SI TRATTA DI UN EXTRACOMUNITARIO. FORSE PICCHIATO E FATTO ANNEGARE. LE SUE MANI E I SUOI PIEDI BRUCIATI CON L'ACIDOdi Gennaro Del Giudicearticolo pubblicato sul quotidiano "Roma" sabato 6 dicembre 2009
POZZUOLI. Un cadavere di un uomo che giaceva sulla battigia, con addosso i vestiti, ma con le mani e le piante dei piedi corrosi dall’acido. E’ il terribile scenario che alle prime ore del mattino di ieri si è presentato agli occhi di alcuni pescatori e passanti lungo la spiaggia di Licola mare, in prossimità della foce che scarica in mare i liquami provenienti dai depuratori di Cuma. Il corpo, senza vita, era riverso tra la sabbia ed il mare, sembrerebbe appartenere ad un uomo di età compresa tra i 30 e i 35 anni, probabilmente extracomunitario, i cui tratti somatici ricondurrebbero ad un’appartenenza all’est europeo. Sul cadavere, che presentava le dita e le piante dei piedi corrose, bruciate probabilmente da una sostanza acida, presenti anche alcune ecchimosi, il che farebbe presagire ad una violenza ai danni dell’uomo deceduto, a quanto pare, per annegamento. Infatti, secondo le prime ricostruzioni effettuate sul luogo del ritrovamento dai carabinieri della compagnia di Pozzuoli, diretti dal tenente Maurizio Tetrarca, e dai primi accertamenti effettuati dal medico legale, sembrerebbe che l’uomo sarebbe morto per “annegamento forzato”. Una ipotesi terribile, che troverebbe riscontro dai segni sul cadavere dell’immigrato. L’uomo sarebbe stato quindi dapprima malmenato e poi fatto annegare con la forza da qualcuno che gli avrebbe poi corroso con acido le dita e le piante dei piedi per evitare che si potesse, una volta che qualcuno avesse ritrovato il corpo senza vita, risalire alla sua identità. E forse sottratto anche i documenti di riconoscimento, in quanto nelle tasche dei pantaloni e degli indumenti indossati dall’uomo non è stato ritrovato alcun documento di identità. E proprio la mancanza di identificazione che non consentirebbe agli inquirenti di seguire una pista precisa sul movente di quello che, stando ai primi accertamenti, sembrerebbe essere un omicidio. Pochi elementi a disposizione che rendono vasto, in questo momento, il ventaglio delle ipotesi, sulle quali gli stessi inquirenti non si sbilanciano. Ogni pista potrebbe essere percorribile. Dal regolamento di conti tra gruppi rivali di immigrati o ad una “punizione” da parte di qualcuno ai danni dell’uomo forse reo di aver commesso qualche “reato”. I militari dell’arma stanno quindi lavorando per risalire all'identità, alle cause della morte e al movente di un delitto che si presenta particolarmente efferato. Potrebbero essere utili alle indagini eventuali testimonianze o denunce di scomparsa da parte di familiari o conoscenti della vittima. Nel frattempo la salma sarà sottoposta ad autopsia, disposta dal pubblico ministero di turno incaricato dalla Procura per le indagini. Quello di ieri è stato il secondo ritrovamento di un cadavere sull’arenile di Licola a distanza di pochi mesi, da quello dell'ex assessore di Villaricca, Roberto Landi, il cui cadavere fu trovato il 23 aprile scorso, sepolto sotto uno spesso strato di sabbia, di circa un metro, e avvolto in un telo. Il corpo, crivellato di colpi, fu notato da un passante che vide una mano emergere dalla sabbia.
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