mercoledì 31 marzo 2010

L'ALTRA FACCIA DEGLI IMMIGRATI

PUR DI LAVORARE SI PRESTANO AI LAVORI PIU' SERVIZIEVOLI PURCHE' LECITI
ORA ANCHE NEI CENTRI COMMERCIALI COME ACCADUTO A QUARTO DOVE UN IMMIGRATO PER QUALCHE GIORNO SI IMPIEGAVA A POSARE I CARRELLI
IMPROVVISAMENTE IL GIOVANE SAREBBE SCOMPARSO

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI/QUARTO. C’è chi li accusa di togliere il lavoro agli italiani, di occupare i posti destinati ai figli della patria. Ma vedendo i “lavori” che gli immigrati si inventano, una volta giunti dalle nostre parti, verrebbe spontaneo di fronte a tale accusa porsi delle domande: ma un italiano lavorerebbe mai tutta la notte vicino ad un distributore di benzina facendo stare comodamente seduto in macchina l’automobilista, mettendo al posto suo la banconota nella macchinetta self-service ed inserendo al posto suo il carburante nell’auto in cambio di una mazzetta di pochi centesimi quando capita? Oppure, come nel caso di via dei Platani a Licola, un italiano disoccupato starebbe mai giorno e notte vicino ai cassonetti dei rifiuti prelevando dai cofani delle vetture i sacchetti pieni di immondizia e collocarli nei bidoni? Senza mascherine, guanti e col rischio di ritrovarsi a pagare una multa in quanto “materiali esecutori” dello scarico di rifiuti in orari non consentiti per 3-4 euro al massimo? Ovvia che la risposta sia negativa. Di fronte a questi due esempi un ulteriore dato balza all’occhio: l’enorme fantasia di questi extracomunitari, specie quelli di colore, abili ad inventarsi lavori che dimostrano la volontà di voler lavorare a tutti i costi, nonostante gli scarsissimi guadagni. Nonostante proprio a Licola vicino ai bidoni sembrano essere comparsi anche immigrati dell’est europeo, che in mancanza di quelli di colore, si adoperano a sostituirli nel prelievo dell’immondia dalle auto. Circa 12 contenitori diventati oramai preziosa fonte di “lavoro” Lavori fatti con umiltà che nella maggioranza dei casi sono costituiti da “servizi”. Tra questi, spicca anche il lavoro di posa-carrelli e posa-buste della spesa, fatti all’interno dei supermercati. Giovani di colore attendono che i clienti escano dai negozi per togliergli da mano la spesa e accompagnarli vicino alle proprie automobili, per poi sistemare il tutto nei bagagliai in cambio di pochi centesimi. Lavoro che, seppur diffuso da tempo, negli ultimi periodi sembra essere approdato nell’area flegrea in un nuovo contesto: quello dei centri commerciali. Infatti fino a qualche giorno fa, all’esterno di un grosso centro tra le auto ferme nel parcheggio gratuito si aggirava un giovanotto di colore, capelli ricci, con addosso un giubbotto di colore blu.
Una presenza insolita, considerando la presenza dei vigilantes all’esterno e la stessa peculiarità che ha da sempre contraddistinto i centri commerciali a differenza delle altre aree di sosta della città: quella di non essere sottoposta alla ormai “estorsione” dei parcheggiatori abusivi. L’uomo non passava inosservato, con alcuni clienti che fermi vicino alle proprie auto quasi stupiti esclamavano: “Ma come, in un centro commerciale c’è un parcheggiatore abusivo?” Ma questo giovanotto, che stava lì dal primo pomeriggio, non era un parcheggiatore di quelli che oramai sono diventati l’incubo di tutti gli automobilisti, non faceva altro che avvicinarsi molto timidamente senza dire una parola, alle persone che scaricavano la spesa nei bagagliai delle proprie auto. Nemmeno un cenno da parte sua. In attesa che, appena svuotato delle buste, il carrello gli venisse consegnato in maniera tale da poter andare a riporlo presso la colonnina per ottenere la moneta dentro contenuta. Infatti nei centri commerciali, per evitare che i carrelli vengano lasciati per strada, è stato adottato un metodo attraverso il quale chi prende un carrello deve inserire una moneta solitamente corrispondente a 50 centesimi, 1 euro o 2 euro, attraverso la quale la catenina che lo collega al carrello precedente si stacca consentendo di poter prendere il porta spese a rotelle. Identica operazione viene fatta quando il mezzo viene riposto. Si inserisce la linguetta della catenina nello spazio dell’ultimo carrello della fila in modo tale che la moneta ivi contenuta si sganci. E proprio in questo consisteva il lavoro del giovanotto. Posare il carrello e prendere la moneta contenuta in esso. Un lavoretto sicuramente più redditizio rispetto a quelli menzionati in precedenza, considerato il valore delle monete contenute. “Impiego” che però quel giovanotto pare abbia potuto mantenere solo per alcuni giorni, durante i quali era presente fino a chiusura del centro. Una presenza silenziosa, timida, discreta, che probabilmente avrà dato “fastidio” a qualcuno considerando che il luogo di lavoro era una centro commerciale, posto per antonomasia “immune” a qualsiasi tipo di compravendita illegale. Durata appunto qualche giorno, dopodiché di quel giovanotto silenzioso, timido, umile, non è rimasta alcuna traccia.

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