MINACCE, TANGENTI, OMISSIONI IN ATTO D'UFFICIORICATTAVANO GLI IMPRENDITORI SOTTOPOSTI A CONTROLLILI OBBLIGAVANO A PAGARE MIGLIAIA DI EURO di Gennaro Del Giudicearticolo pubblicato sul quotidiano "Roma" giovedì 11 febbraio 2010POZZUOLI. Un maresciallo e un brigadiere della Guardia di Finanza in servizio presso la Compagnia di Pozzuoli sono stati arrestati ieri mattina a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. A mettere le manette al polso dell’ispettore maresciallo Leonardo Fiorentino, 48 anni di Pozzuoli, e del sovrintendente brigadiere Raffaele Raguseo, 43 anni originario di Barletta, sono stati
gli stessi colleghi delle fiamme gialle appartenenti al Gruppo Guardia di Finanza di Giugliano. Entrambi sono indagati per i reati di concussione continuata e falso in atto pubblico. Minacce, tangenti, omissioni, falsificazioni delle verifiche fiscali sarebbero i reati emersi dalle indagini condotte nei loro confronti. I due finanzieri avrebbero costretto, o comunque indotto, i titolari delle aziende sottoposte ai controlli, a versare loro indebitamente grosse somme di denaro. E ad assecondare diverse richieste. Come nel caso che ha avuto come vittima il titolare di un distributore di benzina, costretto a consegnare ai due diversi blocchetti di” buoni benzina”. Dalle indagini è emerso infatti che nel corso dei controlli fiscali i due militari delle fiamme gialle avrebbero chiesto agli imprenditori “controllati” diverse migliaia di euro, minacciandoli di eventuali ritorsioni nel caso in cui non avessero accolto le loro richieste economiche. Ritorsioni che consistevano, in alcuni casi, nell’aggravamento degli esiti delle verifiche, che avrebbero poi provocato peggiori conseguenze da un punto di vista fiscale e in alcuni casi anche penali a carico dei titolari delle aziende. Viceversa, una volta ottenute le somme richieste, i due militari favorivano i soggetti controllati, omettendo nel caso in cui ci fossero delle irregolarità fiscali. Anomalie nei controlli che però non venivano del tutto eliminate dai verbali. Infatti il maresciallo ed il brigadiere, per non destare sospetti, redigevano i verbali, attestando solo alcune delle irregolarità riscontrate. In tal modo, mentre da un lato facevano risultare come effettivamente realizzata la verifica, dall’altro evitavano di far emergere irregolarità formali di sorta, per cui, in caso di controllo, le “carte” sarebbero risultate “a posto” dal punto di vista burocratico. Nei confronti di Fiorentino e Raguseo, contestati anche più reati di falso ideologico, in quanto i due indagati falsificavano sistematicamente i fogli di servizi, in modo da non far risultare contatti e appuntamenti avvenuti con gli imprenditori concussi al fine di concordare entità e modalità di pagamento delle tangenti. Un sistema creato ad “Hoc” dai due, scoperto grazie alle indagini condotte mediante attività di intercettazione telefonica ed ambientale da parte degli inquirenti, che hanno tenuto sotto controllo anche l’autovettura usata dai due finanzieri. Intercettazioni suffragate dai riscontri ottenuti dalle attività di appostamento e pedinamento, durante le quali si sarebbero ascoltate diverse volte le lamentele dei due che esprimevano un certo malcontento per la programmazione dei servizi che gli aveva riservato verifiche poco importanti nei confronti di imprenditori che a detta loro “Non avevano gli occhi per piangere” e che si sarebbero quindi rivelate poco fruttuose. Sempre nel corso delle intercettazioni, sarebbe emerso che Fiorentino e Raguseo commentassero con invidia le verifiche condotte dagli altri colleghi, a loro dire maggiormente redditizie. E sembrerebbe, sempre secondo quanto emerso dalle conversazioni tra i due finanzieri arrestati, che costoro si lamentassero delle presunte pretese avanzate dagli altri colleghi sui proventi delle tangenti riscosse.
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