martedì 9 novembre 2010

LIVERPOOL-NAPOLI, COSI' HANNO TRUFFATO I TIFOSI NAPOLETANI

ANCHE 20 TIFOSI PARTITI DA POZZUOLI TRA I 1200 SUPPORTER RIMASTI FUORI L'ANFIELD ROAD
SUI LORO BIGLIETTI D'INGRESSO ALLO STADIO C'ERANO NOMI INGLESI: ACCESSO VIETATO AGLI SPALTI, 550 EURO SPESI PER NULLA E ORA SI TENTA UN'AZIONE LEGALE PER IL RISARCIMENTO DANNI

di Gennaro Del Giuidce

POZZUOLI. Un Gennaro che diventa William, nomi emblema di paesi e culture diverse. Il celebre Gennaro made in Naples trasformato in uno dei più noti nomi di persona anglosassoni, alla base, un disegno truffaldino. Vittime, ebbene si, napoletani, “esportatori” biblici di truffe, paese Napoli dei pacchi e del gioco delle “tre campane”. Mille e duecento napoletani raggirati, tra loro anche 20 ragazzi di Pozzuoli insieme agli oltre 5mila tifosi al seguito del Napoli, per vivere l’emozione di veder giocare la propria squadra del cuore nel leggendario Anfield Road di Liverpool. Un sogno, per dire un domani “io c’ero”, in una delle trasferte storiche del calcio Napoli, forse la più prestigiosa in campo europeo insieme a quelle dell’88 a Monaco di Baviera e Stoccarda. La lunga attesa iniziata a settembre dopo la partita di qualificazione ai gironi di Europa League, il primo pensiero quando davanti alla Tv l’urna pescò le rivali del Napoli quello di volare a Liverpool, in quel mitico stadio. Le richieste dei biglietti che superano il numero dei ticket messi a disposizione dalla società inglese, il canale per acquistarli non i bagarini ma un’agenzia di viaggi. Su tutte la “Sg Travel” con sede al Vomero e la “Madura Viaggi” di Ponticelli, che a loro volta smistano i tagliandi ad altre agenzie. Probabilmente un canale preferenziale tra le due società di viaggi napoletane e il servizio di emissione di biglietti per la partita. “L’offerta era di 550 euro per voli charter andata e ritorno, il trasporto in navetta allo stadio più il biglietto d’ingresso. Tutto riportato in un contratto che noi abbiamo sottoscritto con l’agenzia del Vomero” racconta Gennaro Bruno, 28 anni, titolare del ristorante “Bobò” partito giovedì mattina da Pozzuoli insieme ad un gruppo di amici “per me era la prima trasferta, e rimarrà anche l’ultima” sottolinea deluso. Un’odissea durata 24 ore, senza soldi, cibo, acqua, l’attesa sotto la pioggia all’esterno dello stadio, le cariche della polizia a cavallo, il pericolo di aggressione da parte dei sostenitori inglesi, 550 spesi per vivere un incubo. L’avventura dei 20 ragazzi puteolani inizia giovedì mattina, partiti dal capoluogo flegreo, sciarpe, bandiere, il sogno dell’Anfield Road”. Che non fosse una giornata ad “Hoc” Gennaro e gli amici lo si capiscono appena giunti all’aeroporto di Capodichino “Li abbiamo fatto due ore di fila al check-in, c’erano migliaia di tifosi del Napoli, charter che partivano uno dietro l’altro, il nostro è stato il penultimo a decollare con un’ora di ritardo”. Oltre 1200 napoletani, divisi sui vari voli, con biglietti di volo regolari e in attesa del ticket d’ingresso allo stadio che non glie era stato ancora consegnato dal fratello del titolare dell’agenzia di viaggio con la quale avevano stipulato il contratto, 550 euro cash e il documento di riconoscimento per personalizzare il biglietto per la partita, che ovviamente come in Italia anche in Inghilterra è nominativo. “Sull’area con noi c’erano il fratello del titolare dell’agenzia e un accompagnatore, chiedemmo di consegnarci i biglietti ma risposero che ce li avrebbero dati in aeroporto appena giunti in Inghilterra, risposta che iniziò a puzzarci. Perché non darceli subito?” racconta Gennaro, che rivive passo dopo passo la drammatica avventura “Giunti all’aeroporto venimmo controllati dalla polizia, poi chiedemmo di cambiare i soldi, gli euro che avevamo noi in sterline, ma la cosa ci fu negata. Non avevamo quindi la possibilità nemmeno di poter acquistare qualcosa, cibo, bevande, nulla”. Dall’aeroporto il successivo trasferimento a bordo dei pullman, la scoperta del raggiro, il mondo che inizia a crollare addosso “Nel pullman i due dell’agenzia iniziarono a distribuire i biglietti per l’ingresso allo stadio, ed allora iniziammo a capire che qualcosa davvero non andava. Li davano così alla rinfusa, senza controllare i nomi. A me capitò un biglietto con su riportato “William” quando invece sul mio biglietto doveva essere scritto Gennaro Bruno. Inoltre il settore riportato sopra non era quello ospiti ma il settore corrispondente ai nostri Distinti, quindi destinato ai tifosi del Liverpool. E alcuni dei biglietti sembravano rifatti, come se ristampati, delle copie.”. Giunti all’esterno dell’Anfield Road, i 1200 tifosi vengono ammassati in un parcheggio, con loro agenti della Digos italiani, tutt’intorno un impotente cordone di polizia inglese e agenti a cavallo. “Quando videro i biglietti anche gli inglesi si meravigliarono, inizialmente ci dissero che ci avrebbero fatti entrare, magari nel settore dove c’erano i tifosi del Liverpool, divisi da un cordone di Stewart”. Ma così non fu. Il timore che la trasferta dei sogni si trasformasse in incubo diventava si concretizzava attimo dopo attimo. “Ad un cero punto ci dissero che era impossibile per noi entrare allo stadio, non si poteva assolutamente. Eravamo 1200 tifosi del Napoli chiusi in quest’area di sosta, sotto la pioggia per due ore senza poter mangiare né bere né andare in bagno, eravamo tutti brave persone, tra di noi ragazzi, cinquantenni e coppie di fidanzati, trattati come bestie, dovevamo rimanere lì fino alla fine della partita per attendere i tifosi entrati e poi insieme ripartire per l’aeroporto”. Al fischio d’inizio della gara l’incubo diventa realtà, sale la tensione, la rabbia quando la consapevolezza di essere stati vittime di un raggiro si concretizza. Gennaro racconta quegli attimi di nervosismo fuori lo stadio, la paura delle aggressioni da parte degli hooligans “Eravamo stati divisi in 2 gruppi. Messi su dei marciapiedi dove accanto passavano le auto con i tifosi inglesi. Alcuni di questi scesi da un’auto con dei bastoni hanno aggredito alcuni napoletani, la tensione era alle stelle, se non è successo niente di grave è perché eravamo tutte persone perbene. Qualcuno chiese di andare in qualche pub nelle vicinanze, ma era pericoloso. Ci sono stati degli scontri con i tifosi inglesi, non è vero che si poteva vedere la partita nei locali”. 1200 tifosi azzurri all’esterno dello stadio, ad un certo punto il boato degli oltre 3mila napoletani dentro al gol di Lavezzi, gioia e disperazione che si mescolano, e un episodio su tutti rimasto impresso nella mente di Gennaro “Al gol di Lavezzi un signore accanto a me ha ricevuto la telefonata della figlioletta che le chiedeva del gol. Lui ha fatto finta di trovarsi nello stadio, sarebbe stata una delusione dire alla figlia cosa stava accadendo realmente in quel momento. Poi improvvisamente quell’uomo è scoppiato in lacrime” Dallo spiazzale i 1200 tifosi vengono spostati nei pullman, per evitare contatti con i tifosi del Liverpool che al termine della gara sarebbero usciti ritrovandoseli di fronte. Altre ore di attesa, senza acqua né cibo né soldi. Nel frattempo dileguatisi i due dell’agenzia che aveva venduto loro i biglietti. Terminato il match il viaggio di ritorno all’aeroporto, poi la partenza alle 5,30 del mattino (6,30 ora italiana) e l’arrivo a casa per Gennaro e gli amici alle 11,30. 24 ore di odissea e la rabbia di essere stati vittime di un raggiro. Al ritorno in Italia le agenzie chiuse, di coloro che hanno venduto il pacchetto di viaggio per la partita nessuna traccia. “Non credo che recupereremo questi soldi, acne se nei prossimi giorni faremo qualcosa attraverso un avvocato. Nel frattempo c’è una pagina su Facebook attraverso la quale siamo tutti in contatto. Pacchetto viaggio venuto a 550 euro, biglietti di volo validi, viaggio effettuato, solo il ticket di ingresso allo stadio “non utilizzato” perché con nomi diversi da quelli reali. Frutto di un disegno truffaldino? L’unica certezza nel frattempo, il sogno alimentato dalla passione trasformatosi in un’odissea.

1 commento:

  1. Solo ora leggo il tuo articolo.....
    Il nome inglese si rifeisce all'operatore che ha emesso il ticket,perche ' come tutti sanno in europa il biglietto non e' nominativo.
    A Liverpool io ci sono stato e posso dire che non sono entrati allo stadio tutte le persone impreparate a questo tipo di trasferta.fatto sta' che allo stadio eravamo all'incirca 8500 presenti come sempre.
    Fuori erano quelli scalmanati e quelli mai presenti prima ad una trasferta.il fatto di colpevolizzare una agenzia e'solo una scusa per non ammettere di non essere stato in grado di entrare allo stadio.
    Dico questo perche' in olanda tutta la curva B non e' riuscita ad entrare,ma non se la sono mica presi con l'agenzia.A Chelsea uguale, tanti rimasti fuori,ed a Manchester pure.ciao

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