giovedì 14 aprile 2011

PALAZZINA BRUCIATA, PROTESTA DEGLI SGOMBERATI

DOMANI S’INCATENERANNO ALL’IMMOBILE

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 14 aprile 2011

POZZUOLI. S’incateneranno davanti alle loro case distrutte, vicino a quella palazzina bruciata dalla malavita, da chi quella maledetta notte del 17 marzo volle lasciare un “segnale” rimanendo a terra le 2 taniche di benzina appena svuotate nel deposito del mobilificio. Le 14 famiglie residenti in quella palazzina al civico 90 di via Domitiana ad Arco Felice si sono date appuntamento domani alle 10 dove protesteranno contro quello che definiscono “il silenzio delle istituzioni”. Paura, rabbia e ora lo sconforto, il sentimento che prevale tra i 60 residenti: domani dovranno lasciare anche gli alberghi messi a disposizione dal comune di Pozzuoli, che a proprie spese fino ad oggi ha garantito vitto e alloggio. Dopo 30 giorni ognuno dovrà andare per la propria strada, e questo fa paura. “Non sappiamo più a chi rivolgerci, sembra che tutti si siano dimenticati noi e questa situazione non può fare altro che creare sconforto” racconta Gennaro Mirata, l’amministrazione del condominio del quale 12 delle 14 case sono di proprietà della “Steflin immobiliare” del “Gruppo Gallo”, insieme al deposito di Cacciapuoti, dove oltre 300mila euro di mobili e attrezzature non coperte da assicurazione andarono bruciate. La palazzina resta sotto sequestro probatorio da parte del Pm Gloria Sanseverino, nessuna verifica strutturale è stata finora fatta a distanza di 30 giorni dalla tragedia, qualche giorno fa solo un sopralluogo da parte dei vigili del fuoco, mentre le indagini proseguono sotto lo stretto riserbo. Nel frattempo parte delle 14 famiglie è riuscita a trovare una casa in affitto, dovranno arredarla daccapo visto che hanno perso tutto. Altre hanno trovato una sistemazione a casa di parenti. Situazione critica per quattro nuclei familiari: non c’è stato nulla da fare, ne hanno trovato un appartamento, ne hanno chi potrà ospitarli. Un dramma nel dramma. E i timori che diventano realtà. “Oltre alla Protezione Civile che ha latitato, nemmeno la Caritas ha fatto qualcosa per queste persone. Nessun aiuto a chi improvvisamente ha perso tutto, rimanendo senza casa e perfino senza indumenti, visto che tutto è andato distrutto e quel poco che si è salvato è ancora lì dentro ma non si può toccare” accusa Carmine Cacciapuoti, colui che sarebbe il “destinatario” di un vero e proprio attentato che va assumendo contorni sempre più oscuri. L’imprenditore continua a negare di aver ricevuto minacce, che ad armare la mano di quei due uomini incappucciati furono vicende legate al mondo del racket e delle estorsioni. Nel frattempo ci sono 60 persone che vogliono sapere la verità, conoscere il proprio futuro, sapere che fine farà la propria casa nella quale erano stati riposti i sacrifici di una vita, bruciati anche loro in quel maledetto rogo, quella maledetta notte. E domani annunciano una “protesta forte”, per non essere dimenticati.

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