NESSUNO SI ASPETTAVA UN SIMILE GESTO
di Gennaro Del Giudice
in primo piano sul "Roma" martedì 16 novembre 2010
MONTE DI PROCIDA. Paese di emigranti e marinai, pizzaioli e ristoratori in cerca di fortuna negli States. Degli oltre 13 mila residenti del Monte di Procida, la stragrande maggioranza almeno una volta è volata oltreoceano, da un parente, un amico, qui tutti hanno la carta verde, il visto di residenza permanente, permesso di soggiorno illimitato. Una comunità unita e coesa, anche un sito internet, una “chat montese” per sentirsi vicini, accorciare la distanza che separa questo paesino a picco sul mare, dagli Stati Uniti d’America. Prima del civico numero 7 alla “Seconda Traversa Filomarino”, nella zona delle “Casevecchie” c’è una ripida salita, dalle prime ore dell’alba una macchina dei vigili urbani è messa di traverso per sbarrare la strada. Cameramen, giornalisti, curiosi vengono allontanati gentilmente, i familiari della piccola Sofia non vogliono che venga ripresa l’abitazione su due livelli dove 12 ore prima si è consumato l’orrendo delitto. Lungo la traversa che conduce alla strada privata si sentono i rumori di un martello pneumatico, ci sono lavori in corso in una palazzina lungo il tragitto. Rompono la tranquillità di questo piccolo paesino arroccato sul punto più alto dei Campi Flegrei. Nella casa c’è nonna Regina, con lei la madre, la bisnonna delle piccola di appena 54 giorni ammazzata dallo zio e i familiari più stretti, presidiano la viuzza alla quale si giunge dopo essere passati per la piazzetta a centro città. Monte di Procida sembra essersi svegliata da un incubo, purtroppo divenuto realtà, tutti increduli per quanto accaduto nella notte, i flash, le sirene delle automobili dei carabinieri che sfrecciano, la volante che porta via l’assassino mentre tra le viuzze dei paesino. Dei genitori della piccola nessuna traccia, in mattinata la mamma Francesca, 33 anni, impiegata sarebbe stata vista in comune, poi via la fuga dal paese e da quella casa dove si è consumato l’orrore. Insieme al compagno Fausto, papà della piccola, scappati nella loro casa a Baiano, nell’avellinese. Occhi sbarrati e incredulità, la rabbia che ti stringe il petto, il sonno rotto dal pensiero per quell’assurda tragedia, sbigottimento, “quell’uomo silenzioso e tranquillo” diventato omicida “Sapevamo che aveva disturbi psichici ma qui non è mai stato considerato una persona da temere". L’assassino spesso andava a fare la spesa dalla signora Antonietta Donatore, un piccolo market vicino alla casa degli Spinelli. "Aspettava sempre il suo turno, era molto educato, tranquillo - racconta - per noi è stato un brutto colpo, una tragedia che nessuno si aspettava".
Nessun commento:
Posta un commento
INSERISCI UN COMMENTO ALL'ARTICOLO:
(GLI UTENTI SONO PREGATI DI FIRMARE I PROPRI COMMENTI COL PROPRIO NOME/COGNOME O INDIRIZZO E-MAIL)