mercoledì 26 agosto 2009

COETANEI DI RICCARDO METTONO FIORI SUL LUOGO DELL'INCIDENTE

di Gennaro Del Giudice
articolo pubblicato dal quotidiano "Roma" giovedì 27 agosto 2009

BACOLI. Un gruppo di ragazzini poggia a terra la metà inferiore di una bottiglia di plastica, divisa in due parti. Dentro ci mettono dell’acqua, e poi un mazzetto di fiori, bianchi. Sono per il loro amichetto, Riccardo, che qualche ora prima ha perso la vita proprio in quel punto, vicino a quella rete di ferro verde, che copre un muretto fatto con pietre di tufo. Si guardano tra di loro, non dicono una parola. Sono tristi, ma allo stesso tempo impacciati, a questa età per loro è strano, piangere per la morte di un coetaneo, un adolescente. “Guardate, qua è caduto, c’è ancora la macchia di sangue” indica il punto dell’impatto sull’asfalto Antonio, 14 anni, amico di Riccardo Illiano dall’infanzia “Ce la siamo fatti insieme per anni, siamo cresciuti insieme, poi io non l’ho più visto perché lui adesso lavorava, non andava più a scuola” racconta il giovane, che ad un certo punto chiede alla sua amica di andare via “non ce la faccio più a stare qui vicino”. Riccardino, come molti lo chiamavano, si era trasferito da Bacoli da qualche tempo, per andare a vivere in un’altra parte della città, a Cuma, in Via Scalandrone. Aveva abbandonato gli studi per lavorare, faceva lavoretti saltuari, stava iniziando a guadagnare i primi soldi. Mentre già inserito nel mondo del lavoro era l’amico più grande di Riccardino, Gionatan Gatto, 23 anni. Lavorava come barbiere presso un salone a Bacoli, trascorreva gran parte della giornata da queste parti, nonostante abitasse con la famiglia a Pozzuoli, al rione Toiano. “Li conoscevo entrambi, frequentavano la villetta di Bacoli” racconta un giovane che lavora a pochi passi dal luogo dell’incidente. “Ieri il mio titolare mi ha chiamato subito dopo l’incidente, era preoccupato perché anch’io ho uno scooter nero come quello di Gionatan. Sono andato anche io sul luogo dell’incidente, ma quando sono arrivato purtroppo Riccardo era già morto”.

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