giovedì 3 giugno 2010

SASY VIVEVA INSIEME ALLA GIOVANE MAMMA

PER LA DONNA QUEL FIGLIO ERA LA GIOIA DI UNA VITA
"VIVEVA PER LUI" RACCONTANO I VICINI

di Gennaro Del Giudice
articolo pubblicato sul quotidiano "Roma" giovedì 3 giugno 2010


POZZUOLI/LICOLA. Una palazzina al civico numero 102 di via Licola mare che affaccia su uno spiazzo circondato da alte lamiere, in alcuni punti rimosse per trarne dei varchi di accesso. E’ lì che al secondo piano Salvatore Ercole abitava insieme alla sua giovane mamma, Veronica. Una modesta casa presa in affitto dalla donna a seguito della separazione con il papà di Salvatore, che dopo la fine del matrimonio si era trasferito nella vicina città di Quarto, dove tutt’oggi vive insieme alla propria compagna. L’uomo lavora come muratore, spesso in trasferta, fuori regione. Mamma Veronica invece vive di piccoli espedienti, una vita fatta di sacrifici per portare avanti la casa, pagare il fitto e garantire un futuro migliore al suo unico figlio per il quale, raccontano i vicini, aveva un amore spasmodico. “Viveva in funzione di suo figlio, ogni cosa che faceva era legata a lui” racconta la signora Luisa, che teme possibili ripercussioni psicologiche per la donna “mi auguro che non faccia una sciocchezza in preda al forte dolore ed alla disperazione. Per lei quel figlio era tutto!” “Persone per bene, educate e rispettose” così viene descritta la famiglia di Salvatore che a differenza di molti suoi coetanei, finita la scuola media aveva deciso di continuare gli studi iscrivendosi all’Istituto Tecnico Commerciale “Vilfredo Pareto” di Arco Felice.
In via Licola mare abitano anche alcuni familiari di Salvatore e a pochi passi da casa sua uno degli amici coinvolti nella tragedia. Alle 19 di martedì, quando si è diffusa la notizia della sua morte, raccontano di gente che correva per strada, lacrime, urla e pianti. E la corsa verso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie” dove credevano fosse stato ricoverato. “Ieri sera appena sparsa la notizia oltre 20 macchine sono partite da qui. Ci siamo recati anche al Secondo Policlino dove ci avevano detto che era stata portata la salma. Qui siamo tutta una famiglia” racconta una vicina. Per l’intera notte e durante l’intera giornata di ieri un capannello di familiari, amici e conoscenti si sono stretti intorno al dolore della povera mamma, quasi in segno di protezione verso la donna, chiusi all’interno di quello spiazzale circondato da lamiere.

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