martedì 24 agosto 2010

SI TEME PER IL PROSSIMO TEMPORALE

DOPO IL CROLLO DI VIA PERGOLESI LA ZONA SOTTOSTANTE NON E' STATA MESSA IN SICUREZZA
TIMORI PER UNA FAMIGLIA CHE NON VUOLE LASCIARE LA PROPRIA ABITAZIONE

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. "Da quella notte e nulla più è come prima". Distrutta la coltivazione, seppelliti gli animali, oggi il verde delle piante e il rosso dei pomodori è ricoperto da uno spesso manto di terreno. La notte tra il 29 e 30 luglio un altro costone della facciata rocciosa sulla quale sorge via Pergolesi si è staccato, i detriti caduti a valle. Un grosso acquazzone nelle prime ore serali, il terreno che si mischia all’acqua piovana, un ruscello di fango scende giù, raggiunge i binari ferroviari del tratto della cumana Pozzuoli – Montesanto. La zona recintata per lavori in corso a seguito di una frana avvenuta 9 anni prima cede, la strada che costeggia il marciapiedi del carcere femminile cede, una voragine si apre sui resti di quella precedente. Tutto scende a valle, inonda il terreno sottostante, fango e detriti entrano nell’abitazione di una coppia di coniugi, per quasi due metri ricoprono un casolare dove erano tenuti conigli e caprette. Almeno 80 conigli muoiono nelle loro gabbie, ricoperti dal fango. Altri vengono trascinati dalla furia della melma, il giorno dopo verranno ritrovati a decine di metri di distanza anche lungo i binari della cumana. Francesco Differente, 73 anni, pensionato, una volta dipendente comunale con la mansione di bidello presso il I circolo didattico di Pozzuoli, da una vita abita in questa vallata. Ancora vivi nella sua mente le immagini di quella terribile notte “Uscii fuori di casa, c’era un mare di acqua e fango, mi arrivava alla gola, avevo il corpo immerso, riuscii a mettere in salvo due caprette portandole dentro”. La sua è una casa in muratura nella quale abita insieme alla moglie Luisa, da qui nemmeno il terremoto e il bradisismo li fece scappare. La sua famiglia è affittuaria del terreno e dello stabile dove vivono dal lontano 1812, una location tramandata nel corso degli anni di generazione in generazione. Come la proprietà della zona, appartenente al Principe Caracciolo, ora gestita dagli eredi. All’indomani del temporale con la casa semi-distrutta, sono rimasti là. Qui si giunge scendendo dalla piazzetta dell’Annunziata via Pergolesi, poi imboccando via Vallone Mandria si giunge a Largo della Vittoria, parallela ai binari della Cumana. Proseguendo, oltre un cancello in ferro c’è un grosso terreno, a valle di una conca sopra la quale sorge l zona alta di Pozzuoli. “Hanno detto che dobbiamo lasciare la casa, abbiamo avuto l’evacuazione, ma io da qua non mi muovo. Perché invece di farcene andare non si sbrigano a mettere in sicurezza la zona? Ma se in 9 anni dopo la prima voragine aperta in via Pergolesi tutto è rimasto fermo, figuriamoci adesso”. Francesco mentre parla guarda con un pizzico di malinconia il terreno davanti a sé. “Mi hanno tolto la mia passione, ciò che facevo da oltre 50 anni. La mattina mi alzavo, davo da mangiare gli animali, curavo il terreno, oggi non posso fare più niente, tutto è andato distrutto, sarà difficile ricominciare”. Qui oltre a crescere gli animali, aveva seminato melanzane, peperoni, pomodori, alberi di frutta, “ 12/13 quintali di roba andata distrutta in pochi minuti, ricoperta da quasi 2 metri di fango e terreno” precisa. “Qualche giorno dopo venne il prefetto, alcuni ingegneri, mi rassicurarono, per un’intera giornata una pala meccanica fu al lavoro per ripristinare il tutto, rimuovere i detriti, ma come vedete sotto i vostri piedi quei detriti ci sono ancora, altri sono accumulati in prossimità del punto di frana. Se dovesse fare un altro acquazzone me li ritroverei un’altra volta addosso”. Francesco chiede che la zona venga messa in sicurezza la più presto, per evitare che quello che accaduto appena 3 settimane fa possa ripetersi. Mentre parliamo, al triste scenario che si presenta dinanzi a noi, con una distesa di terreno dal quale sporgono spigoli di pietra seppelliti sotto al terreno, nell’aria forte e nauseabondo è l’odore che proviene dal vicino collettore di Cuma, a qualche metro di distanza dall’abitazione del 73enne. Ancora più in là, prima di lasciare l’appezzamento di terreno, si scorge al di là di alcuni cartelloni bianchi ( i classici separè da “Lavori in corso”) Un pezzo di tunnel di quella che doveva essere la nuova linea della cumana tra le sterpaglie. Mentre ci avviciniamo alla parte franata, in linea d’aria di fronte l’ingresso del penitenziario femminile, qualche briciola di terreno cade lungo la sorta di sentiero venutasi a creare dal punto di crollo su via Pergolesi fino alla sottostante vallata “Vede, quando passa qualche camion, pullman o mezzo pesante si staccano dei pezzi, scende come della polvere, pare che da un momento all’altro la zona possa franare”. Nonostante Francesco non ha paura e sottolinea di “non voler abbandonare per qualsiasi motivo al mondo la propria casa” in lui e sua moglie vive un piccolo timore reverenziale, che li ha spinti a far si che la propria abitazione diventi off-limits per i propri nipotini “Non li facciamo venire più a casa nostra, specie se è maltempo, qua al prossimo temporale siamo punto e daccapo”.

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