le vacanze, è iniziato il tam tam. Si annunciano le prime mobilitazioni, forte la contrarietà, la rabbia che nasce al solo pensiero che parte della struttura possa essere abbattuta. Il passaparola sta interessando anche il social network Facebook, numerosi i post degli utenti che annunciano proteste in segno di solidarietà. “Come si può pensare di abbattere una struttura che dà da mangiare gratis a tanta gente bisognosa” è il ritornello che risuona anche tra la gente, pronta a dare battaglia.
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