domenica 31 gennaio 2010

LE SCALE DEL DEGRADO

NON ILLUMINATE, SPORCHE, PERICOLOSE
di Gennaro Del Giudice
(foto di Angelo Greco)
POZZUOLI. Scendendo a piedi da “Pozzuoli alta” diretti verso via Napoli e il lungomare “Sandro Pertini”, due sono gli accessi utili a “tagliare” il lungo percorso: le cosiddette “scale dei Carabinieri” e quelle che un tempo venivano definite “scale della montagnella”. Rampe attraverso le quali rispettivamente, si accede da via Carlo Rosini, svoltando l’angolo a sinistra del cinema “Sofia” e, da via Guglielmo Marconi, nei pressi dell’ex Municipio. Entrambe, a distanza di qualche centinaia di metri l’una dall’altra, “tagliano” all’interno dei rioni popolari di via Napoli, conducendo tra quelle che furono le “case dei marocchini” nei pressi della fermata della cumana “Cappuccini”. E tra le case di via Tranvai, nei pressi del tunnel che collega la zona portuale da via Napoli. Sentieri “secolari”, percorsi giornalmente da centinaia di persone, tra semplici residenti, passanti diretti verso il lungomare e visitatori.
Ma che presenterebbero insidie per chi le percorre. Frutto di incuria e abbandono, che nel corso degli anni hanno inficiato sul loro grado di sicurezza e percorribilità.
I pericoli, per i pedoni, si presenterebbero principalmente lungo la rampa che dalla zona ex Municipio porta in via Tranvai. Segni di totale abbandono in questa sorta di “insenatura” ripida. Scalini lesionati, spaccati, nei quali sarebbe facile inciampare. Barre antiscivolo erose, sulle quali quella sorta di colla quando integra crea attrito con la pedata evitando scivolamenti. Ma che oggi, consumata, con l’acqua diventa scivolosa. E pericolosa. Due pali dell’illuminazione e tre lampioni (uno dei quali distrutto) posti lungo i muri laterali alle scale non funzionanti. Spenti da tempo. Forse, non rientrati ancora tra i 7500 punti luce numerati e gestiti da una ditta romana per conto del comune di Pozzuoli. Ancora passanti arrugginiti, ringhiere divelte, rifiuti in ogni angolo, sterpaglie e numerosi insetti. Bottiglie a terra, segno che qualcuno ogni tanto “sosta” da queste parti. E la paura, tanta, dei residenti che dopo il tramonto non si azzardano a percorrere queste scale. “La sera non passo per paura. E’ tutto buio, spesso ci sono gruppi di giovani appostati negli angoli. Fumano, bevono.” Racconta un signore mentre scende le scale con alcune buste della spesa in mano. “Quando non c’è nessuno il pericolo è che qualcuno possa spuntare all’improvviso e farti una rapina. Oppure violentare una donna che cammina da sola, talmente che è isolato qua dietro” gli fa eco Marco, 25 anni, mentre sale le scale diretto verso la “Villa Avellino”. “E’ uno schifo che non si faccia niente e che non ci siano controlli. Qui è tutto abbandonato e dimenticato”. Scendendo, alla fine di queste scale ci sono numerosi palazzi.
Quest’area abitata, con una forte densità di popolazione, è definita anche “Aret ‘o tram”. Dal nome del mezzo di trasporto che circolava decine di anni fa da queste parti. Numerose famiglie, che una volta affacciatesi dalle proprie abitazioni, si ritrovano questa grossa struttura di scale, erosa dal tempo. Dall’incuria. Spostandoci qualche centinai di metri più su, in direzione “zona del Carmine” accediamo alle ”scale dei carabinieri” dove qui, una volta, i militari dell’arma avevano la loro sede cittadina. Migliori sono le condizioni dell’altro accesso a via Napoli. Più utilizzate delle altre, anche per la comodità di essere meno ripide, con meno scalini. Famiglie, studenti, ragazzini. Tantissimo passano di qua. Scendendo si spunta sui binari della tratta Montesanto – Torregaveta, alla fermata dei “Cappuccini”. Si passa attraverso le case, che sorgono ai lati delle scale. Fino ad arrivare tra i palazzi dei “marocchini”.
Qui non è evidente lo stato di abbandono. Ma i pericoli si. Una grossa discesa, larga. Poi le scale. Una pavimentazione fatta con una sorta di grossi blocchi di pietra, erosi anche questi dal tempo. Che ha reso la pavimentazione liscia. Potrebbe causare scivolamenti, cadute. Qualche fessura a terra, qualche buca pericolosa, dove anche qui non sarebbe difficile inciampare. Cadere. Così come la ripidezza, altro pericolo. Ma non ci si può far niente. Questa è una costante, fin dalla loro realizzazione. Qui il sentiero è pulito, qualche rifiuto, ma nient’altro. Ci sono anche dei paletti, all’inizio della discesa, per evitare che auto e motorini passino. Anche se, in mezzo, sembra che due paletti siano stati tolti. Ci dicono che le luci funzionano, anche se la sera. Qui i pali sono numerati. Ma, nonostante l’illuminazione, anche qui un po’ fa paura.

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