giovedì 31 marzo 2011

SEQUESTRATI IN CASA DA BANDITI

NOTTE DA ARANCIA MECCANICA IN UNA VILLETTA
FAMIGLIA AGGREDITA DA COMMANDO: BOTTINO 200MILA EURO

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 31 marzo 2011

MONTE DI PROCIDA. Sorpresi nel sonno e sequestrati nella propria abitazione fino all’alba da 5 feroci banditi che li hanno tenuti sotto la minaccia delle pistole puntate alla tempia. Oltre due ore di terrore, con il proprietario della villetta che viene ripetutamente preso a calci, schiaffi e pugni davanti agli occhi della moglie, mentre i due figli venivano chiusi in un’altra stanza. Una notte da “arancia meccanica” per Angelo Schiano, 51 anni, “comandante regionale del corpo sanitario internazionale” e per la sua famiglia, tenuti in ostaggio nella notte tra lunedì e martedì nella loro villetta al Monte di Procida, saccheggiata dai malviventi che hanno portato via un bottino di circa 200 mila euro. L’incubo per la famiglia Schiano iniziava intorno all’una e venti quando, attraverso una porta secondaria della cucina facevano irruzione 5 malviventi, tutti con i volti coperti, pistole in pugno e guanti da giardinaggio per non lasciare tracce. L’incursione dopo aver immobilizzato il pastore tedesco di guardia alla villetta, che veniva narcotizzato. Una volta entrati, i banditi si precipitavano nella stanza da letto dei coniugi, mentre gli altri tenevano sotto tiro la figlia 26enne della coppia che in quel momento si trovava nella propria stanza e il figlio di 21 anni, sul divano della depandance. Quest’ultimo, alla vista dei malviventi, avrebbe tentato la fuga cercando di dare l’allarme, ma sarebbe stato bloccato, preso a calci e pugni e tenuto sotto minaccia di una pistola. Nel frattempo, l’altra parte del gruppo di rapinatori faceva irruzione nella stanza da letto del generale Schiano, che veniva svegliato nel sonno insieme alla moglie. “Dove sono i soldi, dacci i soldi” gli gridavano i banditi mentre gli sferravano schiaffi, pugni e calci a ripetizione. I proprietari dell’abitazione erano costretti a consegnare la chiave della cassaforte, che veniva completamente svuotata. Non contenti, i malviventi, che come raccontato dalle vittime avevano un accento tipico dell’est, continuavano a chiedere soldi, inveendo contro il capo famiglia. Erano attimi terrore, mentre la coppia di coniugi chiusi nella stanza da letto, minacciati dalle pistole, chiedeva ai malviventi di poter far entrare nella loro stanza i due figli, che nel frattempo erano sotto il tiro degli altri banditi. Oltre 2 ore e mezza di terrore, vittime della ferocia dei 5 banditi, che alla ricerca dei soldi, mettevano a soqquadro l’intera abitazione, sfasciando perfino una parete a muro perché convinti che lì dietro fosse nascosta una seconda cassaforte. “Dopo avermi riempito di schiaffi, calci e pugni mi hanno tenuto inginocchiato con la pistola puntata alla tempia. Mi chiedevano dove avevo i soldi, non erano contenti dell’oro, dei rolex, di tutti i beni di famiglia che si sono presi. Io dicevo di non avere denaro e loro si accanivano di più, non mi credevano. Ad un certo punto uno mi ha detto “adesso ti sparo” e mia moglie si è buttata addosso facendo da scudo “ è il drammatico racconto di Angelo Schiano, che rivive quei momenti drammatici, vittima a più riprese della violenza dei banditi “Quando hanno visto la mia divisa, hanno pensato che fossi un carabinieri, volevano la pistola ma io non ce l’ho. A quel punto hanno continuato ad inveire con violenza. Uno di loro ha poi staccato il filo del telefono e si è avvicinato a me agitandolo, a quel punto ho temuto il peggio”. Dall’una e venti fino alle 4 meno un quarto la famiglia Schiano è stata prigioniera della violenza dei 5 rapinatori, che hanno lasciato l’appartamento portando con loro un bottino di circa 200 mila euro. Immediatamente dopo essere stati avvertiti dalle vittime, sul posto giungevano i carabinieri della stazione di Monte di Procida e della Compagnia di Pozzuoli, oltre agli agenti del servizio di vigilanza privata. Per Angelo Schiano e il figlio 21enne erano necessarie le cure dei sanitari: 8 giorni di prognosi per il primo a seguito delle ferite riportate alla testa e alla fronte, ferite e contusioni alla testa per il giovane.

martedì 29 marzo 2011

RAPINA IN TABACCHERIA, CLIENTI PRESI IN OSTAGGIO

IL RAID A POCHI METRI DAL COMMISSARIATO DI POLIZIA
di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di martedì 29 marzo 2011

POZZUOLI - Una volta nella tabaccheria hanno chiuso la porta d’ingresso impedendo a chiunque di uscire e tenendo in ostaggio, sotto la minaccia delle pistole, clienti e titolari per 3 lunghissimi minuti. Noncuranti del fatto che a pochi metri c’è il Commissariato di Polizia, fuori il traffico e il caos del centro storico di Pozzuoli di una tranquilla domenica sera. Segnali di una escalation criminale che sembra non arrestarsi. L’ennesima rapina è andata in scena intorno alle 19.30 di domenica, nel mirino di due criminali armati e con i volti coperti da berretti e sciarpe il tabaccaio di via Marino Boffa, proprio nei pressi della stazione della cumana di Pozzuoli. Una volta nel negozio, uno dei due chiudeva la porta d’ingresso e rimanendo sull’uscio, teneva la pistola puntata verso i presenti. Erano attimi di terrore all’interno della tabaccheria, frattempo l’altro rapinatore si dirigeva dietro il bancone dove c’era la cassa. Dietro la quale, in quel momento c’era il padre del titolare che in compagnia della moglie e di un altro figlio stavano servendo i clienti. Una volta dietro al banco, il rapinatore tirava fuori il cassettone dove, tra i vari scompartimenti, erano custodite le banconote, facendone razzia. Accanto a lui il padre del titolare, un 60enne che impotente non poteva fare altro che assistere alla scena, con il rapinatore che inginocchiato vicino ai suoi piedi scovava tra i cassetti cercando di trovare quanti più soldi possibile. Impensabile in quel momento anche un cenno di reazione, visto che l’uomo era tenuto sotto minaccia dal complice, che nel frattempo si era appostato vicino alla porta d’ingresso. Quest’ultimo teneva la pistola puntata in direzione dell’uomo e ad un certo punto, tenendo la porta d’ingresso socchiusa, allontanava perfino alcuni clienti che stavano per entrare nella tabaccheria. Un’azione che secondo il racconto delle vittime, veniva condotta con estrema tranquillità da parte dei due rapinatori i quali dall’accento pare non fossero nemmeno puteolani. Dopo aver rovistato ed essersi impossessato di svariate migliaia di euro, il rapinatore che aveva agito dietro al bancone, non contento sfilava ad una cliente la borsetta. E dopo averla aperta, prendeva dal borsellino contenuto in essa tutti i soldi contenuti, comprese le monete. Messo in atto il piano, i due rapinatori uscivano dal locale e a piedi si davano alla fuga in direzione del cavalcavia che sovrasta la stazione della Cumana. Sul posto giungevano i poliziotti del vicino commissariato i quali, dopo aver ascoltato le testimonianze delle vittime, si mettevano sulle tracce dei due malviventi. L’ennesimo episodio di criminalità che suona come campanello d’allarme considerate le modalità con le quali è avvenuto: in orario di punta domenicale, alla presenza di clienti e a pochi passi da un commissariato di Polizia.

domenica 27 marzo 2011

BIMBO MORTO, 3 AVVISI DI GARANZIA

SVOLTA NELLE INDAGINI INDAGATI LA MADRE DEL PICCOLO HASSAN E I CONIUGI CHE VIVONO NELLA VILLETTA DELLA TRAGEDIA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di domenica 27 marzo 2011

LICOLA - Svolta nelle indagini per la morte del piccolo Hassan Guene, il bimbo di appena 2 anni e mezzo morto annegato una piscina nel parco Sant’Agnello, a Licola. Da ieri pomeriggio sono indagati la madre del piccolo e la coppia di coniugi che vive nella villetta dove venerdì mattina si è consumata la tragedia. Per i tre l’accusa è di concorso in omicidio colposo. La madre del bimbo, anche lei come il marito originaria del Burkina Faso, dovrà rispondere dell’accusa di “omesso controllo” oltre che a quello di “omicidio colposo”. Un dramma nel dramma per la donna, madre degli altri 4 fratelli di Hassan, che sarà chiamata a dare un “perché” venerdì mattina il figlio di appena 2 anni e mezzo e il fratellino gemello si trovassero insieme e da soli fuori casa, senza la sua presenza. A quell’ora il padre, Yacouba Guene, da tutti conosciuto come “Giovanni”, era nelle vicinanze impegnato al presso il distributore di benzina “Esso”. Mentre dall’accusa di “concorso in omicidio colposo” che dovranno rispondere ora i coniugi francesi che vivono nella villetta all’interno del parco al civico 61 di via Nullo, dove sorge la piscinetta di cinque metri per cinque, a ridosso dell’ingresso al piano terra dell’abitazione. Lui, militare di istanza alla base Nato di Bagnoli, lei impiegata presso la stessa base militare, avrebbero lasciato aperto il cancello d’ingresso alla villetta, una fatale dimenticanza costata la vita al piccolo di appena due anni e mezzo. Intanto è attesa per domani, presso il Secondo Policlinico di Napoli, l’autopsia sul corpicino del piccolo Hassan, disposta dal pubblico ministero Fabio De Cristofaro. Nel frattempo un altro particolare agghiacciante emerge dalle indagini condotte dai poliziotti del commissariato di Giugliano diretti dal vicequestore aggiunto Maria Rosaria Romano: a dare per primo l’allarme della caduta in acqua del piccolo Hassan sarebbe stato proprio il fratellino gemello con il quale il bimbo stava giocando in cortile e con il quale si era avventurato all’interno della villetta rimasta aperto. Il fratellino, dopo aver visto Hassan cadere nella piscina sarebbe corso dalla mamma per chiedere aiuto urlando “acqua, acqua!”. Parole e l’assenza dell’altro figlio che destavano sospetto alla donna che si precipitava in cortile facendo l’agghiacciante scoperta: il corpo di Hassan era colato a picco nella piscina e la sua presenza era visibile a malapena a causa dell’acqua melmosa. Erano momenti di terrore, tra le urla di disperazione della donna e dei vicini di casa che nel frattempo accorrevano. Poi la corsa in ospedale nel tentativo di salvare il piccolo giunto presso al pronto soccorso dell’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli in arresto cardiaco e con una notevole quantità di acqua finita nei polmoni e nelle vie respiratorie.

BIMBO ANNEGATO - COMUNITA' A LUTTO

UN LUNGO PELLEGRINAGGIO SOTTO CASA DEL PICCOLO
LA FAMIGLIA DI HASSAN IN ITALIA DA 11 ANNI
LA PROPRIETARIA DEL PARCO SI SCAGLIA CONTRO FOTOGRAFI E GIORNALISTI

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 26 marzo 2011

LICOLA - Un lungo pellegrinaggio, giovani africani che in silenzio stazionano di fronte alla palazzina dove viveva il piccolo Hassan. Testa bassa, con le lacrime agli occhi guardano quella villetta e quella piscinetta piena di acqua sporca dove si è appena consumata la tragedia. Aumentano con il passare dei minuti, giungono a piedi, in motorino, in pochi minuti la notizia ha fatto il giro e loro sono venuti a portare la propria vicinanza alla famiglia, all’amico Giovanni, il benzinaio molto conosciuto e voluto bene in zona. La sua è una famiglia per bene, 5 figli, Hassan e il suo fratellino gemello sono gli ultimi arrivati, lui è un lavoratore onesto, la moglie casalinga, da 11 anni si erano sistemati in Italia, avevano fittato un appartamento in quella palazzina all’interno del parco sant’Agnello.”Ho saputo di quello che è successo e sono corso, ho chiesto al mio capo di venire e lui mi ha fatto andare prima dal lavoro” dice Mohammed, uno dei tanti immigrati che vive nella zona. Ha ancora i panni sporchi di lavoro, corre, vuole capire come sia potuta accadere una simile tragedia. Un palazzo quasi tutto occupato da immigrati di colore “tutti lavoratori, gente per bene che ultimamente sono un po’ aumentanti” dicono alcuni residenti delle villette che sorgono lungo il viale al civico 61 di via Nullo. Al loro composto dolore si contrappone quello della figlia del proprietario del parco, che urla, caccia giornalisti e fotografi, denuncia la violazione della sua proprietà privata, non vuole che si facciano foto.”E’ una tragedia, siamo sconvolti. Ricordo quel bambino quando giocava qua lungo il viale, veniva insieme al fratellino gemello e mi davano la mano” racconta Raffaele, che vive in una villetta a pochi passi dall’ingresso del parco. Tristezza e disperazione anche tra i colleghi del papà di Hassan, che ieri pomeriggio erano al lavoro alla stazione “Esso” di Licola “E’ assurdo, non ho parole mi dispiace tanto per Giovanni. Mi hanno detto che stava lavorando quando è venuto un signore insieme al figlioletto che era annegato. E’ salito in macchina e sono corsi in ospedale”

sabato 26 marzo 2011

BIMBO CADE E AFFOGA IN PISCINA

TRAGEDIA IN UNA VILLETTA DI VIA NULLO, VICINA ALL'ABITAZIONE DEL PICCOLO DI DUE ANNI E MEZZO
IL DECESSO UN'ORA DOPO IL RICOVERO - DISPOSTA L'AUTOPSIA
IL BAMBINO SOCCORSO DA UN VICINO DI CASA
AL VAGLIO DEGLI INQUIRENTI LA POSIZIONE DEI GENITORI E DEI PROPRIETARI DELLA VILLA DEL PARCO SANT'AGNELLO A LICOLA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 26 marzo 2011

LICOLA - Tragedia ieri mattina a Licola dove un bimbo di appena 2 anni e mezzo è annegato in una piscinetta. Hassan Guene, originario del Burkina Faso, è morto dopo essere finito in una piscina a pochi passi da casa sua. L’agghiacciante scoperta fatta da alcuni residenti che affacciatisi, notavano l’acqua melmosa muoversi stranamente. Uno strano sospetto che diventava realtà quando veniva scorto quel corpicino, ormai agli ultimi istanti di vita. Urla, disperazione e la corsa all’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli dove i sanitari tentavano di rianimarlo per oltre 1 ora. Ma troppa era l’acqua finita nei polmoni del piccolo, il suo cuoricino finiva di battere alle 13.20. Il dramma si è consumato nella tarda mattinata nell’ultima villetta del parco Sant’Agnello, al civico 61 di via Nullo, nel giuglianese. Un parco residenziale abitato da numerosi extracomunitari di proprietà di un noto imprenditore puteolano proprietario anche di un supermercato nella zona alta di Pozzuoli dove Hassan, ultimo di 5 fratelli, viveva insieme alla propria famiglia da 11 anni residente in Italia. Il papà di Hassan, Giovanni, lavora regolarmente presso un distributore di benzina nei pressi dell’uscita della Variante Anas di Licola, mentre la mamma è casalinga. Secondo le prime ricostruzioni fatte nei concitati minuti successivi al dramma, nella tarda mattinata di ieri il piccolo Hassan era sceso a giocare in cortile come spesso faceva. Pochi istanti per scappare dallo sguardo degli adulti che il piccolo, probabilmente incuriosito da quel cancello bianco a quanto pare rimasto aperto, riusciva ad entrare nel giardino della villetta nella quale abiterebbe una donna di origine francese, a quanto pare impiegata della Nato di Bagnoli. Pare che la donna, al momento della tragedia, non si trovasse in casa. Pochi passi separano l’ingresso del giardino dal cancelletto da quella piscina quadrata larga poco più di 5 metri e profonda almeno un metro e mezzo. Resta da capire se anche quest’ultimo cancelletto sia stato lasciato aperto o se il bambino, spingendolo sarebbe riuscito ad aprirlo. Una volta dentro l’area recintata della piscina, il piccolo sarebbe poi caduto in acqua, a quanto pare senza che nessuno se ne accorgesse di nulla. Da solo in quella vasca mentre l’acqua iniziava ad entrare nei polmoni, ad accorgersi del piccolo, erano alcuni vicini che davano l’allarme. Hassan veniva così preso dall’acqua e portato in ospedale sembra da un uomo anziano, che come confermato dai sanitari, giungeva presso l’ospedale “La Schiana” insieme al padre del piccolo. Quest’ultimo infatti, mentre era al lavoro presso il distributore di benzina “Esso” a pochi passi da casa sua, sarebbe stato raggiunto dall’uomo che portava con sé il piccolo Hassan ormai moribondo, invitandolo ad andare con lui al pronto soccorso. Dove il piccolo morirà dopo oltre un’ora. Oltre 60 minuti di disperati tentativi di rianimazione da parte dei sanitari, che non riuscivano a salvare la vita del bambino. Tanta era l’acqua finita nei polmoni, segno che il piccolo sarebbe rimasto per diversi minuti in apnea. Sul corpicino del piccolo Hassan venivano disposti gli esami autoptici per stabilire le esatte cause del decesso. Alle 15.30 la salma dal nosocomio puteolano veniva trasferita presso il Secondo Policlinico di Napoli dove nei prossimi giorni sarà effettuata l’autopsia Nel frattempo sul luogo dove qualche minuto prima si era consumato il dramma giungevano i poliziotti del commissariato di Giugliano e gli uomini della scientifica che effettuavano i rilievi all’interno del giardino e mettevano sotto sequestro la piscina e l’intera area circostante. Molti i punti oscuri che ruotano intorno a questa terribile tragedia: cosa ci faceva il piccolo Hassan da solo? Resta da chiarire quindi la posizione dei genitori, che lo avrebbero lasciato da solo. Così come quella degli occupanti della villetta, i quali avrebbero lasciato i cancelli aperti, visto che difficilmente un bambino di quell’età avrebbe avuto la forza di aprirli.

venerdì 25 marzo 2011

ULTIMISSIMA

TRAGEDIA A LICOLA IN VIA S.NULLO 61 NEL PARCO SANT'AGNELLO

UN BIMBO DI 2 ANNI E MEZZO, HASSAN BUENE, ORIGINARIO DEL BURKINA FASO, E' MORTO ANNEGATO IN UNA PISCINA A POCHI PASSI DA CASA SUA

INUTILE LA CORSA IN OSPEDALE DOVE I SANITARI HANNO TENTATO DI RIANIMARLO PER OLTRE 1 ORA
SULL'EPISODIO INDAGANO I POLIZIOTTI DEL COMMISSARIATO DI GIUGLIANO

giovedì 24 marzo 2011

SFOLLATI, ALTRI 20 GIORNI IN ALBERGO

RESTA SEQUESTRATO L'EDIFICIO INCENDIATO
IL TITOLARE DEL MOBILIFICIO RIBADISCE:"MAI MINACCE"
SOLIDARIETA' ALLE FAMIGLIE


di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 24 marzo 2011


POZZUOLI - Rimarranno per altri 20 giorni negli alberghi messi a disposizione dal comune di Pozzuoli gli sfollati della palazzina data alle fiamme giovedì scorso a Pozzuoli. Gran parte delle 14 famiglie residenti al civico 90 di via Domitiana, continueranno ad essere alloggiati ancora negli alberghi “Gauro”, “Sibilla” e “Tripergola”, nelle zone di Arco Felice e Lucrino. Solidarietà che giunge ad più parti, anche dai negozianti della zona i quali dopo aver riconosciuto le vittime, applicano larghi sconti e offrono loro aiuti. Nel frattempo si attendono i sopralluoghi e le perizie da parte dei tecnici che dovranno verificare la tenuta della struttura per dichiarare lo stato di agibilità del manufatto andato distrutto nel rogo appiccato al deposito del mobilificio “Cacciapuoti Arredo Design”. Palazzina che per ora resta sotto sequestro da parte della magistratura che venerdì scorso ha posto i sigilli e che di notte viene presidiato, per evitare che qualche sciacallo approfitti della situazione, dagli agenti di una società di vigilanza privata ingaggiati dall’amministratore della palazzina. Mentre nessuna novità giunge dagli inquirenti, in quali mantengono stretto riserbo sull’episodio. Intanto proseguono i controlli, numerosi i posti di blocco in città e i sopralluoghi con l’obiettivo di risalire all’identità di mandanti ed esecutori si quella che poteva essere una carneficina. E soprattutto si cerca di capire il “movente” che ha spinto qualcuno ad incendiare il deposito del mobilificio, una chiave di lettura che potrebbe cambiare i prossimi scenari. Infatti, qualora dovesse emergere che il movente sarebbe legato al racket o estorsioni, le 14 famiglie rimaste senza casa potrebbero attingere al fondo per le “vittime del racket”. Cosa che non avverrebbe qualora le cose dovessero andare diversamente, ritrovandosi a non avere nessuna copertura assicurativa. Infatti, il palazzo del quale la Steflin Srl” del “Gruppo Gallo” è proprietaria di 12 delle 14 abitazioni non sarebbe coperta da un’assicurazione in caso di dolo. “Se sarà provato che l’incendio al deposito ha avuto una matrice estorsiva, allora le famiglie della palazzina andata distrutta dalle fiamme potranno avere la possibilità di attingere al fondo per le “vittime del racket”“ spiega Luigi Cuomo coordinatore di SOS Impresa “Gli inquirenti dovranno confermare, sulla base di testimonianze, riscontri investigativi supportati da prove oggettive, che l’azione ai danni del deposito è stata di natura estorsiva, anche nel caso in cui il titolare dell’azienda dovesse ammettere di aver avuto anche una sola telefonata minatoria. Ovviamente solo dopo appurate indagini, sulla base di un riscontro investigativo che le famiglie potrebbero ottenere degli aiuti economici”. Inoltre Cuomo dice la sua sull’episodio che ha visto coinvolto Carmine Cacciaputi e che ha rischiato seriamente di provocare una carneficina “Se non si tratta di estorsione, come afferma il titolare dell’azienda, siamo comunque di fronte ad un chiaro segnale di tipo mafioso. Le due taniche di benzina lasciate sul posto sono il segnale inequivocabile di chi ha voluto lasciare un messaggio. Magari non indirizzato direttamente al titolare dell’azienda, ma comunque chi ha agito ha voluto dare un segnale”. Ma nel frattempo Carmine Cacciapuoti respinge ogni ipotesi di azione legata al racket: “Ripeto che non è racket, nessuno mai è venuto da me a chiedermi tangenti o altro. Se l’avessero fatto li avrei presi a calci, li avrei denunciati subito” continua a ripetere l’imprenditore puteolano.

FIGLIOLIA TENTA IL BIS

SARA' LUI IL CANDIDATO A SINDACO PER IL CENTROSINISTRA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di giovedì 24 marzo 2011


POZZUOLI - Ufficializzato il candidato sindaco del centrosinistra alle prossime elezioni comunali di Pozzuoli: è Vincenzo Figliolia, già eletto sindaco nel 2001. In appoggio alla sua candidatura, presentata nella mattinata di ieri presso l’Hotel “Gli Dei”, in quella che sarebbe per ora la coalizione di centrosinistra, il Partito Democratico, Alleanza per l'Italia, la Federazione dei Verdi, l’ Italia dei Valori, i Popolari per il Sud, Sinistra Ecologia e Libertà presenti ieri con i propri dirigenti cittadini. Legalità, rilancio culturale della città, crescita di una nuova generazione, guerra al clientelismo sono stati i punti toccati dal candidato sindaco del centrosinistra, già primo cittadino di Pozzuoli fino allo scioglimento il 232 dicembre del 2005 dell’allora giunta di centrosinistra da lui presieduta per “infiltrazione camorristica”. All’epoca su di lui gravò l’accusa di abuso di ufficio per mancati controlli al Mercato ittico di Pozzuoli , vicenda per la quale era stato rinviato a giudizio nel febbraio 2005. Accuse dalle quali è stato prosciolto nell’aprile del 2008 dal Tribunale di Napoli. “Vogliamo dare alla città un governo coeso, stabile e duraturo, siamo pronti a sostenere la crescita di una nuova generazione che dovrà essere la futura classe dirigente di questa città, dobbiamo ostacolare senza mezzi termini qualsiasi forma di criminalità organizzata, dalle illegalità quotidiane all’economia criminale sommersa. La città non può rimanere indifferente , dobbiamo abolire ogni tentativo di clientelismo. Il compito dei cittadini, sarà anche quello di controllare le promesse programmatiche che vengono fatte in periodo elettoral” sono state le parole pronunciate da Vincenzo Figliolia. Alla cui candidatura il centrodestra dovrebbe opporre quella dell’ingegnere capo del comune di Pozzuoli Agostino Magliulo, la cui candidatura a primo cittadino è stata espressa nei giorni scorsi dal Coordinatore Provinciale Pdl Napoli, Luigi Cesaro ed il Vice Vicario Enzo Nespoli. Ago della bilancia resta intanto la posizione del partito dell’Udc che ad oggi non ha ancora ufficializzato il proprio appoggio ne all’una ne all’altra candidatura.

domenica 20 marzo 2011

MOBILIFICIO, FILMATI AL SETACCIO

CACCIA AI MALVIVENTI CHE HANNO APPICCATO IL FUOCO
DA DOMANI VERIFICHE TECNICHE ALL’EDIFICIO SGOMBERATO, SOLAI COMPROMESSI

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di domenica 20 marzo 2011
POZZUOLI - Interrogatori, controlli, posti di blocco, le immagini delle telecamere di videosorveglianza passate ai “raggi x” alla ricerca di un indizio utile. In queste ore gli inquirenti stanno cercando di dare un nome a quelle due sagome riprese dagli occhi elettronici installati a “guardia” del deposito del mobilificio “Cacciapuoti Arredo Design” dato alle fiamme. Un particolare, un tatuaggio su una mano, o anche gli indumenti indossati dai due uomini che a volto coperto giovedì sera a Pozzuoli hanno appiccato il fuoco. E’ stato ripreso il loro arrivo, intorno l’una di notte, dalla telecamera collocata su una porta secondaria del megastore prima che venisse oscurata con la vernice blu di una bomboletta spray. Probabilmente in quell’angolo nascosto tra la porta e la discesa del deposito hanno armeggiato prima di gettare la benzina attraverso le grate del piano seminterrato, per poi scappare attraverso un vicoletto in direzione della zona di “Sotto il Monte” dove probabilmente c’era un terzo complice ad attenderli.
Intanto domani potrebbero riprendere i sopralluoghi da parte dei tecnici che dovranno verificare la stabilità della struttura che nel frattempo è stata posta sotto sequestro dal magistrato della Procura della Repubblica di Napoli che indaga per incendio doloso. Accusa di reato per ora rivolta “ad ignoti” ma che, qualora venissero individuati i responsabili del raid che ha provocato la distruzione di un deposito e 14 appartamenti mettendo a serio rischio la vita di circa 60 persone potrebbe trasformarsi in “tentata strage”. La pista più seguita, viste le modalità, sembra comunque essere quella di un’azione camorristica, probabilmente un’azione intimidatoria nei confronti del titolate del mobilifici, Carmine Cacciapuoti che continua a respingere questa ipotesi. Nel frattempo restano alloggiate nei vari alberghi cittadini alcune delle 14 famiglie del condominio al civico 90 di via Domitiana: per loro un’altra settimana a spese del comune di Pozzuoli dopodiché dovranno provvedere autonomamente a trovare un alloggio. Residenti che intanto hanno provveduto alla rescissione dei contratti per le forniture di gas, corrente elettrica e delle varie utenze telefoniche. La sensazione è che sia difficile a breve termine un ritorno nelle proprie abitazioni. Il palazzo infatti è stato completamente distrutto dalle fiamme, il solaio tra il piano seminterrato e il primo piano è del tutto inagibile a tal punto che continuano a cadere dei calcinacci. Nelle stesse condizioni anche il solaio tra il primo e il secondo piano e le scale di accesso all’edificio. Nel frattempo la zona circostante la palazzina è stata interdetta e vigilata di notte.

LO SFOGO DI CACCIAPUOTI: "NON CI FERMEREMO"

"FARO' APPELLO ALLE AZIENDE PER AIUTARE QUESTE PERSONE"

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 19 marzo 2011

POZZUOLI - “Non pensate a Cacciapuoti, pensate a questa gente che ha perso tutto e che ha rischiato di morire. Non importa che io abbia perso 300mila euro, i soldi sono carta straccia, la cosa più importante è che vengano aiutate queste persone. Metterò a disposizione loro tutto quello che ho e chiederò alle mie aziende fornitrici di aiutarli” è questo l’accorato appello lanciato da Carmine Cacciapuoti titolare della “Cacciapuoti Arredo Design” all’indomani del rogo che gli ha distrutto il deposito di mobili e incendiato 14 abitazioni. “Faccio un appello a tutte le aziende del settore e ai miei fornitori affinché aiutino queste 14 famiglie quando ritorneranno a vivere in una casa. Letti, materassi, mobili, chiedo che gli vengano regalati o venduti a prezzi bassi. Nessuno deve pensare al guadagno, se faranno un’azione del genere prima o poi avranno anche dei benefici. Io metterò a disposizione gli operai, il montaggio e tutto quello che posso. Purtroppo non ho più niente, tutta la merce appena arrivata è stata bruciata, perfino il furgone” dice l’imprenditore puteolano che non si scoraggia davanti a quello che sembra essere un attentato in piena regola del quale non si considera un “bersaglio” “. E’ l’opera di due ragazzini che hanno fatto questo per 50 euro, che hanno rischiato di uccidere 60 persone. Forse non sapevano nemmeno loro cosa stessero facendo” dice Cacciapuoti “Quando ti fanno trovare due latte di benzina vuol dire che c’è un messaggio. Ma ripeto che non è racket, nessuno mai è venuto da me a chiedermi tangenti o altro. Se l’avessero fatto li avrei presi a calci, li avrei denunciati subito. Inoltre se avessi saputo di essere bersaglio di qualcuno mica avrei consentito a mia sorella di comprare casa proprio nel palazzo dove ho il deposito? Ma io non ho paura, vado avanti ripartiremo. Ma ora la cosa più importante è pensare a questa gente che deve essere aiutata”

sabato 19 marzo 2011

RAID AL MOBILIFICIO: PISTA RACKET

INTERROGATI I PROPRIETARI DELL’EDIFICIO INCENDIATO E IL TITOLARE DEL MEGASTORE
SOPRALLUOGO CON INQUILINI PER RECUPERARE OGGETTI

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 19 marzo 2011

POZZUOLI. S’indaga a 360 gradi sul grave incendio che giovedì notte ha bruciato il deposito di arredamenti “Cacciapuoti Arredo Design” e distrutto 14 appartamenti in una palazzina a Pozzuoli. La Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un fascicolo di indagini contro ignoti per “incendio doloso” anche se, fanno sapere gli inquirenti, la situazione è in evolversi e le indagini sono ancora in una fase embrionale. Nel frattempo i carabinieri della compagnia di Pozzuoli diretti dal comandante Roberto Spinola nell’arco delle 24 ore successive al raid hanno ascoltato il titolare dell’azienda Carmine Cacciapuoti e tutte le persone informate dei fatti, tra questi ci sarebbero anche i rappresentanti della “Steflin Srl” del “Gruppo Gallo”, la società proprietaria di 12 delle 14 abitazioni dell’immobile e del deposito dato alle fiamme, del quale Cacciapuoti è locatario. La merce andata distrutta all’interno del piano seminterrato era stata da poco consegnata e la polizza assicurativa era scaduta da pochi giorni. Istituiti posti di blocco e controlli che sono stati effettati fin dalle prime ore successive al raid e durante la giornata di ieri. Nella mattinata di ieri intanto, la palazzina al civico 90 di via Domitiana è stata sottoposta a sequestro: un nastro intorno al perimetro della struttura e gli accessi al deposito al piano seminterrato sbarrati con travi in legno. La pista seguita, viste le modalità sembrerebbe essere quella di un’azione malavitosa: racket, estorsione, intimidazione anche se il titolare del mobilificio smentisce di aver ricevuto richieste estorsive. Due taniche di benzina ritrovate sul posto, le immagini che ritraggono due uomini a volto coperto condurrebbero ad un’azione malavitosa nonostante il titolare del deposito, Carmine Cacciapuoti smentisca di aver subito richieste estorsive o intimidazioni. Intanto nel pomeriggio di ieri, il 45enne imprenditore puteolano, ha incontrato il il presidente della Federazione Nazionale Antiracket Tano Grasso e Luigi Cuomo, presidente di SOS impresa. Solidarietà è giunta anche dalle varie associazioni dei commercianti di Pozzuoli. Momenti di disperazione e tensione si sono vissuti ieri mattina quando ai residenti è stata data la possibilità di recuperare qualche indumento e gli oggetti scampati alle fiamme insieme ai vigili del fuoco, prima che l’accesso venisse vietato del tutto. “Sono riuscito a recuperare il mio pc e qualche altro oggetto, poi nulla più” racconta Christian Bello, che indossa ancora i panni di quella maledetta notte. Tante le lacrime per chi, una volta entrato nella propria abitazione, si è reso conto dello stato di distruzione. Una notte, dopo quella della fuga tra fiamme e fuoco, per 60 persone trascorsa in diversi alberghi della città e a casa di parenti o conoscenti e l’incertezza sul prossimo futuro: infatti per altri 8 giorni il comune di Pozzuoli sopperirà alle spese di alloggi, poi successivamente potrebbe esserci per qualcuno, in base al reddito, un piccolo sussidio, inferiore al migliaio di euro. Poche ore di sonno per precipitarsi subito fuori alle proprie abitazioni, con la preoccupazione che qualche sciacallo potesse approfittarsene della situazione, nonostante durante la prima notte la zona sia stata presidiata dagli uomini di un’agenzia di vigilanza privata. Ma nel frattempo continua anche la polemica nei confronti della Protezione Civile, “rea” di non aver assistito gli sfollati nelle ore successive all’attentato “E’ vergognoso quanto accaduto, sono arrivata alle 9 qui ed ho trovato una donna di 85 anni in piedi infreddolita e senza nemmeno una bottiglina d’acqua” racconta Concetta Gallotti “Perfino i vigili del fuoco, esausti, hanno dovuto chiedere a noi un po’ d’acqua da bere”

venerdì 18 marzo 2011

RAID A MOBILIFICIO, BRUCIA PALAZZO

NOTTE DI TERRORE IN VIA DOMITIANA
DISTRUTTI MEGASTORE DI ARREDAMENTI E 14 APPARTAMENTI: IN 60 RESTANO SENZA CASA
L'ATTENTATO RIPRESO IN PARTE DALLE TELECAMERE DI VIDEOSORVEGLIANZA
IN DUE HANNO APPICCATO IL FUOCO, TROVATE 2 TANICHE DI BENZINA
S'INDAGA SUL MOVENTE: RACKET, VENDETTA O RITORSIONE
NELMIRINO DEGLI INQUIRENTI ANCHE LA SOCIETA' PROPRIETARIA DELL'EDIFICIO

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 18 marzo 2011


POZZUOLI - Fuoco, fiamme, un palazzo che brucia, 60 persone che scappano dalle loro case, svegliate improvvisamente nel sonno da un forte boato. Terrore ieri notte a Pozzuoli, il deposito del mobilificio “Cacciapuoti Arredo Design” cosparso con 50 litri di benzina e dato alle fiamme. In pochi secondi l’inferno, l’incendio si propaga per l’intera palazzina, bruciano 14 appartamenti, un camion, 3 automobili e due motorini. C’è gente che rimane intrappolata nelle scale della palazzina a 3 piani, nelle case che si trasformano in gabbie di fuoco, costretti a salire sui tetti. La nube di fumo è troppo densa, i pompieri fanno fatica a domare le fiamme, il vicoletto di accesso è troppo stretto. Prima un boato, intorno all’una e trenta, un forte fragore che fa tremare i vetri, udito fino ad un raggio di 500 metri. Svegliati nel sonno, i residenti della palazzina al civico 90 di via Domitiana, ad Arco Felice, pochi metri prima dell’imbocco per la Tangenziale di Napoli pensano ad una scossa di terremoto, nessuno immagina che è in corso un attentato. Le loro case in pochi minuti vengono avvolte dalle fiamme, i solai tra piano interrato e primo piano e quello del secondo piano vengono completamente distrutti, la guaina delle mansarde bruciata. Matrice dolosa, la conferma dalle due latte di benzina trovate sul posto: racket, estorsione, vendetta, nessuna pista in queste ore è esclusa dai carabinieri coordinati dal capitano Roberto Spinola che nella mattinata hanno ascoltato il titolare dell’azienda che vende mobili. Ad agire probabilmente due uomini con l’aiuto di un complice che li avrebbe attesi dall’altra parte della strada: le telecamere di videosorveglianza installate all’esterno del megastore “Cacciapuoti Arredo Design” avrebbero ripreso due persone con i volti coperti, poi scappati a piedi attraverso una stradina secondaria. Fino al black out, quando con bombolette di vernice spray gli attentatori hanno oscurato gli obiettivi degli occhi elettronici. Pochi metri separano punto vendita e deposito, quest’ultimo al piano interrato del palazzo di proprietà della “Steflin srl” del “Gruppo Gallo”. Tra le tante ipotesi vagliate in queste ore, non sarebbe esclusa nemmeno la pista che porterebbe ad una ritorsione nei confronti dello stesso gruppo immobiliare. A quel punto, attraverso le fessure delle grate gli attentatori avrebbero poi fatto cadere, con l’ausilio di tubi in gomma, la benzina dalle taniche all’interno del deposito del mobilificio, dove appena due giorni fa sarebbe stato scaricato un grosso quantitativo di merce. Mobili e suppellettili che in poco tempo andavano in fiamme. Le quali venivano ulteriormente alimentate dai materiali altamente infiammabili e dai serbatoi di carburante del camion e di altri mezzi all’interno del piano interrato. Poi l’inferno. Dopo essere stati svegliati dal boato , dalle urla e dalla nube di fumo che dal deposito saliva sopra, i residenti del condominio si precipitavano nel cortile, altri impossibilitati da fuoco e fiamme tentavano di scappare dai balconi e dai tetti, poi salvate da vigili del fuoco. Molti di loro perderanno tutto, i loro beni andranno completamente bruciati dalle fiamme. Quattordici famiglie senza casa, 60 persone che rimarranno in balia degli eventi e della disperazione per tutta la notte, per oltre 12 ore. Diversi i focolai che in pochi minuti avvolgevano l’intera palazzina. Difficoltà anche per i pompieri, al lavoro per oltre 10 ore, che dopo il primo intervento avevano terminato il rifornimento d’acqua. Nella calca un ragazzo rimaneva ferita, riportando fratture ad una gamba. Particolarmente difficoltose e problematiche le operazioni per portare fuori dallo stabile i residenti tra cui diversi anziani e bambini, il più piccolo dei quali di due anni e mezzo. L'ultimo dei residenti, che aveva messo in salvo la sua famiglia, è stato salvato solo intorno alle 4 di questa mattina, attraverso la scala esterna dei Vigili del Fuoco posta sul balcone del terzo piano. Panico durante la fuga anche nello spiazzale dove due auto e due motorini andavano alle fiamme. Per tutta la notte e fino alle 13 di ieri si susseguivano oltre 10 autobotti dei vigili del fuoco provenienti dai distaccamenti di Monterusciello e Mostra, i carabinieri della compagnia di Arco Felice e gli agenti del corpo di polizia municipale di Pozzuoli. Chiarita anche la posizione di un giovane ripreso in sella a un ciclomotore: aveva accompagnato da poco un amico che abita in uno stabile vicino

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ATTENTATO A POZZUOLI - LO SFOGO DI CARMINE CACCIAPUOTI

"PERCHE' CAUSARE QUEST'INFERNO SE VOLEVANO COLPIRE ME?"

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 18 marzo 2011

POZZUOLI - E’ scosso, visibilmente provato Carmine Cacciapuoti, titolare della “Cacciapuoti Arredo Design”, rinomata azienda nel campo degli arredamenti. L’obiettivo di quello che pare essere un attentato in piena regola potrebbe essere stato proprio lui. “E’ stato l’inferno di cristallo. Abbiamo avuto una telefonata che ci avvisava che l’impianto di allarme era scattato per l’una e mezza due meno dieci. Siamo venuti giù da Monterusciello ma purtroppo i vigili del fuoco erano intervenuti con un solo camion ed erano riusciti a spegnere l’incendio. Ma nel momento in cui sono andati a ricaricare l’autobotte è ripartito l’incendio e non c’è stato più niente da fare “ racconta quei tragici momenti vissuti durante la notte mentre il suo deposito e l’intero palazzo bruciavano “ Qua si è rischiata la vita di parecchie persone. Sarebbe un incendio doloso, sembra che siano state trovate bottiglie e taniche di benzina, non c’è la sicurezza, probabilmente non si sa nemmeno se la cosa sia stata indirizzata al deposito della Cacciapuoti Arredo Design o alla struttura del fabbricato di proprietà di una società napoletana. Se qualcuno ce l’avesse avuta con me avrebbero potuto farmi qualcosa, spararmi, perché fare tanto e mettere a serio rischio tante persone? “ si chiede il titolare dell’azienda che allontana voci che vorrebbero come movente una ritorsione nei propri confronti e tenta di fare una prima approssimativa stima dei danni “ Penso che non si sia salvato nulla, tutto il deposito è andato distrutto. Ad occhio e croce tra camion, scala automatica e materiale siamo intorno ai 250 mila euro di danni”

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SFOLLATI NEGLI HOTEL, MA SOLO PER 10 GIORNI

PAURA TRA GLI ABITANTI, POLEMICA SULL'ASSENZA DELLA PROTEZIONE CIVILE

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 18 marzo 2011

POZZUOLI. Dodici ore dopo sono ancora tutti, circa 60 persone rimaste senza casa, senza nulla. Dal sonno al terrore in pochi minuti, la consapevolezza di aver perso tutto ma di essere scampati alla tragedia. Alcuni bambini sono stati presi in fretta e furia, avvolti nelle coperte e portati in salvo, per la strada, un disabile fatto scendere con una scala dai vigili del fuoco. Qualcuno è riuscito a malapena a mettere in salvo il portafogli, chi a prendere le chiavi della macchina, qualche oggetto d’oro conservato. Nulla più. quando il rogo è stato completamente spento, i vigili del fuoco con l’ausilio delle scale mobili hanno aiutato i residenti a recuperare qualche oggetto. Da giù si davano indicazioni ai pompieri per recuperare un pantalone, una maglia, una borsa. C’è chi è riuscito a salvare anche qualche elettrodomestico, scampato alle fiamme. Nessuna assistenza sul posto, polemiche nei confronti della Protezione Civile, dalla quale gli sfollati aspettavano una presenza che sul posto non c’è stata. Ne una coperta, una bottiglia d’acqua, una tazza di caffè dopo la notte trascorsa al freddo. Infreddoliti, terrorizzati, disperati, il loro futuro incerto fino a quando sono giunti i responsabili dell'ufficio Attività Sociale del Comune di Pozzuoli per individuare possibili sistemazioni ai residenti rimasti senza casa. La prima ipotesi che li voleva ospitati in un albergo di Lago Patria è stata rifiutata da gran parte di loro, ritenuta troppo lontana. Solo più tardi qualche schiarita: 6 famiglie venivano ospitate in 2 alberghi nelle vicinanze del Lago d’Averno, alcune trovavano ospitalità dai propri familiari, per le altre si stanno vagliando le disponibilità degli alberghi della zona. Ma l’ospitalità offerta dal comune di Pozzuoli sarà limitata: solo 10 giorni, poi ognuno dovrà provvedere da sé. “Ho salvato i miei genitori che sono anziani, non riuscivano ad uscire. Poi sono salito tra le scale, ho trovato un mio vicino di casa che non riusciva a scendere le scale, l’ho preso in braccio e l’ho portato giù. Poi ho aiutato il figlio che era ferito, gli ho dato una mano a scendere giù. E’ stato terribile, un qualcosa di indescrivibile, sembrava l’inferno” racconta Rino 42 anni, abita al secondo piano della palazzina con i genitori anziani. E’ lui uno degli eroi di quella notte che poteva trasformarsi in tragedia. Gennaro, 22 anni, nella fuga è caduto per le scale, fratturandosi una mano e una gamba “Sono andato in ospedale ma sono subito ritornato nonostante il forte dolore, non potevo rimanere lì sapendo che i miei genitori erano in pericolo”. All’ora di pranzo Gennaro e Vittorio, titolari di una pizzeria nelle vicinanze arriva con un cartoccio di pizze, sta portando loro da mangiare, tutto a spese proprie “ Facciamo il possibile per aiutare e stare vicini a queste persone. Anche stanotte quando abbiamo sentito il boato siamo corsi, è stato davvero terribile”

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ATTENTATO A POZZUOLI - LA STORIA

OGGI SPOSI MA SENZA MOBILIA: "TUTTO ERA IN QUEL DEPOSITO"
LA COPPIETTA: TUTTO AVVOLTO DALLE FIAMME

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di venerdì 18 marzo 2011

POZZUOLI. Danni che ammonterebbero ad oltre 1 milione di euro, tra merce del deposito, veicoli e appartamenti distrutti. Ma l’attentato della scorsa notte ha causato danni anche per chi, in prima persona non ha vissuto quegli attimi di terrore. Come nel caso di una coppia di giovani, che oggi convolerà a nozze: parte del loro arredamento si trovava proprio in quel deposito, i loro mobili che dovevano essere consegnati nella loro futura casa nei prossimi giorni sono andati completamente bruciati. Storie che si intrecciano come quella di un giovane che, raccontano alcuni impiegati dell'ufficio Attività Sociale del Comune di Pozzuoli, viveva in uno degli appartamenti ma non aveva la residenza nel comune di Pozzuoli: ebbene, in questi casi l’ente comunale non assicurerà l’alloggio come invece fatto per gli altri sfollati. Il rogo, oltre ad interessare la palazzina che ospitava il deposito di mobili, ha coinvolto anche i palazzi confinanti e il vicino supermercato GS. La cui centrale elettrica si trova proprio in uno spazio vicino al deposito bruciato e che fortunatamente non è stato investito dalle fiamme. Supermercato che ieri, nel giorno di festa, è rimasto chiuso costringendo molti clienti a tornarsene a casa. Bisognerà effettuare delle verifiche alle strutture statiche prima che i tecnici comunali diano nuovamente l’agibilità consentendo la riapertura. Verifiche che sono state disposte anche per un altro manufatto che ospita il punto vendita “Cacciapuoti Arredo Design” nel quale risiedono una ventina di famiglie.
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lunedì 14 marzo 2011

LA SCHIANA, SCARTI OSPEDALIERI TRA I RIFIUTI

DENUNCIATO IL TITOLARE DELLA DITTA DI SMALTIMENTO
NEL MIRINO ANCHE DUE PRIMARI ACCUSATI DI OMESSO CONTROLLO

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di domenica 13 marzo 2011


POZZUOLI. Rifiuti ospedalieri smaltiti in strada nei normali cassonetti della spazzatura. Sconcerto all’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli per quanto scoperto dagli agenti del nucleo ecologico del corpo di polizia municipale cittadino. Sacche di sangue, tamponi, lastre, contenitori farmaceutici e rifiuti radioattivi che invece di essere smaltiti in maniera differenziata venivano gettati in strada. Un’inchiesta che finora ha portato alla denuncia del titolare della ditta che si occupa dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri all’interno del nosocomio puteolano ma che nei prossimi giorni potrebbe riservare delle sorprese. Infatti, dalle indagini condotte dagli uomini del comandante Luigi De Stefano emergerebbero serie responsabilità da parte dei primari dei due reparti dai quali sarebbero usciti i rifiuti speciali. I due dirigenti, stando a quanto dichiarato dal capo dei caschi bianchi “avrebbero omesso il controllo sullo smaltimento dei rifiuti”. Secondo la norma infatti i rifiuti cosiddetti speciali dovrebbero essere raccolti all’interno dell’isola ecologica posta all’interno dell’ospedale per poi essere smaltiti dalla ditta incaricata dal servizio all’interno della struttura ospedaliera. E proprio qui che cadrebbe la responsabilità dei dirigenti dei reparti, che secondo l’accusa sarebbero chiamati a “vigilare” sul regolare smaltimento. Cosa che nel caso del “Santa Maria delle Grazie” non sarebbe avvenuto. Infatti, alcuni di questi rifiuti sarebbero stati gettati fuori dal nosocomio, smaltiti tra i normali rifiuti. A rinvenirli, un addetto alla raccolta della ditta “De Vizia” il quale, accortosi della presenza dei rifiuti ospedalieri, allertava immediatamente il corpo di polizia municipale di Pozzuoli. Facendo partire un’ampia indagine da parte degli agenti del nucleo ecologico diretti sul campo dal capitano Luigi Causa insieme al luogotenente Antonella Carnevale e all’assistente capo Rosario Bevivino. I quali, dopo attente indagini, risalivano ai reparti di provenienza dei rifiuti. Denunciando il titolare della ditta che si occupa dello smaltimento rifiuti all’interno dell’isola ecologia posta nell’ospedale “Santa Maria delle Grazie” e segnalando la posizione dei due dirigenti ospedalieri. “Miscelazione dei rifiuti speciali” è il reato contestato, sulla base degli articoli 187 e 256 del decreto legislativo 152/2006, che prevedono in caso di infrazione l’arresto con una pena da 6 mesi a 2 anni e un’ammenda che va da 2.600 a 26.000 euro. Le norme per lo smaltimento dei rifiuti fanno sapere dal comando di Polizia municipale di Pozzuoli, prevedono controlli severissimi. I rifiuti dopo essere stati raccolti in un’apposita isola ecologia posta all’interno dell’ospedale devono essere poi smaltiti separatamente. Ad un primo controllo all’interno della struttura ospedaliera, ne segue un ulteriore all’esterno, tra i rifiuti portati nei cassonetti. Qui con minuzia gli operatori della ditta “De Vizia” provvedono a setacciare i rifiuti, in maniera tale da controllare la presenza di rifiuti pericolosi. Una prassi molto articolata dovuta anche al fatto che, se al controllo dovesse “sfuggire” qualche rifiuto speciale, nella fattispecie anche un semplice pannolino, e questo verrebbe poi rinvenuto nella discarica, la ditta incaricata per la rimozione e lo scarico dei rifiuti rischierebbe la denuncia oltre al sequestro del camion impiegato per il trasporto.

ACCATTONAGGIO: DUE MINORENNI FERMATE DAI VIGILI

16ENNE ROM E SUA FIGLIA DI 1 ANNO CHIEDEVANO L'ELEMOSINA AI SEMAFORI
DENUNCIATA LA MAMMA DELLA BAMBINA: IL TRIBUNALE LE HA RIAFFIDATE ALLA NONNA

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI. Non sono passati inosservati giovedì mattina agli agenti che in quel momento passavano ai semafori. Una bambina piccolissima e la mamma, giovanissima, che chiedevano l’elemosina agli automobilisti. All’incrocio semaforico tra via Terracciano e via Campi Flegrei. Presenza che ha fatto insospettire la pattuglia di caschi bianchi guidata dal capitano Silvia Mignone che immediatamente hanno fermato la donna e la piccola. Oltre che per il reato di accattonaggio, la cosa che maggiormente è risaltata è stata l’età delle due. Una bambina piccolissima in braccio, tra lo smog delle auto in fila, ad una ragazzina. Che dichiarerà di essere la madre della piccola. Cosa che fortunatamente si rivelerà veritiera, dopo che la donna sarà in grado di dimostrato, attraverso un certificato di nascita che quella bimba che portava con sé a mendicare era realmente la figlia. Dagli accertamenti successivi al fermo emergerà che la mamma aveva poco più di 16 anni mentre la figlioletta appena 1 anno. Il timore in questi casi, oltre alla giovanissima età delle due coinvolte e alla loro esposizione al freddo e al gelo per elemosinare pochi centesimi, era la reale maternità della piccola: era realmente figlia di quella donna o era figlia di qualcun altro? Fermata la minore insieme alla sua figlioletta venivano condotte presso il comando dei vigili urbani di Pozzuoli dove iniziavano tutta una serie di accertamenti. La giovane madre, aveva con sé un regolare documento di riconoscimento a riusciva a dimostrare la sua maternità grazie al certificato di nascita della propria piccola, che portava con sé. Successivamente venivano rintracciati i familiari della 16enne e della sua figlioletta: marito e madre della ragazza. Dopo l’iter burocratico e la segnalazione al Tribunale dei Minori, mamma e figlia venivano condotte presso un centro di accoglienza ed entrambe affidate alla nonna.

"COPRIFUOCO" A LICOLA MARE

CRIMINALITA' E DEGRADO, CRESCE LA PAURA TRA GLI ABITANTI

di Gennaro Del Giudice

LICOLA. Licola Mare, ore 19: sembra un luogo di guerra dove è stato imposto il coprifuoco. A quest’ora i primi negozi iniziano già a chiudere, lo stradone inizia a spopolarsi, rimangono solo gruppetti di ragazzi seduti lungo il muretto a ridosso della strada. I residenti iniziano a chiudere le cancellate delle loro abitazioni e a barricarsi in casa, mentre fuori si sentono i motorini e le automobili scorazzare ad alta velocità. “Dopo le 7 di sera, specie quando è inverno qui c’è il coprifuoco. I negozi chiudono, per strada non c’è più nessuno e noi siamo costretti a chiuderci nelle case” racconta Immacolata che vive in una delle palazzine agli inizi dello stradone di via Licola Mare. Dove non esiste un luogo di aggregazione per i giovani, gli unici sono le sale giochi che negli ultimi tempi iniziano a fioccare. “Siamo degradati e abbandonati da tutti, furti e rapine sono all’ordine del giorno” spiega Salvatore “ la paura è principalmente per i ragazzi che non hanno niente e rischiano quindi di prendere brutte strade”. Numerosi sono infatti gli episodi di criminalità e microcriminalità per i quali Licola Mare è spesso venuta alla ribalta della cronaca, ultimo in ordine di tempo l’omicidio del 22enne Antonio Chiaro accoltellato a morte da un suo vicino di casa. L’ultimo grave episodio verificatosi in zona al quale ne sono seguiti altri, seppur meno gravi e senza vittime, ma che comunque hanno continuato a seminare paura e sconforto tra i residenti. Come qualche sera fa, quando due rapinatori armati con i volti coperti dai passamontagna e a piedi intorno alle 18 hanno assaltato una tabaccheria in pieno giorno, sparando anche diversi colpi di pistola in aria per intimorire la gente che in quel momento coprirsi la fuga. Tutto per un bottino che si aggirava intorno alle 100 euro, per poi darsi alla fuga a piedi, in direzione della spiaggia. Inquietante il fatto che i banditi avrebbero agito a piedi, senza utilizzare nessuna auto o motorino, certi che nessuno li avrebbe potuti inseguire, preoccupante segno di sfrontatezza. “Non si contano più le rapine che hanno fatto a quella tabaccheria, l’altra volta entrarono addirittura nella casa sopra e picchiarono anche la ragazza delle pulizie” racconta Immacolata che vive agli inizi del lungo stradone di via Licola Mare. Anche lei nei giorni è stata vittima di un furto: due malviventi armati alle6 del mattino sono riusciti ad entrare nel suo giardino rubando il motorino del marito. I ladri hanno agito noncuranti del fatto che la casa della donna sorge proprio lungo la strada principale e che sarebbero stati visti da più persone “Mio marito ha sentito un rumore fuori al giardino si è affacciato e ha visto due di loro che si stavano prendendo il motorino. Ha provato a reagire ma loro li hanno buttato con violenza una grossa pietra che se lo avesse colpito a quest’ora chissà dove starebbe” racconta la donna che vive insieme al marito e i loro 4 figli. Paura per il presente e per il prossimo futuro che accomuna gran parte delle persone “perbene” che si ritrovano a vivere in una delle zone più degradate dei Campi Flegrei.

mercoledì 9 marzo 2011

SPARATORIA AL COMPLEANNO, TRE FERITI

IMPIEGATO SPARA UN COLPO DI PISTOLA DURANTE UNA CENA AL RISTORANTE
FERITI SUOCERO, ZIA E CUGINA DELL'UOMO CHE VIENE ARRESTATO

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di mercoledì 9 marzo 2011

POZZUOLI. Una festa di compleanno in un ristorante del centro storico di Pozzuoli, ha rischiato di trasformarsi in tragedia familiare che stava per consumarsi la notte scorsa. I poliziotti del Commissariato di Pozzuoli, comandanti dal vicequestore Michele Cante, sono stati infatti allertati da alcuni avventori di uno dei ristorantini del centro storico di Pozzuoli, nei pressi del Tempio di Serapide, allarmati da quanto era avvenuto poco prima, con un uomo di 42 anni, A.B, incensurato e dipendente di uno studio legale della zona, che aveva estratto una pistola sportiva utilizzata nei poligoni del tiro al bersaglio ed aveva accidentalmente fatto fuoco per festeggiare il compleanno di una sua parente. Il fatto è avvenuto in una tavolata all’interno di uno dei ristoranti che affacciano sul tempio di Serapide, composta da quasi una ventina di persone, tutte imparentate tra di loro per festeggiare insieme il compleanno della loro parente. A.B, napoletano ma da anni
residente a Pozzuoli, è stato tratto in arresto con l'accusa di porto illegale di arma comune da sparo e lesioni personali. In base alle testimonianze raccolte sul posto della sparatoria, gli agenti del Commissariato di Pozzuoli hanno potuto ricostruire che nella tarda serata di ieri un folto gruppo di familiari ed amici di Pozzuoli si era riunito nel ristorante per festeggiare. Poco dopo il brindisi di festeggiamento della mezzanotte A.B. si è alzato da tavola ed ha mostrato ai presenti, tra i quali anche alcuni bambini e bambine, la pistola Beretta modello 98 Steel calibro 9x21, che l'uomo, titolare di regolare porto d'armi per un fucile per il tiro a volo, aveva denunciato presso il Commissariato della polizia di Stato San Paolo di Fuorigrotta. Ad un tratto il 42enne ha esploso accidentalmente un colpo che ha colpito alle gambe il suocero, la zia e la cugina della moglie. Nel ristorante ci sono state scene di panico, con un fuggi fuggi e urla, mentre i tre feriti sono stati subito soccorsi e trasportati nei pronto soccorso degli ospedali Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e San Paolo di Fuorigrotta, riportando lesioni giudicate guaribili dai 10 ai 20 giorni. Il 42enne è stato rintracciato poco dopo presso il pronto soccorso dell'ospedale San Paolo e quindi tratto in arresto con l'accusa di porto illegale di arma comune da sparo e dovrà rispondere anche delle lesioni cagionate ai parenti, mentre a casa sua è stata sequestrata l'arma e 49 proiettili. Dalle testimonianze raccolte dai poliziotti è emerso che non vi è stata una lite degenerata, ma solo un atto di incoscienza che poteva provocare una tragedia, visto anche che nella sala c'erano dei bambini. A. B. è stato ammanettato e trasferito subito nel carcere di Poggioreale.

martedì 1 marzo 2011

GUERRA AI RIFIUTI "SELVAGGI", 25MILA EURO DI MULTE IN 5 MESI

POZZUOLI IL PRIMO COMUNE A RICORRERE ALLA VIDEOSORVEGLIANZA SUI CASSONETTI

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 26 febbraio 2011

POZZUOLI - Il primo comune che ha deciso di combattere il fenomeno dello smaltimento “selvaggio” dei rifiuti e degli scarichi abusivi facendo ricorso alle telecamere collocate sui cassonetti dei rifiuti. Un “primato” che oltre a riconoscere l’intraprendenza nel fare ricorso a strumenti di lotta innovativi e tecnologici, premia anche in termini di risultati il comune di Pozzuoli. In pochi mesi infatti sono stati 50 i verbali elevati grazie alla presenza delle telecamere, che in totale fanno 442 con le restanti operazioni di controllo condotte da una task force composta da 6 agenti della squadra ecologica dei vigili urbani, una trentina di Lsu del comune di Pozzuoli messi a presidio dei cassonetti , e numerose pattuglie di caschi bianchi che da settembre stanno tenendo sotto continuo controllo l’intero territorio puteolano. A finire nella rete dei controlli praticamente tutti: i cittadini che gettano l’ immondizia fuori orario, i residenti dei parchi che non differenziano a “dovere” i rifiuti, i commercianti, i ristoratori, sottoposti a severi controlli con i loro rifiuti “setacciati” anche dagli operatori delle aziende preposte per la raccolta differenziata che in caso di “anomalie” segnalano prontamente alle autorità. Controlli che hanno interessato anche i terreni adibiti a discariche abusive e che ha portato al sequestro di 3 grossi appezzamenti di terreno. Una guerra contro lo smaltimento selvaggio dei rifiuti iniziata a Pozzuoli lo scorso settembre avallata dal commissario straordinario Roberto Aragno e che ha visto un imponente dispiegamento di mezzi e uomini da parte del corpo di polizia municipale. “Abbiamo fatto da apripista all’uso della tecnologia e delle telecamere per combattere il fenomeno dei rifiuti selvaggi. Sono stati mesi di intense attività che hanno visto un quadruplice sforzo da parte dei vigili urbani, degli Lsu, della squadra del nucleo ecologia e delle strutture di videosorveglianza” ha spiegato il comandante del corpo di Polizia municipale di Pozzuoli Luigi De Stefano che ha sciorinato i dati di questi mesi di lavoro: nel corso dei 5 mesi di controlli si sono registrati circa 25mila euro di multe, 442 verbali per illeciti amministrativi, quali lo smaltimento dei rifiuti fuori orario, il mancato rispetto delle norme per la raccolta differenziata; 50 verbali elevati grazie alla presenza delle telecamere installate a sorveglianza delle isole ecologiche; 10 denunce penali per abbandono di rifiuti ingombranti, speciali e tossici; 3 denunce per discariche abusive, sequestrate nelle zone di Monterusciello, via Campana e la Solfatara; oltre 300 tra ristoranti, attività commerciali e parchi privati sottoposti a controlli per il rispetto delle regole in materia di raccolta differenziata. Numeri che sono in continuo aggiornamento visto che quotidianamente presso il comando di polizia municipale sono al lavoro davanti ai monitor gli operatori che in tempo reale, sulla base delle immagini catturate dalle telecamere poste a “guardia” dei cassonetti individuano gli incivili di turno che successivamente vengono convocati in sede per la notifica della denuncia. “ Abbiamo iniziato in concomitanza con il periodo del ritorno dell’emergenza rifiuti a Napoli e Provincia” conclude il comandante De Stefano “ E ci auspichiamo che con il nostro lavoro che continuerà ad andare avanti e con la collaborazione dei cittadini, che in più di un’occasione ci hanno appoggiato, Pozzuoli continui a migliorare in tema di smaltimento dei rifiuti”

OFFICINE ABUSIVE, SIGILLI A DUE CAPANNONI: DENUNCIATI I PROPRIETARI

UNO IN VIA MONTAGNA SPACCATA ERA ADIBITO A FALEGNAMERIA, NELL’ALTRO IN VIA CAMPANA ATTIVITÀ DI MECCANICA E SALDATURA

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di sabato 26 febbraio 2011

POZZUOLI - Continua la lotta all’abusivismo nel comune di Pozzuoli con controlli a 360 gradi da parte del nucleo anti-abusivismo del corpo di polizia municipale. Lotta al mattone selvaggio ma anche alle strutture prefabbricate che vengono innalzate senza alcuna licenza e nelle quali vengono condotte attività industriali, commerciali o artigianali per di più senza nessun permesso. Strutture e attività illecite alle quali si aggiunge anche la mancanza di impianti a norma, che provocano danni all’ambiente e mettono a rischio l’incolumità di chi ci lavora. E a seguito dei controlli da parte dei caschi bianchi puteolani che negli ultimi giorni sono stati sequestrati due capannoni per una superficie di oltre 2mila metri, uno in via Montagna Spaccata, l’altro in via Campana. I proprietari di entrambi gli immobili, che sono stati sottoposti a sequestro, sono stati denunciati. Le due grosse costruzioni realizzate esternamente in lamiera, nelle quali venivano portate avanti attività di officina meccanica, saldatura, verniciatura e falegnameria, erano entrambe sprovviste di licenza sia edilizia che amministrativa per le attività svolte in esse, oltre ovviamente ai permessi sanitari. Inoltre, per una delle due strutture negli anni addietro erano stati già apposti dei sigilli e “bocciata” una richiesta di condono. Ma nonostante questo, le attività all’interno del struttura andavano avanti regolarmente. In entrambi i casi, durante i sopralluoghi da parte degli uomini diretti dal comandante del corpo di Polizia Municipale Luigi De Stefano, sono emerse quindi una lunga serie di irregolarità da un punto di vista strutturale e amministrativo. Tra queste, la mancanza di impianti per lo smaltimento degli scarichi fognari, di immissione nell’aria dei fumi industriali, impianti non a norma per il funzionamento delle macchine industriali, mancanza delle certificazioni anti-incendio, mancanza di licenza da parte del comune per le attività svolte, locali non a norma da un punto di vista sanitario e della sicurezza. Quindi in entrambi i capannoni, la cui presenza seppur imponente di “mimetizzava” tra la vegetazione delle campagne circostanti, oltre ad essere abusivi, quindi senza il permesso di essere costruiti, ospitavano al loro interno attività che non potevano essere svolte perché senza licenza. Sugli ingressi di entrambi i capannoni è stati quindi affisso un cartello con su scritto: “locale ed attrezzature sottoposte a sequestro penale”. Il primo sequestro è avvenuto al civico 521 di via Montagna Spaccata al confine tra il comune di Pozzuoli e il quartiere di Pianura. Costruita abusivamente, la struttura non aveva nemmeno la licenza per ospitare l’attività di falegnameria che veniva condotta al suo interno, che faceva anche da deposito. La struttura è di proprietà di una donna, M.R., residente a Pozzuoli che è stata denunciata a piede libero dai caschi bianchi del nucleo anti-abusivismo e del nucleo ambientale. Per la proprietaria del capannone anche una multa di 5mila euro. Inoltre, a seguito dei controlli, è emerso come negli scorsi anni il capannone fosse già stato sottoposto a sequestro con i sigilli violati dalla titolare e una richiesta di condono non approvata. Mentre la seconda struttura ad essere sequestrata è stato un capannone costruito in via Campana, nei pressi dell’ ex sede dell’Asl. La proprietaria della struttura è A.D.V. intestataria anche della società, che aveva adibito i locali per le attività di officina meccanica, saldatura e verniciatura. Anche in questo caso dai controlli è emerso il mancato rispetto delle norme sia strutturali che amministrative. Per la titolare, oltre al sequestro penale del capannone, delle attrezzature e dei materiali, dovrà pagare una multa di 3mila euro.

IN FIAMME L'AREA DEL WATERFRONT

L'INCENDIO SEDATO GRAZIE ALL'INTERVENTO DEI VIGILI DEL FUOCO

POZZUOLI - Quella che domani sarà l’area del “Waterfront”, il grande progetto per una delle maggiori opere che la città di Pozzuoli e tutti i Campi Flegrei hanno mai conosciuto, oggi è un ritrovo di barboni. Infatti, in alcune delle aree che un tempo ospitavano lo stabilimento “Sofer” oggi trovano rifugio barboni, senza tetto e drogati. I quali, specie in questi giorni di grande freddo, per scaldarsi accendono dei focolai con i materiali di fortuna che spesso trovano per strada. Metodo di riscaldamento che però giovedì sera poteva costare caro ad un gruppo di senzatetto. Infatti, dopo aver appiccato il fuoco, probabilmente a causa di qualche fiammata, si è scatenato un incendio nei pressi di uno degli edifici che sorgono all’interno dell’area che dovrà ospitare il “Waterfront”. Un incendio che col passare dei minuti è aumentato di intensità e che gli stessi artefici non sono riusciti a sedare. Per spegnerlo quindi è stato necessario l’intervento dei vigili del Fuoco che sono giunti sul posto insieme agli agenti del commissariato di Polizia di Pozzuoli. A quanto pare, fortunatamente non si sarebbero registrati seri danni per gli occupanti della struttura, che immediatamente è stata isolata dalle fiamme. Ma dopo l’episodio di giovedì resta emblematico in quanto porta alla ribalta la situazione di abbandono e degrado nel quale versano diverse strutture e aree di Pozzuoli. Nell’attesa di quello che sarà del mastodontico progetto “Waterfront”, resta un disarmante dato di fatto: l’impasse delle istituzioni che nell’attesa, consentono ad un’area di decine di chilometri quadrati un tempo sede di una delle maggiori industrie del sud Italia di diventare terra di conquista per barboni, clochard e drogati. Sulla stessa linea di quello che oggi è diventato l’edificio che sorge ad Arco Felice accanto alla scuola Vittorio Emanuele III, che un tempo ospitava un convento e successivamente ristrutturato ed adibito ad ostello della gioventù. Oggi diventato un bene dismesso del comune di Napoli su territorio puteolano e trasformatosi negli ultimi anni in residenza per centinaia di immigrati. Fine che da anni ha fatto l’ex “Smom”, struttura dismessa da tempo e posta sotto sequestro nella zona della Solfatara. All’interno della quale, per molto tempo, trovarono rifugio oltre 200 extracomunitari.

DUE INCIDENTI IN POCHE ORE, 9 FERITI: UNO E' GRAVE

NEL TRAFFICO IN TILT ANCHE MAZZARRI

di Gennaro Del Giudice
sul "Roma" di domenica 27 febbraio 2011

POZZUOLI - Due incidenti stradali in meno di 12 ore, nove feriti, uno in prognosi riservata. Il primo poco dopo le 20 di venerdì sera, all’interno del tunnel “Monte Corvara”, traforo di collegamento tra via Campana e via Masullo, a Pozzuoli. Un terribile scontro frontale che ha visto coinvolte due vetture, entrambe fiat Punto di colore grigio. A bordo di quella che avrebbe effettuato un sorpasso azzardato invadendo la corsia opposta, due donne entrambe di Pozzuoli, mentre a bordo dell’altra un uomo, anch’egli puteolano. Stando allea ricostruzione effettuata dagli agenti del corpo di polizia municipale di Pozzuoli giunti sul posto e sulla base dei rilievi e della posizione delle due vetture lungo la strada, alla base dello schianto frontale ci sarebbe proprio una manovra pericolosa. Da parte della conducente di una delle auto che nel sorpassare una vettura che la procedeva non avrebbe poi fatto in tempo a rientrare nella propria corsia, andandosi a schiantare contro l’altra utilitaria. Un impatto tremendo che faceva temere la peggio. Sul posto giungevano le ambulanze del 118 e gli agenti del comando di polizia municipale di Pozzuoli. Le tre persone ferite, due donne che viaggiavano insieme e un uomo, venivano tutti trasportati presso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie”. Proprio all’interno del tunnel lo scorso 19 giugno morì un 19enne di Ercolano, che a seguito di un sorpasso finì per schiantarsi con la sua auto contro un pullman di linea che procedeva dall’altro lato. Mentre l’altro incidente in meno di 12 ore si è registrato ieri mattina lungo la variante Anas della SS7 Quater tra gli svincoli di Licola e Varcaturo in direzione Giugliano. Dove si è registrato un grosso tamponamento che ha visto coinvolte 3 vetture e provocando il ferimento di 6 persone. Sul posto giungevano, gli agenti della polizia stradale di Napoli e le ambulanze del118, per il trasporto dei feriti, i quali fortunatamente hanno riportato solo leggere contusioni. Traffico in tilt per circa due ore con code fino alle uscite di Monterusciello. E curiosità, intrappolato nel traffico di ieri mattina anche l’allenatore del Napoli, Walter Mazzarri, che era diretto al campo di allenamento di Castel Volturno. Mazzarri, nell’attesa che il traffico si sbloccasse è sceso dalla sua automobile per fumare una sigaretta e riconosciuto, è stato ricoperto dagli applausi e gli incitamenti degli altri automobilisti.

UBRIACO CONTRO L'AUTO DEI VIGILI

NEI GUAI UN CITTADINO UCRAINO

POZZUOLI - Ubriachi alla guida di un’auto rubata 4 anni fa, con targa di plastica, patente e libretto di circolazione falsi e assicurazione scritta a mano finiscono la loro folle corsa contromano contro l’auto dei vigili urbani. Tragedia sfiorata la scorsa notte a Pozzuoli, all’incrocio semaforico di Piazza Capomazza. In tarda serata due uomini, entrambi di nazionalità ucraina e senza permesso di soggiorno, stavano viaggiando lungo via Terracciano, percorrendo la corsia opposta alla loro. Alla guida della Opel Tigra che risulterà poi essere stata rubata nel 2007, M.I. 26 anni, con precedenti penali per rissa e sul quale pendeva un decreto di espulsione dall’Italia emesso dalla Questura di Messina. Nel sangue dell’uomo risulterà un tasso di alcol pari a 1,9 g/l, di circa 4 volte superiore a quello consentito per legge. Con lui, seduto al lato passeggero, S.R., 21 anni, anch’egli ucraino. Ad un certo punto, dopo aver provocato il panico tra gli automobilisti che improvvisamente erano costretti a scansarli, i due finivano con la loro auto contro una pattuglia dei vigili urbani i quali, per evitare che la Opel Tigra finisse contro le altre autovetture, facevano da “scudo” evitando che finissero contro le altre auto che giungevano dall’altra parte. I due ucraini, visibilmente ubriachi, venivano immediatamente bloccato dai caschi bianchi diretti dal Capitano Silvia Mignone e condotti presso il comando di polizia municipale. Dalle verifiche emergeva che l’auto sulla quale viaggiavano era stata sottoposta a sequestro nel 2007, che patente, libretto di circolazione e assicurazione erano falsi. Quest’ultima addirittura scritta a mano. Il conducente dell’automobile veniva quindi denunciato per guida in stato di ebrezza e danneggiamento e sottoposto a fermo nei confronti del quale veniva emesso un decreto di espulsione dall’Italia.