giovedì 28 aprile 2011

TRAVOLTA SULLE STRISCE PEDONALI: IN FIN DI VITA

DRAMMATICO INCIDENTE AD ARCO FELICE

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 28 aprile 2011


POZZUOLI - Era la sera di Pasquetta quando, dopo essere uscita di casa per gettare la spazzatura è stata travolta da un’automobile mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. L’urto le ha spappolato la milza, provocandogli un’emorragia interna e ora M.P., 61 anni di Arco Felice, sta lottando contro la morte nel reparto di rianimazione dell’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli. Il tragico incidente lungo via Domitiana, nei pressi di un noto rivenditore di biciclette e di un’agenzia di scommesse sportive, a pochi passi dalla caserma dei carabinieri, poco dopo le 21. La 61enne che in quel momento era da sola, probabilmente era uscita di casa per gettare la spazzatura quando, dopo aver attraversato lo spartitraffico che divide i due sensi di marcia, veniva investita da un’automobile, una Daewoo Matiz di colore grigio. Alla guida della quale c’era una ragazza, N.M., 27anni residente al Monte di Procida. L’impatto tra l’auto e la donna che stava attraversando la strada sulle strisce pedonali era violentissimo. La donna sarebbe stata colpita al fianco per poi essere sobbalzata sul cofano finendo sul parabrezza anteriore, che nell’urto con andava in frantumi. Un impatto violentissimo tra la carrozzeria dell’auto e il corpo della donna che provocava la frattura della milza e una emorragia interna, oltre a diverse ferite in altre parti del corpo. A prestare i primi soccorsi alla 61enne era proprio la giovane che qualche attimo prima l’aveva investita, sotto shock per quanto accaduto. A quanto pare, secondo la ricostruzioni fatte dagli agenti di polizia municipale di Pozzuoli giunti successivamente sul posto, l’incidente sarebbe stato provocato da una distrazione da parte della 27enne che non avrebbe visto la donna mentre stava attraversando la strada. Da escludere, secondo gli inquirenti, altre cause quali scarsa illuminazione o precarie condizioni della strada visto che in quel punto il manto stradale è stato rifatto da poco e l’illuminazione pubblica è funzionante. Una “semplice” distrazione che potrebbe costare cara alla povera 61enne che in queste ore sta lottando contro la morte nella sala di rianimazione dell’ospedale “Santa Maria delle Grazie” dove negli attimi successivi l’incidente veniva trasportata dai sanitari del 118 accorsi sul posto dove in queste ore è ricoverata nel reparto di rianimazione in prognosi riservata. Sul posto, oltre ai sanitari del 118, giungevano anche gli agenti del corpo di polizia municipale di Pozzuoli diretti dal comandante Luigi De Stefano i quali, dopo aver effettuato i rilievi necessari a ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e dopo aver ascoltato il racconto della ragazza. La Daewoo Matiz della giovane veniva prelevata nel parcheggio dell’ospedale “La Schiana”, dove nel frattempo la 27enne veniva sottoposta ai test alcolemici, per essere trasportata presso il deposito giudiziario di Licola dopo essere stata posta sotto sequestro.


mercoledì 27 aprile 2011

INCENDIATO UN VAGONE DI UN TRENO DELLA SEPSA

IL ROGO DI MATRICE DOLOSA E' STATO APPICCATO NELLA STAZIONE DI LICOLA

di Gennaro Del Giudice

LICOLA - Incendio nella notte alla stazione della Circumflegrea di Licola, ad andare in fiamme è stato uno dei vagoni di un treno della Sepsa. L’episodio, di chiara “matrice dolosa” visto che sul posto sono state ritrovate due bottiglie con tracce di benzina si è verificato nella notte tra mercoledì e giovedì e sarebbe da ritenersi, secondo gli inquirenti, un atto vandalico. Messo in atto da “qualcuno” che in cerca di emozioni “forti” avrebbe scelto come “divertimento” quello di incendiare una carrozza del convoglio. Provocando un danno di 3mila euro all’azienda che gestisce le rete ferroviaria. A dare l’allarme, quando il fuoco aveva avvolto la parete esterna della carrozza è stato il custode della stazione che abita al primo piano della palazzina. L’uomo nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi avrebbe notato le fiamme dando immediatamente l’allarme: così sul posto giungevano i carabinieri dalla vicina stazione di Licola e i vigili del fuoco. Ad andare in fiamme era la facciata esterna di una delle carrozze di un convoglio che in quel momento si trovava fermo su uno dei due binari di servizio. “ L’ex custode che abita sopra si è accorto dell’incendio e ha dato l’allarme” ci ha spiegato venerdì mattina un impiegato della stazione “Dicono che si sia trattato di un atto vandalico. Hanno cercato di buttare la benzina anche dentro il treno attraverso una fessura perché non erano riusciti ad abbassare il finestrino. Ora il vagone è stato rimosso e portato a deposito”. A quanto pare, secondo le ricostruzioni fatte nei minuti successivi al raid, ad agire sarebbero stati alcuni ignoti che avrebbero prima tentato di abbassare un finestrino, in maniera tale da potere poi cospargere con il liquido infiammabile l’interno del vagone e provocare danni più devastanti. Così attraverso una fessura sono riusciti a far cadere la benzina per poi appiccare il fuoco. Fiamme che però si spegnevano spontaneamente, provocando lievi danni alla porta scorrevole del vagone e al rivestimento in plastica del pavimento. Successivamente durante il sopralluogo tecnico da parte dei militari venivano rinvenute lungo il secondo binario (quello dove era fermo il treno) 2 bottiglie di plastica con tracce di benzina. Quindi un incendio di chiara matrice dolosa che però gli inquirenti consideravano di verosimile matrice vandalica. Qualche ora dopo, conclusi i sopralluoghi, il vagone bruciato veniva rimosso consentendo il normale traffico dei convogli lungo la tratta Torregaveta – Montesanto sulla quale non si registravano ne disagi ne ritardi. Mentre i danni provocati dal rogo venivano quantificati dai tecnici in circa 3mila euro. Nel frattempo ci si chiede chi abbia potuto mettere a segno un simile atto vandalico. Nella zona, dove forte è il degrado, vivono numerosi immigrati nordafricani e provenienti dall’est europeo e l’area intorno alla stazione diventa spesso un luogo di “riparo” per queste persone. Ma anche di giovani che vanno alla ricerca di “avventure” e che mossi da spirito di vandalismo, come spesso accade proprio nelle stazioni e sugli stessi vagoni dei treni, ricoperti dalla vernice delle bombolette. E che la banchina della stazione di Licola “ospiti” vandali e barboni è dimostrato anche dalla presenza di bottiglie di vino, birre e liquori “segno” che qualcuno di giorno e di notte soggiorna in questa zona. Dove è semplicissimo accedervi: infatti nonostante la stazione dopo l’ultima corsa serale venga chiusa e quindi venga impedito l’accesso all’edificio, resta comunque aperto il passaggio sulla banchina e ai binari, ai quali si può giungere dal passaggio a livello di via dei Platani che mentre di giorno viene presidiato, di notte rimane incustodito.



giovedì 21 aprile 2011

VICINE DI CASA LITIGANO PER I RIFIUTI: UNA FINISCE IN OSPEDALE

NECESSARIO L'INTERVENTO DEI CARABINIERI PER SEDARE LA RISSA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 21 aprile 2011

POZZUOLI - Due amiche e vicine di casa che litigano per la spazzatura, vengono alle mani, volano schiaffi e pugni: l’incivile una finisce in ospedale, l’altra denunciata. L’assurda storia ha come teatro il quartiere di Monterusciello, uno dei palazzoni della cooperativa “Rinascita Flegrea” di via Allodi. Sono da poco trascorse le 16 quando esasperata dai cassonetti stracolmi di rifiuti proprio sotto casa e dalla puzza che una 40enne scende in strada e in “segno di protesta” decideva di spostare la spazzatura al centro della strada, rovesciare una campana della differenziata in maniera tale da non consentire il passaggio delle automobili. Comprensibile la disperazione, meno la metodologia adottata. Alla scena assistevano anche gli altri residenti della palazzina, tra questi una 30enne alla quale non andavano giù i modi con i quali la donna aveva deciso di “ribellarsi”. La giovane a quel punto chiedeva spiegazioni alla donna, mostrando tutta la sua contrarietà verso quei gesti ritenuti di inciviltà e che non potevano fare altro che peggiorare la situazione. L’artefice della protesta, dopo aver ricevuto il richiamo, mostrava a sua volta il suo disappunto, essendo convinta di non “meritare” alcuna strigliata ma convinta che quello che aveva appena compiuto era un gesto utile per “far smuovere le acque”. Nel frattempo il battibecco assumeva toni sempre più accesi con le due donne iniziavano ad un certo punto ad insultarsi. Urla, grida tra le due vicine di casa che improvvisamente venivano alle mani, nel bel mezzo della strada, tra la spazzatura. Ma ad avere la peggio tra le due era la 40enne, quella che aveva gettato la spazzatura in strada. Secondo i racconti di alcune persone che avrebbero assistito alla scena, la 30enne l’avrebbe colpita più volte alla faccia, facendola cadere a terra. A tal punto da rendere necessario l’intervento di un ambulanza. Anche in questo caso comprensibile la rabbia di fronte all’atto di inciviltà, meno il metodo adottato. Nel frattempo giungevano anche i familiari delle due, si rischiava la rissa e per calmare gli animi era indispensabile l’intervento dei carabinieri che giungevano dalla vicina caserma di Monterusciello. Preoccupanti nel frattempo erano le condizioni della 40enne per la quale era necessario l’intervento dei sanitari del 118 che dopo le prime cure sul posto, trasportavano la donna ferita a bordo di un’ambulanza all’ospedale “Santa Maria delle Grazie”.


mercoledì 20 aprile 2011

ESCLUSIVA

LE IMMAGINI DEL RAID AL MOBILIFICIO "CACCIAPUOTI"
LE TELECAMERE HANNO RIPRESO 2 UOMINI MENTRE APPICCAVANO IL FUOCO



POZZUOLI - Dal primo momento fu chiara la “matrice dolosa” dell’incendio che distrusse completamente il deposito di mobili e ben 14 appartamenti. Sul posto gli attentatori fecero ritrovare due latte di benzina vuote, segno inequivocabile di un messaggio voluto lasciare alla loro vittima. La sequenza del raid venne in parte ripresa dalle telecamere di videosorveglianza installate all’esterno del mobilificio di Cacciapuoti. Dai fotogrammi si vedrebbe un auto lasciare la zona e due uomini, con i volti coperti da cappucci “armeggiare” nello spazio tra la porta di emergenza del punto vendita e la discesa che porta al deposito nel piano interrato del palazzo. Riprese che ad un certo punto termineranno perché i due malviventi, probabilmente fino a quel momento non ancora accortisi della telecamere, offuscheranno l’obiettivo con una bomboletta spray di colore blu. E proprio negli ultimi fotogrammi, che riportano come orario l’una e ventinove del 17 marzo 2011, che si vedono i due uomini, spostarsi dall’angolo nel quale avevano operato verso il deposito. Il primo mantiene nella mano sinistra un tubicino, probabilmente utilizzato per far cadere la benzina dalle taniche attraverso le grate. Dietro di lui l’altro complice, anche lui incappucciato che lo segue. Di lì a poco i due cospargevano l’intero deposito facendo finire sul pavimento una cinquantina di litri di benzina per poi appiccare il fuoco. Pochi minuti e le fiamme divampavano, investendo anche un camion che si trovava nel garage del deposito e alcune automobili ferme fuori al palazzo, e fino a giungere all’ultimo piano della palazzina, distruggendo in poche ore l’intero stabile. Dopo aver appiccato il fuoco i due uomini si davano alla fuga, probabilmente scappando dal lato opposto a Via Domitiana, verso il Rione Toiano. Chi erano quei due uomini? Perché hanno appiccato il fuoco? Quale mandante e movente di un’azione così tanto devastante? La matrice, viste le modalità sembrerebbe essere chiaramente di origine mafiosa, una spedizione punitiva verso un obiettivo che sembrerebbe essere Carmine Cacciapuoti, il quale però fin dal primo momento agli inquirenti che indagano sull’accaduto ha smentito di aver ricevuto richieste di racket, intimidazione o minacce.

USURA AGLI IMPRENDITORI: PUTEOLANO ARRESTATO

IL 33ENNE MARIO CRISCI FINISCE IN CARCERE CON UNA SERIE DI GRAVISSIME ACCUSE
E' RITENUTO A CAPO DI UNA "HOLDING DEL TERRORE" CHE AGIVA IN 5 REGIONI ITALIANE


POZZUOLI. Anche il ministro dell’interno Roberto Maroni e quello della Giustizia Angelino Alfano hanno rivolto il loro plauso alle forze dell’ordine per l’operazione che ha sgominato la “Holding del Terrore” al capo della quale c’era Mario Crisci, soprannominato “ o’ dottore, nato a Napoli ma cresciuto a Pozzuoli, dove per anni ha vissuto con la sua famiglia. Quella capeggiata dal 33enne era una grossa organizzazione mafiosa che aveva i suoi interessi al Nord e in altre regioni d’Italia. Il loro “lavoro”? Usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria che nel corso del tempo sono stati perpetrati nei confronti di oltre 100 società. Prestavano soldi, per poi richiederli a tassi usurari, minacciando le vittime che non riuscivano a tener fede ai pagamenti. Minacce che si trasformavano in brutali pestaggi e in alcune occasioni anche in rapimenti. A sgominarla, i carabinieri di Vicenza e della Direzione Investigativa Antimafia di Padova coordinati dalla DDA di Vicenza che hanno eseguito 25 provvedimenti restrittivi in Veneto, Lombardia, Sardegna, Puglia e Campania. E proprio qui, nella sua abitazione di Castelvolturno, dove da qualche tempo viveva con moglie e figlie, che Mario Crisci, ritenuto dagli inquirenti al “vertice della piramide” che all’alba di giovedì è stato arrestato. Un maxi blitz che ha richiesto un notevole numero di uomini con oltre 300 carabinieri, militari della Dia appartenenti ai diversi comandi provinciali; e di mezzi, tra i quali anche 2 elicotteri e che ha visto anche l’impiego di 2 unità cinofile. Sequestrati assegni, cambiali e cessioni di credito aziendali degli usurati per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro, oltre ad armi e munizionamento da guerra. Una grossa organizzazione mafiosa che, secondo gli inquirenti, era collegata al clan camorristico dei casalesi e che operava prevalentemente nel Nord Est d’Italia, oltre che in alcune regioni del centro e del Sud e che aveva tra le sue “vittime preferite” soprattutto gli imprenditori operanti nel settore dell’edilizia.

LE ATTIVITA' - Il lavoro del gruppo criminale consisteva nel reperire imprenditori titolari di piccole e medie aziende in difficoltà economiche, alle quali i malviventi andavano in “aiuto” prestando soldi. Il tutto, fatto attraverso una società cosiddetta “schermo”, nella fattispecie si trattava della “Aspide”, azienda di recupero crediti con sede principale a Padova. L’organizzazione capeggiata da Crisci aveva una propria organizzazione interna: oltre al capo, c’erano i “procacciatori” di aziende in difficoltà che una volta individuate venivano “contattate” dagli “emissari” del gruppo; le cosiddette “teste di legno” alle quali intestare beni; gli amministratori dell’organizzazione; i “bracci armati” cioè coloro che picchiavano le vittime e i “fedelissimi” di Crisci, da tutti conosciuto come “il dottore” che, stando ai riscontri investigativi sulla base di testimonianze e intercettazioni telefoniche, agiva in maniera “ spietata” nei confronti delle vittime. L’organizzazione prestava soldi a tassi usurari che in alcuni casi arrivavano anche al 180% annuo, fino a soffocarle. In questo modo gli imprenditori in difficoltà, che vedevano il loro debito aumentare anziché diminuire, erano costretti a dover cedere anche le proprie attività, oltre ai loro beni, tra i quali anche gli immobili. Ma il “lavoro” della Holding criminale non si limitava a questo: per creare un giro di “affari” sempre più grandi, mettevano gli stessi imprenditori in difficoltà e in debito con loro di procacciare a loro volta altri imprenditori in difficoltà, che successivamente sarebbero poi diventate loro vittime. Le quali, quando non riuscivano a rispettare le “scadenze” imposte dai criminali, venivano picchiate selvaggiamente. Gli imprenditori per saldare i loro debiti nella maggior parte dei casi venivano costretti a fare versamenti attraverso le “poste pay”, sistema attraverso il quale poi il gruppo criminale pagava gli stipendi agli affiliati destinando anche una parte di essi ad alcuni detenuti e alle loro famiglie affiliate alla camorra.

LA DENUCIA E LE INTERCETTAZIONI - A far emergere il tutto, la denuncia da parte di una delle vittime soffocata dagli strozzini, oltre alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Dalle quali appunto è emersa la crudeltà oltre al ruolo di capo di Mario Crisci. Come nel caso che coinvolse un imprenditore il quale dopo essere stato già più volte malmenato implora al “dottore” di dargli qualche altro giorno di tempo per saldare il debito. Ma Crisci, oltre che ad alzare la “posta” davanti alla disperazione dell’uomo, invita i suoi a continuare a malmenare la vittima. Alla quale successivamente verrà rapito il padre 73enne anche lui a sua volta malmenato dallo stesso Crisci. O ancora il caso di un altro imprenditore al quale furono prestati 55 mila euro nel maggio 2010, diventati in 8 mesi ben 200 mila da restituire insieme a tre appartamenti nuovi. Ora i 25 indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso,usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, in danno di centinaia di imprenditori.

PALAZZO BRUCIATO: LA PROTESTA DEGLI SFOLLATI

FINITA L'ASSISTENZA DEL COMUNE, LE FAMIGLIE ACCUSANO LE ISTITUZIONI

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" du sabato 16 aprile 2011


POZZUOLI. Una catena lo tiene legato al marciapiedi, lui immobile, nei suoi occhi la rabbia e la disperazione di chi non ha più niente. Da stasera insieme a sua moglie Emma e ai suoi due figli non avrà più un tetto dove dormire, la sua casa al primo piano è tra le 14 andate distrutte nell’incendio del 17 marzo. Ieri mattina Francesco Manduca, 66 anni, ha protestato insieme ad un’altra ventina di residenti della palazzina di via Domitiana novanta ad Arco Felice. “La solita indifferenza?” recitava lo striscione esposto sulla facciata annerita del palazzo, poi portato in strada, dove per 2 ore è andato avanti un sit-in pacifico ma “forte”. Parole e slogan indirizzate alle istituzioni, colpevoli di un “ingiustificato silenzio”. “Chiediamo assistenza, alloggi o la delibera della permanenza negli alberghi da domani, ci hanno bruciato le case e non abbiamo più niente” recitava un altro striscione. . Oggi scadrà l’ospitalità concessa dal comune di Pozzuoli che per 30 giorni ha messo a disposizione degli sfollati 3 alberghi della città. Circa 40mila euro per una quarantina di persone, soldi che andranno a gravare sul bilancio comunale. Ma di più non si è potuto fare, ora tutti fuori. Dieci famiglie hanno trovato una sistemazione, chi a casa di parenti, chi riuscendo a prendere in affitto un appartamenti. Per 4 famiglie niente da fare “Dormiremo in strada, in macchina, non lo so. Non abbiamo più niente” ripetono. In totale una sessantina di persone, scampate a quell’inferno di cristallo. Spaesati, privati di tutto, finiti da un momento all’altro in strada. Hanno protestato contro il silenzio delle istituzioni, ma anche della “politica”, contro i mancati aiuti da parte della Protezione Civile, Caritas e delle varie associazioni di volontariato presenti sul territorio. “Nessuno ci ha aiutati, nessuno si è interessato a noi. Abbiamo ricevuto solidarietà solo da parte della gente, dalle maestre della scuola di mia figlia che ci sono state vicine, hanno fatto una colletta per comprare i giocattoli” racconta Rosaria, sorella di Carmine Cacciapuoti, proprietario dell’omonimo mobilificio e del deposito cosparso da 50 litri di benzina e dato alle fiamme da due uomini incappucciati. Si cerca di risalire alla loro identità, all’auto che li avrebbe accompagnati e prima del rogo sarebbe andata via. Complici ma anche mandanti, chi è perché ha fatto tanto? Nessuna richiesta di racket, intimidazione o minaccia, Cacciapuoti continua a smentire. Senza vittime e mandanti accertati non potranno avere accesso al fondo per le “vittime del racket”. La palazzina era assicurata per la struttura, non per le suppellettili, per gli oggetti. Quindi tutti hanno perso tutto”Mio figlio Massimiliano conviveva con la fidanzata, si sarebbe dovuto sposare ad Ottobre, aveva aggiustato quella casa, comprato i mobili, ora non ha più niente” racconta una donna. In mattinata giungeva la notizia del dissequestro della palazzina, il pubblico ministero della Procura di Napoli Gloria Sanseverino che detiene il fascicolo d’indagine “ha ritenuto la struttura non utile alle indagine. Pertanto la settimana prossima dovrò nominare un tecnico che dovrà svolgere i rilievi strutturali” spiega Gennaro Mirata, amministratore palazzo di proprietà della “Steflin immobiliare” e custode giudiziario della struttura. “L’azienda ha sospeso i fitti, congelato i contratti e appena sarà possibile è intenzionata ad aggiustare il palazzo per permettere ai condomini di tornare”. Finalmente una buona notizia, dopo tanto.

giovedì 14 aprile 2011

PALAZZINA BRUCIATA, PROTESTA DEGLI SGOMBERATI

DOMANI S’INCATENERANNO ALL’IMMOBILE

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 14 aprile 2011

POZZUOLI. S’incateneranno davanti alle loro case distrutte, vicino a quella palazzina bruciata dalla malavita, da chi quella maledetta notte del 17 marzo volle lasciare un “segnale” rimanendo a terra le 2 taniche di benzina appena svuotate nel deposito del mobilificio. Le 14 famiglie residenti in quella palazzina al civico 90 di via Domitiana ad Arco Felice si sono date appuntamento domani alle 10 dove protesteranno contro quello che definiscono “il silenzio delle istituzioni”. Paura, rabbia e ora lo sconforto, il sentimento che prevale tra i 60 residenti: domani dovranno lasciare anche gli alberghi messi a disposizione dal comune di Pozzuoli, che a proprie spese fino ad oggi ha garantito vitto e alloggio. Dopo 30 giorni ognuno dovrà andare per la propria strada, e questo fa paura. “Non sappiamo più a chi rivolgerci, sembra che tutti si siano dimenticati noi e questa situazione non può fare altro che creare sconforto” racconta Gennaro Mirata, l’amministrazione del condominio del quale 12 delle 14 case sono di proprietà della “Steflin immobiliare” del “Gruppo Gallo”, insieme al deposito di Cacciapuoti, dove oltre 300mila euro di mobili e attrezzature non coperte da assicurazione andarono bruciate. La palazzina resta sotto sequestro probatorio da parte del Pm Gloria Sanseverino, nessuna verifica strutturale è stata finora fatta a distanza di 30 giorni dalla tragedia, qualche giorno fa solo un sopralluogo da parte dei vigili del fuoco, mentre le indagini proseguono sotto lo stretto riserbo. Nel frattempo parte delle 14 famiglie è riuscita a trovare una casa in affitto, dovranno arredarla daccapo visto che hanno perso tutto. Altre hanno trovato una sistemazione a casa di parenti. Situazione critica per quattro nuclei familiari: non c’è stato nulla da fare, ne hanno trovato un appartamento, ne hanno chi potrà ospitarli. Un dramma nel dramma. E i timori che diventano realtà. “Oltre alla Protezione Civile che ha latitato, nemmeno la Caritas ha fatto qualcosa per queste persone. Nessun aiuto a chi improvvisamente ha perso tutto, rimanendo senza casa e perfino senza indumenti, visto che tutto è andato distrutto e quel poco che si è salvato è ancora lì dentro ma non si può toccare” accusa Carmine Cacciapuoti, colui che sarebbe il “destinatario” di un vero e proprio attentato che va assumendo contorni sempre più oscuri. L’imprenditore continua a negare di aver ricevuto minacce, che ad armare la mano di quei due uomini incappucciati furono vicende legate al mondo del racket e delle estorsioni. Nel frattempo ci sono 60 persone che vogliono sapere la verità, conoscere il proprio futuro, sapere che fine farà la propria casa nella quale erano stati riposti i sacrifici di una vita, bruciati anche loro in quel maledetto rogo, quella maledetta notte. E domani annunciano una “protesta forte”, per non essere dimenticati.

RUBANO PORTAFOGLI E USANO BANCOMAT

VITTIMA IN BANCA PER BLOCCARE LA CARTA, RICONOSCE I LADRI E LI BLOCCA

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. Una storia degna della sceneggiatura di un regista di film d’azione che ha avuto come attori due incauti malviventi e un anziano automobilista. Al quale di aggiunge un finale positivo, con i ladri che sono finiti in manette e la vittima che è riuscita ad avere indietro quanto gli era stato appena sottratto. Così Umberto Ioia, 54anni e Pasquale Esposito 43 anni entrambi napoletani con precedenti di polizia, sono stati arrestati per i reati di utilizzo fraudolento di carta di credito in concorso e denunciati per furto aggravato in concorso e lesioni dagli agenti del commissariato di Polizia di Pozzuoli diretti dal vicequestore Michele Cante. Ma veniamo alla cronaca di una mattinata alquanto rocambolesca. Il tutto è iniziato venerdì, poco dopo le 10 nella zona di Arco Felice Vecchio dove un anziano residente a Pozzuoli si era diretto per fare la spesa in un supermercato della zona. Uscito dal negozio, l’uomo con le buste degli acquisti in mano, notava un uomo accovacciato vicino alla sua automobile che poco prima aveva parcheggiato nello spazio antistante il negozio. Alla vista dell’anziano l’uomo si allontanava repentinamente, riuscendo a non insospettire più di tanto l’uomo che riponeva le buste nel cofano e una volta entrato nell’abitacolo si metteva in cammino in direzione Pozzuoli. Ma dopo aver percorso poche centinaia di metri era costretto a fermarsi perché accortosi di avere una ruota bucata. A quel punto l’anziano signore non poteva fare altro che accostare l’auto sul ciglio della strada per cambiare il pneumatico. Ma mentre si accingeva a sostituirlo, un passante lo avvertiva che gli stavano rubando il borsello che aveva lasciato sul sedile. L’anziano alzava la testa e riconosceva quell’uomo che nel frattempo si allontanava a bordo di una panda grigia condotta da un complice. Quell’uomo che era entrato nella sua auto impossessandosi del suo borsello non era altro che quella persona che pochi minuti prima aveva visto accovacciata vicino alla sua auto. A quel punto si rendeva conto di essere stato vittima di un abile raggiro: i malviventi gli avevano manomesso l’auto forandogli una ruota e lo avevano seguito, fino a che non si trovava costretto a scendere dall’auto per poi entrare in azione derubandolo. In quel borsello l’uomo aveva il portafogli con dentro i documenti di riconoscimento, diverse banconote e la carta di credito. La quale doveva essere necessariamente bloccata per evitare che i malviventi potessero recarsi al primo sportello utile e prelevare i soldi dal suo conto. Così ripartita con la sua auto, la vittima si recava presso la filiale della “Banca Nazionale del Lavoro” di via Annecchino ad Arco Felice, dove si precipitava per bloccare immediatamente la carta di credito. Ma mentre l’uomo effettuava l’operazione, che si verificava il colpo di scena: il cassiere gli comunicava che al bancomat all’esterno dell’istituto di credito qualcuno stava utilizzando proprio la sua carta. E quel “qualcuno” era proprio quell’uomo che aveva visto prima accovacciato vicino alla sua auto e che qualche minuto dopo gli aveva rubato il borsello dall’automobile. A quel punto l’anziano si precipitava all’esterno della banca, dove riconosceva quell’uomo che, vistosi messo alle strette tentava di patteggiare la fuga restituendo la somma che era stata appena prelevata. In tutto 1850 euro che il ladro, attraverso la carta di credito della sua vittima, era riuscito ad intascare. Iniziava anche un colluttazione tra il ladro e la vittima, in soccorso della quale giungevano anche alcuni passanti che riuscivano a fermare il malvivente e a chiedere l’intervento degli agenti di polizia i quali prontamente giungevano sul posto arrestando l’uomo. La scena si verificava sullo spiazzale antistante la banca e un supermercato, di fronte alla stazione della cumana di Arco Felice. Nel frattempo il complice, che aveva partecipato all’attuazione del piano, visto il “collega” in cattive acque si dava alla fuga, a bordo della Panda di colore grigio utilizzata per mettere a punto l’intera operazione. Una fuga che però durava poco per l’uomo visto che i poliziotti riuscivano a rintracciarlo e arrestarlo nel primo pomeriggio. Ora Umberto Ioia e Pasquale Esposito, che sono stati processati per direttissima ieri mattina, dovranno rispondere dell’accusa di utilizzo fraudolento di carta di credito in concorso e denunciati per furto aggravato in concorso e lesioni.

venerdì 8 aprile 2011

PALAZZINA BRUCIATA, PROVE DI STABILITA'

OGGI IL SOPRALLUOGO DEI TECNICI PER LE VERIFICHE DISPOSTE DAL MAGISTRATO

di Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" giovedì 7 aprile 2011

POZZUOLI - E’ previsto per stamattina alle 9 un sopralluogo da parte dei tecnici e dei vigili del fuoco all’interno della palazzina distrutta lo scorso 17 marzo durante l’incendio al deposito del mobilificio “Cacciapuoti Arredo Design” di Arco Felice. Che sarebbero state disposte dal pubblico ministero Gloria Sanseverino, incaricata per le indagini dalla Procura della Repubblica di Napoli, per verificare la stabilità della struttura che dal 18 marzo è sotto sequestro. “Ho saputo dai carabinieri che ci sarà un sopralluogo da parte di ingegneri e vigili del fuoco Sono stato avvisato della cosa in qualità di responsabile ed invitato a presenziare. Credo che si tratti di verifiche strutturali che dovranno fare alla palazzina “ ha confermato l’amministratore nonché custode giudiziario dell’immobile di via Domitiana 90, Gennaro Mirata. Controlli che le 14 famiglie aspettano da tempo in maniera tale che una volta espletati possano essere rimossi i sigilli allo stabile e all’intera area che in questi giorni è sottoposta a “sequestro probatorio”. Bisognerà capire se la palazzina è agibile, quali saranno i tempi e le modalità per un eventuale intervento di ristrutturazione e di messa in sicurezza dell’intera struttura. A quanto pare, i solai tra il piano interrato (quello che ospitava il deposito di mobili) e il primo piano e quello tra quest’ultimo e il secondo piano sarebbero andati completamente distrutti. L’incendio di chiara matrice dolosa, le cui sequenze in parte vennero riprese dalle telecamere di videosorveglianza installate all’esterno del punto vendita “Cacciapuoti Arredo Design”, veniva appiccato da due uomini a volto coperto. Armati di due taniche di benzina, poco dopo l’una di notte del 17 marzo scorso, cospargevano di liquido infiammabile il piano seminterrato della palazzina adibito a deposito, appiccando poi il fuoco. Un messaggio inequivocabile, ma il titolare del mobilificio Carmine Cacciapuoti continua a smentire intimidazioni o richieste estorsive, tingendo di giallo la vicenda.

LA LUNGA SEQUELA DI INCIDENTI LUNGO L'ASSE VIARIO "COPIN"

DA OLTRE 1 ANNO SI ATTENDE L'INSTALLAZIONE DI AUTOVELOX E DISSUASORI DI VELOCITA'

POZZUOLI - E’ stato dimesso ieri mattina il 22enne rimasto ferito nell’altro grave incidente verificatosi domenica mattina a Pozzuoli. Questa volta il teatro dell’ennesimo incidente lungo le strade puteolane è stata via Montenuovo Licola Patria, nei pressi dell’incrocio che conduce a Licola Mare. Qui, intorno alle 8 e 30 di domenica mattina si è verificato un violento tamponamento tra due auto che ha provocato il grave ferimento di uno dei due conducenti. Secondo la dinamica ricostruita dagli agenti del corpo di Polizia Municipale di Pozzuoli intervenuti sul posto, la Honda Colt guidata da V.I. 22 anni, residente a Giugliano sarebbe andata a tamponare violentemente una Jeep che la precedeva. L’impatto è avvenuto mentre il grosso veicolo stava svoltando all’incrocio con via Ariete all’altezza della caserma del Corpo Forestale. A quanto pare il 22enne non avrebbe visto la Jeep intenta a svoltare andandosi a schiantare sul lato posteriore destro. Nell’impatto l’uomo riportava diverse ferite in più parti del corpo. Trasportato presso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli in prognosi riservata è stato dimesso ieri mattina. Una lunga scia di incidenti stradali che sembra non fermarsi e che spesso hanno come teatro le “solite” strade. Come appunto l’asse viario “Copin”, spesso finito al centro delle cronache per gli spettacolari quanto pericolosi incidenti verificatisi lungo i circa 2 chilometri di strada che collegano la zona della Solfatara con Arco Felice. Un lungo stradone fatto di curve dove spesso gli automobilisti tendono a premere oltre il dovuto il piede sull’acceleratore e dove, i più di un’occasione è stata vagliata l’ipotesi di installare un autovelox e dissuasori di velocità.

Qui infatti più volte “si è sfiorato il morto” come lo scorso 26 novembre quando una Peugeot 206 guidata da un 24enne napoletano dopo essere sbandata finì contro invase la corsia opposta finendo contro un muro. Ferma di traverso lungo la carreggiata venne presa in pieno da un’altra vettura, una Golf Wolkswagen guidata da un 41enne di San Marcellino che in quel momento transitava nell’opposto senso di marcia, ribaltandosi. I due veicoli andarono completamente distrutti, mentre i due conducenti rimasero feriti, di questi quello della Peugeot in maniera grave. Incidente che fu preceduto pochi giorni prima da un altro sinistro, in quell’occasione provocato dalla pioggia che provocò il cosiddetto fenomeno di “acquaplaning”. In quell’occasione l’impatto fu tra due automobili, una Audi A2 e un fuoristrada della Ford, alla cui guida c’era un giovane militare americano di servizio presso la base Nato di Gricignano d’Aversa. L’uomo, che a quanto pare viaggiava in direzione della Solfatara, dopo aver perso il controllo del mezzo finì in un pericoloso testacoda finendo per scontrarsi contro un’auto che sopraggiungeva dalla corsia opposta. L’Audi finì contro il muro laterale sul margine della corsia, con la parte lato-passeggero contro il guardrail e la parte lato-guida con le ruote poggiate sull’altro abitacolo, finito in testa coda. Fortunatamente i due occupanti delle vetture uscirono illesi. Pioggia che incise anche lo scorso febbraio quando una Smart guidata da una 26enne residente a Pozzuoli, proveniente da via Fascione sbandò andandosi a scontrare frontalmente contro un’altra automobile, una Nissan Qashqai, che sopraggiungeva da Pozzuoli la quale a sua volta veniva tamponata da una terza auto. Un impatto violento fra i tre veicoli che per fortuna non provocò danni agli occupanti delle vetture, tutti usciti illesi. Una lunga sequela di incidenti che spinge a chiedere oltre a maggiori controlli lungo le strade, anche l’installazione di dissuasori di velocità e autovelox, come più volte promesso e annunciato dalla vecchia amministrazione comunale. Segno che “tutti sanno della pericolosità delle nostre strada ma nessuno agisce”. Sperando che non si debba pagare lo scotto dell’ennesima vittima della strada per smuovere qualche intervento.

INCIDENTE PONTE "COPIN" - RESTANO GRAVI LE CONDIZIONI DEL 33ENNE

IL MOTOCICLISTA RESTA RICOVERATO NEL REPARTO DI RIANIMAZIONE

POZZUOLI - Continua a lottare contro la morte A.S., il 33enne rimasto gravemente ferito domenica scorsa a seguito dello scontro tra la motocicletta sulla quale stava viaggiando e un’automobile lungo l’asse viario Copin. In queste ore l’uomo è ancora ricoverato in prognosi riservata nel reparto di rianimazione dell’ospedale “Cardarelli” di Napoli. Le sue condizioni, rispetto a domenica, quando a seguito dell’incidente fu trasportato prima all’ospedale “Santa Maria della Grazie” e nella notte presso al nosocomio napoletano continuano ad essere gravi ma stazionarie a causa di un edema cerebrale. Nell’impatto tra la sua moto Suzuki e la Mercedes che viaggiava nella corsia opposta, l’uomo riportava un trauma cranico, facciale e toracico, danni ad un polmone e alla milza oltre a diverse diverse fratture alle gambe e in altre parti del corpo. Amici, familiari e conoscenti in queste ore sono in apprensione per le sorti del 33enne che vive a Napoli ma è un abituale frequentatore della zona flegrea. Il tremendo incidente, lo ricordiamo, si è registrato domenica scorso poco dopo le 18 lungo l’asse viario “Copin” arteria che collega via Campi Flegrei e la zona di Arco Felice con via Fascione e la zona della Solfatara. E proprio qui, a poche centinaia di metri di distanza dall’incrocio con via Solfatara che poco dopo le 18 che avveniva l’impatto tra la motocicletta Suzuki guidata da A.S. e la Mercedes 190 alla guida della quale c’era un uomo, C.R., residente a Giugliano in Campania. Stando alla dinamica ricostruita dagli agenti del corpo di Polizia Municipale di Pozzuoli l’uomo alla guida della motocicletta nella curva avrebbe perso il controllo del proprio mezzo sbandando e finendo nella corsia opposta dove in quel momento stava transitando l’auto che viaggiava in direzione della Solfatara. Secondo gli inquirenti a far perdere il controllo del mezzo potrebbe essere stata l’alta velocità o un sorpasso azzardato da parte del motociclista. I due conducenti coinvolti nell’incidente venivano sottoposti ai test alcolemici e tossicologici che risultavano essere entrambi negativi. Come testimoni dell’incidente, oltre all’uomo che si trovava alla guida del Mercedes che nello scontro riportava un trauma cranico, c’erano anche due automobilisti i quali venivano ascoltate nei minuti successivi all’incidente dai vigili urbani. Questi nel racconto avrebbero raccontato anche di aver visto negli istanti precedenti all’urto A.S. indossare il casco di protezione che però dopo l’impatto e la caduta del 33enne sul selciato finiva a terra. Casco che veniva sequestrato insieme all’auto dell’uomo e alla carcassa della motocicletta del 33enne, bruciatasi completamente a seguito dell’impatto con l’asfalto

martedì 5 aprile 2011

SCHIANTO AUTO-MOTO: 33ENNE IN FIN DI VITA

L'INCIDENTE LUNGO L'ASSE VIARIO COPIN
NELL' IMPATTO LA MOTOCICLETTA DELL'UOMO E' ANDATA IN FIAMME
FERITO ANCHE IL CONDUCENTE DELL'AUTOMOBILE


di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di martedì 5 aprile 2011

POZZUOLI. Un impatto tremendo, la motocicletta che finisce contro l’auto, s’incendia, sul selciato il sangue di un 33enne che in queste ore sta lottando tra la vita e la morte. Terribile incidente domenica pomeriggio poco dopo le 18 a Pozzuoli, lungo l’asse viario Copin. In sella ad una motocicletta Suzuki c’era A.S., 33 anni, napoletano che viaggiava in direzione di Arco Felice proveniente dalla Solfatara. Mentre nell’opposto senso di marcia, proveniente da via Fascione alla guida della sua vettura, una Mercedes 190 c’era C.R., residente a Giugliano. Improvvisamente lo schianto. Pare che la motocicletta guidata dal 33enne napoletano abbia invaso la corsia opposta finendo per scontrarsi contro l’automobile dopo aver effettuato la curva. Un’ improvvisa perdita di controllo del mezzo o l’alta velocità potrebbero essere alla base del tragico incidente. Due persone avrebbero assistito all’incidente, i testimoni venivano ascoltati nei minuti successivi dagli agenti di Polizia Municipale diretti dal comandante Luigi De Stefano. A seguito dell’impatto l’uomo alla guida della motocicletta sarebbe finito con la testa contro la ruota posteriore del Mercedes, con una violenza tale da danneggiarla. Mentre la motocicletta, dopo essere scivolata sul sull’asfalto andava in fiamme. A detta dei testimoni, il 33enne pare indossasse il casco di protezione, anche se questo all’arrivo dei soccorsi non veniva trovato allacciato al capo dell’uomo le cui condizioni apparivano subito gravi. A seguito dell’urto l’uomo riportava un trauma cranico, facciale e toracico, danni alla milza e diverse fratture alle gambe e in altre parti del corpo. Sul posto oltre ai sanitari del 118, anche i carabinieri della Compagnia di Pozzuoli e una squadra dei vigili del fuoco per sedare le fiamme intorno alla motocicletta. A.S. veniva condotto all’ospedale “Santa Maria delle Grazie”. Le sue condizioni erano ritenute “gravissime” e nella notte veniva trasferito nel reparto di rianimazione dell’ospedale “Cardarelli” di Napoli. Nell’impatto rimaneva ferito anche il conducente dell’auto che riportava un trauma cranico, trasportato presso il nosocomio puteolano. In queste ore sono in corso i rilievi sul mezzo a due ruote che veniva posto sotto sequestro insieme all’automobile presso il deposito giudiziario. Sequestrato anche il casco indossato dall’uomo sul quale sarà ora necessaria una perizia utile a verificare come mai questo, come raccontato dai testimoni essendo poggiato sul capo dell’uomo negli attimi che hanno preceduto l’incendio, sia poi caduto a terra. Bisogna capire se era tenuto i testa ma slacciato o se si sia slacciato al momento della caduta. Difficoltà anche per effettuare il riconoscimento del 33enne ed avvisare i familiari visto che l’uomo al momento dell’incidente non aveva con se i documenti di riconoscimento. Nel frattempo l’intera zona rimaneva interdetta al traffico fino a tarda serata, per permettere le operazioni di soccorso e la rimozione dei veicoli da parte dell’azienda incaricata dal comune di Pozzuoli. I due mezzi venivano posti sotto sequestro giudiziario insieme al casco indossato dall’uomo sul quale sarà ora necessaria una perizia per verificare se al momento dell’impatto era indossato o meno dal 33enne.

domenica 3 aprile 2011

SFOLLATI, L'ORA DEGLI SCIACALLI

DOPO IL SEQUESTRO DEL PALAZZO DATO ALLE FIAMME
GLI SFOLLATI DENUNCIANO: NESSUN CONTROLLO IN ZONA
AFFITTI ALLE STELLE

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di domenica 3 marzo 2011

POZZUOLI. Dopo la tragedia ora gli sciacalli all’interno della palazzina distrutta dopo l’incendio appiccato al deposito del mobilificio “Cacciapuoti” di Arco Felice. La scoperta nella mattinata di venerdì quando alcuni sfollati insieme all’amministratore del condominio del civico 90 di via Domitiana sono tornati sul luogo del disastro: un vetro di uno dei riquadri in ferro del portone elettrico era stato rimosso, segno che qualcuno la notte precedente attraverso quello spazio era entrato all’interno della palazzina. Nonostante lo stabile e l’area circostante siano sottoposte a sequestro, qualcuno avrebbe approfittato della mancanza di vigilanza nell’area e indisturbati avrebbero poi agito all’interno della palazzina. Non è noto cosa siano riusciti a prendere, ne appurare se di furto si sia trattato considerato che i residenti non hanno accesso nelle proprie case da quella maledetta notte del 17 marzo, quando due uomini incappucciati cosparsero di benzina il deposito al piano seminterrato della palazzina appiccando il fuoco. Dopo la sconcertante scoperta, l’episodio veniva denunciato ai carabinieri della Compagnia di Pozzuoli i quali, dopo essersi resi conto di quanto accaduto, facevano apporre delle tavole in legno per chiudere l’accesso al portone. Attualmente la palazzina è sottoposta a “sequestro probatorio” dal pubblico ministero della Procura di Napoli Gloria Sanseverino che indaga sull’accaduto. “Purtroppo da oltre una settimana non c’è più nessun controllo nella zona, da quando la palazzina è stata messa sotto sequestro probatorio. Nei giorni successivi all’incendio la notte passava una ronda di carabinieri e in più c’erano alcune guardie giurate alle quali era stato chiesto il piacere di passare a dare un’occhiata durante il giro notturno” spiega Gennaro Mirata, amministratore del condominio nominato custode giudiziario dell’immobile. Nel frattempo cresce il disagio da parte delle 14 famiglie, ancora alloggiate nei vari alberghi della città. Vitto e alloggio pagato dal comune di Pozzuoli fino al prossimo 16 aprile, quando dovranno poi lasciare le camere e trovarsi un nuovo alloggio. In tanti sono alla ricerca di nuove abitazione, nell’attesa che nella palazzina di proprietà della “Steflin immobiliare” del “Gruppo Gallo” proprietaria di 12 delle 14 abitazioni. “ Stanno speculando sui nostri bisogni, hanno aumentato i prezzi degli affitti” denuncia Gaetano Bello “Tra Arco Felice, Pozzuoli, Lucrino e anche Quarto si parla di cifre che si aggirano intorno a un minimo di mille euro. Quando sanno che siamo noi, che abbiamo necessità ci offrono abitazioni fatiscenti a prezzi improponibili”. Speculazione che si contrappone alla solidarietà, come quella messa in campo dalle maestre di una scuola materna dove è iscritta una bambina: hanno organizzato una colletta per comprare giocatoli nuovi alla piccola dopo che la sua casa è andata completamente distrutta. “La cosa più importante era pensare a queste persone che hanno perso tutto. Ma purtroppo da quanto vedo questo non è avvenuto. Non si conosce quale futuro gli aspetta, una volta che usciranno dagli alberghi dovranno trovare una casa e arredarla, visto che i mobili che avevano sono andati distrutti. Avevo chiesto alle mie ditte fornitrici di fare uno sforzo, di aiutarli magari fornendo letti, materassi, mobili, se potevano regalarli o venderli a prezzi bassi. Nessuno in questo momento dovrebbe pensare al guadagno, perché facendo un’azione del genere prima o poi si sarebbero avuti dei benefici e un grande ritorno di immagine. Volevo creare una task force di imprenditori, portare l’idea anche alla “Fiera di Milano” ma purtroppo vedo che le risposte che mi aspettavo non arrivano

ARSENALE AL RIONE TOIANO, PRESO 41ENNE

IN CASA SUA 4 FUCILI, UNA PISTOLA, 105 CARTUCCE E POLVERE DA SPARO

di Gennaro Del Giudice sul "Roma"
di domenica 3 aprile 2011

POZZUOLI. Più che una normale abitazione sembrava un autentico arsenale, quello trovato nel Rione Toiano di Pozzuoli. Durante una perquisizione fatta nell’abitazione di Marco Viola, 41 anni, residente in via Toiano nell’omonimo quartiere popolare e già noto alle forze dell’ordine, i carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Pozzuoli si sono ritrovati davanti ad un armamentario di notevole entità. Quattro fucili, una pistola, 105 cartucce, ingenti quantità di polvere da sparo oltre ad una serie di accessori che hanno fatto scattare le manette per il 41enne puteolano arrestato “per detenzione abusiva di armi, munizioni e materiale esplodente”. Nella fattispecie, durante la perquisizione nell’abitazione dell’uomo i militari dell’arma hanno rinvenuto in un armadio collocato in una stanza un fucile sovrapposto calibro 20 intestato al padre defunto; un fucile doppietta calibro 16 anch’esso intestato al padre del 41enne; un fucile tipo doppietta calibro 16 sprovvisto di matricola; un fucile ad aria compressa sprovvisto di matricola. Oltre ai 4 fucili veniva rinvenuta anche una pistola lanciarazzi tipo revolver. Oltre alle armi all’interno dell’armadio c’erano anche le munizioni: in tutto 80 cartucce calibro 20; 25 cartucce calibro 16 caricate artigianalmente. un barattolo di metallo contenente polvere da sparo per 324 grammi; una busta di plastica contenente 444 grammi di zavorra per la ricarica di cartucce; un contenitore di plastica contenente 5 chili di pallini la per ricarica di cartucce; un kit completo per la ricarica artigianale di cartucce. Le armi sono state sequestrate insieme alle munizioni e al materiale esplodente dai carabinieri di Pozzuoli mentre il 41enne sarà processato per direttissima nelle prossime ore.