POTREBBE TRATTARSI DI UNA VENDETTA DOPO L'OMICIDIO DI ANTONIO CHIARO
OGGI L'AUTOPSIA. APPELLO DEL PARROCO ALLE ISTITUZIONIdi Gennaro Del Giudice
pubblicato sul "Roma" mercoledì 29 dicembre 2010LICOLA. Segnali che conducono ad una vendetta nata a meno di ventiquattro ore dall’omicidio di Antonio Chiaro: l’auto dell’assassino data alle fiamme fuori la sua abitazione di Licola. Erano le 18.30 di lunedì sera quando in via Licola mare un incendio ha completamente distrutto una Polo Wolkswagen di colore verde risultata poi essere intestata a Giovanni Riccio, 29 anni. Dell’auto rimarranno visibili solamente le due targhe. Sul posto giungevano vigili del fuoco, i poliziotti del commissariato di Giugliano e gli uomini della scientifica: un unico filo conduttore sembra legare il rogo con l’omicidio del 22enne. Sulla natura del rogo sembrerebbero non esserci dubbi, chiara la matrice dolosa. Ed episodio che rende ancora più inquietante una tragedia nata tra il degrado e abbandono di una zona all’estrema periferia dei comuni di Giugliano e Pozzuoli. "Faccio un appello alle istituzioni affinché pongano maggiore attenzione verso una realtà difficile come quella di Licola, debbono avere molto a cuore le vicissitudini di queste persone" è il messaggio inviato dal parroco della vicina chiesa di san Luca Evangelista di Varcaturo Don Carlo Villano "Siamo vicini al dolore della famiglia della vittima ma anche a quella della persona che ha commesso il reato. Bisogna abbassare i toni, non si può risolvere le diatribe con la violenza. Ho varie versioni dei fatti ed entrambi sembrano essere stato il frutto di futili motivi". Sarebbero infatti due le ricostruzioni della tragedia: voci, smentite, testimonianze più o meno attendibili che si susseguono all’indomani di ogni tragedia. "Dicono che c’era un gruppetto di ragazzi nella piazzetta, stavano urlando, scherzavano tra loro" avrebbero raccontato dei testimoni. Schiamazzi sotto la propria abitazione che non sarebbero andati giù a Giovanni Riccio - "Poi improvvisamente è successo quello che nessuno si aspettava. Quell’uomo è sceso e si è avventato contro quel povero ragazzo che si trovava in mezzo al gruppo di giovani" avrebbero raccontato dei testimoni. Schiamazzi sotto la propria abitazione che non sarebbero andati giù a Giovanni Riccio. Nel frattempo proseguono le indagini da parte degli inquirenti. Si cerca di far luce su quei minuti che hanno preceduto la tragedia: l’unica testimone a raccontare quanto accaduto ai carabinieri della stazione di Varcaturo trovatasi in quel momento a passare in via Licola Mare ed attirati dall’agitazione di un gruppetto di persone ferme in strada è stata la fidanzata di Antonio Chiaro. Poi la difficoltosa ricostruzione dei fatti, qualche parolina pronunciata qua e la e gli indizi che hanno chiuso il cerchio intorno a Giovanni Riccio. L’ennesima da queste parti consumatasi nella serata di Santo Stefano quando, secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti intorno alle 23 di domenica scorsa Antonio Chiaro era in compagnia della fidanzata era seduto nella propria automobile nei pressi della sua abitazione. A pochi passi la casa di colui che da li a poco si rivelerà il suo assassino: quel Giovanni Riccio, con precedenti penali per rapine e spaccio di droga, che in quel momento s litigando con la moglie. Presenza non gradita al 29enne che intima a Chiaro di andarsene. Al rifiuto di quest’ultimo si scatena il raptus omicida: Giovanni Riccio prende un coltello scende in strada e accoltella il 22enne per poi rientrare in casa come se niente fosse successo. La tragedia sotto gli occhi della fidanzata del giovane, rimasto agonizzante a terra. Poi l’inutile tentativo da parte dei sanitari del 118, il viaggio della speranza al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e poi all’ospedale Monaldi di Napoli. Nelle prossime ore è attesa l’autopsia sul corpo di Antonio Chiaro, solo dopo la salma sarà consegnata ai familiari per la celebrazione dei funerali che potrebbero essere celebrati domani.
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