DAI GIARDINETTI MARITI, FIDANZATI, PARENTI E AMICI DELLE DETENUTE FANNO SENTIRE IL PROPRIO AFFETTO CON OGNI MEZZOFUOCHI D'ARTIFICIO E BOTTIGLIE DI SPUMANTE PER SALUTARLEdi Gennaro Del GiudicePOZZUOLI. Storie da “Romeo e Giulietta” targate 2010. Lui giù che urla frasi d’amore, lei dall’alto che contempla il suo amato. Lei che non si affaccia da un balcone della nobil Verona, ma che giarda dietro le sbarre di una cella, dai piani alti di un carcere. Tante storie d’amore, d’affetti che s’intrecciano a Pozzuoli, città che ospita il penitenziario femminile, “casa” per centinaia di donne. Non possono bastare le ore di visite settimanali, la voglia di vedere la propria amata moglie, fidanzata, mamma, amica, donne che hanno commesso degli errori, che stanno pagando con la libertà dietro le sbarre di un carcere. Perché non approfittare della possibilità di sentire la loro voce, di far sentire la propria voce, per rendere meno amaro un periodo di lontananza forzata. Scritte sui muri, frasi urlate in lontananza, perfino fuochi d’artificio, quanto basta per “sentirsi vicini” anche quando non lo si è. Scene da “Romeo e Giulietta” che quotidianamente avvengono a Pozzuoli, specie di sera, a rendere più surreale l’atmosfera. “Ti amo amore mio”, “Non mollare, ti siamo vicini” e “Questi
sono per te” il preludio allo scoppio nella notte di fuochi d’artificio, a salutare un compleanno, un anniversario o semplicemente per dimostrare il proprio amore, l’affetto. Dai giardinetti nei pressi del “Tempio di Nettuno”, dalle mura di un parco privato in via Terracciano, nei pressi dell’ufficio postale, punti dai quali è possibile intravedere in lontananza, tra le sbarre di una cella, la propria amata rinchiusa tra quelle mura del carcere femminile di Pozzuoli. Le urla che si sentono dalla strada, lei dalla sua celle, lui o loro dalla strada che comunicano per qualche minuto, poi anche i fuochi d’artificio, la scenografia che viene ammirata dalle compagne di cella. Storie di difficoltà, di sofferenza, per chi giustamente sta pagando una pena, per aver commesso un reato, che secondo la legge merita di stare lì dietro quelle sbarre. Ma pur sempre “storie
di vita” emozioni che anche chi giustamente paga con la privazione della libertà vive. Ieri mattina girando tra i giardinetti del “Tempio di Nettuno” si aveva la sensazione che da qualche ora fosse terminata una festa, cartoni di pizze, bottiglie di birra, spumante ma anche e soprattutto le cartucce dei botti esplosi. Batterie di fuochi sparati qualche ora prima per salutare qualche ricorrenza o semplicemente per una dedica alla propria amata, moglie, fidanzata, mamma, che in attesa di riabbracciarla, la si saluta con botti e frasi d’amore urlate al cielo, come in una rivisitazione della celebre storia di “Romeo e Giulietta”.
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