mercoledì 6 ottobre 2010

MINACCIANO IL SUICIDIO LE OPERATRCI DELLA "HERLA ITALIA" DI POMEZIA

SUL TETTO DELL'AZIENDA CON TANICHE DI BENZINA, DA IERI HANNO ANCHE INIZIATO LO SCIOPERO DELLA FAME
DA UN ANNO SONO SENZA STIPENDIO, NELLE STESSE CONDIZIONI DELLE COLLEGHE DI NAPOLI, CHE LO SCORSO AGOSTO HANNO VISTO CHIUDERE LA PROPRIA AZIENDA
AL CAPO DELLE VARIE SOCIETA' CI SAREBBE UN UNICO IMPRENDITORE, CHE UTILIZZEREBBE IL GIOCO DELLE "SCATOLE CINESI" CAMBIANDO I NOMI ALLE SOCIETA'

dal "Latina 24 Ore"

POMEZIA. «Da questa sera 10 di noi inizieranno lo sciopero della fame e ci sono due persone decise a darsi fuoco. Stanno tentando di dissuaderci ma non abbiamo nulla da perdere! Vogliamo che ci siano pagati gli stipendi, non si può pretendere che la gente lavori gratis. Vogliamo che sia mantenuto il posto di lavoro». È il drammatico appello lanciato oggi da trenta lavoratori da un anno senza stipendio. Per questo hanno deciso di protestare e sono saliti sul tetto dell’azienda: sono i 30 dipendenti, in gran parte donne, della Herla Italia società commerciale che a Pomezia, vicino a Roma, ha il proprio call center. I trenta lavoratori sono ‘pronti a tuttò. E c’è chi ha con sé‚ taniche di benzina e minaccia di darsi fuoco, chi ha iniziato un pericoloso girotondo camminando sui cornicioni del tetto, chi piange, chi grida. Per pochi istanti, all’inizio della protesta, è stata impedita anche l’uscita dall’azienda all’amministratore delegato e al suo legale, che ora per si trovano nel parcheggio. Sul posto ambulanze, una delle dimostranti ha avuto un malore, forze dell’ordine e vigili del fuoco. «Da ottobre 2009 – protestano i dipendenti – non siamo pagati e la vicenda Š anche al vaglio della Direzione provinciale del Lavoro, a cui l’abbiamo denunciata. La società avrebbe dovuto darci degli acconti, ma si è fermata alla terza rata. Ieri sera, per farci scendere, il legale aziendale ci ha offerto l’elemosina di 250 euro, poi ha detto che non li aveva in contanti e che le banche erano chiuse. Noi stiamo lavorando ed esigiamo stipendi, arretrati e pagamento dei contributi». «Nessuno – continuano – si interessa di questa vertenza, che ha portato alla perdita di circa 350 posti di lavoro, dato che a marzo eravamo in 400 e ora siamo in 30. Forse perché‚ non siamo la Fiat. Però siamo a Pomezia, primo polo industriale del Lazio, a confine con la capitale e non ci si si accorge dello stillicidio di licenziamenti e della chiusura di tante aziende che sta avvenendo qui. Temiamo il gioco delle scatole cinesi, che la titolare fa da anni, travasando i dipendenti da una società all’altra e trasformando i contratti in contratti a progetto, che siamo costretti ad accettare pur di avere un lavoro. Temiamo che questo preluda alla chiusura totale della sede di Pomezia». A parlare per tutti è Antonella una delle donne che protestano sul tetto dell’azienda: tiene in mano una bottiglia piena di benzina. Sul tetto, in serata, anche il sindaco Enrico De Fusco, il comandante della Compagnia dei carabinieri, i Vigili del fuoco, che tentano di convincere i lavoratori a scendere. Il legale dell’azienda spiega che la trattativa per la conciliazione sarà avviata il 20 ottobre, presso l’Ispettorato del Lavoro che sta seguendo la vicenda e che la questione non è di facile risoluzione. Ma nessuno assicura ai dipendenti il pagamento delle loro spettanze, neppure di quelle rate da 250 euro mensili che erano riusciti a strappare per gli arretrati di un anno. Sembra che l’amministratore delegato, Fulvio Cesile, sia intenzionato a dimettersi. Il sindaco di Pomezia che si è detto preoccupato per l’esasperazione a cui sono arrivati i lavoratori, chiederà l’intervento del Prefetto di Roma sulla vertenza.

3 commenti:

  1. Salve a tutti sono Azzurra Cerqua, una ex operatrice della Herla Italia s.r.l., dimessa per giusta causa il 30 luglio 2010 o meglio costretta ad andarmene altrimenti sarei stata obbligata dall'azienda a trasferirmi alla sede sita in Nola nonostante avessi presentato in azienda documentazioni legale che attestassero le mie egevolazioni grazie alla legge 104 consegnata a mia madre invalida al 100%.
    Volevo dire a tutti quelli che leggeranno gli articoli e il mio commento...io sono 3 anni che lavoro per loro e non ho mai avuto problemi...ho dato l'anima...gli ho fatto una montagna di contratti...ed ora, dopo la nascita della Sercomm e della Herla, con cosa sono stata ripagata?...con niente... neanche con lo stipendio che mi spetta di diritto per aver lavorato... cosa che viene prevista in un articolo della costituzione..io mi chiedo...chi ha finanziato i viaggi in albania? chi ha finanziato la realizzazione delle nuove sedi site in via del Tintoretto e in via Delle Isole di Capo Verde sempre a Roma? io penso che scrivanie, computer, server, sedie elettricità etc. abbiano un costo...giusto? vi sembra giusto che questi succhiastipendi siano così tutelati dallo stato pur sapendo in tutta Italia che il signor G.V.A. sia stato denunciato dalle autorità per evasione, come scritto su molti articoli giornalistici? cosa possiamo fare per togliere le licenze a queste persone? come possiamo riprenderci tutti i soldi che ci spettano? xkè quì qualsiasi mossa legale si fa...finisce sempre ad un accordo tra le parti di una cifra che è sempre uguale o meno della metà....io li voglio tutti i miei soldi...come loro volevano i loro contratti altrimenti mi si..e gli si abbassava la media delle vendite...chiunque leggerà questi articoli e questo post gli verrà in mente una sola parola.....CHE SCHIFO !!!!! ora giudichi lei signor Del Giudice..mi aiuti lei...mi consigli delle mosse per poter agire nei confronti di queste...mmmmh....chiamiamole persone...non sono disperata...xkè solo la morte porta alla disperazione...sono solamente diventata CATTIVA, MALIGNA, BASTARDA E SENZA CUORE ormai non guardo più in faccia a nessuno...se posso distruggere, in modo figurato, qualcuno.... lo FACCIO.
    GRAZIE DELLA VOSTRA ATTENZIONE.

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  2. Sto ricevendo delle minacce da una persona, legate alla vicenda Crossing. Minacce che ho saputo di aver ricevuto (non direttamente) anche da alcuni personaggi di Pomezia che, fino ad ora, non ho ancora avuto il piacere di sentire con le mie orecchie o leggere con i miei occhi. Vogliono farmi chiudere il blog a tutto i costi, così come vogliono farmi stare zitto ( ho già ricevuto una querela insieme al mio giornale per la vicenda Napoli ) ma fino a quando avrò anche la minima possibilità di parlare e farvi parlare statene certi che non mi tirerò indietro. Pertanto vi chiedo collaborazione, firmatevi nei commenti e non utilizzate espressioni ingiuriose/offensive/diffamatorie verso terzi.

    Gennaro Del Giudice

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