giovedì 8 aprile 2010

PUTEOLANI IN TRAPPOLA

NELLE TRAVERSE INTERNE DI VIA NAPOLI SI VIVE CON L'INCUBO DI NON POTER SCAPPARE IN CASO DI EMERGENZA
I MEZZI DI SOCCORSO NON RIESCONO AD ENTRARE PER LA PRESENZA DI STRADE STRETTE E DI UN TUNNEL BASSO

di Gennaro Del Giudice
servizi pubblicati sul quotidiano "Roma" e sul "Corriere Flegreo" giovedì 8 aprile 2010

POZZUOLI.“In caso di terremoto rischiamo di fare la fine dei topi”. E’ la paura, ma anche l’allarme lanciato da un 78enne, Raffaele D’Oriano, che da 33 anni vive in via Domenico Fatale a via Napoli, all’interno di una delle numerose case popolari. Una lunga linea di abitazioni stretta tra le pendici della collina sulla quale sorge “Pozzuoli alta” e la principale Corso Umberto I. Ed in mezzo appunto, il grosso agglomerato urbano, con una grande densità di popolazione. Al rione si accede attraverso strette ed anguste viuzze: Via Domenico Fatale, via Vincenzo Barletta, via Pasquale Lubrano, Traversa Cappuccini. Accessi che costituiscono perenni pericoli, potenziali minacce per i numerosi residenti da almeno un trentennio “Nel caso di una forte scossa di terremoto rischiamo di fare la fine dei topi, rimanendo schiacciati e senza vie di fuga” ripete l’uomo, “a causa della larghezza ridotta della strada e della presenza del tunnel che non supera i 2 metri nessun mezzo di soccorso potrebbe arrivare”.

Qui infatti, la strada è larga quanto basta ad un’automobile per passarci e ad un tratto, la presenza di un tunnel alto appena 2 metri sul quale passa la tratta Montesanto – Torregaveta della linea cumana, impedisce l’accesso ad ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco e finanche di carri funebri sarebbe off-limits. Infatti sia in altezza che in larghezza, via Fatale e le altre piccole arterie che collegano il popoloso quartiere di via Napoli con Corso Umberto I e il lungomare “Sandro Pertini” non consentono spazi di passaggio a mezzi di grandezza superiore a quella di un’automobile. E, laddove il transito è consentito, numerose sono le difficoltà e gli spazi di manovra per gli automobilisti. Inoltre in prossimità dei sottopassi non vi è alcuna presenza di segnali che indicherebbero l’altezza consentita ai mezzi per passarvi. Il che potrebbe causare, nel caso in cui accidentalmente un mezzo furgonato vorrebbe raggiungere le abitazioni, di finire incastrato o addirittura urtare rovinosamente contro l’uno o l’altro ingresso del tunnel. A ciò si aggiungerebbero i potenziali pericoli derivanti dall’assenza di vie di fuga tali da poter permettere un normale deflusso della popolazione residente nel caso di evacuazione della zona.

Infatti la zona è caratterizzata dalla presenza di numerose abitazioni edificate all’epoca a poca distanza l’una dall’altra e che vede la presenza di strettissimi vicoletti dove gli spazi di passaggio e manovra sono ridottissimi. A ciò si aggiunge la cattiva manutenzione delle strade, tortuose e in alcune zone non asfaltate, e delle mura di cinta lungo la strada ferrata: irregolari, in numerosi punti dismessi le cui recinzioni in ferro soprastanti deteriorate, arrugginite e rese pericolose dagli angusti spigoli. Ma il timore maggiore, oltre a quello della sicurezza, sarebbe per il gentile pensionato che ci ha illustrato la precarietà della zona, un muretto composto da blocchi in tufo che fa da cinta ad alcuni palazzi: questo col passare degli anni e degli interventi nel sottosuolo si sarebbe inclinato verso la stradina a senso unico che conduce verso la strada, minacciando pericolosamente di poter cedere da un momento all’altro.
Insidie che i residenti, oltre a denunciare, sembra abbiano deciso di prevenire come nel caso dell’installazione di impianti anti-incendio, laddove l’accesso ai mezzi dei vigili del fuoco non sarebbe consentito “Abbiamo fatto installare una presa d’acqua in prossimità del nostro palazzo perché nel caso in cui dovesse scoppiare un incendio i pompieri potrebbero prendere acqua da qui visto che i loro mezzi non riescono ad entrare” spiega Raffaele D’Oriano, che denuncia i potenziali pericoli per le migliaia di residenti che vivono nel popoloso rione di Via Napoli “ Spesso quando è intervenuto il 118 i barellieri sono stati costretti a lasciare l’ambulanza all’ingresso del vicolo per poi raggiungere a piedi l’abitazione della persona da soccorrere. Così come quando c’è un morto. Per caricarlo in macchina devono portarlo fuori la strada”.

Proprio come avvenne lo scorso 30 luglio quando in via Barletta un’ambulanza fu impossibilitata ad accedervi, oltre che per le ridotte dimensioni della stradina, anche a causa della presenza di numerose automobili che ostruirono ulteriormente il passaggio. Così da costringere i due sanitari a dover scendere e dirigersi a piedi verso la casa dell’uomo da soccorrere il quale fu poi trasportato a bordo del mezzo del 118 tra i numerosi passanti e dopo l’intervento di una seconda squadra di sanitari giunti per dar man forte ai colleghi in difficoltà.




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