venerdì 25 febbraio 2011

RAID IN GIOIELLERIA, PRESO BASISTA

INDAGINI LAMPO GRAZIE AI FILMATI DELLA VIDEOSORVEGLIANZA
L’UOMO AVREBBE CONSENTITO A UN COMPLICE DI FARE RAZZIA NEL LOCALE


di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 25 febbraio 2011


POZZUOLI - Avrebbe fatto da battistrada facendosi aprire la porta della gioielleria consentendo così al complice armato si svaligiare mercoledì sera l’oreficeria “Pezone” nel centro storico di Pozzuoli. Con l’accusa di concorso in rapina a mano armata che qualche ora dopo la rapina i carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Arco Felice hanno arrestato un uomo (del quale non hanno fornito le generalità) residente a Pozzuoli, con precedenti penali proprio per furto e rapina. Secondo i militari, sulla base delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza installate all’interno della gioielleria di corso Garibaldi, poco dopo le 19.30 di mercoledì sera il pregiudicato si sarebbe finto cliente del negozio riuscendo così a farsi aprire dal titolare del negozio la porta blindata d’ingresso. A quel punto sarebbe entrato in azione il complice che armato e con il volto semicoperto faceva irruzione nel locale. Una volta entrato all’interno della gioielleria il rapinatore esplodeva un colpo di pistola all’indirizzo del titolare del negozio, Giovanni Pezone, che in quel momento si trovava in compagnia della figlia, riuscendo a portare via tutti i gioielli e l’oro contenuti all’interno della cassaforte. In tutto un bottino di circa 80mila euro. Per poi darsi alla fuga tra i vicoli del centro storico. Il presunto complice, che nella notte veniva arrestato dai carabinieri, dopo la rapina si recava presso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli per farsi curare una contusione raccontando ai medici di essersela procurata durante la colluttazione con un rapinatore proprio all’interno della gioielleria “Pezone”. Racconto che però non ha trovato riscontro nelle immagini riprese dalle telecamere installate all’interno del negozio, che in realtà non a avrebbero ripreso alcuna colluttazione tra l’uomo e il rapinatore. Anzi dai fotogrammi sarebbe emerso il “ruolo” del pregiudicato puteolano che avrebbe fatto da “battistrada” per l’irruzione del complice. Discordanze avvalorate con le testimonianze delle vittime e con le tracce rinvenute dagli uomini della scientifica giunti nei minuti successivi al raid che hanno portato al fermo giudiziario dell’uomo accusato ora di concorso in rapina a mano armata. Pozione che ora resta al vaglio degli inquirenti in quanto il presunto complice ha dalla sua parte il referto medico che “testimonierebbe” la contusione ma che ovviamente non lo scagionerebbe del tutto dall’accusa. Infatti l’uomo avrebbe potuto provocarsi da sé la ferita per poi recarsi in ospedale creandosi quindi un alibi.

LE REAZIONI
I COMMERCIANTI: "SIAMO DIVENTATI COME DEI BANCOMAT"

POZZUOLI - Nel frattempo aumenta la paura e cresce l’allarme sicurezza tra i commercianti del centro storico di Pozzuoli per l’ennesima rapina. “E’ ormai diventato un territorio da Far West, noi siamo diventati come dei bancomat. Qua la sera è da coprifuoco, chi vuole non ci mette niente a mettere a segno una rapina come è avvenuto stasera approfittando del deserto e della mancanza di controlli” è la denuncia del presidente Ascom di Pozzuoli Vincenzo Addati giunto sul posto insieme ad altri commercianti del centro storico negli attimi successivi alla rapina. "Ad un cenno di reazione del collega", ha spiegato il presidente della Confcommercio di Pozzuoli Vincenzo Addati, "stavolta è partito anche un colpo in sua direzione e solo il caso gli ha salvato la vita, il che significa che stiamo parlando di persone che agiscono anche con una certa ferocia. Non appena venuto a conoscenza dell'accaduto mi sono recato dal collega per testimoniargli la solidarietà dell'associazione, ma va detto che ormai a Pozzuoli è allarme criminalità. Negli ultimi tempi abbiamo registrato una media di almeno una rapina o furto a settimana, non solo nel centro ma anche nella parte periferica della città. Le forze dell'ordine, che ampiamente fanno il proprio dovere, sono probabilmente sprovviste di mezzi adeguati per coprire un territorio così vasto, considerando che esiste un solo commissariato di Polizia. Ma certamente non possono e non devono essere i commercianti a pagarne le conseguenze". Solidarietà che nella giornata di ieri è giunta anche dal presidente della Confcommercio di Napoli e provincia Pietro Russo, che a sua volta ha così commentato l'accaduto: "Questi episodi - ha detto - ci ricordano una volta di più che stiamo operando in una realtà malata, in cui ai problemi normali e quotidiani di chi lavora onestamente in tempo di crisi si aggiungono quelli forse ancor più gravi arrecati dalla criminalità. La Confcommercio si batte da tempo per modificare questa realtà, anche denunciando alle autorità competenti episodi segnalati in forma anonima presso la sede di piazza Carità". A breve Confcommercio Imprese per l'Italia della provincia di Napoli e l'Ascom di Pozzuoli chiederanno un incontro alle istituzioni locali.

TRAVOLTA SULLE STRISCE PEDONALI, GRAVE

INCIDENTE IN VIA CATUOGNO: DENUNCIATA AUTOMOBILISTA, SEQUESTRATA VETTURA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 25 febbraio 2011

QUARTO -Stava attraversando la strada sulle strisce pedonali quando improvvisamente un’automobile in corsa l’ha presa in pieno, travolgendola e sbattendola sull’asfalto. Un volo tremendo per F.D.V. , 31 anni residente a Quarto che nella violenta caduta batteva la testa contro un paletto di ferro collocato lungo il margine della strada, riportando diverse ferite in più parti del corpo. Teatro dello spaventoso incidente via Catuogno, nei pressi del centro storico di Quarto. Alla guida dell’auto che ha investito la donna, una insegnante di scuola elementare, forse una distrazione alla base del grave incidente. La 31enne ora è ricoverata in prognosi riservata all’ospedale “Santa Maria delle Grazie” in località “La Schiana” a Pozzuoli. La tragedia sfiorata nel pomeriggio di ieri, in via Catuogno, a Quarto. Quando F.D.V. mentre stava attraversando sulle strisce pedonali, in prossimità del centro storico, veniva travolta da una Citroen Xsara. Alla guida dell'auto una insegnate elementare residente a Napoli, C.C. di 47 anni, che subito si fermava fornendo i primi soccorsi insieme con alcuni passanti che in qual momento si trovavano sul luogo dell’incidente. Grande la paura per le condizioni della donna, caduta a terra rovinosamente. Nell'urto la 31enne batteva la nuca contro un paletto posto sul limite della strada, riportando ferite lacero contuse e uno stato di shock. Soccorsa e trasportata in ambulanza in ospedale i sanitari disponevano per la donna il ricovero in osservazione per 48 ore, in maniera da valutare attentamente il trauma cranico. Di minore entità apparivano invece le ferite sul resto del corpo. Sul luogo intervenivano gli agenti della polizia municipale di Quarto che dopo i rilievi per l'esatta ricostruzione della dinamica del fatto, procedevano al sequestro dell'auto e alla denuncia per lesioni colpose della conducente della vettura.

ROGO DI STERPAGLIE, TRAFFICO IN TILT

CODE SULLA TANGENZIALE E VARIANTE ANAS

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 25 febbraio 2011

POZZUOLI- Un incendio di vaste proporzioni nel pomeriggio di ieri ha completamente bloccato l’intera area flegrea provocando lunghe code di automobili lungo la Tangenziale di Napoli e la variante Anas. Il rogo è divampato poco dopo le 17 al km 54,100 della strada statale 7 "Quater Domitiana" nei pressi della rampa d’ingresso di Arco Felice. Ad andare in fiamme diverse sterpaglie e canneti collocati lungo il margine della statale in direzione Monterusciello, al quale è possibile accedere dal Rione Toiano. Un rogo che in pochi minuti si è esteso arrivando ad invadere la carreggiata. Sul posto giungevano tre autocisterne dei vigili del Fuoco provenienti dalla caserma di Monterusciello, numerose volanti della polizia stradale e le squadre di pronto intervento Anas. Durante le operazioni di spegnimento il traffico rimaneva temporaneamente chiuso in direzione Giugliano provocando grossi disagi all’intera area flegrea e lungo la Tangenziale di Napoli. La situazione ritornava alla normalità poco dopo le 20.

giovedì 24 febbraio 2011

GIOIELLIERE SPARATO DAI RAPINATORI

BANDITI ENTRANO IN AZIONE DA “PEZONE” , ESPLOSO UN COLPO DI PISTOLA CONTRO IL TITOLARE
SVALIGIATA LA CASSAFORTE, BOTTINO DA 80 MILA EURO


di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 24 febbraio 2011

POZZUOLI - Assalto armato all’interno di una gioielleria nel centro storico di Pozzuoli. Un colpo di pistola sparato contro il titolare del negozio e una cassaforte svaligiata da due rapinatori. Decine di migliaia di euro il bottino portato via dalla gioielleria “Pezone” ieri sera, poco dopo le 19,30. Un’azione fulminea da parte dei due malviventi che hanno approfittato di un momento di distrazione da parte di qualcuno che all’interno della gioielleria ha lasciato aperta la porta di ingresso. Un colpo sparato quasi ad altezza uomo da parte di uno dei due rapinatori verso il titolare del negozio che si è visto costretto a consegnare tutto l’oro e i gioielli contenuti nella cassaforte. Poi la fuga attraverso i vicoli del centro storico, probabilmente a bordo di un motorino lasciato all’esterno del locale. Il raid quasi ad orario di chiusura, all’interno di uno dei negozi di corso Garibaldi, a pochi metri dalla piazza della Repubblica. All’interno del locale, al momento dell’irruzione dei malviventi erano presenti lo stesso titolare e la figlia, impegnati nelle ultime operazioni prima della chiusura serale. Improvvisamente, il raid: due uomini pistole in pugno riuscivano ad entrare nel locale approfittando della porta d’ingresso lasciata aperta. In quel momento, stando al racconto della figlia del titolare, il padre aveva la cassaforte aperta. Al cospetto dell’uomo che in quel momento si trovava dietro al bancone, uno dei due malviventi si dirigeva verso la cassaforte. A quel punto, secondo le prime ricostruzioni effettuate sul posto, il titolare avrebbe accennato una reazione ma veniva prontamente stroncato da uno dei due malviventi che esplodeva dalla sua pistola un colpo che lo sfiorava. Il rapinatore insieme al complice faceva così razzia di tutti gli oggetti preziosi contenuti nella cassaforte, che venivano messi all’interno di due bustoni. Il tutto durava una frazione di secondi sotto gli sguardi allibiti del titolare e della figlia, che in quel momento si trovavano all’interno della gioielleria. L’intera sequenza della rapina veniva anche ripresa dalle telecamere di videosorveglianza installate all’interno del locale che venivano acquisite dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Pozzuoli che giungevano sul posto nei minuti successivi la rapina insieme agli uomini della scientifica alla ricerca di tracce utili per risalire all’identità dei rapinatori.

"NON CHIUDETE QUESTA SCUOLA!"

INSEGNANTI E GENITORI PREOCCUPATI PER IL DESTINO DEL PLESSO "ORIANI" DI LICOLA MARE
RISCHIA LO SMANTELLAMENTO L'UNICA PRESENZA DELLO "STATO" IN UNA ZONA A RISCHIO

di Gennaro Del Giudice
LICOLA - “Un'oasi nel deserto, l’unica presenza dello “Stato” in una zona dimenticata da tutti”. Così viene definita da più parti la scuola materna ed elementare di Licola Mare, istituto che fa parte dell’ottavo circolo didattico di Pozzuoli. E sul quale da diverso tempo incombe una “minaccia”: quella della chiusura. Infatti, essendo una struttura di proprietà di un privato per la quale il comune di Pozzuoli paga un fitto mensile, il timore da parte dei dirigenti scolastici e dei genitori degli alunni è che da un momento all’altro, nell’ottica di una politica di taglio della spesa pubblica, possa essere “decisa” la sua chiusura. Ipotesi di una eventuale dismissione paventata già da diverso tempo dalle autorità comunali come ha confermato lo stesso dirigente dell’ottavo circolo didattico di Pozzuoli, Antonio Vitagliano e che nel caso dovesse avvenire nel prossimo futuro, “avrebbe conseguenze disastrose da un punto di vista sociale e culturale” “ In più di un’occasione mi è stato chiesto da politici e dirigenti del comune di Pozzuoli di presentare un progetto alternativo a quello della presenza dell’istituto scolastico di Licola Mare.
Il timore da parte nostra è che nell’ottica di tagli alla spesa pubblica venga decisa la chiusura di questa struttura che in questo momento costituisce un toccasana in una realtà tanto particolare e difficile come quella di Licola. Avrei anche un’idea alternativa, ma il problema fondamentale è quello di evitare che venga tolta in una zona come questa una presenza tanto importante come è quella di una scuola “ spiega il dirigente scolastico con un passato ventennale nelle scuole del Nord Italia “ La struttura che oggi ospita il plesso Oriani è una villetta di proprietà di un privato che oggi è stata adibita a scuola materna ed elementare anche grazie al lavoro delle nostre insegnanti e del personale scolastico che hanno reso confortevole l’edificio”. Il plesso che sorge lungo la strada di Licola Mare fa parte dell’ottavo circolo didattico di Pozzuoli che in seguito al dimensionamento delle strutture scolastiche a partire dall'anno scolastico 2000/01, comprende le scuole dell'infanzia ed elementare di via Reginelle, nel quartiere di Monterusciello e la sede centrale che sorge nella piazza di San Massimo, nella zona di Licola Borgo. L’edificio di Licola Mare è costituito da una villetta a due piani che sorge lungo la strada principale della frazione all’estrema periferia dei comuni di Pozzuoli e Giugliano, dove sorgono in tutto 8 classi (4 materne situate al piano terra e 4 elementari al primo piano della struttura) e ospita attualmente 75 iscritti, il “massimo” per una struttura di tale portata.
“Fare di necessità virtù” sembra essere il motto di chi quotidianamente lavora in una realtà così tanto difficile lo si capisce leggendo le poche righe di presentazione scritte sul sito della “Oriani” “ Lo spazio è un po' ridotto ma viene sfruttato al massimo: i bambini e le bambine, dentro e fuori dalle aule, oltre alle attività disciplinari, partecipano ad attività laboratoriali e creative; studiano e giocano in spazi diversi, manipolano e si esprimono dal punto di vista grafico-pittorico” “ Ogni anno la richiesta di iscrizioni c’è ed è anche elevata. Infatti anche quest’anno siamo stati costretti a trasferire 5 classi da questa sede presso la sede centrale di piazza “San Massimo”. Qui organizziamo numerose attività per tenere impegnati i giovani. Purtroppo dobbiamo constatarlo, non esiste una palestra pertanto gli alunni non possono praticare attività sportive. Abbiamo più volte sollecitato gli enti preposti ed anche gli stessi nostri alunni attraverso le letterine del Natale, hanno fatto la loro richiesta al commissario. Speriamo che prima o poi qualcosa si muova” ha concluso il direttore Antonio Vitagliano. Scuola che la domenica si “trasforma” anche in parrocchia ospitando la celebrazione della messa domenicale. Alla quale si accede dalla strada principale di Licola Mare, lungo la quale ad ogni ora scorazzano auto e motorini ad alta velocità. Intorno all’edificio scolastico il solito desolante scenario di degrado e abbandono che caratterizza l’intera zona.
Quella che dovrebbe essere l’entrata principale per gli studenti è resa inagibile a causa delle precarie condizioni della palazzina e che attualmente funge da uscita d’emergenza. Dentro l’edificio è reso accogliente dai murales realizzati da insegnanti e bambini. “Questo è un presidio, l’unica presenza dello stato nella zona. A Licola Mare non c’è nulla, nemmeno una farmacia, questo è l’unico luogo dove poter far sentire la presenza delle istituzioni alla gente” spiega Pina, una delle insegnanti e responsabile del reparto di scuola materna “In un posto tanto difficile come questo noi insegnanti siamo chiamati a dare di più che in altri posti e andare oltre al lavoro da semplice insegnante”. Una oasi nel deserto che in caso di chiusura potrebbe provocare conseguenze disarmanti nella zona ormai abbandonata. Una presenza, quella di una scuola, tenuta a cuore anche dagli stessi residenti, anche di coloro che non hanno un figlio iscritto in quell’istituto “Qui non c’è nulla, non esiste un luogo di aggregazione per i giovani, come un campo di calcio, una sede di un’associazione. Per i ragazzi che vanno a scuola il pomeriggio non resta che scendere in strada, chi invece la scuola non la frequenta passa l’intera giornata qui, seduto su un muretto ed esposto alle insidie della strada” spiega Salvatore, 30 anni, residente a due passi dalla scuola “Oriani” “Ormai da queste parti aprono solo sale da gioco, niente più. Nemmeno più negozi tanto chi volete che venga ad investire. Chiudere quella scuola sarebbe un disastro, la fine”

(foto Angelo Greco)

SPOSTATE LE "CAMPANE" A RISCHIO INCIDENTE

DOPO LA NOSTRA DENUNCIA IL COMUNE SPOSTA I CONTENITORI DI VIA MONTERUSCIELLO IN UN'AREA PIU' SICURA

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI - Spostate le campane per la raccolta differenziata in via Monterusciello. Dopo la nostra inchiesta sui potenziali pericoli costituiti dalla presenza di campane e cassonetti lungo i margini delle strade, che nella mattinata di martedì che due dei contenitori per la raccolta di carta e vetro sono stati prontamente spostati. Infatti dalla curva che sorge nei pressi del parco “Cuma” in direzione del quartiere di Monterusciello sono state rimosse le due campane per la raccolta dei rifiuti differenziati le quali sono state a loro volta collocate in uno spiazzo che sorge ai margini della corsia opposta. Dove, è bene sottolinearlo, c’è un’area aldilà del margine della strada, dove esiste una maggiore possibilità per automobilisti e pedoni di muoversi senza rischiare di essere travolti dai mezzi in corsa. Rischio che precedentemente era più elevato visto che le due campane, collocate in prossimità di una curva di via Monterusciello andavano, seppur di qualche centimetro, ad invadere la strada. Da qui la nostra denuncia sui pericoli “nascosti” dietro quella “presenza” che metteva nelle condizioni gli automobilisti a manovre verso il centro della strada per evitare la collisione contro le campane. Uno spostamento avvenuto anche all’indomani dell’incidente che lunedì mattina ha visto coinvolte due automobili provocando il ferimento di uno dei due conducenti. Un “ruolo” seppur marginale, nella dinamica dell’incidente, lo avrebbero avuto proprio altre due campane e i cassonetti per i rifiuti collocati sul ciglio della strada. Infatti, stando alle prime ricostruzioni effettuate dagli agenti del corpo di Polizia Municipale di Pozzuoli, negli istanti che hanno preceduto lo scontro tra le due automobili sarebbe stata vista una vettura ferma sul ciglio della strada e la conducente intenta a gettare rifiuti. “Presenza” che avrebbe creato intralcio ad una delle due vetture che sarebbe stata costretta, di conseguenza, ad allargarsi verso il centro della carreggiata. Episodio seguito al tragico incidente dello scorso 15 gennaio quando ancora una volta, nei pressi della stessa isola ecologica di via Monterusciello a seguito di un frontale auto-pullman perse la vita un 57enne di Qualiano. Anche in quel caso, nei rilievi dei carabinieri finirono le due campane poste ai margini della strada. E l’interrogativo da parte di molti cittadini ed automobilisti sull’esistenza di una regolamentazione riguardo al posizionamento in strada dei contenitori per la raccolta dei rifiuti. “E’ in atto un riposizionamento delle campane lungo tutto il territorio cittadino che nulla ha a che fare con alcun incidente” ha spiegato lo spostamento delle campane il dirigente dei servizi pubblici del comune di Pozzuoli Alfredo Tovecci.

OBBLIGO DI SCHIANTARSI SUL CANCELLO?

VIA VECCHIA DELLE VIGNE: UN ASSURDO SEGNALE STRADALE
PER RISPETTARE IL SEGNALE, GLI AUTOMOBILISTI DOVREBBERO FINIRE IN UN CANCELLO


di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI - Un cartello stradale che indica un “obbligo a sinistra” verso una strada che non c’è. Un obbligo per le automobili di girare a sinistra per finire diritti in un cancello. Ebbene si, succede anche questo a Pozzuoli, precisamente in via Vecchia delle Vigne dove lungo la strada che conduce alle pendici della Solfatara, sorge l’ inatteso cartello. Il quale imporrebbe, per chi viaggia proprio in direzione della Solfatara, una svolta “obbligatoria” a sinistra. Ma per andare dove se la strada non c’è? Direttamente nel cancello? Infatti lungo la strada alla quale si accede provenendo dal Ponte “Copin” sul margine sinistro della carreggiata sorge il classico cartello stradale di colore blu con la classica freccia bianca che sta ad indicare un obbligo: in questo caso l’obbligo di girare a sinistra. Fatto sta che a sinistra, purtroppo, non c’è alcuna strada che vorrebbe accogliere le automobili in arrivo, ma semplicemente un cancelletto pedonale, nelle immediate vicinanze del quale è stato collocato il segnale. Quindi chi giunge in questo preciso tratto di via Vecchia delle Vigne deve “obbligatoriamente”, stando all’indicazione del segnale, girare a sinistra. Ma purtroppo svoltando a sinistra che ci si ritrova un bel cancelletto oltre il quale non può che passare una sola persona alla volta. Ma come è possibile? Come può un segnale stradale portare diritti in un cancello? Probabilmente (e ci auguriamo) la chiave di lettura di questo curioso enigma sta nella dimenticanza di “qualcuno” che, probabilmente dopo la recinsione dell’area e la collocazione del cancello, avrà dimenticato di far rimuovere quel segnale. Che nel frattempo sta lì dando agli automobilisti una “pericolosa” indicazione. Automobilisti che, volendo fare una provocazione, paradossalmente se non girano a sinistra andando a sbattere nel cancello, corrono il rischio di essere multati..

martedì 22 febbraio 2011

CAMPANE PER STRADA: A RISCHIO AUTOMOBILISTI E PEDONI

ALTRO INCIDENTE IN VIA MONTERUSCIELLO NEI PRESSI DEI CONTENITORI PER LA RACCOLTA DEI RIFIUTI
di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI - Ancora un incidente lungo via Monterusciello e ancora una volta in prossimità dei cassonetti e delle campane per la raccolta differenziata. Infatti anche ieri mattina, come avvenne lo scorso 15 gennaio, un pericoloso incidente stradale che ha visto coinvolte due automobili si è verificato lungo la strada che collega via Montenuovo Licola patria con il quartiere di Monterusciello. In quell’occasione purtroppo l’epilogo fu tragico: nello scontro frontale tra un’automobile e un autobus di linea perse la vita un 57enne di Qualiano, Bernardo Falco, che al momento dello schianto era alla guida della sua utilitaria. La collisione tra i due mezzi secondo le ricostruzioni fatte dai carabinieri avvenne al centro della carreggiata e nei rilievi effettati dai militari sul posto finirono anche le posizioni delle campane per la raccolta differenziata, poste sul margine destro della corsia lungo la quale viaggiava il pullman. Avrà influito la loro presenza? Fu la domanda che in molti si posero a seguito del drammatico incidente. Intanto ieri mattina, a soli 37 giorni di distanza, che nello stesso punto si è verificato un altro incidente, che fortunatamente però non ha avuto un epilogo tanto drammatico: prognosi di 7 giorni per il conducente della Fiat Multipla finita frontalmente contro un’altra vettura, Wolkswagen Polo che viaggiava nell’opposto senso di marcia. E pura coincidenza, nello stesso identico punto dove lo scorso 15 gennaio perse la vita il 57enne di Qualiano. Questa volta pare che la presenza delle campane di raccolta di carta e vetro e dei cassonetti per la raccolta rifiuti abbiano avuto un “ruolo” seppur marginale, nella dinamica dell’incidente. Infatti, stando alle prime ricostruzioni effettuate dagli agenti del corpo di Polizia Municipale di Pozzuoli, negli istanti che hanno preceduto lo scontro tra le due automobili sarebbe stata vista una vettura ferma sul ciglio della strada, a quanto pare una fiat Panda bianca, sul margine destro della corsia e una donna (secondo le prime approssimative ricostruzioni che ovviamente sono ora a vaglio degli inquirenti) intenta a gettare rifiuti. Presenza quest’ultima che avrebbe creato da intralcio alla Polo che si sarebbe vista costretta ad allargarsi verso il centro della strada. Nel frattempo, nonostante lo scontro tra le due vetture, gettata la spazzatura l’automobile che qualche istante prima era ferma sul ciglio della strada avrebbe fatto perdere le proprie tracce. Quanto avrà influito la presenza di quell’isola ecologica lungo via Monterusciello? Possono esistere cassonetti e campane per la raccolta differenziata lungo una strada così tanto trafficata lontana dal centro abitato e dove non esistono nemmeno i marciapiedi? Domande queste che avremmo voluto girare al dirigente dei servizi pubblici del comune di Pozzuoli Alfredo Tovecci che abbiamo contattato nella giornata di ieri il quale non ha potuto rispondere alle nostre domande perché impegnato in riunione. Lungo via Monterusciello, oltre all’isola ecologica nei pressi della quale sono avvenuti i due incidenti, sorge un secondo sito di raccolta rifiuti, nelle immediate vicinanze del parco “Cuma”. In questo caso le campane, collocate nei pressi di una curva, seppur di qualche centimetro, invadono la corsia lungo il senso di marcia in direzione Monterusciello. Pertanto gli automobilisti (come mostrato nella foto) sono tenuti a fare una leggera manovra verso il centro della corsia per scansare la campana posta proprio sul margine della strada. Ma oltre alle campane e ai cassonetti i pericoli e le insidie possono derivare anche dalla presenza degli stessi rifiuti, che spesso vengono gettati in maniera del tutto scomposta andando a finire in strada. Ed ulteriore pericolo, come a quanto pare sarebbe accaduto nell’incidente di ieri mattina, sembra essere proprio la presenza di chi si reca a gettare rifiuti presso queste isole ecologiche. I quali a loro volta rischierebbero per la loro incolumità, visto che potrebbero finire per essere investiti da un’automobile in corsa proprio mentre si recano a gettare i rifiuti.

CHIUSA LA SPIAGGIA DI LICOLA

ACCESSO PROIBITO NELLA ZONA DELLE DUNE
L'INTERVENTO DELLA REGIONE CAMPANIA DOPO LE GARE CLANDESTINE DI MOTOCROSS
di Gennaro Del Giudice

LICOLA - “Vietato l’accesso alla spiaggia di Licola”, finalmente la Regione Campania si “riappropria” delle sue dune dopo gli ultimi scandali. Prima i cavalli dei vicini maneggi portati a scorazzare sulla sabbia, poi le corse clandestine dei veicoli da motocross hanno spinto le autorità regionali, dopo le denunce e segnalazioni da parte di Lega Ambiente e Verdi, a delimitare l’intera area caratterizzata dalle tipiche dune della macchia mediterranea, rare rappresentazioni di un particolare ecosistema. La zona è diventata off-limits anche per chi vorrebbe semplicemente fare una passeggiata e camminare sulle dune del tratto di spiaggia libera che da Licola mare si estende fino a Torregaveta. L’ingresso qui è a qualche decina di metri dalla stazione della cumana di Marina di Licola, in via Sibilla, dove termina l’ultimo dei tanti lidi balneari privati. Qui nei giorni scorsi una vasta area compresa tra la spiaggia e la foresta di Cuma è stata completamente delimitata con un lungo nastro rosso e bianco dove è stato apposto un cartello con su scritto: “Vietato l’accesso” con logo e intestazione recanti la scritta “Assessorato Agricoltura Foreste, Caccia e Pesca della Regione Campania” che attraverso il cartello “ricorda” come l’intera area delle dune faccia parte della “Foresta Regionale Area Flegrea e Monte di Cuma Demanio Regionale”. Nessuno più può accedere, si può entrare, si può passeggiare sulla battigia ma non si può salire sulle dune. Rovinate dalle ruote delle monoposto e di zoccoli dei cavalli che nel corso degli anni hanno lasciato segni indelebili sulla superficie delle dune, provocando la distruzione della sua particolare vegetazione. Una devastazione e uno scempio che colpisce l’intera area: infatti, ai danni provocati a “terra” ci sono anche quelli del mare dove dalla foce sgorgano i liquami “depurati” provenienti dai depuratori di Cuma-Licola. Scorrono lungo un canale che li convoglia in mare, e qui, appena sfociati, si vanno a scontrare contro su una sorta di cupolone, che divarica il flusso fognario in due parti. L’acqua qui è un misto tra il marrone e il grigio, puzza, e tutto intorno l’aria è pesante. Ebbene questa che potrebbe essere una meravigliosa località turistica, caratterizzata dal particolare ecosistema, oggi è diventata autentica “terra di nessuno”. Qui succede di tutto, tra questa porzione di spiaggia e la foresta di Licola c’è di tutto e accade di tutto. La spiaggia oltre ad essere terreno di corse clandestine e terra di allenamento per i cavalli da corsa, è una discarica a cielo aperto: i rifiuti abbondano in ogni angolo, sull’arenile, nei canali che dalla campagna arrivano a sfociare in mare.
Non solo, qui succede di tutto: specie la notte quando tutto è buio, quando nemmeno le luci dei vicini lidi riescono ad illuminare la spiaggia: terra di prostituzione, femminile e maschile, di drogati, di delinquenti. A pochi passi dalle dune, sempre nell’area sottoposta alla “protezione” dell’ “Assessorato Agricoltura Foreste, Caccia e Pesca della Regione Campania” fu addirittura trovato il corpo senza vita di un uomo appartenente ad un clan della camorra, il suo corpo in avanzato stato di decomposizione con al testa avvolta in una busta. Qui probabilmente, in questo meraviglioso parco naturale protetto quell’uomo venne giustiziato. Facile muoversi per i criminali in questo territorio così tanto vasto, che sfugge ad ogni controllo. La foresta e la spiaggia sono gestite dagli idraulici della forestale, dipendenti della Regione, il cui ruolo è circoscritto alla manutenzione. Di notte non ci sarebbe nessuno a presidiare la zona, di giorno il personale non riesce a tenere sotto controllo l’intera area, e i segni sono già evidenti: ieri mattina c’erano ancora i segni degli zoccoli dei cavalli, i passi di chi ha oltrepassato quell’area delimitata dal nastro. Inquietanti segnali che vorrebbero questa spiaggia destinata ancora ad essere martoriata, nonostante lo “Stato” si sia rifatto vivo.
(foto di Angelo Greco)

E' GUERRA ALLE ISOLE ECOLOGICHE

NESSUNO VUOLE CASSONETTI E CAMPANE VICINO CASA

LICOLA - C’è chi lotta contro le discariche, gli sversamenti abusivi e c’è chi lotta anche per non avere le campane per la raccolta differenziata e i contenitore per la raccolta di indumenti. Così che un’area un tempo destinata ad “isola ecologica” diventa zona “off-limits” per i rifiuti e quel che resta è una campana bianca e un contenitore arancione capovolti e gettati a terra. E’ quanto successo in uno spiazzo che sorge lungo via Montenuovo Licola Mare, nei pressi di un parco privato, che da qualche giorno è stato delimitato da un nastro bianco e rosso che rende inaccessibile la zona. E dove è stata affissa una targhetta, attaccata ad alcune grate, con su scritto: “vietato depositare i rifiuti”. Una novità per chi da tempo era abituato ad avere come punto di riferimento per lo sversamento dei rifiuti differenziati, la piccola area che sorge lungo la strada. Di chi sia stata la decisione di non rendere più quest’area una sorta di “isola ecologica” non è noto ancora, visto che sui nastri non è stato apposto alcun cartello o foglio con intestazione da parte del comune di Pozzuoli o dell’azienda che gestisce la raccolta rifiuti differenziati in città. Ma oltre all’area “isolata” col nastro bianco e rosso quel che colpisce è vedere a terra capovolti, quasi che qualcuno li abbia fatti rocambolare, la campana bianca utilizzata per la raccolta della carta e il contenitore arancione utilizzato per la raccolta di indumenti. Una zona non nuova ad episodi del genere: qualche tempo fa lungo il lato opposto di via Montenuovo Licola Patria, nei pressi della salita di via Trepiccioni furono rimossi i classici cassonetti della spazzatura che, a detta di alcuni residenti, davano fastidio agli abitanti delle villette che sorgevano nelle immediate vicinanze. Poi, d’incanto, qualche mese fa, i cassonetti sono rispuntati, ma questa volta più distanti dalla loro naturale collocazione. Per poi scomparire nuovamente qualche giorno fa.

venerdì 18 febbraio 2011

RAPINA ALL'UFFICIO POSTALE, MISERO IL BOTTINO

ASSALTO ARMATO AD ARCO FELICE

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 18 febbraio 2011

POZZUOLI - Un’azione fulminea andata in scena pochi minuti prima dell’ora di chiusura pomeridiana. Ad agire sarebbero stati in due, volti semicoperti, armi in pungo. Alle 13,05 hanno fatto irruzione all’interno dell’ufficio postale di via Miliscola, ad Arco Felice, frazione di Pozzuoli, seminando paura tra i clienti che in quel momento erano dentro l’edificio. Un’agenzia da “Grande fratello” di nuova generazione con telecamere installate dappertutto e che avrebbero ripreso da più angolazioni il raid. L’ufficio postale di via Miliscola appartiene a quelli di nuova generazione, senza vetri tra operatori e clienti. I rapinatori hanno minacciato gli operatori di turno a farsi consegnare il denaro contenuto nelle casse. In tutto poco più di un migliaio di euro, in quanto l’ufficio postale inaugurato qualche anno fa è dotato di banconi che hanno una cassa particolare, detta “roller cash” che consente alle banconote immesse nel cassetto di arrivare, al sicuro, direttamente alla cassaforte, lasciando a disposizione dello sportellista quanto basta per poter dare il resto. Quindi al momento dell’irruzione in ognuna delle casse aperte al pubblico c’erano poche centinaia di euro. Racimolato il bottino i malviventi si davano alla fuga, rimanendo all’interno dell’ufficio postale dipendenti e clienti allibiti. Sul posto giungevano gli agenti del commissariato di Polizia di Pozzuoli diretti dal vice questore aggiunto Michele Cante che visionavano ed acquisivano le immagini registrate nell’hard disk del sistema di videosorveglianza. Quella di ieri è l’ennesima rapina registratasi in zona. Negli ultimi tempi infatti a finire nel mirino dei rapinatori stato ben due volte la filiale del Montepaschi che sorge proprio di fronte all’ufficio postale rapinato ieri. Prima lo scorso 22 giugno quando due rapinatori armati di taglierino portarono via 25mila euro, poi 22 giorni dopo il colpo venne ripetuto: in quell’occasione il bottino fu di 15mila euro.

STALKING: LA PERSEGUITA DOPO AMICIZIA SUL WEB, ARRESTATO

L'UOMO HA SCRITTO FRASI OFFENSIVE SULLE MURA DEI PALAZZI DI FRONTE L'UFFICIO DOVE LAVORA LA DONNA
POZZUOLI. Un brindisino di 49 anni, B. R. incensurato, è stato arrestato dal Commissariato di Polizia di Pozzuoli con l'accusa di stalking. L'uomo attraverso una chat on line aveva stretto nei mesi scorsi un'amicizia affettuosa con una quarantenne puteolana. La corrispondenza virtuale è andata avanti per qualche mese in maniera normale, precipitando allorchè la donna, qualche settimana fa, ha deciso di interrompere ogni corrispondenza. L'uomo non ha accettato la decisione ed ha cominciato, via sms e su Facebook a perseguitarla con frasi oltraggiose e minacce. Non contento l'uomo è venuto a Napoli mettendo in atto un atteggiamento persecutorio con una serie di appostamenti sotto l'abitazione e nei pressi dell'ufficio della donna. Erano seguite denunce di questo stato di cose e l'uomo era stato ammonito dal Prefetto. Il brindisino non si è dato per vinto. Ieri pomeriggio l'epilogo. È tornato alla carica con minacce presso l'ufficio dove la donna lavora, scrivendo addirittura frasi ingiuriose sulle mura dei palazzi adiacenti. La malcapitata ha chiamato la polizia che ha arrestato il 49enne in flagranza di reato.

giovedì 17 febbraio 2011

ULTIMISSIMA

RAPINA AI DANNI DELL'UFFICIO POSTALE DI ARCO FELICE
OGGI POCO PRIMA DELLA CHIUSURA POMERIDIANA 2 UOMINI ARMATI HANNO FATTO IRRUZIONE NELL'EDIFICIO ANCORA PIENO DI CLIENTI
POCHE CENTINAIA DI EURO IL BOTTINO, I SOLDI DELLE CASSE ERANO GIA' FINITI NEL CAVEAU

RAPINAVA TABACCHERIE CON UNA MASCHERA DA TESCHIO

ARRESTATO A REGGIO EMILIA RAPINATORE IN TRASFERTA
SI TRATTA DI ANTONIO CERRETO, 42ENNE PUTEOLANO


REGGIO EMILIA - Rapinava tabaccherie di Reggio Emilia indossando una maschera da teschio in stile “Scream” e impugnando una pistola-giocattolo. Così Antonio Cerreto, 42 anni, nato a Pozzuoli, svolgeva la sua “attività” di rapinatore in “trasferta” seminando il terrore tra le tabaccherie della tranquilla cittadina emiliana. Rapine e modalità da film dell’horror che però lo scorso 9 febbraio sono costate care al 42enne puteolano che una volta entrato in una tabaccheria e dopo aver intimato al titolare dell’attività commerciale di consegnargli i soldi dell’incasso, ha dovuto fare i conti con la reazione di quest’ultimo che non si è fatto intimidire dalle minacce. Anzi al cospetto del rapinatore, il tabaccaio si è scagliato contro Antonio Cerreto il quale, in riposta, lo ha iniziato a colpire alla testa con il calcio della sua scacciacani, prima di desistere e darsi alla fuga. “Era un rapinatore solitario. Già dopo il 3 gennaio aveva lasciato degli indizi. Abbiamo ascoltato il racconto delle sue vittime e la descrizione della sua conformazione fisica, il suo travestimento e dell’arma che utilizzava. Così dopo aver fatto vari accertamenti, controllando anche le zone da lui frequentate, e messo insieme una serie di elementi che facevano sospettare di Antonio Cerreto, rapportando velocemente il tutto all’autorità giudiziaria. A quel punto il pubblico ministero che conduceva le indagini ha emesso un decreto di fermo e nella tarda serata di sabato, due giorni dopo l’ultima rapina, lo abbiamo arrestato” ha spiegato il capo della squadra Mobile di Reggio Emilia Antonio Turi. Il puteolano Antonio Cerreto è accusato di essere il responsabile di una rapina compiuta lo scorso 3 gennaio in una tabaccheria di via Rousseau, a San Pellegrino, e della rapina non riuscita del 9 febbraio alla tabaccheria Baroni, in via Rione del Cln, nella periferia di Reggio Emilia. Nel primo caso l’accusa è di rapina aggravata: in quell’occasione l’uomo si era presentato in tarda serata nella tabaccheria di Marco Pioppi a San Pellegrino. Cerreto indossava una maschera da teschio come quella del film “Scream” e ha minacciato il titolare e un cliente con una pistola-giocattolo, rubando 350 euro. Mentre nel secondo caso che ha visto ancora una volta protagonista il rapinatore puteolano si tratterebbe di tentata rapina aggravata da lesioni. Antonio Cerreto è stato fermato sabato sera fuori da un locale di via Martiri della Bettola. I poliziotti della squadra Mobile lo hanno acciuffato mentre era in compagnia di alcuni amici ammanettandolo. Il pericolo era che Antonio Cerreto, che ufficialmente era “senza fissa dimora” potesse colpire ancora.

NIENTE SCUOLABUS: STUDENTI A PIEDI

ACCADE PER I CORSI POMERIDIANI ALLA SCUOLA MEDIA "ANNECCHINO" DI MONTERUSCIELLO
PROTESTANO LE MAMME DI LICOLA

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. “Vietato andare a scuola di pomeriggio”. Sarebbe questa la realtà per oltre 10 bambini di Licola Mare che frequentano la scuola media “Raimondo Annecchino” di Monterusciello. “Il comune non ci mette a disposizione per le ore extra i pulmini così siamo costretti noi ad accompagnare i nostri figli a scuola, pur non avendo una macchina a disposizione” racconta Paola Vena, una delle mamme chiamate a fare i “salti mortali” per poter dare la possibilità alla propria figlia di frequentare regolarmente l’istituto presso il quale è iscritta al primo anno. Alla base del problema la mancanza di pulmini per il trasporto scolastico del comune di Pozzuoli che, dopo aver assicurato il servizio per l’accompagnamento a scuola e il ritorno a casa alla fine del normale orario delle lezioni, non garantiscono l’accompagnamento a casa per gli studenti che rimangono a scuola per le ore supplementari impiegate in vari corsi (come musica e canto). Pertanto chi rimane dopo l’orario normale di lezione a scuola fino al pomeriggio deve provvedere autonomamente a tornarsene a casa. Ma cosa succede quando in una famiglia c’è solo un’auto che magari viene utilizzata da un genitore per lavoro? O se la famiglia dello studente non ha la possibilità anche economica di accollarsi le spese per il trasporto? In questi casi potrebbe anche capitare che lo studente è costretto a starsene a casa durante l’orario extra-scolastico vedendosi negato il sacrosanto diritto di partecipare alle attività suppletive messe a disposizione della scuola. A Pozzuoli questo problema esiste, ed è accentuato nelle zone periferiche come via Reginelle, nel quartiere di Monterusciello e a Licola Mare, dove esiste un reale problema di trasporto per i ragazzi iscritti alla scuola media “Raimondo Annecchino”. Infatti per questi studenti è garantito il trasporto a scuola, gratis e a spese del comune, la mattina e il primo pomeriggio. Poi, nonostante che per i ragazzi che scelgono di rimanere a scuola per i corsi extra sia obbligatoria la presenza in classe, il servizio rimane sospeso. E la beffa per gli studenti arriva quando, dopo essere stati presenti in classe l’intera mattinata, decidono di non rimanere per le ore extra magari perché non hanno la possibilità di ritornarsene a casa: in questo caso, la loro presenza per le 5 ore del mattino non viene ritenuta “valida” e di conseguenza vengono considerati “assenti” per l’intera giornata. “L’assenza alle 2 ore viene considerata come assenza dell’intera giornata” ci spiega la signora Paola Vena indicando “l’assenza nelle ore di flauto” della figlia che in quella giornata era rimasta a scuola per 5 ore per poi essere costretta ad andarsene per mancanza di trasporto. “A volte mia figlia non può andare a scuola perché non c’è nessuno che la può andare a prendere, io la macchina non ce l’ho, quindi a pagare le conseguenze è lei e i tanti studenti che hanno queste difficoltà” spiega la donna “Alla scuola Diaz invece il servizio viene assicurato anche di pomeriggio, potrebbero pure organizzarsi in maniera tale da garantire il trasporto anche ai nostri figli. Al comune ci hanno detto che non ci sono soldi e che la scuola deve avvisare quando ci sono questi corsi”. Nel frattempo, gli studenti di Licola Mare per poter rimanere a scuola anche il pomeriggio si sono organizzati autonomamente, mamme e nonni fanno a turno per compensare questa carenza da parte delle autorità comunali. La conferma della carenza di personale e fondi arriva anche dal vice preside della scuola “Raimondo Annecchino” Antonio Maddaluno “ Sostengono che ognuno può scegliere la scuola più vicina a casa propria, quindi i pulmini passano per altre zone. Per quest’anno comunque abbiamo risolto, per via Reginelle abbiamo trovato una soluzione con il comune mentre per quanto riguarda Licola Mare le mamme si sono organizzate in proprio. Comunque problemi di assenze non ce ne sono” rassicura il dirigente scolastico. Nel frattempo, un gruppo di oltre dieci mamme residenti a Licola Mare annunciano una serie di iniziative di protesta per la prossima settimana.

domenica 13 febbraio 2011

UBRIACO ALLA GUIDA DI UNA FERRARI: TRAGEDIA SFIORATA

SPETTACOLARE INCIDENTE A LUCRINO
DENUNCIA E RITIRO DELLA PATENTE PER IL CONDUCENTE DEL BOLIDE: GUIDAVA IN STATO DI EBBREZZA

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. L'ennesimo incidente stradale sulle strade puteolane stavolta ha coinvolto la macchina dei sogni di tutti gli italiani, una Ferrari Testarossa. E' accaduto la scorsa notte a Lucrino, nei pressi del Lido Napoli. Alla guida dell’auto più invidiata e desiderata dagli amanti delle quattroruote un uomo che poco dopo risulterà positivo al test alcolemico al quale sarà sottoposto. Con lui, durante una serata che poteva trasformarsi in tragedia, un amico, forse insieme per un giro di alta classe nel bolide rosse. Vittima, un automobilista che viaggiava all’interno della propria corsia. L’uomo non avrebbe fatto in tempo a scansare il bolide, appena il tempo di sentire il rombo dei motori che giungevano a forte velocità preludio al drammatico incidente. Ma veniamo alla cronaca di quella che poteva essere una serata drammatica per l’ennesimo incidente verificatosi lungo le strade flegree. Questa volta il teatro del dramma sfiorato è via Miliscola, nei pressi del Lido Napoli e a pochi passi dalla rotonda di Lucrino. Erano da poco trascorse le 21 quando la Ferrari testa rossa 348TS stava viaggiando in direzione di Arco Felice, proveniente da Baia mentre dall’altra parte della carreggiata, lungo l’opposto senso di marcia, in quel momento stava transitando una Ford C-Max. Secondo le prime ricostruzioni effettuate a seguito dell’impatto pare che la Ferrari stesse viaggiando a velocità elevata, quest’ultima tra le probabili cause dell’incidente. Il conducente del bolide biposto, che come detto risulterà positivo all’alcoltest mentre percorreva la strada ad elevata velocità avrebbe improvvisamente perso il controllo della sua vettura, forse anche a causa della presenza dei dossi che fungono da dissuasori di velocità lungo la strada. La Ferrari sbandando finiva per travolgere l’auto che giungeva da lato opposto. Nell’impatto il bolide finiva per girarsi su se stesso, finendo la sua marcia contro i paletti del marciapiedi adiacente la strada. Dall’altra parte, allo stesso tempo, la Ford C-Max finiva anch’essa di traverso contro il marciapiedi adiacente alla recinsione del Lago Lucrino e in testa coda lungo la strada. Nell’impatto rimanevano feriti, in maniera non grave, anche i due occupanti della Ferrari e il conducente dell’utilitaria che venivano soccorsi dai sanitari del 118 e trasportati presso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie” in località “La Schiana”. Sul luogo dell’incidente giungevano gli agenti del comando di Polizia Municipale di Pozzuoli i quali provvedevano ai rilievi del sinistro. Le due autovetture venivano rimosse dopo qualche ora dagli operatori del servizio di rimozione del comune di Pozzuoli i quali provvedevano a portare nel deposito giudiziario la Ferrari 348TS che veniva sottoposta a sequestro dai caschi bianchi che, dopo aver avuto i risultati degli esami alcolemici effettuati dal conducente della “Testa rossa”, denunciavano l’uomo per guida in stato d’ebbrezza ritirandogli la patente di guida.

UN "MOSTRO" GALLEGGIANTE SULLA SPIAGGIA DI LICOLA

DOPO RIFIUTI E LIQUAMI DAL MARE SPUNTA UN'ALTRA SORPRESA
A FINIRE SULLA SABBIA UN'ENORME BOA
di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. Non bastava l’enorme quantità di rifiuti, gli scarichi in mare e lo stato di totale abbandono della spiaggia di Licola. A rendere ancora più imbarazzante la situazione da qualche settimana si è aggiunta anche una presenza insolita: quella di una gigantesca boa arenatasi sulla spiaggia. Un’enorme struttura galleggiante che da diverse settimane è presente proprio al centro della spiaggia. Una enorme boa di colore blu e bianco, con un diametro di circa 20 metri e un’altezza di almeno un metro e mezzo. Incredibilmente finita sul tratto di spiaggia al quale si accede da via Mollusco, una delle traverse di via Licola Mare. La boa a quanto pare, considerate le dimensioni e la sua composizione non sarebbe altro che una delle tipiche strutture che vengono utilizzate per la coltivazione di pesci e frutti di mare che vengono collocate in mezzo al mare. Infatti, lungo i bordi dell’enorme oggetto galleggiante è possibile notare la presenza di corde che solitamente vengono utilizzate per mantenere le vasche in mare. Una improvvisa “apparizione” che viste le grandezze dell’oggetto ovviamente non poteva passare inosservata ai tanti residenti che vivono a ridosso dell’arenile e ai tanti che quotidianamente, anche in inverno, frequentano la lunga spiaggia che da Licola si spinge fino al basso Lazio. Come sarà potuta arrivare fino alla spiaggia di Licola? Nessuno l’ha vista “viaggiare” in mare? Domande che da settimane si stanno facendo quanti, ogni giorno, ammirano l’insolita presenza. “Probabilmente potrebbe essere giunta dall’isola di Ponza” azzarda una ipotesi Gennaro, pescatore che abita in un appartamento proprio a ridosso si questo tratto di spiaggia in via Mollusco “E’ possibile che durante qualche temporale si sia staccata e piano piano la corrente l’ha fatta arrivare su questa spiaggia. Durante l’ultimo temporale l’acqua arrivò a ricoprire tutta la spiaggia e per poco non ci entrava in casa. Quindi con il mare ingrossato non ci è voluto niente a farla arrivare fino a sopra la spiaggia. Qualche tempo fa vennero alcune persone a vederla ma da allora non abbiamo visto più nessuno e questa boa sta sempre qua” . Una “ricostruzione dei fatti” verosimile visto che quindi vorrebbe che la grossa struttura, probabilmente a seguito delle grosse mareggiate, si sia staccata da qualche montante che la teneva ferma in una posizione ben precisa in mezzo al mare. Di conseguenza, si sarebbe poi staccata anche la grossa rete che viene mantenuta attaccata al bordo della boa da grosse funi le quali, una volta spezzatesi avrebbero poi lasciato finire in mare aperto pesci o frutti di mare che con ogni probabilità erano contenuti all’interno. Per la felicità dei pescatori e di quanti poi successivamente si sono imbattuti nella zona interessata in battute di pesca. Un po’ come accadde nel dicembre del 2008 al largo del porto di Pozzuoli quando a subire la violenza delle mareggiate fu l’azienda “Ittica off-shore del Tirreno”, specializzata nella produzione di spigole ed orate. In quell’occasione il mare grosso provocò la rottura di parte dell’impianto in ferro, una sorta di “boa galleggiante” situata a circa due miglia dal golfo. Gli anelli che facevano da giuntura tra la struttura in ferro e le reti, all’interno delle quali erano contenuti i pesci, furono stati strappati dalla forza delle onde provocando così la fuoriuscita di tutto l’allevamento. Migliaia di spigole ed orate che andarono perse, o meglio che finirono liberamente nelle acque del golfo di Pozzuoli. Per un danno che l’amministratore, Antonio Schirani, stimò intorno ad un milione di euro.

RIFIUTI NEL CANALE, A RISCHIO IL LAGO D'AVERNO

FERMA LA MANUTENZIONE DOPO IL SEQUESTRO AI CASALESI

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. Lungo le sponde del Lago d’Averno si continua a vivere con il timore di nuove esondazioni. Dopo lo straripamento dello scorso 26 novembre quando piogge incessanti provocarono la fuoriuscita delle acque che andarono ad inondare un tratto di strada pedonale proprio nei pressi del Tempio di Apollo, le condizioni lungo il famoso lago di ispirazione dantesca non sono migliorate. Infatti, è bene ricordarlo, una delle cause che 2 mesi e mezzo fa provocarono l’ingrossamento del bacino d’acqua fu la presenza di un’ingente quantità di rifiuti e di sterpaglie all’interno del canale di scolo del lago. Cumuli che non facevano altro che ostruire il condotto impedendo così il normale flusso delle acque dal lago a mare e viceversa. Straripamento che suscitò grande clamore e che riportò al centro dell’attenzione le carenze e i problemi del lago d’Averno. Ebbene, a distanza di 45 giorni siamo ritornati negli stessi posto per vedere se qualcosa è cambiato dopo i tanti solleciti da parte dei residenti e dei membri dell’associazione “Lago d’Averno” agli enti preposti. Ma purtroppo, dal nostro sopralluogo fatto ieri mattina, niente di nuovo è emerso: il canale versa ancora in precarie condizioni e la presenza di detriti e rifiuti continua a non permettere un normale deflusso delle acque. Le quali, non hanno così la possibilità di arrivare alla bocca di scolo del canale, sfociando in mare a Lucrino, nei pressi del Lido Napoli. In totale circa due chilometri di canale che dovrebbe convogliare le acque da e per il mare consentendo così un ricambio e allo stesso tempo alleviare la portata di acqua del lago nelle condizioni di “piena”. Funzioni che da mesi vengono ostacolate dalla presenza di rifiuti e dalla folta vegetazione cresciuta all’interno del canale stesso. Folte erbacce che sorgono lungo le pareti del canale finendo in acqua, detriti caduti dalla strada, carte, oggetti di plastica e numerosi rifiuti che non fanno altro che ostruire. Condizioni che fortunatamente non hanno gravato eccessivamente sulla tenuta degli argini, vista la diminuzione delle piogge. Ma che però vanno ad incidere, continuamente, sulla salute del lago nel quale sembra impossibilitato un ricambio di acqua “Fortunatamente da allora non ci sono state piogge abbondanti, quindi il pericolo di esondazione è stato evitato. Però la situazione del canale resta sempre la stessa, stiamo chiedendo agli enti preposti di poter intervenire ma per ora la situazione rimane ferma” spiega Carmine Rusciano, membro del comitato Averno “Speriamo di poter fare qualcosa, di poter ripulire noi di persona anche a spese nostre quel canale perché teniamo molto alle sorti di questo posto dove siamo nati, viviamo e dove ci lavoriamo”. E’ bene ricordare come fino allo scorso 9 luglio della manutenzione del canale se ne occupava un gruppo di volontari delle varie associazioni naturalistiche e i residenti del luogo. Operazioni di pulizia “spontanee” terminate quando lo scorso mese di luglio quando, a dell’operazione “Sibilla” che portò gli uomini della Dia di Napoli ad effettuare arresti e confische di beni ritenuti appartenenti al clan dei casalesi, fini al centro delle indagini anche il lago d’Averno. Dal giorno del sequestro non sappiamo più cosa fare e per evitare di trovarci nei guai” raccontano i volontari dell’associazione “Lago d’Averno” “non abbiamo più messo le mani in quel canale e rimanendo così costretti ad assistere a questo scempio. Abbiamo più volte scritto a Provincia, Comune, al Consorzio di Bonifica responsabile del canale per ottenere l’incarico a fare manutenzione nel condotto come abbiamo fatto in passato sempre a spese nostre”

CAMPANE PER LA RACCOLTA "PERICOLOSE"

I CONTENITORI SPESSO COLLOCATI IN LUOGHI CRITICI DELLA CITTA'



POZZUOLI. Non bastavano i vandali che finora hanno lasciato i loro “segni” su quello che doveva essere il fiore all’occhiello della città di Pozzuoli, il tanto discusso lungomare “Sandro Pertini”. Oltre alle erbacce cresciute tra fiori e piante, le buche lungo le aiuole, i lampioni rimossi e i pali dell’illuminazione danneggiati, le mura imbrattate con le bombolette di vernice spray, le giostrine per i bambini danneggiate, oggi ad aumentare la lista e il degrado del lungomare si aggiunge la presenza delle campane per la raccolta dei rifiuti che qualcuno ha deciso di collocare nientemeno che nelle aiuole, “immergendole” nel verde. Una scelta inaudita, assurda, che oltre a rovinare la bellezza del lungomare, aggiunge ulteriore scempio alla situazione già di per sé poco gratificante “Cosa ci fanno quelle campane lì e chi le ha messe?” si chiedevano ieri mattina alcune persone che passeggiavano lungo quella che sarebbe tra le prime “Grandi Opere” della città di Pozzuoli che vive la sua nascita appena 21 mesi fa. Una presenza che fa discutere, considerando anche il fatto che queste campane per la raccolta dei rifiuti differenziati andrebbero collocate in apposite isole ecologiche, magari insieme ai classici cassonetti della spazzatura. In zone “isolate” e destinate appunto alla raccolta dei rifiuti. Ma che purtroppo non sempre trovano la giusta e idonea collocazione, andando spesso ad ingombrare aree non pertinenti. In ultima, quella clamorosa che vede la loro presenza nel bel mezzo delle aiuole di un lungomare. “Ma dove collocarle queste campane?” si sarebbe chiesto qualcuno che anziché tenerle vicino alla sfilza di cassonetti avrebbe deciso di donare ai raccoglitori di plastica e vetro una location più “lussuosa”. L’augurio è che a provvedere a questo spostamento sia stato qualche incauto cittadino e non qualche addetto ai lavori, perché se così fosse la situazione sarebbe davvero imbarazzante. Ma la presenza delle campane della raccolta differenziata sul lungomare “Sandro Pertini” non è l’unica presenza discutibile. Infatti non è nuovo vedere queste strutture poste in zone che in molti casi non sarebbero del tutto adatte. Come nel caso di alcuni margini delle carreggiate, dove in alcuni casi la loro presenza addirittura finisce per condizionare il regolare traffico automobilistico. Un caso su tutti sarebbe quello di via Monterusciello, dove la presenza di due campane per la differenziata sono finite al centro delle indagini sulla morte di un automobilista a seguito di un incidente stradale. Qui lo scorso 15 gennaio, in uno scontro tra un auto e un autobus di linea perse la vita un 57enne di Qualiano. E nei rilievi eseguiti dagli inquirenti giunti sul posto, finirono anche le due campane ( la classica coppia bianca e verde) che si trovavano proprio lungo la strada, provocando con la loro presenza il restringimento della corsia.

venerdì 11 febbraio 2011

“POSTI DI BLOCCO” CON AGENTI SEDUTI IN AUTO

Ecco quanto accaduto di domenica sera in Piazza della Repubblica
I vigili urbani fermavano le auto direttamente seduti nella propria autovettura



POZZUOLI. C’è chi lavora in ufficio, chi in strada e chi in macchinaAggiungi immagine. Come lavorano i tassisti, gli autisti, le forze dell’ordine quando sono in giro per controlli. Ma starsene seduti nella propria vettura e fare un “posto di blocco” per vietare l’accesso ad una piazza mai si era visto prima d’ora. O meglio, prima di domenica (30 gennaio), quando poco dopo le 21 anche a questo inedito “spettacolo” si è potuto assistere nel centro storico di Pozzuoli. Anche l’altra sera, come ogni giorno, specie nelle fasce orarie di punta, gli agenti del corpo di polizia municipale cittadino stavano presidiando l’ingresso a piazza della Repubblica, dove l’accesso in “teoria” dovrebbe essere consentito solo ai residenti che una volta fermati al “varco” sono chiamati ad esibire un permesso rilasciato dal comune di Pozzuoli. Pertanto chi è residente può entrare in piazza della Repubblica e parcheggiare laddove è consentito, mentre chi non ha il permesso è invitato a tornare indietro e nel caso in cui voglia parcheggiare, fermare la propria auto nelle aree contrassegnate dalle strisce blu. “Lavoro” che c’è da sottolineare i caschi bianchi puteolani portano avanti quotidianamente con professionalità e diligenza quotidianamente quando sono chiamati a controllare gli accessi. Mentre quando questi non ci sono, ovviamente perché non è possibile tenere impiegati per 24 ore al giorno vigili urbani a presidiare la piazza, che nel centro storico scoppia il caos, e succede che tutti entrano e tutti parcheggiano ovunque. Ebbene domenica sera qualcosa non ha funzionato perché nonostante la presenza dei vigili urbani all’ingresso di Piazza della Repubblica “tutti” entravano, residenti e non. Come mai? Saranno cambiate le disposizioni? Sono tra che ci siamo posti. Come detto in apertura, erano da poco passate le 21 quando nonostante una leggera pioggerellina il centro storico iniziava a popolarsi. E sotto una leggera pioggerellina che due pattuglie del corpo di polizia municipale composte da 4 agenti in tutti erano impegnate a controllare l’accesso alla piazza. Ma nonostante la loro presenza, si vedevano automobili entrare ed uscire in piena libertà ed indisturbate. Qualcuno esclamava “Ma non ci sono vigili? Le auto sono vuote?” vista la presenza dei mezzi che probabilmente da sole non incutevano nessun timore ai tanti “non residenti”. Nessuna “fischiettata” agli automobilisti indisciplinati ne alcuna paletta per esibita per fermare le auto e diremmo, nessun “segno di vita” da quelle auto. Tutto quindi che facesse presagire che, incredibilmente, alle 21 di domenica sera quando la piazza iniziava ad affollarsi, che i vigili non fossero presenti. Ma niente di tutto questo. I caschi bianchi c’erano e come, se ne stavano seduti comodamente nelle proprie auto, ferme nei punti di accesso alla piazza. Facevano da “supervisori” lampeggiando chi si “azzardava” a parcheggiare in prossimità dei locali che sorgono appena si accede in piazza della Repubblica in quello spazio compreso tra la fontana che fa ad angolo con corso Garibaldi e via Cosenza. Quella era la “zona rossa”, dopodiché tutto poteva accadere. Chiedevamo ad un agente alla guida di una delle due pattuglie “perché non si poteva parcheggiare in quella zona e se invece era possibile parcheggiare subito dopo, nei pressi di via Cosenza, dove c’erano tantissime auto ferme” ma la sua risposta era “Dovete parcheggiare a Largo Emporio (nei pressi del Porto) o sulle strisce blu ma non qui, perché qui non si può nemmeno entrare, è consentito solo ai residenti, queste auto saranno tutte multate” rispondeva spostandosi in auto per poi ritornare al punto di partenza, ovviamente sempre seduto in auto mentre fuori era finito di piovigginare. Ma rimasti sul posto, niente di questo accadeva, le auto ferme lungo i margini della piazzetta non venivano sanzionate e le vetture continuavano ad entrare continuamente e tranquillamente in piazza, mentre una delle due pattuglie tra l’altro lasciava il posto. Interdetti alcuni passanti che dopo aver assistito alla scena esclamavano:”Fanno le leggi a modo loro”, “Salvaguardano solo una parte della piazza, mentre l’altra la lasciano nel caos”. Mentre dopo aver assistito a tanto ni ci chiediamo: “Esistono due pesi e due misure? Le regole ( e in questo caso i divieti) sono uguali per tutti e (nel caso della piazza della Repubblica) dappertutto?

martedì 8 febbraio 2011

ASSALTO AI BAR, NESSUNA PISTA ESCLUSA

INDAGINI A 360 GRADI DA PARTE DEGLI INQUIRENTI
TRA LE IPOTESI UNA FAIDA PER IL CONTROLLO DEGLI AFFARI ILLECITI IN CITTA' O UN ISOLATO EPISODIO DI MICROCRIMINALITA'

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di martedì 8 febbraio 2011


POZZUOLI. “Nessuna pista è esclusa” fanno sapere gli inquirenti che in queste ore stanno indagando sugli assalti ai bar di mercoledì scorso nel quartiere di Monterusciello. Indagini a 360 gradi, ampio il ventaglio di ipotesi sul movente dei raid che sembrerebbero collegati tra loro. Guerra per il controllo degli affari illeciti nella città di Pozzuoli, segnali di avvertimento da parte di qualche sodalizio criminale emergente o semplicemente l’azione isolata da parte di delinquenti che per intimorire le vittime, avrebbero fatto leva sull’appartenenza a sodalizi criminali.”Le indagini sono in una fase embrionale e niente può essere escluso. Non è detto che le azioni siano dettate per gestire il mercato delle macchinette da gioco che rappresenta solo uno dei numerosi business da parte delle organizzazioni malavitose. La distruzione delle macchinette potrebbe essere il frutto di una guerra per il controllo del territorio dopo gli 84 arresti messi a segno a giugno contro presunti affiliati e fiancheggiatori del clan Beneduce-Longobardi ma allo stesso tempo un’azione da parte di semplici delinquenti, ladri che alla ricerca di qualche centinaia di euro usano presentarsi come gli amici di Pozzuoli o Monterusciello per intimorire le proprie vittime”. Sugli episodi di mercoledì scorso stanno indagando i carabinieri della compagnia di Pozzuoli coordinati dal comandante Roberto Spinola. L’assalto ai bar “Flavio” e “Manu”, dove vennero distrutte vetrine e banconi, minacciati e aggrediti i clienti, distrutti e fatti spegnere videopoker e slot machines furono condotte da un commando composto da tre persone armate al grido di “Stut sti macchinett, stut sti macchinet, a Pozzuoli la comandiamo noi, lo avete capito o no, qui adesso la comandiamo noi “. Episodi che si vanno ad aggiungere ad altri episodi criminali verificatisi a Pozzuoli nelle ultime settimane come l’incendio alla videoteca “Video fantasy” di via Artiaco, l’assalto all’autolavaggio “Del Sole”, in località “La Schiana” dove 4 uomini dopo aver malmenato il titolare dell’attività esplosero numerosi colpi di pistola contro le auto ferme. Ai quali si aggiungono gli incendi a due imbarcazioni all’interno del rimessaggio Nautica Service di via del Cantiere a Licola e l’incendio contro alcune auto all’interno dell’officina meccanica Baldino, nel rione Toiano. Episodi ai quali si vanno ad aggiungere i numerosi furti e le rapine che hanno contraddistinto queste prime settimane del 2011.

domenica 6 febbraio 2011

BAR DEVASTATI - IL RACCONTO DELLE VITTIME

PARLANO I PROPRIETARI DEI BAR ASSALTATI


POZZUOLI. “Mi trovavo all’interno del locale in attesa che mia madre facesse ritorno. Nella circostanza, mi intrattenevo con la clientela. Ad un tratto, due malviventi, con il volto travisato ed armati di pistola, entravano all’interno del bar e con violenza cioè con calci, spintoni ed armi in pungo ordinavano ai clienti di abbandonare il locale” è il tragico racconto denunciato da una delle vittime ai carabinieri di quanto accaduto all’interno del bar “Manu” intorno alle 19.40 di mercoledì sera “Uno dei due delinquenti si scagliava contro di me colpendomi al collo con la pistola, l’altro nel frattempo, iniziava a rovesciare i prodotti commerciali sul pavimento ed utilizzando il calcio della pistola mandava in frantumi i vetri di quattro monitor relativi ad altrettante slot machines presenti nel bar. Poi urlavano “Stut sti macchinett, stut sti macchinet, a Pozzuoli la comandiamo noi, lo avete capito i no, qu adesso la comandiamo noi!” Scene di terrore alle quali hanno assistito numerosi clienti, alcuni dei quali hanno avuto anche la peggio “Mio nipote di 20 anni stava entrando nel bar per giocare una scommessa quando improvvisamente ha avuto un calcio e un pugno. Un altro cliente che si trovava in fila è stato colpito con il calcio della pistola alla testa, altri che erano seduti al bancone sono stati aggrediti, hanno distrutto bicchieri, bottiglie, sbattuto quello ogni cosa per aria, quando sono scesa ho visto gente terrorizzata” è questo il racconto di Emanuela, la titolare del bar “Manu”, la seconda attività ad essere presa di mira mercoledì dai malviventi “E pensare che c’erano i miei due figli, al più piccolo lo hanno colpito con una pistola al collo, urlavano di spegnere quelle macchinette che poi hanno distrutto con il calcio della pistola” ricostruisce quei tragici minuti che si sono vissuti nel suo locale mentre lei era sopra “In 16 anni che ho questa attività non ho mai visto cose del genere. Dopo episodi del genere mi verrebbe proprio la voglia di lasciare tutto e andare via, ma questa è un’attività che abbiamo fatto con i nostri sacrifici per dare un futuro ai nostri figli che certamente non possiamo lasciare”. Prima del bar “Manu” ad essere colpito è stato il bar “Flavio” a meno di 200 metri di distanza, ecco il racconto del proprietario: “Hanno fatto uscire tutti fuori, c’erano circa venti trenta persone e hanno rotto la vetrata della porta d’ingresso e una vetrina del bancone. Poi hanno rovesciato a terra i contenitori delle patatine, dei biscotti e si sono diretti verso il box dove si giocano le scommesse. Hanno puntato la pistola contro mio fratello e si sono fatti consegnare i soldi che c’erano nelle casse da gioco, in tutto erano circa 2mila e 200 euro. Nel frattempo urlavano di far spegnere le macchinette così hanno costretto mio fratello a spegnerle” ha raccontato Michele, il titolare del bar.

BAR DEVASTATI - LE REAZIONI

"SEMBRA DI VIVERE NEL FAR WEST"
RAID INTIMIDATORI A MONTERUSCIELLO, PARLANO LE ASSOCIAZIONI DEI COMMERCIANTI

AL VAGLIO I FILMATI DELLA VIDEOSORVEGLIANZA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 5 febbraio 2011

POZZUOLI. Paura, rabbia e la rassegnazione che quanto accaduto mercoledì sera potrebbe accadere di nuovo, che in fondo ad episodi del genere ci si è quasi abituati, specie in una periferia difficile come quella di Monterusciello “Prima di chiudere la sera dobbiamo chiederci se riusciremo a tornare a casa, tanta ferocia e violenza non l’ho mai vista”. A parlare dopo la “mattanza” nei bar sono le associazioni dei commercianti di Pozzuoli. L’ombra del racket delle macchinette da gioco e due bar che vengono devastati in meno di mezz’ora a causa della “presenza” di videopoker “indesiderati”, mentre qualche ora dopo un terzo saccheggiato nella notte a Monterusciello “Sembra di vivere nel Far West, stiamo regredendo, Pozzuoli sta diventando sempre più un territorio fertile per delinquenti di ogni natura. Cosa aspettano a mandare l’Esercito in città, ogni giorno è a repentaglio la vita di noi commercianti e dei nostri clienti, è tutto assurdo” è l’amaro sfogo di Vincenzo Addati presidente dell’ “Ascom Confcommercio” di Pozzuoli. Clienti picchiati all’interno dei bar con la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato mentre nel mezzo di una mattanza. “"Stut sti macchinett, stut sti macchinet, a Pozzuoli la comandiamo noi, lo avete capito o no, qui adesso la comandiamo noi” parole che rimbombano ancora nelle teste delle vittime, mentre due uomini incappucciati devastano il bar “Manu” e il bar “Flavio”. Un’azione dimostrativa, “un atto intimidatorio da parte di qualcuno nei confronti di chi attualmente gestisce il mercato delle macchinette da gioco in città” e la forza di poter colpire a qualsiasi orario, anche alle 19 di sera quando i bar sono affollati da decine di clienti, a cento metri dalla caserma dei carabinieri. Sui primi due raid in queste ore stanno indagando i carabinieri della compagnia di Pozzuoli diretti dal comandante Roberto Spinola, mentre per il furto al bar Eclisse le indagini sono dirette dagli agenti del commissariato di Polizia cittadino. Al vaglio anche le immagini delle telecamere dio sorveglianza installate nei locali “Questo è il segno che questi delinquenti non hanno paura di niente, sembra quasi che non abbiano paura nemmeno delle forze dell’ordine” dicono i rappresentanti dei commercianti. Per Daniele Lattero, presidente della “Confesercenti”“Purtroppo episodi di questo genere non è la prima volta che si verificano sul nostro territorio. Abbiamo chiesto a polizia e carabinieri di tenere il territorio sotto controllo. Sarebbe già importante dare il via al piano delle telecamere installate nei punti critici della città, tra cui anche le periferie, spesso teatro di queste azioni che purtroppo non appartengono alla microdelinquenza ma fanno parte di un qualcosa più grosso nei confronti del quale speriamo di non doverci mai rassegnare”

venerdì 4 febbraio 2011

ASSALTO DEL RACKET: 3 BAR DEVASTATI

IRRUZIONE DI DUE UOMINI ARMATI DI SPRANGHE E PISTOLE NEI LOCALI A MONTERUSCIELLO

CLIENTI AGGREDITI E SLOT-MACHINE DANNEGGIATE

PRESI DI MIRA I BAR "MANU", "ECLISSE" E "FLAVIO"

OBIETTIVO DEL BLITZ FAR SPEGNERE LE MACCHINETTE

IL RACCONTO DELLE VITTIME: "URLAVANO STUT STI MACHINET A POZZUOLI LA COMANDIAMO NOI, LO AVETE CAPITO O NO, A POZZUOLI ORA LA COMANDIAMO NOI"

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 4 febbraio 2011

POZZUOLI. Clienti picchiati selvaggiamente, colpiti alla testa col calcio delle pistole, vetrine e banconi mandati in frantumi, due bar devastati in pieno giorno, uno scassinato nel cuore della notte. Due raid in meno di mezz’ora, mentre i carabinieri sono nel primo bar a 200 metri è in corso un’altra mattanza, il terrore negli occhi della gente, le urla, il fuggifuggi per le strade, c’è chi si barrica in casa.
E l’inferno che si materializza nel quartiere di Monterusciello al grido di "Stut sti macchinett, stut sti macchinet, a Pozzuoli la comandiamo noi, lo avete capito o no, qui adesso la comandiamo noi" preludio a quella che sarebbe una guerra in corso per il controllo delle macchinette dei videopoker. Mercoledì sera due uomini armati hanno fatto irruzione nel bar “Flavio” e nel bar “Manu” distruggendo ogni oggetto gli capitasse sotto mano e aggredendo con calci, schiaffi e pugni chiunque in quel momento si trovasse davanti a loro. Improvvisamente clienti e titolari sono stati assaliti dalla furia dei malviventi mentre erano in fila per giocare una scommessa o per bere un caffè. Minacce, aggressioni, devastazioni con l’unico obiettivi di far “spegnere le macchinette perché a Pozzuoli comandano altri”. Nella notte assaltato un terzo bar, “l’Eclisse”, i malviventi entrati dalla sala dei videopoker, dove hanno portato via circa mille euro. E la cronaca di una mattanza che sembrerebbe un chiaro segnale di intimidazione e quella che potrebbe essere l’inizio di una guerra per il controllo del mercato delle macchinette da gioco che inizia poco dopo le 19 di mercoledì sera, in via Antonio De Curtis, al civico 13, nella zona nord del quartiere di Monterusciello.
IL PRIMO ASSALTO ore 19,10 - Il primo locale ad essere assaltato è il bar “Flavio”, sono le 19,10 circa, all’interno ci sono una trentina di clienti, molti sono in fila per giocare le scommesse a pochi minuti dall’inizio delle partite. Due uomini con i volti coperti dai passamontagna, pistole in pugno, entrano nel bar mentre fuori ad attenderli c’è un terzo complice in un’auto ferma lungo la strada. Una volta nel bar, dopo aver spaccato la porta di vetro all’ingresso e rovesciato a terra bottiglie, bicchieri, e mandato in frantumi una vetrina del bancone, i due malviventi fanno uscire fuori i clienti e urlano di spegnere le macchinette. Poi puntano la pistola in faccia al fratello del titolare, che in quel momento non era presente nel locale, e dopo aver fatto spegnere i videopoker si fanno consegnare i soldi contenuti nella cassa da gioco, in tutto circa 2mila e 200 euro. Per poi raggiungere il complice che li attendeva in auto, mentre fuori tra le urla di terrore di quanti avevano assistito alla scena si scatenava un fuggifuggi generale. Sul posto giungevano i carabinieri della vicina stazione di Monterusciello “Hanno fatto uscire tutti fuori e dopo aver rotto la vetrina del bancone e la vetrata della porta d’ingresso, hanno fatto spegnere le due macchinette e si sono presi i soldi dalla cassa di gioco” ha raccontato Michele, il titolare del bar.
IL SECONDO ASSALTO ore 19,40 - Ma mentre i militari sono impegnati nei rilievi e nell’ascoltare le testimonianze delle vittime che, a meno di duecento metri, probabilmente ancora gli stessi malviventi, entrano in azione nel bar “Manu”, al civico 60 sempre di via Antonio De Curtis. Sono le 19 e 40 circa, dopo aver fermato a qualche metro di distanza dall’ingresso l’auto in un vicoletto attiguo a passo veloce giungono nel locale. Dopo aver percorso un tratto a piedi, i due uomini con i volti coperti da passamontagna e armati di pistole, in maniera violenta entrano nel bar aggredendo con calci, pugni e schiaffi e colpendo con il calcio della pistola i clienti che si trovavano davanti e intimando loro di uscire dal locale. Al grido di “Stut sti macchinett, stut sti macchinett, a Pozzuoli la comandiamo noi, lo avete capito o no, qui adesso la comandiamo noi” spaccano con il calcio della pistola i vetri di 4 dei 6 videopoker, distruggono vetrine, rovesciano bottiglie, bicchieri e tazzine presenti sugli scaffali e sul bancone. I due figli della titolare, un 20enne e un 22enne vengono minacciati, al primo uno dei due malviventi viene colpito con una pistola al collo. Sono attimi di terrore. All’interno del bar ci sono circa una ventina di clienti, anche qui in fila per giocare le scommesse sportive o per consumare qualcosa al bancone. Una manciata di minuti e dopo aver seminato il terrore i due malviventi si danno alla fuga insieme al terzo complice. Immediatamente veniva dato l’allarme alle forze dell’ordine, sul posto giungevano numerose pattuglie di carabinieri. “Mio nipote di 20 anni stava entrando per giocare quando ha avuto un calcio e un pugno, un altro cliente è stato colpito con il calcio della pistola alla testa, clienti che erano seduti al bancone sono stati aggrediti, quando sono scesa ho visto gente terrorizzata” racconta Emanuela, la titolare del bar “Dopo questi episodi viene proprio voglia di lasciare tutto e andare via, ma questa è un’attività che abbiamo fatto con i nostri sacrifici per dare un futuro ai nostri figli”.

IL TERZO ASSALTO ore 3,10 – E nella notte, intorno alle 3 e 10, il terzo bar ad essere preso di mira dai malviventi è il bar “Eclisse” in via Monterusciello. Qui i malviventi dopo essere entrati da un cancelletto attiguo al locale hanno spaccato la porta d’ingresso del piano semi – interrato entrando nella saletta dove si trovano le macchinette da gioco. Nonostante la presenza delle telecamere di videosorveglianza installate nel locale, i ladri sono riusciti a portare via circa mille euro dalla cassa da gioco prima che scattasse l’allarme.