LICOLA - “Vietato l’accesso alla spiaggia di Licola”, finalmente la Regione Campania si “riappropria” delle sue dune dopo gli ultimi scandali. Prima i cavalli dei vicini maneggi portati a scorazzare sulla sabbia, poi le corse clandestine dei veicoli da motocross hanno spinto le autorità regionali, dopo le denunce e segnalazioni da parte di Lega Ambiente e Verdi, a delimitare l’intera area caratterizzata dalle tipiche dune della macchia mediterranea, rare rappresentazioni di un particolare ecosistema. La zona è diventata off-limits anche per chi vorrebbe semplicemente fare una passeggiata e camminare sulle dune del tratto di spiaggia libera che da Licola mare si estende fino a Torregaveta. L’ingresso qui è a qualche decina di metri dalla stazione della cumana di Marina di Licola, in via Sibilla, dove termina l’ultimo dei tanti lidi balneari privati. Qui nei giorni scorsi una vasta area compresa tra la spiaggia e la foresta di Cuma è stata completamente delimitata con un lungo nastro rosso e bianco dove è stato apposto un cartello con su scritto: “Vietato l’accesso” con logo e intestazione recanti la scritta “Assessorato Agricoltura Foreste, Caccia e Pesca della Regione Campania” che attraverso il cartello “ricorda” come l’intera area delle dune faccia parte della “Foresta Regionale Area Flegrea e Monte di Cuma Demanio Regionale”. Nessuno più può accedere, si può entrare, si può passeggiare sulla battigia ma non si può salire sulle dune. Rovinate dalle ruote delle monoposto e di zoccoli dei cavalli che nel corso degli anni hanno lasciato segni indelebili sulla superficie delle dune, provocando la distruzione della sua particolare vegetazione. Una devastazione e uno scempio che colpisce l’intera area: infatti, ai danni provocati a “terra” ci sono anche quelli del mare dove dalla foce sgorgano i liquami “depurati” provenienti dai depuratori di Cuma-Licola. Scorrono lungo un canale che li convoglia in mare, e qui, appena sfociati, si vanno a scontrare contro su una sorta di cupolone, che divarica il flusso fognario in due parti. L’acqua qui è un misto tra il marrone e il grigio, puzza, e tutto intorno l’aria è pesante. Ebbene questa che potrebbe essere una meravigliosa località turistica, caratterizzata dal particolare ecosistema, oggi è diventata autentica “terra di nessuno”. Qui succede di tutto, tra questa porzione di spiaggia e la foresta di Licola c’è di tutto e accade di tutto. La spiaggia oltre ad essere terreno di corse clandestine e terra di allenamento per i cavalli da corsa, è una discarica a cielo aperto: i rifiuti abbondano in ogni angolo, sull’arenile, nei canali che dalla campagna arrivano a sfociare in mare.
Non solo, qui succede di tutto: specie la notte quando tutto è buio, quando nemmeno le luci dei vicini lidi riescono ad illuminare la spiaggia: terra di prostituzione, femminile e maschile, di drogati, di delinquenti. A pochi passi dalle dune, sempre nell’area sottoposta alla “protezione” dell’ “Assessorato Agricoltura Foreste, Caccia e Pesca della Regione Campania” fu addirittura trovato il corpo senza vita di un uomo appartenente ad un clan della camorra, il suo corpo in avanzato stato di decomposizione con al testa avvolta in una busta. Qui probabilmente, in questo meraviglioso parco naturale protetto quell’uomo venne giustiziato. Facile muoversi per i criminali in questo territorio così tanto vasto, che sfugge ad ogni controllo. La foresta e la spiaggia sono gestite dagli idraulici della forestale, dipendenti della Regione, il cui ruolo è circoscritto alla manutenzione. Di notte non ci sarebbe nessuno a presidiare la zona, di giorno il personale non riesce a tenere sotto controllo l’intera area, e i segni sono già evidenti: ieri mattina c’erano ancora i segni degli zoccoli dei cavalli, i passi di chi ha oltrepassato quell’area delimitata dal nastro. Inquietanti segnali che vorrebbero questa spiaggia destinata ancora ad essere martoriata, nonostante lo “Stato” si sia rifatto vivo.
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